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Spaziocinema 2010

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Spaziocinema è un workshop dedicato all’approfondimento teorico e pratico dell’arte cinematografica. La manifestazione, che è alla sua seconda edizione, è rivolta principalmente agli studenti delle scuole di cinema nazionali, ai docenti e professori universitari, alla cittadinanza tutta.
Quest’anno durerà 6 giorni durante le date comprese tra il 6 dicembre e l’11 dicembre 2010. Si terrà al D.A.M.S. di Imperia e nel comune di Dolcedo (IM).
Nel corso della manifestazione saranno affrontati tre moduli di lezioni:

1 – Come ti produco un film. Un giorno di dibattiti intorno alla produzione cinematografica italiana;

2 – Racconti di regia. Le lezioni di regia di Gianni Di Gregorio (sceneggiatore di Gomorra e regista del pluripremiato Pranzo di Ferragosto);

3 – Laboratori del documentario. Workshop di regia cinematografica tenuto dal regista Pietro Marcello (La bocca del lupo, David di Donatello per il miglior documentario 2010); aperto a dieci partecipanti selezionati previo bando.

Gli ospiti della manifestazione saranno:
Gianni Di Gregorio, Pietro Marcello e Francesca Zanza della Vivo Film.

Si comincia lunedì 6 dicembre al Cinema Centrale con Francesca Zanza che farà una panoramica sulla produzione indipendente italiana e racconterà le esperienze della sua casa di produzione romana. Il giorno dopo sarà la volta di Gianni Di Gregorio, Leone a Venezia con Pranzo di Ferragosto, commedia sottile e dolce-amara sulla solitudine contemporanea.
I due giorni ad Imperia saranno aperti a tutta la cittadinanza, mentre gli altri quattro di laboratorio a Dolcedo saranno riservati a dieci film makers che saranno seguiti nelle loro esercitazioni di regia da Pietro Marcello.

Dolcedo (Imperia)

Per ulteriori informazioni, consultate il sito laboratorioprobabile.it.

Scritto da Angelo Amoretti

3 dicembre, 2010 alle 17:52

Andrea Falciola e il Cinema Centrale

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Ecco la lettera che Falciola, a nome del Cinema Centrale, inviò il 29 novembre 2007:

A dott. Luigi Sappa Sindaco Comune di Imperia
A dott. Claudio Baudena Ass. Cultura Comune di Imperia
A dott Paolo Strescino v. Sindaco, Ass Politiche giovanili
A dott. Marco Scajola Ass. Turismo
A dott Nicola Falciola Ass. Politiche Sociali
A Gabriella Badano Consigliere Comunale
A dott Gianni Giuliano Presidente Provincia di Imperia
A dott. Franco Amadeo v. Pres Provincia Imperia, Ass. Cultura
Ai consiglieri provinciali eletti nei collegi di Imperia

