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Da noi non c’è la ‘ndrangheta?

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Riporto l’articolo di Marco Preve apparso su la Repubblica di oggi, 10-11-12:

Come era già accaduto per l’inchiesta gemella piemontese, anche il processo genovese contro dieci presunti capi e referenti della ‘ndrangheta in Liguria si è chiuso con un’assoluzione generale.
La sentenza, pronunciata al termine del rito abbreviato dal giudice Silvia Carpanini, non può definirsi clamorosa perché, nonostante il curriculum dell maggior parte degli imputati (pregiudicati o condannati), l’accusa nei loro confronti era sì quella di associazione a delinquere di stampo mafioso, ma fondata sulla sola appartenenza alla ‘ndrangheta e con l’evidente assenza di reati fine (violenze, minacce, usura, omicidi, etc).
Nonostante la Cassazione abbia stabilito che è sufficiente l’appartenenza per condannare, ha allo stesso tempo definito la necessità di una serie di parametri di contorno come il controllo del territorio, l’infiltrazione nel tessuto sociale, economico e politico, la pressione anche indiretta su una comunità.
Ebbene, nell’inchiesta, nel mare di atti e di intercettazioni, il giudice non ha trovato traccia di questi elementi. Naturalmente, l’assoluzione non significa che la mafia in Liguria non ci sia. Tutt’altro, visto il moltiplicarsi di alcuni fenomeni (incendi dolosi, infiltrazioni negli appalti, rapporti tra politici e imprese gestite dalla criminalità) specie nel ponente imperiese dove addirittura due comuni, Bordighera e Ventimiglia, sono stati sciolti dal Ministro dell’Interno dopo le inchieste della procura di Sanremo e dei carabinieri del nucleo provinciale che hanno portato a numerose condanne.
Ma la lotta alla mafia non può basarsi solo su un salutare, e diffuso sul territorio, spirito di rifiuto del fenomeno, e deve andare oltre i teoremi che ancora una volta, come in altre occasioni era accaduto per le indagini sul terrorismo di matrice anarchica, i carabinieri dei Ros hanno costruito attorno ad gruppo di calabresi, di Genova e del sanremese, già finiti nei guai per usura, droga e altro ancora.
I pm della direzione Distrettuale Antimafia Vincenzo Scolastico e Alberto Lari hanno cercato di asciugare il dossier costruendo un rinvio a giudizio credibile, ma non abbastanza per ottenere le dure condanne richieste: dai 6 ai 12 anni. Gli imputati erano Fortunato e Francesco Barilaro, Raffaele Battista, Rocco Bruzzaniti, Michele Ciricosta, Onofrio Garcea, Antonino Multari, Lorenzo Nucera, Benito Pepè e Antonio Romeo. Numerosi gli avvocati difensori: Pietro Bogliolo, Paolo Bonanni, Alessandro Lanata, Marco Bosio, Maria Brucale, Mario Iavicoli ed Emanuele Lamberti.

Marco Preve – la Repubblica, 10 novembre 2012

C’è già stato qualcuno del partito dell’amore che a livello regionale ha alzato la cresta per chiedere chi risarcirà i comuni di Ventimiglia e Bordighera sciolti per mafia, ma c’è  anche da chiedersi se tutti quegli incendi nelle nostre zone erano davvero fenomeni di autocombustione.

Scritto da Angelo Amoretti

10 novembre, 2012 alle 21:46

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L’ex vice Questore Bonagura a Imperia TV

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Ieri l’ospite della puntata de L’irriverente, condotta dal giornalista Daniele La Corte su Imperia TV, era l’ex vice Questore vicario di Imperia, il Dott. Stefano Bonagura e ascoltandola con attenzione si apprendono cose assai interessanti o perlomeno conferme autorevoli a ciò che qualcuno sostiene da tempo.
Dal minuto 21 circa si parla anche del porto di Imperia, di come mai a condurre le indagini siano pochi volonterosi poliziotti della Postale, peraltro bravissimi, e non una squadra più consistente; della montagna di rifiuti arrivata e andata chissà dove; e dei due vice Capo della polizia che arrivarono direttamente da Roma, episodio ritenuto “irrituale” dall’ex vice Questore.
Ne consiglio la visione a tutti coloro che se la sono persa, cliccando sull’immagine.

