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Lo Speaker’s Corner de noartri

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A Londra, a Hyde Park, c’è lo Speaker’s Corner: è un angolo del famoso parco in cui la domenica mattina un cittadino qualsiasi sale su una cassetta e fa un discorso; non importa se lungo o breve, non importa se ascoltato e da chi. La cosa strana è che ogni tanto qualcuno del probabile pubblico, pone una domanda all’oratore e spesso la domanda è sottile. Funziona così da più di cent’anni.
Anche noi abbiamo il nostro Speaker’s Corner, ma è diverso e funziona così.
Consiste in una specie di tenda e viene piazzato su Calata Anselmi ogni due anni, quando le Vele d’Epoca attraccano da noi per la consueta sfilata bi-annuale.
E nella tenda entrano personaggi importanti per rispondere alle domande birichine di qualche giornalista senza scrupoli. Vengono così fuori spettacoli inaspettati che attirano più spettatori delle vele stesse.
Due anni fa, per dire, Francesco Bellavista Caltagirone l’ha riempita talmente tanto di numeri e altre amenità, che a momenti prendeva il volo.
Quest’anno è stata la volta di Claudio Scajola.
Non essendo ancora sul sito della televisione locale che lo ha intervistato, devo basarmi su quanto riportato dai portali locali e, incredibile, ma vero, trovo qualcosa che non mi quadra.
Il nostro deputato pellegrino[1] dice che “Scullino e Bosio sono due galantuomini“[2], ma nelle rispettive relazioni del Ministro dell’Interno, Maroni per Bordighera[3], Cancellieri per Ventimiglia [4], si legge:

[...] Nello stesso verbale emerge in maniera ancora più chiara la capacità di condizionamento da parte della cosca operante a Bordighera su tutta l’amministrazione comunale. Infatti l’assessore nel citato verbale riferisce che proprio il sindaco era favorevole all’apertura della sala giochi «perché aveva favori da rendere». [...]

e per quanto riguarda il comune di Ventimiglia:

[...] Significativi elementi in tal senso sono rinvenibili nella documentazione emessa dalla Procura distrettuale antimafia di Genova, nella quale viene rappresentato che le due figure di vertice dell’amministrazione comunale, il sindaco ed il direttore generale del comune di Ventimiglia, hanno frequentazioni con i membri della locale famiglia mafiosa, incontri che sono diminuiti, su suggerimento dello stesso direttore generale, nel corso degli ultimi mesi al fine di eludere le indagini in corso [...]

E si stupisce, il nostro, che nel nord Italia solo i comuni di Ventimiglia e Bordighera siano stati sciolti per mafia. Mi stupisco pure io, visto che il comune di Leinì (TO), a meno che non lo abbiano spostato, si trova a nord delle due città rivierasche.
L’onorevole si lancia poi nel racconto della visita in carcere a Francesco Bellavista Caltagirone e anche lì c’è qualcosa che non mi quadra.
I portali locali riferivano, e lo conferma, che si è trattato di una visita di dieci minuti e che, come tutti i cristiani dovrebbero fare, poi ha girato tutto il carcere per tre piani per “per capire le condizione anche degli altri“.
Su il Fatto Quotidiano del 7 agosto [5] dice di aver passato mezz’ora con lui e “poi, come faccio spesso, ho visitato il carcere“.
Bisognerebbe sapere se parla del carcere di Imperia o di altre città perché stando a quanto dichiarato dal segretario generale aggiunto del Sappe, si sarebbe portati a pensare diversamente [6]: “Solo quando nel penitenziario di via don Abbo è detenuto un ospite illustre, allora un deputato si fa vedere“.
Nelle foto che lo ritraggono in Calata Anselmi, l’onorevole è circondato da personaggi che ridono. Vuol dire che, dai, l’uomo è divertente.
In ogni caso ieri il tendone non è sceso. Vedremo cosa ci riserverà tra due anni.

