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Futuro posteriore

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Ambesi su apertura di Gramondo “Futuro tutto da scrivere”

Prime reazioni all’intervista rilasciata a Sanremonews con la quale Fabrizio Gramondo (Udc) ha aperto al Pdl. Massimiliano Ambesi (foto)coordinatore provinciale del partito di Berlusconi ha detto:”Il futuro è tutto da scrivere e la politica è in una fase di mutazione. Certo è che con l’Udc in questa provincia in passato abbiamo condiviso esperienze amministrative importanti”
d.d.

Sanremonews.it- Venerdì 14 Maggio 2010 ore 20:13

Il futuro invece è scritto nell’articolo: c’è il dopo-Berlusconi e forse, addirittura, il dopo-Scajola.
Quelli dell’Udc, in quanto a coerenza, restano i miei preferiti. Loro, fuori di Roma, preferiscono stare con chi offre poltrone. In Regione stanno in maggioranza con il centrosinistra, in Comune e in Provincia stanno in bilico e aspettano. Mentre a Roma Casini parla di un nuovo partito che probabilmente raccoglierà tutti i democristiani sparpagliati un po’ qua e un po’ là, con l’aggiunta dei Rutelliani e dei quaranta parlamentari di Scajola, Gramondo, che in politica ha sempre saputo leggere il futuro, “apre al Pdl” (sintomatico che d.d. lo chiami “il partito di Berlusconi”) che probabilmente, se il Capo non scenderà a patti e se non abbasserà la cresta, imploderà a breve. Complimenti!
A livello locale apre il circolo finiano di Generazione Italia con due referenti che contano: Giuseppe Fossati (capogruppo del “partito di Berlusconi” in consiglio comunale) e Antonello Campagna, Sindaco di Diano Castello. Al circolo si è già iscritto Francesco Castagnino ex An e ex candidato sindaco per “La Destra” (il partito del placido e democratico Francesco Storace) di Sanremo. Castagnino ha detto di aver aderito con l’entusiasmo di vent’anni fa e che Fini gli sembra tornato quello di un tempo: deve essergli sfuggito qualcosa, in questi ultimi vent’anni, o è sfuggito a me. Ambesi, che sa sempre cosa dire e quando dirlo, ha commentato così su la Riviera: “Il partito ne prende atto. Valuteremo i pro e i contro di questa corrente. Ce ne sono altre all’interno del partito e non ci sono mai stati problemi di nessun tipo. Credo che ognuno sia libero di esprimere le proprie idee“.
Grazie dell’informazione: pensavo che le obsolete “correnti” non esistessero nel partito dell’amore e del fare.

Scritto da Angelo Amoretti

15 maggio, 2010 alle 9:35

Le dieci domande de La Stampa ai candidati Sindaco

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Stefano Delfino, dalle colonne de La Stampa, ha posto dieci domande, in giorni differenti, ai quattro candidati Sindaco della nostra città.
Le riporto in un unico post, sperando di far cosa gradita a chi, eventualmente, sono sfuggite:

Paolo Verda

Ha 55 anni, è architetto e consigliere comunale uscente: Paolo Verda è il candidato sindaco di Pd, La Sinistra per Imperia, Rifondazione comunista, Italia dei Valori e lista civica Con Imperia.

Come giudica l’amministrazione comunale uscente?

«Carente e poco equilibrato nell’utilizzare risorse economiche che non hanno prodotto nuovi posti di lavoro né migliorato la qualità della vita ai cittadini. Pessimo per la scarsa attenzione all’ambiente (depuratore, discarica di Ponticelli, pulizia della città). Privo di sensibilità sui problemi di scuole e servizi collegati. Costante e proficua è invece l’attenzione al consolidamento degli interessi di pochi».

Come vede la trasformazione della città di Imperia?

«Sarà migliore: più libera, più giusta e più moderna. Vedrà crescere in equilibrio e armonia la qualità della vita dei residenti, le prospettive di lavoro per i giovani, la redditività delle attività commerciali, il livello dei servizi pubblici, la qualità di ambiente ed edilizia, l’offerta turistica e culturale».

