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Quattro giorni per non morire: la graphic novel

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Le graphic novel e i fumetti, a parte qualche rara eccezione, mi appassionano poco, ma mi piace segnalare l’uscita, presso i tipi della Transeuropa Edizioni, di “Quattro giorni per non morire” perché ha a che fare con due miei cari amici: Marino Magliani e Andrea B. Nardi.

Quattro giorni per non morire

L’opera è tratta dal romanzo di Magliani, dal titolo omonimo, uscito tre anni fa per Sironi Editori; Andrea Nardi l’ha sceneggiata sui disegni di Marco D’Aponte.
Per chi non avesse letto il romanzo, faccio un brevissimo riassunto.
Gregorio Sanderi è in prigione a Regina Coeli dove sta scontanto dieci anni di detenzione per traffico internazionale di droga. E’ affetto da una rara malattia tropicale contratta in sudamerica, mentre con il suo amico Leo stava cercando nelle antiche tombe alcuni simboli che hanno molte attinenze con quelli trovati tempo prima nella Tana delle Rane, nell’entroterra di Imperia, dove Gregorio è nato e ha vissuto la sua adolescenza.
Sa che c’è un dottore in Messico che ha sperimentato un farmaco mediante cui si può guarire dalla malattia e quando lo Stato gli concede quattro giorni di libertà per andare al funerale della madre, al paese natìo, inizia a progettare la sua fuga in Messico, per andare a farsi curare.

Quattro giorni per non morire

Qui il prologo.

Scritto da Angelo Amoretti

25 maggio, 2009 alle 12:29

Marino Magliani parla del suo romanzo su New Magazine Imperia

senza commenti

E’ uscito il nuovo numero della rivista bimestrale “New Magazine Imperia“, come al solito ricca di spunti e riflessioni sulla nostra città e i suoi dintorni.

Tra gli articoli che mi sento di segnalare ci sono quelli di Nedo Canetti su Luciano Berio “il grande dimenticato“, quello di Lorenzo Lanteri riguardante la stregoneria “Il processo di Triora” e tanti altri. Per cui il consiglio che posso darvi, se volete leggere qualcosa di “differente” da ciò che si legge sulla carta stampata di casa nostra, andate all’edicola di Piazza Bianchi e procuratevene una copia, oppure ordinatela al Centro Editoriale Imperiese, via mail: cei-imperia[at]libero.it
Riporto con un pizzico di orgoglio l’articolo in cui Marino Magliani racconta del suo ultimo romanzo “La tana degli alberibelli“:

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Scritto da Angelo Amoretti

6 aprile, 2009 alle 12:40

Il nuovo romanzo di Marino Magliani

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A un anno circa dall’uscita di “Quella notte a Dolcedo“, oggi è in libreria il nuovo romanzo di Marino Magliani: La tana degli Alberibelli, edito da Longanesi.

Marino torna sul luogo del delitto, dei tradimenti e dell’abbandono.
La città sulla costa dove sta per essere costruito il più grande porto turistico del mediterraneo si chiama Santaleula. L’olandese Jan Martin Van der Linden è in zona per conto di un bureau belga che sta indagando su eventuali dirottamenti illegali di fondi europei ai privati, per la costruzione del porto.
In apparenza è un archeologo che sta cercando un mestolo prezioso lasciato nella tana degli Alberibelli da un reduce della battaglia di Marengo.
Invevitabilmente s’imbatte in storie di partigiani e Jan Martin scava. Scava nella roccia e nelle coscienze di quelli che sono rimasti.
Il tradimento di un uomo, per amore, e i tradimenti di altri uomini, per denaro. Gente senza scrupoli che per amore o per denaro, stravolge il territorio e la vita di tanti altri, senza rimpianti.
L’abbandono: quello fisico e quello spirituale. Il destino di Santaleula in mano a pochi; l’entroterra, i suoi uliveti, le sue fasce, i suoi boschi, abbandonati, diventati anch’essi pretesti per speculare.
La verità bisogna cercarla. Forse qualcuno alla fine te la offrirà su un patto d’argento e ti chiederai a cosa sia servito dannarsi tanto per trovarla. Ma è anche possibile che se non ti fossi dannato, quel piatto d’argento nessuno te l’avrebbe mai offerto.
E’ quello che ho visto io tra le righe del romanzo che è avvincente e intrigante.