Fonti:
[1] News.Centro di ascolto.it
[2] Riviera24
[3] Sanremonews
[4] Ponenteoggi.it
[5] il Fatto Quotidiano.it
[6] Il Secolo XIX.it

Scritto da Angelo Amoretti

9 settembre, 2012 alle 17:26

Caltagirone e Conti: Il PM Antonia Di Lazzaro vince il primo round

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Il Tribunale del riesame di Genova ha accolto il ricorso presentato dal PM Antonia Di Lazzaro contro la scarcerazione di Francesco Bellavista Caltagirone e Carlo Conti.
E’ stata dunque accettata la tesi del magistrato secondo cui, detto in parole povere, i due dovrebbero tornare al fresco perché esisterebbe ancora il pericolo di fuga.
Tuttavia gli avvocati di Caltagirone (Diodà) e Conti (Mager) ricorreranno in Cassazione e solo dopo il parere della Corte, che richiederà almeno due mesi di tempo, si stabilirà se i due dovranno tornare in vacanza in Via Agnesi.
Verrebbe da pensare, visto che il Tribunale del Riesame di Genova è notoriamente garantista, che forse possano esserci elementi assai pesanti a carico dei due, oltre a quelli già noti.

Scritto da Angelo Amoretti

21 maggio, 2012 alle 17:36

La stanza schermata di Scajola

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Riporto gli articoli di Ferruccio Sansa e Nello Trocchia e quello di Marco Preve pubblicati rispettivamente su il Fatto Quotidiano e la Repubblica di oggi.

il Fatto Quotidiano

La “stanza schermata” in cui Scajola riceveva i coindagati
Inchiesta sul porto di Imperia: per gli inquirenti il locale a prova di cimici potrebbe trovarsi in un immobile a disposizione del Pdl.

La stanza schermata”. Ogni inchiesta è racchiusa in un’immagine che resta nella memoria, che richiama la storia. E talvolta diventa quasi un modo di dire. Per l’inchiesta sul Porto di Imperia – partita da una “città ai confini del regno”, ma ormai arrivata a Roma, anzi a Fiumicino – l’espressione magica potrebbe essere la “stanza schermata”.
Un luogo, sospettano gli inquirenti, al sicuro da ogni intercettazione o registrazione. Insomma, al riparo dalle orecchie indiscrete di chiunque.
Anche degli investigatori.
Se ne parla a pagina 222 dell’informativa della Polizia Postale che ha condotto le indagini: seicento pagine depositate per l’udienza del Tribunale del Riesame che deve decidere sull’eventuale scarcerazione di Francesco Bellavista Caltagirone. Un passaggio veloce che, però, ha attirato l’attenzione di investigatori, inquirenti e anche difensori.
Perché a parlarne è Claudio Scajola, oggi indagato per associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta in uno dei filoni dell’inchiesta, ma all’epoca dei fatti uomo di punta del Pdl e ministro dello Sviluppo economico.
Siamo all’inizio del 2010, è scritto nell’infor mativa, in quei giorni l’inchiesta sul porto è appena agli inizi.
Ma a Imperia tutti si conoscono, le voci fanno presto a circolare.
Perché il porto è un’opera gigantesca per i costi (lievitati da 80 a 206 milioni) e l’impatto ambientale, un progetto sostenuto da Scajola e dai suoi uomini che qui regnano da decenni. Pochi quelli che hanno avuto il coraggio di esprimere pubblicamente i loro dubbi, come Claudio Porchia, all’epoca segretario della Cgil, oppure Beppe Zagarella e Paolo Verda (membri del Pd locale).