Il patto di stabilità impone limiti di budget: come si affronteranno il mantenimento delle grandi opere e gli interventi di ordinaria manutenzione?

«Riorganizzazione ed eliminazione di ogni spreco nella gestione della macchina amministrativa e contrazione delle società partecipate: provvedimenti necessari per reperire risorse utili. Creazione di una fondazione destinata alla gestione delle grandi opere del settore culturale e al coinvolgimento delle associazioni cittadine e di altri enti pubblici locali oltre i confini comunali, visto l’ampio bacino di utenza».

Quali sono i punti-chiave del suo programma elettorale?

«Innalzamento della qualità della vita, rilancio economico dei settori agroalimentare e peschereccio, salvaguardia ambientale. È solo dal consolidamento e dal rinnovamento delle nostre caratteristiche peculiari e naturali che può nascere e svilupparsi un turismo sostenibile e di qualità».

In che modo ha condotto sinora la sua campagna elettorale?

«Tradizione e rinnovamento, le stesse cose che voglio per la mia città. Un po’ di materiale cartaceo, per chi non ha ancora confidenza con internet e un sito, naturalmente. Tutto però nel segno della sobrietà, nel rispetto della crisi economica e cercando di non invadere la sfera privata delle persone (sms). E con l’incontro con Gianrico Carofiglio ho voluto offrire ai miei concittadini la mia idea di una cultura viva e partecipata».

Quale sarà il suo impegno per far sì che i giovani imperiesi abbiano un futuro nella loro città?

«Vorrei creare le condizioni necessarie all’aumento delle possibilità di lavoro anche a partire da un piano regolatore non solo rivolto alla costruzione di edilizia residenziale, ma che gestisca le dinamiche socio-economiche della città, per attrarre nuovi investimenti e imprese. E si dovrà intervenire anche a sostegno del credito a imprese giovanili e all’incentivazione di iniziative finalizzate a portare i giovani in città: ad esempio con la creazione di un ostello per la gioventù internazionale».

Ha già un identikit della sua giunta, in caso di elezione?

«Ho in mente la riduzione del numero degli assessorati e l’accorpamento di deleghe, l’individuazione di nuove responsabilità riguardanti agricoltura, frazioni e periferie, artigianato. La mia Giunta vedrà la presenza equilibrata di amministratori provenienti dall’esperienza politica e tecnici della società civile ed esprimerà un completo rinnovamento rispetto al passato».

Se sarà eletto quale sarà il suo primo intervento?

«La ridiscussione della variante del porto turistico (aspetti economici e convenzionali, volumetrie, revisione delle funzioni con eliminazione del supermercato). Ritorno alla gestione del porto di Oneglia da parte del Comune, parte turistica compresa. Adozione del Regolamento comunale sulle antenne di telefonia mobile».

Il sindaco, chiunque esso sia, sarà eletto al primo turno o si andrà al ballottaggio?

«La campagna elettorale, che si preannunciava molto difficile, ci ha visti protagonisti di un grande recupero, come il mio avversario sa bene. Invito perciò i miei concittadini a tenersi pronti per il 20 e 21 giugno: liberi di cambiare».

Il suo sogno nel cassetto?

«Vorrei una città democratica, libera di pensare e di esprimere le proprie idee, rispettosa delle opinioni di tutti i cittadini»

31 maggio 2009

Fabrizio Gramondo

Fabrizio Gramondo, 46 anni, medico chirurgo vascolare, consigliere comunale uscente, è il candidato sindaco dell’Udc, partito di cui è il coordinatore cittadino.

Come giudica l’operato dell’amministrazione comunale uscente?

«Sostanzialmente positivo, ma con chiaroscuri: alcuni settori hanno avuto grande sviluppo, altri ridotta capacità propositiva e poca volontà di cambiamento. Un appunto? La scarsa attenzione ai problemi di borghi marinari, frazioni e Porto Maurizio: il tanto sbandierato “contratto di quartiere” non è ancora realizzato».