Scritto da Angelo Amoretti

8 novembre, 2012 alle 16:30

Pino Masciari incontra gli studenti della scuola edile

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Il progetto sulla legalità della Scuola edile imperiese, realizzato in collaborazione con il Tribunale attraverso il ciclo «Io…cittadino di domani», si aprirà lunedì con un appuntamento di rilievo assoluto: l’incontro tra i ragazzi e un coraggioso imprenditore calabrese che ha denunciato la ‘ndrangheta e le sue collusioni con il mondo della politica, portando all’arresto e alla condanna di decine di esponenti della criminalità organizzata dai Vallelunga di Serra San Bruno agli Arena di Isola Capo Rizzuto. La storia di Pino Masciari, nato nel 1959 a Catanzaro e sottoposto
a programma speciale di protezione dal 18 ottobre 1997, verrà rappresentata dalle 9 alle 10,45 nello spettacolo «Padroni delle nostre vite» della compagnia torinese SciaraProgetti, proposto per la prima volta in Liguria nell’Aula magna dell’istituto in via Privata Gazzano (è basato sul libro «Organizzare il coraggio»). Sul palco, Ture Magro.
Dalle 11 alle 13 gli studenti della scuola incontreranno Masciari.
L’imprenditore edile calabrese nel 1994 denunciò ‘ndranghetisti e politici mettendo in luce un sistema di collusione diffusa: aveva dichiarato di essersi sentito chiedere il 3 o per cento dei guadaggni per le ‘ndrine e il 6 per i politici corrotti.
Fra i suoi commenti: «La paura non ci salverà» e «Quando istituzioni e società civile si assumono le proprie responsabilità lo Stato vince».
Dicono gli organizzatori: «E’ un lavoro che coinvolge tutti su temi di sconcertante attualità in un momento come questo, in cui nella nostra provincia si parla di infiltrazioni della ‘ndrangheta e collusioni con la politica.Un impegno della Scuola edile verso una cultura della legalità, affinché gli studenti, ciascuno per proprio conto, imparino a nutrire legittime aspirazioni, senza dover avvertire l’esigenza di piegarsi al ricatto, potendo essere veramente ognuno di loro padrone della propria vita con coraggio, ma il coraggio, come dice Pino Masciari, “va organizzato e per essere organizzato va insegnato attraverso l’esempio”.
La storia dell’imprenditore e della sua famiglia è una storia di libertà, un grido contro ogni forma di prevaricazione».
Il progetto pilota sulla legalità coinvolge i 120 allievi della Scuola edile oltre a 500 studenti del Polo tecnologico imperiese.

Enrico Ferrari – La Stampa, 8 novembre 2012

Scritto da Angelo Amoretti

8 novembre, 2012 alle 14:58

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La relazione della Direzione Investigativa Antimafia

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«È fuor di dubbio che la presenza della ’ndrangheta in Liguria è attuale e allarmante».
E’ ciò che scrive la Direzione Investigativa Antimafia nella sua relazione annuale, che continua «La ’ndrangheta ha individuato nella Riviera ligure un paradiso ove poter riciclare le ingenti ricchezze prodotte dalle attività illecite, una piazza tranquilla dove svolgere con sistematicità le più proficue attività di estorsione e di usura, il tutto, per così dire, all’ombra del paravento legale offerto dal casinò di San Remo».
Riguardo i porticcioli (grandi e piccoli) del Ponente Ligure, la DIA scrive:
«In numerose località balneari (Ventimiglia, Ospedaletti, Imperia, San Lorenzo al Mare, Loano), sono in corso o sono state da poco ultimate le lavorazioni per realizzare nuovi approdi, dotati di ogni confort e numerosi posti barca.
Le realtà monitorate hanno, pressoché tutte, evidenziato problematiche in relazione al rispetto della normativa antimafia e perplessità in ordine alle procedure di assegnazione delle concessioni e/o autorizzazioni seguite dai Comuni in qualità di soggetti concedenti. A dispregio delle indicazioni comunitarie, le procedure seguite, lungi dall’utilizzare il metodo dell’asta pubblica, hanno preso a riferimento il codice della navigazione e la legislazione specialistica. Conseguentemente, anche a causa dell’impiego di denaro privato, si è osservato che gli affidamenti alle ditte impegnate nelle lavorazioni sono avvenuti senza alcuna forma di controllo sotto il profilo antimafia
».
E sul Secolo XIX di oggi leggo che a pagina 498 della relazione viene riportato anche quanto successo a Pier Giorgio Parodi, padre della bella Beatrice che con il fidanzato Francesco Bellavista Caltagirone sta costruendo il Porto di Imperia:

