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Imperia nel mirino della ‘ndrangheta

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La ‘ndrangheta del clan Pellegrino “puntava dritto sulla Regione e sul Comune di Imperia” e le indagini per stroncare le infiltrazioni “furono bloccate“. Il tutto sta, a quanto scrive Il Secolo XIX del 12 marzo scorso, nelle due relazioni che i militari del comando provinciale imperiese hanno inviato al Ministero dell’Interno, passando per il Prefetto Paolo Di Menna che peraltro riteneva non ci fossero le condizioni per sciogliere il consiglio comunale di Bordighera.
Nell’articolo si parla di Francesco Costa, l’ex direttore del Catasto di Imperia, che secondo quanto scrivono i militari nelle relazioni, aveva rapporti con Giovanni Pellegrino (”sospetto ‘ndranghetista” in carcere dallo scorso mese di giugno). Costa si è interessato, per mezzo degli ingegneri Simonetti e Leone, a garantire dei lavori alla ditta.
Di questo aveva già scritto Il Secolo XIX dello scorso 29 gennaio e direi che un po’ di nebbia si addensa(va) anche nella nostra città. Mi domando se queste cosucce le sapevano anche Sappa, Amadeo e Strescino quando sono andati a riferire alla Commissione Antimafia di Roma.
Se non le sapevano, ora le sanno.
Mi stupisce che Strescino dica, per esempio, che nessuno sia mai andato a lamentarsi da lui per presunte pressioni di stampo mafioso e che a parte i tre furgoni della DDS incendiati, dalle nostre parti non ci siano segnali allarmanti.
Vorrei sapere chi è quel buon uomo che nel caso dovesse pagare il pizzo a qualcuno, va dal Sindaco e glielo racconta. Al limite se proprio se la sente, va dai carabinieri.
E’ possibile che i tre non sapessero tutto, ma oggi ne sanno un po’ di più e invece di continuare a dire che bisogna tenere alta l’attenzione, che non bisogna abbassare la guardia e bla bla bla, dovrebbero cominciare a fare qualcosa di concreto per il bene della città e della provincia tutta.
Innanzitutto spero che d’ora in avanti non dicano più che da noi la mafia non esiste e poi, tanto per dirne una, Sappa potrebbe suggerire a Bosio, l’ex sindaco di Bordighera, di farsi discretamente da parte anche come capogruppo del Pdl in Provincia, così potrà in tutta serenità preparare il ricorso al TAR contro quella che gli sembra una decisione “abnorme” [termine molto in voga, ultimamente: lo hanno usato anche Rodolfo Leone e Francesco Bellavista Caltagirone per giudicare il provvedimento di Pierre Marie Lunghi in materia di Porto di Imperia, nda].
E dispiace che l’on. Scajola in perfetto stile democristiano e anche un po’ contraddittorio, dia un colpo al cerchio e l’altro alla botte dicendo che ha piena fiducia nella Magistratura, ma che non esistono prove che nel comune di Bordighera ci siano state infiltrazioni mafiose. Un po’ più di decisionismo e autoritarismo in casa propria non ci starebbe male. Sarebbe almeno un segnale a indicare che si vuol fare davvero un po’ di pulizia, perché mi sa che ce ne sia bisogno anche qua.
Al riguardo trovo sorprendente, per usare un eufemismo, la nota rilasciata all’Ansa, lo scorso 10 marzo, in cui l’on. Eugenio Minasso, vice coordinatore ligure del Pdl, riguardo al caso Bordighera, si dice “molto dispiaciuto e preoccupato per le ripercussioni, a livello di immagine, sulla città e sulla provincia tutta”, ma ha “piena fiducia nel Ministero dell’Interno e nel ministro che tale decisione ha proposto e nel lavoro delle Forze dell’Ordine e della Magistratura” e si augura “che gli amministratori locali possano dimostrare la loro estraneità e la loro lontananza da tali vicende“.

Scritto da Angelo Amoretti

13 marzo, 2011 alle 18:57

Massimiliano Ambesi (Pdl) e la Mafia

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Su La Stampa di ieri, 9 gennaio, il coordinatore del Pdl Massimiliano Ambesi afferma che nella nostra ridente Riviera la mafia “è un fenomeno che non esiste“.
Gli ha già risposto il consigliere regionale del PD Giancarlo Manti, nello stesso articolo e in una intervista a Imperia TV:

A fronte dell’evidenza dei fatti, come può il coordinatore Ambesi e tutto il Pdl a cominciare dall’onorevole Scajola, parlare di sola microcriminalità? Fare la politica dello struzzo certo non aiuta questa provincia, rischia invece di alimentare un clima omertoso che danneggia sia l’attività politica sia le azione degli investigatori