Ma soprattutto fa tremare la notizia che investigatori e inquirenti hanno cominciato a sentire alcuni dei protagonisti del progetto. Negli uffici giudiziari, tra gli altri, è passato anche Domenico Gandolfo, noto commercialista imperiese, già direttore della Porto di Imperia spa (la società mista pubblico-privato che gestisce l’opera), oggi indagato nell’inchiesta.
Ed ecco che, poco dopo essere uscito dal colloquio con i magistrati, Gandolfo parla al telefono con Scajola, all’epoca, appunto, ministro del Governo Berlusconi.
Che cosa si dicono i due? Pocoo niente. Ma il ministro, registrano gli uomini della Postale, invita il conoscente a raggiungerlo per poter parlare liberamente nella “stanza schermata”. Ma di che cosa si tratta? Gli inquirenti, che ritengono il passaggio significativo al punto da averlo incluso negli atti, ipotizzano che si possa trattare di un locale a prova di curiosi. Secondo ipotesi giudiziarie si troverebbe proprio a Imperia, in un immobile a disposizione del Pdl.
Per gli inquirenti la “stanza schermata” comunque è importante, perché testimonia un clima di allarme e di cautela da parte delle persone indagate.
Altre intercettazioni di Gandolfo sono comprese negli atti depositati. Ricordiamo che al centro dell’ordinanza che ha portato all’arresto di Bellavista Caltagirone c’è il contratto di permuta con cui le società costruttrici, in cambio della realizzazione del porto, hanno ottenuto la concessione su gran parte delle opere. Lasciando, sostiene l’accusa, il socio pubblico a becco quasi asciutto. Attacca Beppe Zagarella (Pd): “Le società realizzatrici hanno ottenuto l’85% della parte residenziale del progetto, alla Porto di Imperia sono restati i capannoni destinati alla cantieristica e una discoteca. Poi c’è il porto: ai privati sarebbero andati il grosso dei posti barca, mentre al pubblico restano i moli destinati alle imbarcazioni in transito e quelli per la nautica “sociale”. Ed ecco che proprio Gandolfo (che faceva parte della Porto di Imperia spa) parlando con Roberto Leone, ex vicesindaco di Imperia, pare ammettere che la permuta sarebbe “scandalosa”. Gandolfo: “Hanno tirato fuori le permute (l’opposizione in consiglio comunale, ndr). E se ci dovessi dire sono scandalose lì non hanno mica torto . . .”. Leone: “Ah! Sono scandalose?”. Gandolfo: “Eh sì… vabbè ma questo…”. Leone: “Cioè come dicevo io, bisogna stare attenti che (ride) i moli non vadano a finire tutti alla mano pubblica”. Gandolfo: “Eh infatti”. Leone: “E gli appartamenti tutti alla mano privata”.
Ma Imperia potrebbe essere l’inizio di una grande “moli puliti”. In Italia i progetti in corso valgono oltre un miliardo. Decine di nuovi scali, spesso realizzati dagli stessi nomi. Si comincia da Fiumicino (il più grande del Mediterraneo), su cui hanno puntato il dito i pm di Imperia. E adesso se ne occupa la Procura di Civitavecchia. Il Nucleo tributario della Guardia di Finanza ha avviato le verifiche.
Sono stati acquisiti atti e bilanci delle società di Bellavista Caltagirone, alla ricerca di entrate “allarmanti”.