Parodi senior «si era rifiutato di far lavorare alcuni soggetti operanti nel settore del movimento terra, nell’attività di trasporto degli inerti dalla cava di Carpenosa al costruendo porto di Ventimiglia». Allora due uomini lo hanno aspettato lungo la strada che porta alla cava, gli hanno sbarrato il passo con la loro macchina «e gli hanno sparato contro numerosi colpi di fucile per farlo scendere dalla vettura». L’imprenditore «ha accettato di riconoscere ai due imputati un euro e mezzo per ogni tonnellata di massi trasportata per la costruzione del porto (ne sono state utilizzate 370 mila)». I due sono stati condannati in primo grado ad ottobre.

fonte: Il Secolo XIX – 10 febbraio 2012

Questi sono documenti ufficiali e spero che li legga anche chi continua a sottovalutare o a sminuire il problema.

Scritto da Angelo Amoretti

10 febbraio, 2012 alle 16:17

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Scajola: “In questo territorio escludo legami diretti tra mafia e politica”

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In una intervista pubblicata lunedì scorso da La Stampa, l’on. Claudio Scajola, parlando del caso del maltrattamento degli anziani alla Casa di riposo Borea di Sanremo, ha dichiarato, tra l’altro:

Si equivoca facilmente parlando di rapporti tra istituzioni e criminalità organizzata. Va certemente perseguita, e le forze dell’ordine stanno lavorando bene in questa direzione, ma per la mia esperienza in questo territorio escludo legami diretti tra mafia e politica. Che poi ci siano, o ci possano essere, problemi nelle istituzioni comunali è un altro paio di maniche.

Rimane impressa la frase in cui, quello che sembra vivere in una realtà parallela, dice di escludere legami diretti tra mafia e politica. Quella finale dovrebbe spiegarla meglio, ma ormai lo conosciamo: gli piace condividere pensieri che solo lui riesce a decifrare.
Alla replica della Federazione Provinciale di Rifondazione Comunista non c’è molto da aggiungere, se non che di recente ho riletto “Il giorno della civetta”, di Leonardo Sciascia “il primo e il più grande fra i romanzi che raccontano la mafia” come recita la quarta di copertina.
A un certo punto vi si legge:

C’era anche, nel fascicolo, un rapporto relativo a un comizio dell’onorevole Livigni: che circondato dal fiore della mafia locale, alla sua destra il decano Don Calogero Guicciardo, alla sua sinistra il Marchica, era apparso al balcone centrale di casa Alvarez; ed a un certo punto del suo discorso aveva testualmente detto: “mi si accusa di tenere rapporti coi mafiosi, e quindi con la mafia: ma io vi dico che non sono finora riuscito a capire che cosa è la mafia, se esiste; e posso in perfetta coscienza di cattolico e di cittadino giurarvi che in vita mia non ho mai conosciuto un mafioso” al che dalla parte di via La Lumia, al limite della piazza, dove di solito i comunisti si addensavano quando i loro avversari tenevano comizio, venne chiarissima la domanda “e questi che sono con lei che sono, seminaristi?” e una risata serpeggiò tra la folla mentre l’onorevole, come non avesse sentito la domanda, si lanciava a esporre un suo programma per il risanamento dell’agricoltura.

Scritto da Angelo Amoretti

25 gennaio, 2012 alle 9:44

Franciosi: “In questa provincia l’Anpi è nelle mani del centrodestra”

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Riporto l’ articolo di Diego David pubblicato su Il Secolo XIX di ieri:

ORGANIZZATORI DELUSI E RAMMARICATI
«Troppi assenti al convegno sulla mafia nel Ponente»
Nel mirino soprattutto i politici di destra. «Ma doloroso anche il forfeit dell’Anpi»