Scritto da Angelo Amoretti

12 marzo, 2009 alle 18:38

Quella notte a Dolcedo

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Scrivere di un romanzo di Marino Magliani per me è un pochino imbarazzante, per due motivi:
1) con Marino ormai siamo amici da tempo e questo potrebbe influenzare il mio giudizio;
2) Marino scrive della Liguria, e, in particolar modo, di questo tratto di Liguria dove sono nato e cresciuto e anche questo potrebbe condizionarmi.
Mentre pensavo a queste cose, mi chiedevo se un romanzo di Cesare Pavese suscita sensazioni diverse, se a leggerlo è un langarolo o un siciliano, per esempio. Conosco le Langhe, ma certo non come uno che ci è nato e cresciuto. Sono stato alla Locanda dell’Angelo, a Santo Stefano Belbo, dove Pavese scriveva e già mi dicevo che leggere lì un suo romanzo dev’essere diverso che leggerlo da imperiese sul molo di Imperia.
Ma poi, sempre per cercare di evitare l’influenza, mi dicevo che un romanzo è un romanzo, a prescindere da dove lo si legga.
Così, quando ho preso a leggere il nuovo lavoro di Marino, Quella notte a Dolcedo, uscito per Longanesi giovedì scorso, ho cercato di non pensare a lui, o perlomeno di pensarci il meno possibile.

Capirete che è un’impresa perché se già dalle prime pagine leggi della stazione di Porto e, più avanti, dei laghetti di Lecchiore o dei partigiani Felice Cascione e Silvio Bonfante, inevitabilmente ti cali in quei posti che conosci come le tue tasche, e in quei personaggi di cui tanto hai letto e sentito parlare. Ma nella lettura mi ci sono immerso, al diavolo tutte queste considerazioni.
Nel romanzo Marino si scinde in due: secondo me, infatti, è in parte Lori, una globetrotter nata a Dolcedo che, girando per l’Europa, ogni anno torna al suo paese natìo. Anche Lori, come Gregorio ne “Il collezionista di tempo”, ha dato quel famoso esame in cui, stranamente, erano stati promossi solo “particolari” studenti.
E in parte è anche Hans, un soldato delle SS che aveva fatto la guerra nella Valle e che nell’estate dell’89 torna per qualcosa che aveva in sospeso con il passato. Si stabilisce in un paese un po’ più a monte, vivendo in semiclandestinità prima in un canneto e poi nell’oratorio della chiesa. La Valle è piena di tedeschi che hanno comprato ruderi e li hanno ristrutturati: anziani che forse lì hanno combattuto contro i partigiani e giovani che della Grande Guerra sanno solo di averla persa. Per lui non è difficile confondersi con quella gente.
Anche Hans, per finanziarsi il soggiorno, lavora di braccia: rimette a posto i muri di pietra a secco, pulisce giardini e ripara tetti con Manfred, il suo giovane socio.
Marginalmente troviamo ancora Gregorio che sta facendo le prove tecniche di prigionia: è un ladruncolo che va e viene dalle patrie galere per piccoli furtarelli.
Crollano i muri delle fasce perché nessuno se ne cura più, a Sorba, e crolla il Muro di Berlino. Nel bene e nel male il destino di Hans è legato ai picconi, alle pietre e alla terra.
Si potrebbe forse dire che è un romanzo sul tradimento e sui morti che prima o poi tornano in superficie: esseri umani morti qualche anno prima o mammut estinti migliaia di anni fa, non importa.
Finito di leggere mi è venuto spontaneo, alla faccia dell’influenza, dire a mezza voce: “Bravo Marino!” perché questo è a mio avviso il suo miglior romanzo.
Altri ne parleranno, Marino riceverà complimenti da persone molto più colte e autorevoli di me, ma i miei, sinceri, voglio mandarglieli lo stesso perché li merita tutti.

Scritto da Angelo Amoretti

10 marzo, 2008 alle 16:16

Pubblicato in Libri

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Letture dal Ponente

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Il Comune di Prelà, ridente paese della Valle Prino a quattro passi dalla nostra città, organizza per domani, alle 21.30, nella suggestiva Piazza d’Erba, una serata dal tema: “Letture dal Ponente“.
Alberto Carli, accompagnato dal magico basso di Claudio Di Benedetto, leggerà brani tratti dai romanzi di Achille Maccapani, Andrea B. Nardi e Marino Magliani che saranno presenti per un dibattito con il pubblico, moderato dal giornalista Pierantonio Ghiglione.
L’incontro sarà seguito da un rinfresco e data l’importanza degli autori, mi aspetto di trovare anche qualche mio affezionato lettore.