Come vede, in prospettiva, la trasformazione della città?

«Valida è la scelta di trasformare Imperia in senso turistico: è fondamentale sfruttare le nostre peculiarità principali, clima e territorio. Ma bisogna realizzare il contesto, affinchè le strutture non restino “cattedrali nel deserto” ma diventino un volano per l’economia cittadina. Le priorità? La viabilità e la mobilità in senso lato».

Con i limiti di budget imposti dal patto di stabilità, come si affronteranno la gestione delle grandi opere e gli interventi di ordinaria manutenzione?

«È il vero, grande problema che dovrà affrontare la prossima amministrazione, per le condizioni di bilancio non certo fastose e per la situazione economica nazionale. La risposta più immediata e semplice, la leva fiscale, sarebbe una soluzione deleteria, in un momento di già grave difficoltà del tessuto economico cittadino. L’Udc è contraria. Meglio altre opzioni, come ridurre la presenza in enti non stategici o i costi della politica. Manutenzione e pulizia sono la cartina di tornasole di una città e il primo biglietto per i turisti: non possono essere trascurate, se non a rischio di vanificare quanto di buono fin qui messo in atto».

I punti-chiave del suo programma elettorale?

«La parte più importante è indicata nel “Piano anticrisi per famiglie e imprese”, con una serie di proposte a sostegno di disoccupati, famiglie numerose e a basso reddito, giovani coppie, pensionati a meno di 600 euro al mese e imprese in difficoltà. Per questi soggetti, è previsto l’intervento del Comune come garante. E poi, attenzione alla politica sanitaria locale e al rilancio di borghi marinari, spiaggie, centri storici e frazioni. Non trascurare infine le energie rinnovabili e l’autonomia energetica delle strutture comunali».

Come ha condotto la campagna elettorale?

«Un giusto mix tra tradizione e novità, continuando i contatti personali, “porta a porta”, che hanno ancora un importante valore in una città dove si tramandano ricordi e valori tra le generazioni. Ma non ho rinunciato a mezzi più moderni, in particolare tv e internet (sito e face book)».

Il suo impegno perchè i giovani imperiesi abbiano un futuro nella loro città?

«Esperire tutte le possibilità per creare occasioni di lavoro. E ampliare le facoltà universitarie, specie con quelle attinenti alla nautica (ad esempio, ingegneria ed economia navale), collegate al completamento del porto turistico e all’adeguamento del bacino di Oneglia».

Ha già un identikit della sua giunta, in caso di elezione?

«Coerentemente a quanto esposto sui costi della politica e sulla necessità di destinare questi fondi ad aiutare le famiglie, sarà snella, non pletorica e ridondante, con competenze ben definite e un giusto mix di tecnici, politici di esperienza e novità».

Se sarà eletto, quale sarà il suo primo intervento?

«Un incontro urgente con i vertici dell’Asl per informarli di quanto prevede il nostro programma. Se invece sarò consigliere comunale, proporrò una modifica dello Statuto, che permetta al sindaco di assegnare ai consiglieri la delega per la gestione di particolare problemi e zone territoriali, in accordo con l’assessore competente. Così l’amministrazione sarebbe più presente sul territorio e i consiglieri comunali più coinvolti nell’attività amministrativa».

Si sbilanci in un pronostico: il sindaco sarà eletto al primo turno, oppure si andrà al ballottaggio?

«La mia sensazione è che si potrebbe andare a un ballottaggio, anche se i conti si faranno solo l’8 pomeriggio».

Il suo sogno nel cassetto?

«Sapere che mia figlia Carolina, se va all’Università, non debba passare dieci anni lontano da famiglia e amici, in assenza di alternative, come ho dovuto fare io, perchè avrebbe a disposizione le adeguate opportunità sul territorio».