«Perché praticamente tutte le personalità politiche, i sindaci e i partiti di centrodestra, ma anche l’Anpi, hanno disertato il nostro convegno sulle infiltrazioni mafiose in provincia di Imperia?».
A chiederselo (polemicamente) è Giuseppe Franciosi presidente del Gruppo ecologico martiri della Libertà Val Prino, che poco prima di Natale ha organizzato presso l’Auditorium della Camera di Commercio una conferenza su mafia ed economia.
Relatore era stato il procuratore della repubblica di Sanremo Roberto Cavallone, mentre la dottoressa Anna Canepa sostituto procuratore della Direzione investigativa antimafia di Genova, all’ultimo momento era stata trattenuta da impegni di ufficio a Bologna.
«Nelle settimane precedenti – prosegue Franciosi – avevamo invitato il sindaco di Imperia, Paolo Strescino, tutti i primi cittadini del territorio, le associazioni dei reduci, le segreterie dei partiti, sindacati e associazioni tra cui, appunto, l’Anpi. Però, purtroppo, ho notato che, a parte la delegazione di “Futuro & Libertà” guidata dal coordinatore provinciale Giuseppe Fossati, sono intervenuti solo rappresentanti dei partiti politici di centrosinistra.
«Le forze politiche di destra, erano, invece, totalmente assenti e, in particolare, mi ha stupito di non vedere nessun esponente della Lega Nord, che si fa tanto vanto di portare la bandiera della legalità, come è avvenuto recentemente per i fatti di Bordighera. L’assenza di qualsiasi rappresentante dell’Anpi, invece, mi ha fatto davvero male».
«L’impressione di tutti – incalza Franciosi – è stata netta, dando adito al pensiero che la legalità sia di centro sinistra e del mondo associazionistico e non di destra. Forse qualcuno non voleva sentire discorsi sul voto di scambio, visto che è stato ricordato che prima o poi le cosche presentano il conto, temeva di sentirsi infastidito ad ascoltare ragionamenti su di gare di appalto truccate, rifiuti e situazioni di questo genere».
D’accordo per la destra e la Lega, ma l’Anpi perchè? «E’ la dimostrazione – conclude Franciosi – che in questa provincia l’Anpi è nelle mani del centrodestra».

Il Secolo XIX – 27 dicembre 2011

Scritto da Angelo Amoretti

28 dicembre, 2011 alle 17:49

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Sulla conferenza di sabato scorso e lo spettacolo di Travaglio

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Sabato scorso si è dunque svolta la conferenza sulle mafie all’Auditorium della Camera di Commercio di Imperia, organizzata dal Gruppo Ecologico Partigiani Val Prino. I giornalisti Marco Preve e Ferruccio Sansa hanno interloquito con il Procuratore Roberto Cavallone. Purtroppo Anna Canepa, del Dipartimento Antimafia, non c’era perché impegnata a Bologna.
Leggo su La Stampa di ieri che c’erano molti consiglieri comunali e provinciali “(tutti dell’opposizione)” e bisognerebbe sottolineare che in questo caso, trattavasi di esponenti del centrosinistra. Forse quelli del Pdl e della Lega avevano impegni più importanti e il fatto che non ci fossero, a mio modo di vedere, è stata anche una mancanza di rispetto nei confronti di una figura così importante qual è il Dott. Cavallone.
Ma del resto bisogna essere proprio degli ingenui a sperare di trovarci quelli che solo qualche mese fa, venuti anche con i pullman da Albenga, si erano radunati per dire che la mafia nel ponente ligure non esiste.
Ormai è stato appurato, purtroppo, che esiste eccome e ciò che mi ha colpito è stato quando il Procuratore ha detto che ormai non è più la ‘ndrangheta a rivolgersi alla politica, ma la politica stessa ad andare a cercare i delinquenti per raccogliere voti. Quindi, come giustamente mi faceva osservare un amico qualche giorno fa, è dalla politica che bisogna partire. E Cavallone ha detto una cosa saggia che riassumo: “Bisogna avere il coraggio di dire no. Bisogna tracciare una linea immaginaria e chiedersi se si sta di qua o di là“.
Altro francamente non mi aspettavo. Cosa vuoi che ti dica un Procuratore, che ti faccia l’elenco di quelli che sono sotto controllo? E da un’assemblea pubblica più di quel tanto non si può pretendere, se non sei relatore.
Mi riferisco alla reazione che ha avuto l’amico Marco Ballestra. Io lo capisco, fremeva sulla poltrona perché aveva urgenza di dire alcune cose e magari fare qualche domanda. Ma secondo me c’è stato un difetto di comunicazione perché quando Marco ha esordito dicendo: “Io non potrò essere breve“, in sala è cominciato a serpeggiare un certo nervosismo. E quando ha insistito sulle sue vicende personali e Marco Preve gli ha chiesto di essere breve, lui si è alzato e lamentandosi si è allontanato.
A me è dispiaciuto e a Marco propongo di fare un convegno, da qualche parte, magari con Christian Abbondanza, in modo che possano raccontare ciò che sanno.
Io ho fatto una breve domanda sul ruolo dei media nostrani per quanto riguarda il loro impegno nel denunciare e combattere la presenza mafiosa dalle nostre parti. E il Procuratore mi ha risposto che i “giornalisti raccontano i fatti“.
Sembra strano, ma la sera dopo (ieri, nda) sono andato a vedere lo spettacolo di Marco Travaglio “Anestesia Totale” con Isabella Ferrari. A un certo punto, nel teatro stracolmo, parlava proprio della scomparsa dei fatti dai giornali, o da come venivano presentati in maniera differente dalla realtà. Diceva che “i leccaculo” si comportano così per una serie di ragioni, una delle quali quella che “così a Natale mi mandano il cestino“.
E credo proprio che qua i cestini vadano sempre piuttosto alla grande.