Imperia, 29 novembre 2007

Con la presente intendiamo innanzi tutto ringraziare il dott. Baudena che, su sollecitazione della consigliera comunale Gabriella Badano e col consenso di tutto il Consiglio Comunale ci ha permesso di partecipare, nell’agosto scorso, ai lavori della commissione 4° del Comune avente come unico argomento all’ordine del giorno la situazione di crisi del Cinema Centrale di Imperia.
Abbiamo avuto modo di appurare quanto il problema sia sentito da tutta la città.
Nonostante gli attestati di solidarietà, però, la crisi permane, anzi si aggrava con il passare dei giorni e il momento di chiusura della storica sala si avvicina sempre più.
I vertici nazionali della nostra associazione di categoria proclamano trionfalmente un aumento degli spettatori; a questo proposito ci preme sottolineare come questo incremento sia dovuto in massima parte alla crescita del numero delle sale, multiplex e megaplex costruiti dalle multinazionali nelle grandi aree urbane, sia all’inserimento di molte sale prese a campione. Di fatto tutte le monosale ed anche le piccole multisale dei centri storici hanno registrato negli ultimi anni sensibili flessioni nelle presenze. I multiplex non solo hanno sottratto spettatori alle sale tradizionali, ma hanno sottratto molti introiti alle stesse, come ad esempio quelli della pubblicità: la concessionaria, ad esempio, che versava al Cinema Centrale 9000 euro annui per gli spot nazionali, da 4 anni ha annullato il contratto per investire nel multiplex di Albenga. Inoltre sono aumentate le percentuali del noleggio delle pellicole: quando cominciammo la gestione del Centrale, i film venivano pagati al massimo il 40% degli incassi (con Iva al 10), ora raramente scendono sotto il 48% (con Iva al 20). A tutto ciò si devono aggiungere i costi del personale, dell’energia, di tutte le altre spese che hanno seguito l’inflazione, mentre i prezzi di ingresso sono invariati se non diminuiti (prima dell’euro un biglietto costava 12500 lire, ora costa 6 euro e mezzo).
Sappiamo che l’Amministrazione Comunale è perfettamente cosciente di cosa significherebbe la chiusura del Centrale: non solo l’offerta cinematografica risulterebbe del tutto inadeguata ad un capoluogo di provincia, ma soprattutto si creerebbe un impoverimento culturale e sociale per tutta la città e per Porto Maurizio in particolare.
Che senso ha, ci domandiamo, investire milioni di euro per riqualificare il rione quando non si salvaguardano le attività che fin da ora lo qualificano e fanno sì che non sia solo uno squallido quartiere dormitorio?
Auspichiamo perciò che venga stipulata una convenzione fra la nostra sala e gli enti pubblici che consenta la prosecuzione dell’attività, che, riteniamo, tanto prestigio ha dato a tutta la città.
La sala potrebbe, ad esempio, garantire l’apertura pomeridiana da tempo soppressa, garantendo fortissimi sconti per giovani ed anziani, ovvero per gli attuali utenti del quartiere (gli anziani) e per i potenziali utenti di un rione rinnovato (i giovani).
I pomeriggi potrebbero anche essere in parte dedicati al teatro per ragazzi, a presentazioni di libri sul modello dei martedì letterari del Casinò, a saggi degli studenti delle numerose scuole di musica cittadine, etc.
Gli enti pubblici potrebbero inoltre, come avviene in altre realtà stipulare una convenzione per l’utilizzo della sala per un certo numero di giorni all’anno ad un importo adeguato che consentirebbe, oltre ai costi gestionali, di recuperare un minimo di utile per azzerare il deficit strutturale.
Con uno sforzo ulteriore, inoltre il “Centrale” potrebbe dotarsi di attrezzature per la trasmissione in diretta sul suo grande schermo di eventi culturali quali concerti, balletti, opere liriche, in diretta persino dal Teatro Metropolitan di New York.
Quando parliamo di utilizzo della sala, intendiamo il suo sfruttamento in tutta la sua potenzialità, anche per usi diversi da quello precipuamente cinematografico. È vero che il Comune possiede già il Teatro Cavour o il Centro Polivalente, ma bisogna pensare che ogni tipo di spettacolo, sia teatrale che musicale o di altra natura come i congressi, ha bisogno della sala dalla giusta dimensione e delle migliori condizioni ambientali. Immaginiamo il concerto di un complesso da camera: 200 presenze al Cavour danno l’impressione di un “flop” mentre al “Centrale” (dove esiste per altro un’ottima acustica) già un centinaio di persone crea una calorosa partecipazione. Senza contare che una struttura come quella del Cavour ha costi decisamente maggiori rispetto a quelli del Centrale, pensiamo al riscaldamento, all’energia, al personale, alle pulizie, ai vigili del fuoco, etc.
Ci è stato obbiettato che l’ente pubblico, essendo proprietario di un teatro, non potrebbe finanziare attività musicali o teatrali da svolgere in strutture private: ma il Comune di Roma finanzia il teatro Brancaccio, quello di Genova il Garage, quello di Torino l’Alfieri – tanto per citarne alcuni.
Sappiamo di toccare il cuore di tutti, con questo nostro appello, sappiamo che tutta la città ha la consapevolezza che non si può vivere di solo mattoni e posti barca.
“Il cinema, la cultura e lo spettacolo sono un “punto di forza” per l’Italia e i poteri pubblici e privati dovrebbero assumersi la responsabilità di salvaguardarli.” È quanto ha sostenuto il Presidente Giorgio Napolitano ai premi DeSica il 22 novembre scorso.
Confidando che anche gli amministratori pubblici della nostra città sappiano e vogliano dimostrare la giusta sensibilità, vi giungano i nostri più cordiali saluti.
Andrea Falciola