3 giugno 2009

Tirreno Bianchi

Ha 61 anni, è imperiese di nascita (a Castelvecchio vive il padre), ma risiede a Genova, dove è consigliere regionale del Pdci e presidente della storica Compagnia portuale «Pietro Chiesa». Tirreno Bianchi è il candidato sindaco dei Comunisti italiani: il partito avrebbe dovuto far parte della coalizione di centrosinistra che sostiene Paolo Verda, ma dopo la rottura delle trattative ha deciso di «correre» da solo.

Come giudica l’operato dell’amministrazione comunale uscente?

«È questione di punti di vista: per gli interessi privati di stampo speculativo la giunta uscente si è comportata più che bene; per le aspettative della cittadinanza di cui intendo essere portavoce, più che male».

Come vede, in prospettiva, la trasformazione della città di Imperia?

«Contestando con vigore la prospettiva di una pura e semplice cementificazione dello spazio umano e dell’ambiente. A partire dal Piano regolatore, che deve tracciare le linee di una città VIVA — VITALE — VIRTUOSA in cui la qualità, in tutti i suoi significati, sia messa al centro dell’azione pubblica».

Sinora si è pensato solo alle grandi opere. Ma, tenuto conto dei limiti crescenti di budget imposti dal «patto di stabilità», come si affronteranno il loro mantenimento e gli interventi di ordinaria amministrazione?

«Le risorse materiali reperibili vanno colte con grande decisione. Ma c’è una risorsa, ad oggi ben scarsamente utilizzata, che va messa al lavoro consapevoli che è inestinguibile: l’intelligenza, l’impegno, la coesione e le cose che sappiamo fare come progetto collettivo per uscire dalle trappole in cui la crisi mondiale e le politiche antisociali del governo ci hanno cacciato».

Quali sono i punti chiave del suo programma elettorale?

«Dare un senso condiviso al “vivere Imperia”: prospettive per i propri personali progetti, soprattutto per i giovani e le giovani, che vanno accompagnati con quadri di riferimento precisi e riconoscibili. Lavoro, perché ci sono le condizioni per farlo utilizzando al meglio opportunità colpevolmente trascurate. Civismo, come condivisione di un’idea strategica di sviluppo e risanamento di antichi legami sociali tranciati dall’ideologia liberistica».

In che modo ha condotto sinora la sua campagna elettorale: con i sistemi tradizionali (santini, incontri, comizi) o con mezzi più nuovi (sms, collegamenti online, sito, ecc.)?

«Nei modi più tradizionali possibili, perché credo nel rapporto diretto con le persone. Se ho fatto degli spot è solo per creare la possibilità di incontrare donne e uomini, incontrarci tra concittadini».

Quale sarà il suo impegno per far sì che i giovani imperiesi abbiano un futuro nella loro città?

«Creare insieme ai giovani un’idea di futuro che condividono perché hanno concorso essi stessi a crearla. Si chiama rifondazione della democrazia nei modi con cui i giovani oggi ci impongono di pensarla. E IO CONDIVIDO».

Ha già un identikit della sua giunta, in caso di elezione?

«Non ha senso calare organigrammi dall’alto. La leadership locale si costruisce nell’ascolto e nel dialogo costante con gli amministrati, che devono riconoscersi in chi li rappresenta».

Se sarà eletto, quale sarà il suo primo intervento?

«Aprire momenti di confronto che favoriscano l’emergere delle voci imperiesi. Tutte, nessuna esclusa: giovani e anziani, donne e uomini, lavoratori e lavoratrici, la vecchia Imperia e la nuova Imperia».

Si sbilanci in un pronostico: il sindaco, chiunque esso sia, sarà eletto al primo turno, oppure si andrà al ballottaggio?

«Ballottaggio (perché l’ottimismo della volontà prevale sul pessimismo)».

Il suo sogno nel cassetto?

«Riportare a Imperia la SPERANZA. Quella speranza che sapevamo coltivare in tempi lontani».