Update: l’Avvocato Fossati di FLI mi fa notare che anche lui, con una rappresentanza di militanti, era presente al convegno.

Scritto da Angelo Amoretti

19 dicembre, 2011 alle 12:39

Sabato 17 dicembre conferenza sulle mafie a Imperia

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Il Gruppo Ecologico Partigiani Val Prino organizza per sabato 17 dicembre presso l’Auditorium della Camera di Commercio di Imperia in Via Schiva, una conferenza sul tema “Le mafie nel tessuto socio-economico della Provincia di Imperia“.
I relatori della conferenza saranno la Dott.ssa Anna Canepa (del Dipartimento Antimafia) e il Dott. Roberto Cavallone (Procuratore).
I moderatori saranno i giornalisti Ferruccio Sansa (che scrive su il Fatto Quotidiano) e Marco Preve (che scrive su La Repubblica).
La cittadinanza è cordialmente invitata.

Nel comunicato stampa si legge:

La nostra associazione da oltre un anno vuole fare un tentativo di informare i cittadini sul significato della parola mafia. Pensiamo che il problema siamo noi, con il nostro silenzio e indiferenza nel modo del non comprendere che vi è tanto “marcio”; eppure lo sappiamo, lo sentiamo come l’aria che respiriamo, lo tocchiamo, eppure lasciamo che tutto prosegua, alzando semplicemente le spalle e rinunciamo a combattere, queste forme sibilline di impoverimento della società, tramite corruzione o la costrizione, oppure con paura, ansia, sconforto, restrizioni, dolore, ecc.
Pensiamo che gli addetti ai lavori svolgano bene il proprio lavoro, anche se con grande difficoltà, ma vi deve essere un punto di unione fra queste istituzioni e il cittadino, una maggiore informazione, un maggiore coinvolgimento per comprendere meglio cosa sia questo fenomeno, dalle radici ben solide e strutturate.
Si annida ovunque in qualsiasi tessuto della società, dall’operaio al colletto bianco, ecc.
La nostra associazione per questo si impegna contro tutte queste forme,l e quali minacciano tutto e tutti, senza dimenticare i doveri, scritti e non, che ogni buon cittadino in una società civile deve rispettare per la buona convivenza e una società che dia una retta via ai propri figli.
I nostri insegnanti tutti Partigiani, ci hanno insegnato quei valori che li hanno spinti a formare o aderire alla lotta Partigiana, il rispetto delle regole, il valore delle istituzioni e delle sue autorità, apprezzando o contestandole ove si presentasse la mancata forma di rispetto della costituzione, a provvedimenti non chiari e situazioni ambigue.
Loro comprendono purtroppo molto bene l’ambiguità odierna della politica, composta da persone molto vicine e comunque partecipi nel voto di scambio, da pessimi esempi, la quale dovrebbe e deve essere l’esempio per tutti, rispettando chi è più debole in qualsiasi forma si presenti la sua debolezza.
Il comandante di una banda Partigiana e i vari luogo tenenti erano gli ultimi a mangiare, i primi nei combattimenti, pensando sempre alla vita dei loro sottoposti.
Oggi chi governa pensa a se stesso e scarica tutti, giurando e spergiurano falsità.
Per il rispetto di questi uomini che per darci la Libertà, sacrificarono la loro gioventù oltre a molte vite per combattere in ciò che credevano.
Oggi per vincere bisogna avere la stessa determinazione e orgoglio, dignità e coraggio, ed avere un credo sul domani, sulla fedeltà dei propri rappresentanti, i quali devono essere retti giurando sulla costituzione e consapevoli della certezza della pena a loro applicata in caso di venir meno al giuramento.
In altri tempi avveniva con la fucilazione, oggi basterebbe privarli di tutti i beni e dargli un vitalizio di 270€ mensili come percepisce un disabile grave e null’altro.