Ferruccio Sansa e Nello Trocchia -Il Fatto Quotidiano – 24 marzo 2012

la Repubblica
E Scajola disse: “Parliamo nella stanza schermata”
Imperia, l’intercettazione tra l’ex ministro e un indagato uscito dall’interrogatorio

GENOVA — Una «stanza schermata» a disposizione dell’ex ministro Claudio Scajola in cui discutere con la sicurezza di non essere intercettati. Dall’inchiesta sui presunti illeciti nella realizzazione del porto di Imperia salta fuori la prima intercettazione in cui è stata registrata la voce del deputato ligure del Pdl. Nonostante sia stato successivamente indagato con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa, all’epoca, siamo nel marzo del 2010, l’allora titolare del dicastero dello Sviluppo economico non era intercettato. Lo era invece il telefono di Domenico Gandolfo, indagato anche nel secondo filone d’indagine, in cui viene contestata una truffa da cento milioni di euro e che ha portato in carcere il costruttore romano Francesco Bellavista Caltagirone. Gandolfo, ex direttore della Porto Imperia spa, due anni fa viene interrogato dalla procura. Appena uscito dagli uffici degli inquirenti viene chiamato al telefono da Claudio Scajola che, in sostanza, gli dice: «Hai finito? Vieni qui che mi racconti nella stanza schermata».
L’intercettazione compare alla pagina 222 del maxi faldone che contiene la relazione conclusiva della polizia postale, e che la procura di Imperia ha depositato agli atti assieme ai contratti di acquisto di posti barca scontati da parte della moglie e della sorella di Scajola.
La pubblica accusa — al di là del fatto che avere un locale a prova di intercettazioni non è un reato — ha inserito questo breve colloquio a sostegno della tesi di un accordo a tavolino tra politici, imprenditori e manager per il business da 400 milioni di euro del porto. Secondo il pm Maria Antonia di Lazzaro, infatti, Bellavista Caltagirone fu scelto «attraverso logiche di conoscenze anziché nel rispetto delle procedure», trasformando «così la principale opera pubblica nonché occasione di sviluppo della città di Imperia in una truffa di proporzioni gigantesche».
Un accordo, ipotizzano gli inquirenti, che dopo l’inizio dell’inchiesta, i primi interrogatori e sequestri di documenti i presunti responsabili vogliono cercare di nascondere.
Ed è così che si viene a conoscenza della «stanza schermata» citata da Scajola. Il sospetto degli inquirenti è che si tratti di un ufficio, sicuramente situato ad Imperia, a disposizione del Pdl locale.
Che si tratti poi di una camera resa impenetrabile alle intercettazioni o semplicemente bonificata da eventuali cimici o microcamere, poco importa alla procura, cui interessa quello che ritiene il fine della “schermatura”, ovvero poter parlare senza il timore di essere intercettati.
E pochi mesi dopo sarà ancora lo stesso Gandolfo a confermare le convinzioni degli inquirenti.
In una telefonata intercettata nel mese di settembre con l’ex vicesindaco Pdl Rodolfo Leone, amministratore delegato di Invitalia Partecipazioni, i due discutono delle permute tra Comune e società Acquamare di Bellavista Caltagirone, permute che per la procura sono sbilanciate, in maniera fraudolenta, a favore del privato. E nella foga il manager amico di Scajola, ad un certo punto “confessa”: «Dovessi dire sono proprio scandalose… c’è una sproporzione gigantesca».

Marco Preve – la Repubblica, 24 marzo 2012

Scritto da Angelo Amoretti

24 marzo, 2012 alle 10:12

Bellavista Caltagirone perde Fiumicino

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Nomi che ormai suonano familiari anche a noi di Imperia: Invitalia (che prima era Sviluppo Italia), Italia Navigando, Domenico Arcuri…