30 maggio 2009

Paolo Strescino

Paolo Strescino, 33 anni, imprenditore, vicesindaco uscente, è il candidato sindaco del Popolo della Libertà, appoggiato anche dalla Lega Nord e dalla lista civica «Imperia va avanti».

Come giudica l’operato dell’amministrazione comunale uscente?

«Ottimo. Imperia è cambiata. Credo che soltanto chi è di parte possa dire il contrario».

Come vede, in prospettiva, la trasformazione della città?

«Imperia ha assunto finalmente un ruolo di Capoluogo con la C maiuscola e credo che gli imperiesi se ne siano resi conto. Oggi Imperia è una città che i suoi cittadini devono essere fieri di abitare, perchè è stato fatto un grande salto di qualità sotto il profilo dello sport, della vivibilità e della cultura. Ricordo calata Cuneo dieci anni fa, chiusa dalle sbarre: oggi la sinistra ci accusa di aver creato spazi per pochi e non per tutti. Ma è vero il contrario. Si pensi al Palazzetto dello Sport, al Parco Urbano, al campo d’atletica Lagorio, alla Civica Biblioteca, al Museo Navale in fase di ultimazione: e questo solamente per fare qualche esempio».

Sinora si è pensato alle grandi opere. Ma, tenuto conto dei limiti crescenti di budget imposti dal patto di stabilità, come si affronteranno il loro mantenimento e gli interventi di ordinaria manutenzione?

«Queste saranno le sfide del futuro. Abbiamo delle idee in cantiere e proprio sulla gestione della cosa pubblica riteniamo di essere meglio di altri, che quando hanno amministrato la città (vedi giunta Berio) in Comune non c’erano neppure i soldi per pagare l’illuminazione pubblica. Le piccole cose saranno un’altra sfida importante a cui ci dedicheremo con tutte le nostre forze».

Quali sono i punti-chiave del suo programma elettorale?

«Sviluppo occupazionale, nuovo Puc (l’ex Piano regolatore), che sarà lo strumento fondamentale di tutela e pianificazione del territorio, e particolare attenzione alle esigenze sia della popolazione giovane che di quella anziana. Fondamentale sarà coinvolgere le frazioni, grazie al loro patrimonio architettonico, storico e culturale, nel progetto generale sul turismo, la cui attività non deve essere limitata solo alla fascia costiera. Per cui invito tutti a leggere il nostro programma completo sul mio sito: www.paolostrescino.it».

In che modo ha condotto sinora la sua campagna elettorale: con i sistemi tradizionali (santini, incontri, comizi) o con mezzi più nuovi (sms, collegamenti online, sito, ecc.)?

«Un mix dell’uno e dell’altro. Ritengo fondamentale anche per la mia crescita personale aver incontrato migliaia e migliaia di imperiesi in maniera diretta, toccando loro la mano e guardandoli negli occhi».

Quale sarà il suo impegno per far sì che i giovani imperiesi abbiano un futuro nella loro città?

«Prima di tutto intendo puntare sull’Università e sull’incubatore d’impresa, che permetterà fra l’altro la riqualificazione dell’immobile dell’ex Sairo. Due aspetti su cui l’Amministrazione Sappa ha già ben lavorato. Entrambi dovranno essere ragionati e adattati alle esigenze, alla storia, alle tradizioni e alla cultura del nostro territorio e della nostra città».

Ha già un identikit della sua giunta, in caso di elezione?

«Dovrà essere da una parte espressione della volontà popolare, dall’altra essere ben calibrata tra esperienza e nuovi entusiasmi».

Se sarà eletto, quale sarà il suo primo intervento?

«Attivare tutte le procedure per realizzare gli impegni presi con i miei concittadini in questi tre mesi di campagna elettorale, in modo tale da mantenere la parola data».

Si sbilanci in un pronostico: il sindaco, chiunque esso sia, sarà eletto al primo turno, oppure si andrà al ballottaggio?

«Nessun ballottaggio. Si vince al primo turno».

Il suo sogno nel cassetto?

