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Dal Parasio al Mare

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Succedono cose strane a Imperia, anche a livello mediatico.
Prendiamo per esempio il Progetto Integrato “Dal Parasio al Mare” che prevede una serie di interventi massicci nel posto in assoluto più bello di tutta Imperia.
Nella locandina redatta dal Comune – visibile sul sito – si invitano i residenti a partecipare numerosi alla presentazione, “data l’importanza del progetto“.
Si invitano giusto per assistere?
Lo chiedo perché appena qualcuno ha provato a sollevare qualche dubbio, il Sindaco ha rilasciato una dichiarazione in cui tra l’altro diceva:

Oggi incredibilmente qualcuno scopre che qualche intervento non gli va bene, e casualmente si tratta sempre di quelli sotto casa. La progettualità globale, che prevede riqualificazione, riappropriazione di spazi e interventi di arredo urbano, è invece condivisa dai cittadini. Per questo non ci faremo condizionare e non ci fermeremo se qualcuno non è d’accordo.

Uno dei primi a contestare il progetto è stato Nicola Podestà nell’intervista rilasciata a Il Secolo XIX dello scorso 24 maggio:

Il progetto dal “Dal Parasio al Mare” presentato agli imperiesi la settimana scorsa, i cui lavori sono prossimi alla partenza per un ammontare complessivo di 12 milioni di euro e che nelle intenzioni dell’amministrazione dovrebbe rilanciare la città alta,
è al centro di un acceso dibattito. A prendere la parola è il professor Nicola Podestà, ex direttore (defenestrato) dell’Osservatorio meteo sismico del Comune di Imperia e nativo proprio del Parasio, al quale il progetto sembra proprio non piacere.
Che cosa non le va professore?
«Guardi, innanzitutto il metodo. Una locandina invitava la cittadinanza ad intervenire numerosa vista l’importanza degli argomenti trattati alla presentazione. La frase suonava come un sollecito a confrontarsi con le visioni progettuali, lasciando intendere la disponibilità dell’amministrazione comunale a valutare proposte di modifiche oppure obiezioni avanzate dal pubblico.
Niente di tutto questo. Nessun confronto, nessuna apertura a suggerimenti. In quella sede sono state possibili solo obiezioni, restando ben chiaro che non avrebbero avuto alcun seguito.
Il punto fermo di tutta la serata è stato che il progetto è quello e non si discute. Non siamo neanche al prendere o lasciare, ma solo al prendere, accettare la soluzione preconfezionata e, casomai, ringraziare».
Ma nel merito dei progetti?
«Ho consultato l’opuscolo distribuito e non posso tacere forti perplessità di fronte ad alcune delle proposte, che non ritengo propriamente in linea con la pur lodevole intenzione di rendere più vivibile un aparte della città. Trovo sconcertante, ad esempio, l’idea di ingombrare piazza Chiesa Vecchia con parallelepipedi lapidei che sembrano caduti lì per caso. E come non pensare che nel fiorire di gradini, gradoni e pedane sopraelevate previsti in piazza Parasio, non tocchi il culmine la filosofia di creare inciampi ai passanti? Diversi altri punti, a partire dall’effettiva utilità e compatibilità ambientale degli ascensori,meriterebbero una seria discussione e spero che molti vogliano far sentire la propria opinione prima che il progetto prenda irreversibilmente corpo, secondo un copione già scritto».
Allora non c’è proprio niente secondo lei da salvare?
«Evidentemente il progetto non considera la pratica semplicità come una virtù. Come non tiene in alcun conto la necessità dei residenti di utilizzare e posteggiare l’automobile: abolire totalmente i parcheggi e l’accesso ai veicoli di chi vi abita è una soluzione troppo estremizzata. Non c’è ascensore che possa supplire ai disagi procurati».

