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Kebab, babbi e nababbi

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Con questo post mi attirerò un bel po’ di antipatie, ma il bello è che non me ne importa nulla.
L’idea era stata lanciata dall’assessore alla sicurezza, alla viabilità e alla polizia municipale, il leghista Antonio Gagliano che in pratica aveva detto: “Meno kebab, più farinata“. Perché secondo lui ci sono già troppi “kebabbari” in città e ci vorrebbero più botteghe che fanno pane e farinata.
Nel progetto “Dal Parasio al Mare”, secondo il pittoresco assessore, ci vorrebbero meno negozi etnici e più botteghe con prodotti locali.
A parte il fatto che potrebbero starci entrambi, l’assessore lo sa che non ci sono più italiani che vogliono fare i panettieri e i pizzaioli?
A smorzare l’entusiasmo dell’assessore ci ha pensato un suo collega di giunta, l’assessore al commercio Giovanni Amoretti che in una intervista al Secolo XIX dice: “La proposta di Gagliano non può trovare applicazione. In vigore ci sono norme europee e nazionali che hanno imposto la liberalizzazione degli esercizi commerciali, quindi non possiamo che adeguarci“.
Gagliano, che deve vedere tutti quelli da Genova in giù come fumo negli occhi, dice che “fare dei nostri centri storici una sorta di ghetto frequentato da soli extracomunitari che sono soliti radunarsi intorno ai negozi etnici rischia di isolarli ancora di più“. Chi ci impedisce di frequentarli? Siamo noi che isoliamo loro o sono loro che vogliono isolarsi?
E siamo ancora qua a fare discorsi da medioevo perché basta andare in qualsiasi altra città per capire come in certi quartieri convivono benissimo le più svariate etnie.
C’è un altro aspetto da non sottovalutare, soprattutto ai giorni nostri: si è chiesto, l’Assessore, come mai tanti ragazzi preferiscono il kebab alla farinata o alla focaccia con un filino di prosciutto? Ha provato a vedere quanto costano un kebab e un piatto di farinata? Lo sa come è fatto un kebab?
Ecco, forse quello lo aiuterebbe a capire meglio.
Appena fatta la sparata, destino o non destino, lunedì sera durante il consiglio comunale, Gabriele Piccardo, giornalista del Secolo XIX, si è pappato un bel kebab.
E fin qui tutto bene.
Ora scatta la critica che mi farà perdere qualche lettore, qualcuno mi cancellerà dagli amici di Facebook e altri non mi chiederanno più l’amicizia. Pazienza.
Vado.
Ho trovato deprimente, per non dire altro, la sceneggiata messa in atto dall’opposizione che per far capire all’assessore che aveva sbagliato, si è messa a mangiare il kebab nella sala consigliare, in favore di macchine fotografiche e telecamere.
Poi, siccome il consiglio comunale avrebbe avuto un seguito il giorno dopo, ieri hanno mangiato tutti la farinata della pace.
Un populista, un qualunquista o anche un anarcoinsurrezionalista, alla vista di quelle immagini, avrebbe avuto tutti i diritti di dire che è stata una scena vergognosa e che, visti i problemi che ha la città, se ne poteva fare a meno. Qualcuno potrebbe approfittarne per dire che “intanto mangiano sempre, sono lì per mangiare e questa ne è la prova“.
Non faccio parte di quelle tre categorie, ma penso che la goliardata contro l’assessore Gagliano si sarebbe potuta fare fuori del palazzo comunale. E forse sarebbe stato meglio.

Scritto da Angelo Amoretti

26 ottobre, 2011 alle 17:27

Dagli ai turchi

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A seguito di una festa all’aperto che si è tenuta sabato scorso in Corso Allende, tra Piani e Clavi, alcuni abitanti si sono indignati e stanno raccogliendo firme per la petizione che riporto di seguito.

AL QUESTORE DI IMPERIA
AL SINDACO DI IMPERIA
AL COMANDANTE DEI VIGILI

Sabato 15 maggio in Corso Allende si è svolta in un’area privata una festa di matrimonio che ha visto la partecipazione di 300/400 persone che per diverse ore hanno suonato strumenti a percussione e trombe.
Alcuni cittadini hanno effettuato telefonate sia ai Vigili Urbani, sial al 113 e al 114 durante la sera di sabato per manifestare il forte disagio dovuto dall’utilizzo di enormi strumenti a percussione. Dalle telefonate è emerso che la festa privata era autorizzata fino alle ore 23.00 sia dal Questore sia dalla Siae e che pertanto le segnalazioni di disturbo erano fuori luogo.
Ebbene, i sottoelencati cittadini considerato il notevole disturbo della quiete pubblica (anche con le finestre chiuse il rumore era intollerabile e penetrante), i problemi di viabilità (macchine di grosse dimensioni parcheggiate sui marciapiedi di entrambi i lati della strada, Corso Allende è la strada principale della Vallata Prino) e l’inadeguatezza igienico sanitaria dell’appezzamento di terreno (privo di servizi igienici con le conseguenze collegate) chiedono che tali manifestazioni private, e anche altre che prevedono utilizzo di strumenti musicali o radio per più ore, non vengano più autorizzate in quanto disturbano la quiete pubblica e provocano forti disagi alla viabilità di tutta la vallata.
Del resto l’attività generativa dell’inquinamento acustico è stata svolta nella serata di sabato e si è prolungata anche domenica, vale a dire nei giorni più delicati e nei quali il riposo e la quiete, garantiti dall’ordinamento, devono godere del migliore rispetto con l’assoluto divieto di immissioni acustiche intollerabili anche in considerazione della presenza in zona di famiglie con bambini.
L’articolo 32 della Costituzione tutela l’individuo ed il bene primario della salute che deve essere protetto contro qualsiasi attività che possa manometterla.
In fede
Imperia, 17 maggio 2010

Seguono le firme.
Allegato alla petizione c’è quest’altro documento:

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Scritto da Angelo Amoretti

20 maggio, 2010 alle 15:40

Pubblicato in Attualità

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Mamma, li turchi!

7 commenti al post

Siamo al deliriototale.
E detto tra parentesi, se a Porto non c’è un bar aperto dopo le otto di sera e ho voglia di prendere un thé, che male ci sarebbe se andassi a prenderlo alla Sala all’incrocio tra via Mameli e via Cascione?
Anzi, farei una proposta: andiamoci tutti così poi vediamo se certi bar nostrani si metteranno a fare “caffè come si deve” anche dopo il coprifuoco.

Immagine anteprima YouTube

Scritto da Angelo Amoretti

20 marzo, 2010 alle 21:35