«Da quando ho diciotto anni, sono amministratore a vario titolo della mia città (Circoscrizioni, Consiglio comunale, Consiglio provinciale, assessore e vicesindaco): quindi diventare sindaco di Imperia coronerebbe un percorso duro e che mi porterebbe ad assumere nuove e ancor più impegnative responsabilità».

2 giugno 2009

Questa sera, alle ore 21, di fronte alle case popolari di Piani, i quattro candidati incontreranno i cittadini per discutere delle problematiche del popoloso rione.

Scritto da Angelo Amoretti

3 giugno, 2009 alle 11:36

L’Assessore Paolo Re abbandona Forza Italia

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Re: «Il Pdl? C’è un padrone con i suoi sudditi»
Nipote di uno tra i sindaci più amati di Imperia, l’avvocato portorino aveva raccolto, alle elezioni del 2004, quasi 400 voti.

«Me ne vado». Ora è ufficiale: Paolo Re, assessore ancora in carica a demanio, affari legali, contenzioso,  affari generali e contratti, non fa più parte di Forza Italia, partito in cui era approdato una decina di anni fa e che lo aveva visto impegnato prima come consigliere provinciale, poi consigliere comunale e infine, nel 2004, assessore nella giunta Sappa bis. Avvocato nello studio notarile di famiglia, sposato, due figli, portorino doc, appartenente a una delle famiglie storiche e più in vista della città (lo zio, Bartolomeo, fu apprezzatissimo sindaco democristiano di Imperia negli anni Settanta),  Re ha deciso di lasciare il partito di Berlusconi e Scajola «a malincuore e con dispiacere».
«Ho già inviato la lettera di dimissioni sia al coordinatore cittadino (Antonello Ranise, ndr) sia a quello provinciale (Maurizio Zoccarato, ndr) conferma l’assessore affermando chiaramente che non intendo aderire al nuovo partito del PdL.  Sinora non ho ricevuto nessuna telefonata…».
Re parla di una decisione ponderata e maturata nel tempo. «I motivi? – si chiede quello che era l’uomo forte del centro destra su Porto Maurizio (nono tra gli eletti di Forza Italia nel 2004 con quasi 400 voti, ndr) – famigliari, personali, anche politici, sia nazionali sia locali, di lavoro ma non amministrativi. A Palazzo non ho mai avuto problemi…il fatto è che non condivido più sistemi e metodi di quello che ormai è il mio ex partito: c’è un padre padrone e ci sono i sudditi. E la fusione tra An e Forza Italia, se possibile, ha ulteriormente ridotto gli spazi del confronto e del dialogo. Non avevo scelto: sono un uomo autonomo, a cui piace pensare e ragionare con la propria testa, indipendentemente da ciò che ritengono giusto fare i capi partito».
Qualcuno, tra i suoi “nemici” politici, dice che Re se ne sarebbe andato da Forza Italia e non avrebbe aderito al PdL perché “tagliato” dalla rosa dei futuri assessori.
«Falso – risponde secco – nulla mi era stato chiesto, e nulla avevo chiesto al partito, in vista di questa tornata elettorale. Non ho chiesto appuntamenti personali con il ministro Scajola. Sfido chiunque a dire il contrario… non me ne sono andato perché non mi hanno ricandidato,  insomma.
Diciamo che con Forza Italia c’è stato un tacito divorzio consensuale».
L’aspetto politico della scelta, al di là di quello che Paolo Re e la sua famiglia rappresentano per Porto Maurizio e per i portorini, assume un’importanza
particolare se si tiene conto che a Imperia, mai sino a oggi, nessun assessore e forse nessun consigliere comunale aveva mai “osato” sbattere la porta e uscire dal “regno dorato” del centro destra. Anzi, in più occasioni e proprio nella giunta Sappa era avvenuto l’esatto contrario, con ex esponenti dell’Udc transitati (compreso un assessore) nelle file di Forza Italia.
L’abbandono di Re, in qualche modo, è un fatto, nella sua proporzione cittadina, storico. Che si sia aperta una crepa, per la prima volta, nel granitico blocco del centro destra imperiese? Difficile dirlo. Soltanto il tempo darà risposte esaurienti.L’assessore Paolo Re, intanto, non intende lasciare la politica.
«Sto dando una mano agli amici dell’Udc – conferma – alla campagna elettorale di Fabrizio Gramondo, un amico.  Il partito di Casini è quello che più si avvicina ai miei ideali: famiglia, solidarietà, rispetto degli altri…la gente con cui ho già parlato ha mostrato apprezzamento e condivisione per la mia nuova scelta. Ora voglio lavorare per la mia città, la mia Porto Maurizio, la mia gente».
Giorgio Bracco – Il Secolo XIX, 15 maggio 2009