Scritto da Angelo Amoretti

8 marzo, 2008 alle 0:45

L’agonia del Cinema Centrale

53 commenti al post

Il cinema Centrale è a serio rischio chiusura.
La crisi è in atto da qualche tempo e nonostante siano state raccolte circa 500 firme a sostegno dello storico locale, le cose sono peggiorate e tra due mesi rischieremo di non vedere mai più film nell’unica sala cinematografica di Porto Maurizio.
Per chi si avventurasse per la prima volta su questo blog ricordo che Imperia è capoluogo di provincia, con circa 40.000 abitanti.
Anni fa le sale cinematografiche a Imperia erano: il Rossini, il Dante, l’Imperia e l’Odeon (estivo) a Oneglia; il Cavour, il Centrale, il Croce Bianca e il Lux a Porto Maurizio.
Sono rimasti l’Imperia e il Centrale (uno a Oneglia, l’altro a Porto). Recentemente al posto del Rossini è sorto un hotel che si allaga quando piove e il Dante, chiuso da non molto, diventerà centro di appartamenti. Il Cavour continua l’attività, con una bella stagione teatrale.
La domanda che sorge spontanea è questa: come mai Imperia rischia di rimanere con una sola sala cinematografica?
Il Cinema è anche cultura (oltre a essere intrattenimento) e questo è il segno che della cultura all’amministrazione comunale e alla maggior parte degli imperiesi importa fino a un certo punto.
Importano di più il porto e i mattoni: non sono io a dirlo, è Andrea Falciola (”una vita per il cinema, un cinema per la vita”, si potrebbe definire), portavoce della cooperativa che si occupa della gestione della sala, che al Secolo XIX rilascia quanto segue:

“Da quando abbiamo messo in moto questa mobilitazione sono passati tre mesi, ma non è successo niente. Nessuno ci ha teso una mano, nessuno si è mosso. Garanzie d’intervento, supporti, appoggio concreti per garantire la sopravvivenza del Centrale non ne abbiamo ricevuto. O qualcuno ci aiuta, aiuta questo spazio culturale sopravvissuto a Porto Maurizio oppure….si chiude. Il tempo stringe: se nei prossimi due mesi non ci saranno schiarite il Centrale abbasserà le serrande. [...] Il Comune sa che con la chiusura del Centrale l’offerta cinematografica risulterebbe inadeguata a un capoluogo di provincia ma, soprattutto, sa che si creerebbe un impoverimento culturale e sociale per l’intera città. Che senso ha investire milioni di euro per riqualificare Porto Maurizio quando non si salvaguardano le attività che sin da ora lo qualificano e fanno sì che non sia solo uno squallido rione dormitorio? La città non vive solo di mattoni e porto”

Falciola non si limita a quelli che i profani potrebbero definire “mugugni”: lancia delle proposte concrete e dice che la sala potrebbe anche diventare teatro per ragazzi al pomeriggio, luogo di presentazioni di libri sul modello dei martedì letterari del Casinò, saggi degli studenti delle numerose scuole di musica cittadine.
Inoltre gli enti pubblici potrebbero stipulare una specie di convenzione per l’utilizzo della sala per un certo numero di giorni all’anno, dove poter fare congressi e concerti musicali.
Insomma, le proposte ci sono eccome, adesso toccherebbe all’amministrazione comunale fare la sua parte, se proprio non vuole far morire la cultura in città.

Scritto da Angelo Amoretti

6 marzo, 2008 alle 12:21