Bellavista Caltagirone perde Fiumicino

Ennesima ondata per Francesco Bellavista Caltagirone, dopo la tempesta di Imperia che l’ha portato in carcere (oggi il Riesame; ieri la visita del figlio Camillo) arriva da Invitalia, la società del ministero dell’Economia che ha per partner il costruttore romano nella realizzazione del porto di Fiumicino. Invitalia ha chiesto e ottenuto la risoluzione del contratto d’appalto per i lavori del Marina, assegnati (senza gara) al Gruppo Acqua Marcia.
Non solo. La società del Tesoro ha anche chiesto a Bellavista Caltagirone un cospicuo risarcimento danni per aver aumentato la sua partecipazione nel Marina «senza darne comunicazione» e per aver scoperto – a sorpresa – di essere socia di due fiduciarie, una lussemburghesee l’altra svizzera.
A smuovere le acque è stato l’ad di Invitalia, Domenico Arcuri, che un mese fa ha avocato a sè la pratica e ha incaricato il presidente della controllata Italia Navigando (che partecipa al 32% in Iniziative Portuali, Srl titolare della concessione per il porto), l’ex deputato Pd Ernesto Abaterusso, di vederci chiaro, esercitando la sua delega di controllo.
Sono state affidate due perizie, una tecnica e l’altra giuridica, i cui esiti sono arrivati il 20 febbraio scorso.
«La prima perizia ha accertato l’inadempienza del Gruppo Acqua Marcia, che a tale data risulta in ritardo sui lavori di 18 mesi» spiega Abaterusso. Da qui, la richiesta del consiglio di IP di risoluzione del contratto di appalto, che alla fine è stata accettata da Acqua Marcia (evitando un arbitrato). Oggi tale conclusione sarà comunicata al cda della stessa IP.
L’appalto, insomma, non c’è più. Che accadrà adesso al porto? Al maxi-progetto «che nel 2007, secondo l’incartamento predisposto dai soci storici di IP – spiega Abaterusso – prevedeva un investimento di 324 milioni, poi cresciuto a 400 milioni nel 2010 per l’aggiornamento dei prezzi, gli oneri finanziari e i lavori aggiuntivi per 20 milioni chiesti da Comune e Regione » e che a lavori finiti per Acqua Marcia avrebbe avuto un valore di 800 milioni? Italia Navigando si fa avanti, chiedendo la gestione diretta della realizzazione. «Bandiremo una gara pubblica europea e i lavori riprenderanno».
Non è finita qui. Il Gruppo Acqua Marcia, nel frattempo, ha modificato l’assetto azionario in IP, diventandone socio di maggioranza. Una scalata, considerato che nel 2008 Bellavista Caltagirone era entrato quasi in punta di piedi, acquisendo quote di due piccole società che concorrevano al capitale di Iniziative Portuali, per un 30%. «Forte della maggioranza assoluta, lo stesso Gruppo Acqua Marcia ha chiesto la convocazione dell’assemblea IP, con l’intento di revocarne il consiglio».
Un vero e proprio attacco, al quale Invitalia ha risposto a sua volta con una contromossa, per tutelare i suoi interessi e quelli dello Stato.
Italia Navigando, la sua controllata, ha impugnato il contratto che ha dato avvio all’appalto (quello del 2010, «che ha dato esecuzione al precedente accordo quadro» spiega Abaterusso), contestando la violazione dei patti: Acqua Marcia non avrebbe rispettato l’obbligo di comunicare agli altri soci le variazioni degli equilibri azionari, negando a questi ultimi la possibilità di esercitare il diritto di prelazione.
Non c’è solo questo. L’operazione di modifica dell’assetto azionario, secondo Invitalia, avrebbe visto Acqua Marcia trasferire le sue quote a una nuova Srl, Marina di Fiumicino Partecipazioni (che avrebbe il 58%; Italia Navigando il 32%, dopo l’aumento di capitale; i restanti soci di IP, quelli storici, dopo l’assestamento avranno più o meno il 10%). «A seguito di visure, è emerso che Marina di Fiumicino sarebbe partecipata da una fiduciaria lussemburghese, la Fin.Sia e dalla svizzera Solobat», spiega ancora Abaterusso. Quest’ultima, società facente capo al vicepresidente della Confindustria elvetica Aleardo Cattaneo, il quale ha dichiarato di recente di possedere il 51% di Marina di Fiumicino.
Passaggi che non sono piaciuti a Invitalia, che chiede ad Acqua Marcia un risarcimento danni. Per ora.

Fabio Pozzo – La Stampa – 22 marzo 2012

Scritto da Angelo Amoretti

22 marzo, 2012 alle 12:42

Strescino resiste e non si dimette

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Nelle interviste che il Sindaco Strescino ha rilasciato ieri a svariati giornali [quella su Il Secolo XIX potete leggerla qua, quella su la Repubblica qua] sostanzialmente ribadisce alcuni concetti:
non si dimette per il bene della città, ha il pieno appoggio della Giunta e a Caltagirone lasciava credere di seguire le sue direttive, facendo poi di testa sua.
Come fa notare Carla Nattero, più che della Giunta c’è bisogno dell’appoggio della maggioranza e questa è ancora tutto da verificare. Come è da verificare se la Lega si sta prendendo gioco di lui o altro, perché quando dice che gli assessori del Carroccio erano assenti dall’incontro informale di Giunta perché erano andati al funerale della mamma dell’on. Giacomo Chiappori, Sindaco di Diano Marina, dice una cosa inesatta, dal momento che il funerale ci sarà martedì prossimo.
Ma a parte queste sottigliezze, temo che sbagli anche quando dice cha ha tutta la città dalla sua parte. Dopo le pubblicazioni delle intercettazioni telefoniche di Francesco Bellavista Caltagirone a Carlo Conti e a lui, e dopo le recenti dichiarazioni dell’on. Claudio Scajola che conferma di aver voluto il porto “con determinazione fin dai primissimi anni della mia vita amministrativa, animato dal solo desiderio di contribuire allo sviluppo della mia città natale“, si capisce che:

1) Claudio Scajola vuole il porto;

2) Francesco Bellavista Caltagirone lo costruisce;

3) L’Amministrazione comunale non deve intralciare l’operazione.