Scritto da Angelo Amoretti

9 dicembre, 2011 alle 12:23

Nelle mani di Fiamma Spena

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Fiamma Spena
foto: Sanremonews

Ieri i sindaci della provincia di Imperia hanno firmato il protocollo di legalità davanti al Prefetto Fiamma Spena, alla presenza del sottosegretario all’Interno Sonia Viale. In precedenza, lo scorso febbraio, lo stesso patto era stato firmato dal Ministro dell’Interno Maroni con Confindustria.
Al protocollo hanno aderito anche Asl 1, Amat, Amaie, Provincia di Imperia, Aiga, Arte, Area24 e la Riviera Trasporti.
Vedremo se tutte ’ste firme porteranno a qualcosa di concreto. Nel frattempo riporto l’articolo de Il Secolo XIX di oggi:

Silenzio sospetto sull’autobomba in tribunale

Neppure un cenno dell’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia, in collaborazione con la squadra mobile di Imperia e lo Sco (Servizio centrale operativo) di Roma. Una “dimenticanza” che potrebbe indurre il neo prefetto Fiamma Spena a chiedere precise spiegazioni.

Imperia – Nel dossier dell’Antimafia vengono meticolosamente menzionati tutti gli episodi attribuiti alla criminalità organizzata negli ultimi dieci anni. Un elenco certosino, che non trascura neppure i dettagli. Eppure, sulla vicenda in assoluto più grave e inquietante, un vero e proprio attacco alle istituzioni, cioè il fallito attentato del novembre 2008 contro il tribunale di Imperia con un’autobomba carica di gas disinnescata all’ultimo minuto, le relazioni degli investigatori tacciono. Neppure una riga. Neppure un cenno dell’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia, in collaborazione con la squadra mobile di Imperia e lo Sco (Servizio centrale operativo) di Roma. Una “dimenticanza” che potrebbe indurre il neo prefetto Fiamma Spena a chiedere precise spiegazioni.
Oggi, di quei fatti, cioè di una rudimentale ma potenzialmente funzionante autobomba, attentato fallito il giorno della celebrazione dei Defunti il 2 novembre del 2008 nel parcheggio riservato a magistrati e avvocati sotto le finestre di palazzo di giustizia di Imperia, non si sente più parlare. La Dda ha chiuso con un’archiviazione, in assenza di prove certe, la vicenda, che quindi con la organizzazioni criminali si presume nulla avesse a che fare. Le procure (anche quella generale all’epoca interpellata) non indagano, anzi non ne fanno più menzione. La ricerca dei possibili responsabili, dei legami di costoro con gruppi di stampo mafioso o terroristico, così come ipotizzato tre anni or sono, è insomma lettera morta.
La decisione di delegare alla Dda il delicato incartamento venne adottato dal procuratore capo, Bernardo Di Mattei. Gli atti erano stati raccolti presso la procura di Imperia dal sostituto procuratore Filippo Maffeo: davano praticamente certa la pista dell’attentato contro i giudici di Imperia. Alcuni elementi emersi dalle indagini e in particolare dai rilevamenti sull’auto e sulle bombole di gas che dovevano esplodere, i tempi e il “modus agendi” degli attentatori, avevano subito portato ad avvalorare questa ipotesi.
Il pm Maffeo, tra le varie piste, aveva seguito quella di un “avvertimento” del sedicente agente segreto russo, Roman Antonov, definitivamente condannato all’ergastolo per l’omicidio di Vasia, nell’approssimarsi del processo in Corte d’Assise d’Appello. Ma i sospetti su Antonov finirono con il decadere. Così pure la squadra mobile e il Servizio centrale operativo si erano concentrati su altri clamorosi casi giudiziari: collegamenti con il processo contro i possibili mandanti del controllo dei locali della prostituzione in Riviera o sviluppi delle indagini su alcuni casi di violenza, minacce a mano armata. Tra questi anche il caso di Alberto La Gatta, ora in precarie condizioni di salute, detenuto per una serie di reati tra cui una “gambizzazione”, resosi latitante pochi giorni prima dell’attentato fallito. L’obiettivo della task-force messa in moto all’epoca era quello di dare al più presto precise risposte su un episodio inquietante e sconcertante che soltanto per un caso del tutto fortuito non ebbe drammatiche conseguenze. Anche per questo motivo in città fece visita il procuratore generale di Genova, Francesco Lalla, che aveva incontrato i colleghi imperiesi e partecipato a un Comitato per la sicurezza convocato dal prefetto, Maurizio Maccari.
Tre anni di silenzio, oggi, appaiono ancora più sconcertanti per via degli scenari che il flop investigativo offre. Fu davvero fatta piena luce?