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Scritto da Angelo Amoretti

27 giugno, 2011 alle 16:18

La Madonna del Parasio non si trova

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La vicenda era iniziata nel giugno 2007: qualche amico ultrasettantenne del Parasio aveva tirato fuori la storia della Madonnina celeste, nascosta in un camminamento sotto piazza Parasio subito dopo la fine della guerra.
La storia aveva commosso mezza città (l’altra mezza è comunista e non si commuove), in primis l’Assessore provinciale Giacomo Raineri che, come il consigliere comunale Franca Rambaldi, al Parasio è nato  e cresciuto.
La missione era diventata quella di trovare la Madonnina, riportarla alla luce e farne un simbolo del borgo.
Qualche giorno fa si è cominciato a scavare nel punto indicato da chi l’aveva nascosta.
C’è stato anche il prezioso intervento di un rabdomante che ha dimostrato, attrezzi alla mano, che la statuetta deve essere proprio lì.
Forse ci sarà un tubo dell’acqua che perde, o qualche inflitrazione nel terreno a causa delle insistenti piogge dei giorni scorsi, perché per quanto ne so io, e come conferma egli stesso, i rabdomanti perlopiù “sentono” la presenza di acqua e non di Madonne.
E cominciano a sorgere i dubbi. Qualcuno dei “ragazzi” ipotizza che qualcuno, tanti anni fa, l’abbia spostata o, durante i lavori,  involontariamente danneggiata:  fatto sta che non si trova.
Qualche malizioso dice che si tratterebbe di una colossale goliardata, messa in atto tanto per dare un po’ di visibilità al Parasio. Qualcun altro dice che della Madonnina importa a pochi e che qualche metro più a ovest i pini si stanno mangiando il terreno senza che nessuno prenda provvedimenti.
Ma stando a quello che avevano detto in principio, i “ragazzi” sarebbero stati disposti ad autotassarsi pur di effettuare gli scavi e trovare la Madonnina, quindi credo che non si possa neppure affermare: “Il Comune invece di perdere tempo e sprecare soldi in certe cose che interessano pochi, dovrebbe occuparsi di cose più urgenti”.
Un consiglio ai “ragazzi” e a chi con loro si danna l’anima per portare alla luce la statua, comunque, mi sento di darlo: lasciatela lì dov’è, ammesso che ci sia. Il turista sarà molto più affascinato dalla storia che dalla vista in sé di una statua in una nicchia.
Si potrebbe fare una targa e piazzarla lì, dove dopo la guerra, fu nascosta la Madonna.
Se la portate fuori c’è il rischio che si metta a piangere per le brutture che sarà costretta a vedere e Imperia non è attrezzata ad accogliere orde di pellegrini. A meno che non arrivino con gli yachts.

Scritto da Angelo Amoretti

12 febbraio, 2009 alle 13:03

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O mia bella Madonnina

5 commenti al post

La vicenda è nota.
Tempo fa, durante una cena-rimpatriata a cui partecipò anche Giacomo Raineri, venne fuori che Antonio Pastore, Alessandro Carli, Emanuele e Carlo Sciorato e lo scomparso Angelo Airaghi, da ragazzi, durante la seconda guerra mondiale, seppellirono una statuetta della Madonna per salvarla dalla distruzione.
E a qualcuno, dopo tutti questi anni, è venuto in mente di recuperarla per rimetterla nella sua nicchia.
La statuetta si trova in Piazza Parasio, a cinque passi esatti dalla fontana e a due metri di profondità e ci sarà bisogno di una videoispezione per individuare il posto esatto evitando così di danneggiare eventuali tubi e cavi.
Non ho idea di quanto costerà l’operazione, ma non importa: oltretutto la Madonna è celeste (qualche giorno fa il Secolone aveva scritto che è azzurra, ma poi devono aver pensato di miscelare i colori dell’Udc e di Forza Italia, visto che del recupero si stanno interessando Giacomo Raineri e Claudio Baudena).
Quello che mi domando è: come mai questi ultrasettantenni che nel 45 nascosero la statuetta, hanno deciso solo adesso di rivelare il loro “segreto”?
Se ci tengono così tanto, come mai per oltre sessant’anni non hanno detto niente a nessuno?
E infine un timore: non è che scavando rovineranno gli splendidi giochi, posti proprio dove, due metri sotto, ci sarebbe la Madonna?
P.S. Credo che il pezzo di Natalino Famà sulla vicenda della San Lorenzo sia stato il suo articolo più letto in assoluto da quando scrive su Il Secolo XIX: è la forza del Web.

Scritto da Angelo Amoretti

13 giugno, 2007 alle 8:36

Pubblicato in Attualità

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