E guarda caso, sebbene Strescino facesse di testa sua, dopo la telefonata con Caltagirone [quella del 15 settembre 2010 in cui il patron di Acquamare gli consiglia di non stare sulla difensiva, ma di attaccare l'opposizione], dice ovunque che chi non vuole il porto è contro lo sviluppo della città ec.ecc.
Potrebbe trattarsi di affinità, ma le cose stanno così e penso, con amarezza, che gli imperiesi si siano fatta l’idea di un’amministrazione totalmente in balia del costruttore che faceva il bello e il cattivo tempo sul porto e nel palazzo comunale.
I componenti della maggioranza laveranno i panni sporchi in casa , ma non ne escono tanto bene dal momento che Caltagirone a un certo punto, parlando al telefono con Carlo Conti nell’agosto del 2010, dice: “Ma sono sue le teste di cazzo, mica sono di altri, sono gente sua e lui lì li deve mettere in riga” riferendosi a non precisati consiglieri del PDL, “gente di Scajola“.
Se fossi uno di loro, mi girerebbero le scatole assai perché la faccenda dimostra che erano considerati numeri, anziché uomini.
Sta venendo fuori quello che già si pensava due o tre anni fa: qualcuno ha voluto (o dovuto) fare il passo più lungo della gamba. Ora sta cercando di rimediare alla bella e meglio, ma chi ci sta rimettendo è soprattutto la città.

Scritto da Angelo Amoretti

18 marzo, 2012 alle 20:15

Porto di Imperia: truffa gigantesca

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Pubblico due estratti dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Francesco Bellavista Caltagirone e Carlo Conti emessa dal Gip Ottavio Colamartino, così arricchiamo il dossier:

Da: ilsecoloxix.it:

Da: repubblica.it:

Scritto da Angelo Amoretti

17 marzo, 2012 alle 0:44

The Ghostwriter

senza commenti

Scritto da Angelo Amoretti

16 marzo, 2012 alle 18:43

Riflessioni dopo la bufera sul porto turistico

17 commenti al post

Riflettendo sull’arresto di Francesco Bellavista Caltagirone e Carlo Conti e sulla lettera del Sindaco Strescino agli imperiesi, che più leggo più trovo surreale, mi vengono in mente tante di quelle cose che mettere insieme è davvero difficile.
Una cosa però mi ronza per la testa da qualche giorno, diciamo da quando l’ingegnere ha varcato le soglie delle patrie galere. Sì che ci vuole prudenza e bisogna essere garantisti, ma quello che mi ha stupito è stata l’immobilità dell’opposizione e, diciamolo una volta per tutte, in primis e soprattutto, quella del Partito Democratico. Perché da partiti che in consiglio comunale hanno uno o due rappresentanti, non puoi aspettarti troppo: immaginiamo benissimo quali possano essere le loro capacità organizzative. Ma dal Partito Democratico mi spettavo qualcosa di più.
E poi non mi si venga a dire che se noti che tra il cittadino e il politico c’è l’abisso, sei un qualunquista o un anarcoinsurrezionalista, per cortesia.
Quando in città comparvero i manifesti con la foto del Porto e su scritto “Avevamo un sogno: colmare un vuoto”; quando il Tar ripristinò la concessione annullando il provvedimento firmato dal dirigente comunale Pierre Marie Lunghi, era il marzo dell’anno scorso e quelli del partito dell’Amore fecero caroselli in città; quando allo Scajola Day Paolo Strescino lesse i nomi dei consiglieri di opposizione che avevano votato contro il porto, nessuno usò i guanti di seta.
Ora che il Partito Democratico avrebbe l’occasione per restituire qualche schiaffo, si limita a inviare  comunicati sui portali locali, ripresi il giorno dopo dai quotidiani e se non offre l’altra guancia poco ci manca: infatti offre una mano per risolvere “operazioni serie”.
Non un manifesto, non una manifestazione seppur improvvisata: tutti fermi dietro al pc o alla scrivania dell’ufficio.
E così non va bene perché (sta arrivando una battuta assai sarcastica, la stessa che fanno quelli del PDL anche a livello nazionale) la città e la democrazia hanno bisogno di una opposizione.
I cittadini non si sono accorti di niente: si parla nei bar e per le strade, ma non c’è il maggior partito di opposizione che si faccia vedere in piazza.
Un motivo ci sarà, ma io non lo conosco.
Peccato.