Il Secolo XIX – 25 ottobre 2011

Scritto da Angelo Amoretti

25 ottobre, 2011 alle 16:43

‘Ndrangheta in Liguria: inguaiati Saso e Minasso

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‘Ndrangheta in Liguria
Le telefonate che iguaiano Saso e Minasso.
[...] Più o meno nello stesso periodo l’attuale consigliere regionale Pdl Alessio Saso si inguaia in vista della tornata elettorale parlando con Vincenzo La Rosa, sospetto fiancheggiatore delle cosche. «Saso – spiega l’Arma – dice che ai soldi per “ringraziare” provvederà personalmente».
E poi fa di peggio.
La Rosa: «I suonatori ci sono…»
Saso: «E facciamoli suonare…Io sono una persona che anche dopo ci si può contare, se uno mi chiede un lavoro, un finanziamento do anche quello…».

In un’altra conversazione, sempre con l’ultrasospettato La Rosa, aveva inguaiato persino un parlamentare.
La Rosa: «Sec’è da lavorare…e quello che si fa lo dobbiamo pur prendere…».
Saso: «Certo, com’è giusto che sia».
La Rosa: «Io non mi sono mai lamentato…ed Eugenio ci ha portato una volta a Roma, abbiamo mangiato, lo abbiamo ringraziato….E lui è stata una persona gentile e io l’ho votato, no?».
Per i carabinieri del Ros «La Rosa parla dell’appoggio elettorale per Eugenio Minasso (oggi deputato e vicecoordinatore regionale Pdl)».

Il 7 aprile del 2010, a elezioni avvenute, i due candidati dei clan si chiamano e commentano.
Saso: «Ciao, allora? È una vita dura…».
Praticò: «Di merda! Vabbè io ho preso 1.800 voti,me ne hanno annullato 536…».
Saso: «Ammazza…».
Praticò: «Hanno scritto Praticò accanto a Biasotti».
Saso: «Ah, ah, ah».
Praticò: «Non riesco a capacitarmi…sto controllando sezione per sezione. Perché andavo a 2.400. Qualcosa che nell’ultima settimana ha cambiato, perchè per lavorare avevo lavorato bene e tutto…».
Saso: «Se ti capita, se riesci a dare uno sguardo a quella cosa di cui ti parlai, così…».

fonte: Il Secolo XIX – 8 luglio 2011

Queste sono le intercettazioni telefoniche pubblicate oggi da Il Secolo XIX che riguardano anche l’on. Eugenio Minasso.
Certo, come dice l’on. Claudio Scajola, “Bisogna vederle nel contesto“. Tipo quando Berlusconi raccontò quella barzelletta che finisce con una bestemmia e Monsignor Fisichella disse che bisogna contestualizzare, per capirci.

Scritto da Angelo Amoretti

8 luglio, 2011 alle 12:44