Scritto da Angelo Amoretti

22 agosto, 2007 alle 10:21

Sfoghi estivi

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Ricevo e pubblico volentieri questa mail di Alberto Carli, presidente dell’Associazione culturale Olivonero:

Marino Magliani è uno scrittore Ligure, di Dolcedo, che, all’età di quarantasette anni, pensa in dialetto. In lui è impossibile e impensabile ravvisare la benché minima ipotesi di vanità.
Pensa, e non a torto, di fare cultura e desidera promuovere il suo ultimo libro “Il Collezionista di Tempo” pubblicato da Sironi.
Fa quello che si deve fare. Si rivolge all’assessore competente e al Sindaco. Negativo. Marino vive in Olanda, oltre che autore affermato, traduce poeti e scrittori dallo spagnolo. Non è informato su quello che (non) succede culturalmente a Imperia.
Non sa che ove manchi la domanda, la richiesta, l’offerta è sempre buona. Nessuno osa rivendicare un buco nero di dimensioni gigantesche. Solo rarissime eccezioni.
Ma torniamo a Marino Magliani, con il quale ci conosciamo da molti anni. Qualcuno gli suggerisce il mio nome e mi telefona.
Accetto di presentare, con infinito piacere, lui e il suo eccellente libro sotto forma di reading, come altre volte ho fatto: una voce narrante e un bassista.
I volantini, peraltro molto piacevoli, vengono abbozzati dal sottoscritto e resi godibili, per creativà e raffinatezza, da Giulia Zadro. Vengono distributi. “Passo” la notizia alle redazione dei giornali locali, parlando con i giornalisti. Invio a Sanremonews e Imperiaparla. Il Secolo pubblica un trafiletto introvabile, lo stesso fa la Stampa. Non pubblica nulla La Riviera, così L’Eco della Riviera e, al momento in cui scrivo, non compare alcunché su Sanremonews.
Indignazione! Sì, riesco ancora a indignarmi. Sono Ligure, e non me ne vanto, sarei potuto nascere dovunque. Ma obiettivamente credo che la Liguria abbia dato, e tuttora sia così, un altissimo contributo alla cultura, non solo a questo Paese. Luciano, Berio, Giuseppe Conte, Francesco Biamonti, Edoardo Sanguineti. E mi fermo qui.
“Il Festival della Mente” a Sarzana, quello della Filosofia, tra Carpi, Modena e Sassola, quello della Poesia a Cettona, nei pressi di Siena. E’ tutto un pullulare di iniziative che decollano, prendono piede e si affermano sempre di più. Per non parlare di Mantova letteratura, fenomeno iniziatico di valenza internazionale.
Due parole, non di più, su quello che è riuscito a creare Rosario Bonaccorso a Laigueglia in memoria di Naco, suo fratello. Rosario è di Imperia.
Per questo sono incazzato. Non con chi amministra: lo fanno per professione, non per passione. Ma lo sono con quelli che Pier Paolo Pasolini non definiva con tenerezza. Quelli che dovrebbero informare. E’ forse il loro criterio quello delle priorità? Allora devono cambiare, o, prima poi, dovranno trovarsi un’altra professione.
Ho un libro tra le mani “Mea Culpa”, la casa editrice, per la quale presumibilmente Magliani pubblicherà la sua prossima fatica letteraria: Guanda editore.
Siccome penso che la lettura sia un gusto, un piacere comparabile a un buon vino e al buon cibo, concludo con alcune parole di Louis-Ferdinand Céline. “…Più si comprime e si moltiplica, più l’Uomo soffre, è evidente. Non può andare che di male in peggio per quest’aspetto. L’aspetto del sistema nervoso…il progresso non cambierà un bel niente, anzi, molte più sofferenze che gioie da spartirsi…”
Alberto Carli

Scritto da Angelo Amoretti

7 agosto, 2007 alle 14:59

Pubblicato in Eventi, Personaggi

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