Scritto da Angelo Amoretti

15 maggio, 2009 alle 12:47

Fabrizio Gramondo si è ritirato?

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Forse mi sono perso qualche cosa:

Eppure fino a pochi giorni fa era in tour per la città con il principe Emanuele Filiberto, mi sembrava tranquillo e sereno. Ha pure dichiarato che la crisi più che economica è sociale e oggi scopro che il candidato Sindaco dell’Udc sarà Claudio Risso.
E pensare che in giro ci sono già i manifesti con il suo bel faccione che mi ricorda tanto suo padre.
Che è successo, Fabrì?!
Update 15 maggio: allarme rientrato. Ieri, cliccando quel link, si apriva questa pagina.

Scritto da Angelo Amoretti

14 maggio, 2009 alle 18:14

Elenco dei candidati dell’Udc alle comunali di Imperia

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E’ stata resa nota la lista dei candidati della lista dell’Udc che candida Fabrizio Gramondo a Sindaco di Imperia
Eccola:

Claudio Risso, 58 anni;
Lucio Basini, 48 anni;
Guido Ferraro, 61 anni;
Daniele Ciccione, 42 anni;
Antonio Motosso, 46 anni;
Milva Allegrini, 47 anni;
Daniela Quaranta, 26 anni;
Luigi La Rosa, 65 anni;
Sandro Lomardi, 33 anni;
Massimiliano Cauteruccio, 37 anni;
Marco Giapparone, 22 anni;
Manuela Zambonini, 50 anni;
Luca Marenco, 19 anni;
Sergio Bossi, 72 anni;
Giovanni Nastasi, 30 anni;
Enrica Grossi, 23 anni;
Luciano Allaria, 61 anni;
Francesco Maccarone, 29 anni;
Fabrizio Scarpiello, 48 anni;
Massimo Gai, 39 anni;
Loris Novara, 38 anni;
Romolo Aretti, 61 anni;
Stefano Perugino, 26 anni;
Mirio Papone, 49 anni;
Glauco Ferrara, 41 anni;
Cristina Giribaldi, 42 anni;
Francesca Giribaldi, 54 anni;
Dante Bonato, 51 anni;
Arianna Maiolino, 30 anni;
Massimiliano Pierani, 39 anni;
Paolo Pastorino, 36 anni;
Michele Chiefari, 31 anni;
Mattia di Blas, 19 anni;
Davide Bertolaso, 37 anni;
Matteo Vogliobene, 27 anni;

«Innanzitutto ci impegneremo nel campo del sociale e del sostegno alle famiglie», dice Fabrizio Gramondo, coerente con il pensiero di Pierferdinando Casini che di famiglie ne ha due e ora si è pure preso in carico quella dei Savoia.
Salta all’occhio la giovane età di molti candidati: 9 sono tra i 19 e i 30 anni; 7 tra i 30 e i 40; e 8 tra i 40 e i 50. Sette sono le donne. Complimenti!

Scritto da Angelo Amoretti

11 maggio, 2009 alle 9:23

Il Grande Centro

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foto: Il Secolo XIX
Se Sindoni [a sinistra nella foto] riesce a stringersi un po’, magari qualcuno in più c’entra.

Scritto da Angelo Amoretti

25 febbraio, 2009 alle 12:35