Scritto da Angelo Amoretti

13 marzo, 2012 alle 19:11

Abbiamo il carcere più bello del Mediterraneo

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«Il carcere di Imperia è una struttura modello da fare invidia ai migliori penitenziari stranieri»

Lo ha dichiarato l’on. Giuseppe Consolo di FLI, dopo aver visitato Francesco Bellavista Caltagirone nel carcere di Imperia.
Dunque lì per lì ci si potrebbe anche accontentare: il porto più bello del Mediterraneo deve ancora essere terminato, il carcere perlomeno ce lo abbiamo già e forse, con i tempi che corrono, è più utile un posto là che un posto barca.
Purtroppo, a discapito di quanto dichiarato dall’onorevole, Roberto Martinelli, il segretario generale aggiunto del Sappe, il più rappresentativo tra i sindacati della Polizia Penitenziaria ha detto al Secolo XIX che il suddetto onorevole del carcere ha visto ben poco e che “non ha ritenuto opportuno fare un giro di tutta la struttura detentiva, incontrare i rappresentanti sindacali della polizia penitenziaria e neppure gli altri detenuti.
Ma è altrettanto singolare definire “ottimo e rispondente all’articolo 27 della Costituzione” un carcere nel quale la carenza di personale è significativa, il sovraffollamento è estremamente pesante con 120 detenuti, dei quali il 60% circa stranieri, rispetto ai 69 posti letto regolamentari, e dove i detenuti che lavorano sono una percentuale irrisoria, con ciò favorendo l’acuirsi delle tensioni che proprio ieri hanno visto alcuni detenuti scontrarsi nella sala socialità.

Scritto da Angelo Amoretti

8 marzo, 2012 alle 12:07

Affare Caltagirone, indagati e arrestati: ecco l’elenco

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L’elenco aggiornato alle ore 18.32 del 6 marzo tratto da Sanremonews.it:

Arrestati:

Francesco Bellavista Caltagirone [imprenditore, proprietario di Acqua Marcia SpA]

Carlo Conti [ex direttore generale dei lavori della Porto di Imperia SpA]

Agli arresti domiciliari e indagati:

Delia Merlonghi [Amministratore unico di Acquamare]

Andrea Gotti Lega [Membro del CdA di Acqua Marcia e di Porto di Imperia SpA]

Indagati:

Paolo Calzia [consulente del Presidente della Provincia di Imperia, Luigi Sappa]

Gianfranco Carli [ex Presidente della Porto di Imperia SpA e amministratore delegato della Fratelli Carli - settore oleario]

Pietro Isnardi [patron della Pietro Isnardi SpA, settore oleario, suocero del nipote di Claudio Scajola, Marco]

Domenico Gandolfo [commercialista ed ex Presidente della Porto di Imperia SpA]

Beatrice Parodi [imprenditrice, ex Presidente della Porto di Imperia SpA]

Ilvo Calzia [dirigente settore urbanistica in Comune ad Imperia ora interdetto dai pubblici uffici]

Colpisce il numero degli ex presidenti della Porto di Imperia: a indagati, se la gioca alla grande con Carlo Conti che se non ho perso il conto deve aver qualcosa come 5 o 6 avvisi di garanzia.

E colpisce che ci siano Isnardi e Carli, due che, col senno di poi, a mio modesto avviso, avrebbero fatto meglio a occuparsi di olio e basta.

Qui c’è la prima pagina de Il Secolo XIX di oggi.

Update: La Stampa di oggi [9 marzo 2012] scrive che Pietro Isnardi non è indagato.

Scritto da Angelo Amoretti

7 marzo, 2012 alle 8:51