Oggi mi è capitato tra le mani “Sette”, il magazine settimanale de Il Corriere della Sera, dello scorso 11 novembre su cui ho trovato un articolo dal titolo: “Liguria sotto attacco. ‘Ndrangheta a Ponente”.
A pagina 42 c’è una foto di Donatella Albano, consigliere comunale del PD di Bordighera. Sullo sfondo, quel che resta del Maoma, il locale sulla spiaggia che ha preso fuoco forse per autocombustione. La signora vive sotto scorta per minacce ricevute dalla ‘ndrangheta.
Nella pagina seguente c’è la foto del Big Ben, noto locale sanremese, in fiamme.
L’articolo di Cesare Fiumi è bello lungo e nella pagina seguente c’è l’immagine del ristorante Il Gabbiano di Sanremo, bruciato anch’esso. E a pagina 48, la foto dei bagni Corallo di Vallecrosia, che, secondo l’autore dell’articolo, è stato il primo locale a prendere fuoco l’11 agosto del 2006.
Sono tutte cose che noi sapevamo già, ma ecco, se per caso ad Ambesi fossero sfuggiti gli articoli sui giornali locali, potrebbe sempre richiedere una copia del suddetto magazine: è il n. 45 dell’11 novembre 2010. E pare che, a differenza dei quotidiani e settimanali locali, non sia comunista.

Scritto da Angelo Amoretti

10 gennaio, 2011 alle 16:54

Kill Bil [ma anche il Pil]

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Denaro sporco e riciclaggio Imperia ottava
In testa Genova: la provincia della Riviera dei fiori è prescelta per benessere e vicinanza al confine.

Esiste una mappa del denaro sporco riciclato e nelle 103 tappe segnate sulla «cartina» generale che coincidono con le province, a sorpresa – ma forse non troppo – Imperia si colloca all’ottavo posto, subito dopo alcuni città al di sopra di ogni sospetto quali, ad esempio, Genova (la primissima in graduatoria), Gorizia, Arezzo e Udine. Tutte del Nord. A precedere Imperia, in posizione 6ª e 7ª, nella non certo esaltante classifica, soltanto due città del Sud: Reggio Calabria e Campobasso.
E’ questa la situazione che emerge dai dati relativi ai reati di riciclaggio contenuti nella ricerca sull’«Apporto della sicurezza pubblica alla creazione del Pil e del Bil» presentata al congresso dell’Associazione nazionale funzionari di polizia e riportata dal quotidiano economico «Il Sole 24Ore».
Imperia, intesa come intero territorio provinciale, si colloca quindi nella prime dieci fra quelle dove il numero di reati legati al riciclaggio di denaro sporco risulta essere fra i più alti. Non meraviglia: questo tipo di indagini prende in considerazione il numero degli atti criminali rapportato alla densità della popolazione: lo stesso numero di reati in province più popolose risulta essere di gran lunga più diluito. Inoltre, gli atti illegali in provincia di Imperia, dove il benessere (Bil) è diffuso, risentono molto della vicinanza con la frontiera francese e tutto quanto connesso a questa circostanza che favorisce indubbiamente il reiterarsi dei reati di riciclaggio: ultimo in ordine di tempo l’arresto da parte della polizia, proprio per riciclaggio, di due cittadini marocchini che tentavano di portare un’auto rubata con documenti e targhe anch’essi di provenienza illecita nel proprio Paese (lo riferiamo in altra pagina di giornale).
Ma pensare che il fenomeno sia limitato solamente a questo sarebbe semplicistico e superficiale. In realtà, il fatto che la maggior parte della province del Sud, quelle dove la criminalità è più diffusa e feroce, figuri agli ultimi posti della classifica, non deve affatto meravigliare.
Si tratta, infatti, di un problema di ricchezza. Le organizzazioni criminali, si chiamino mafia (per quello che rimane ancora), oppure camorra o ‘ndrangheta (queste sì ancora pericolosissime nonostante gli arresti in massa quasi quotidiani di polizia e carabinieri), per riciclare il denaro sporco hanno bisogno di economie dove il denaro stesso «giri» e abbia un «mercato» e sbocchi precisi ma soprattutto sicuri.
Questo non può accadere certamente al Sud dove i criminali attingono il denaro di provenienza illecita (rapine, estorsioni, truffe e quant’altro) e quindi «sporco», ma non possono riciclarlo perchè le economie sono soffocate proprio dalla pressione delinquenziale stessa che impedisce lo sviluppo di imprese e di circuiti economici sani: il gatto che simorde la coda, insomma.
E allora, «investire» in attività legali (magari in lecitissimi canali bancari) al Nord dove l’economia «tira», diventa giocoforza. Da qui le posizioni in classifica nella quale, però, ogni provincia ha una storia diversa. E Imperia, così come abbiamo visto ha la sua.
L’indagine abbraccia un arco di tempo che spazia dal 2005 al 2009. Il fenomeno del riciclaggio, di competenza in via preferenziale dai militari della Guardia di Finanza, il più delle volte viene scoperto di riflesso attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, ma spesso anche attraverso inchieste mirate.
[La Stampa, 30 novembre 2010]

Scritto da Angelo Amoretti

30 novembre, 2010 alle 12:06

Pubblicato in Attualità

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Trasferito il capo della squadra mobile Raffaele Mascia

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Da noi, apparentemente, funziona così.
C’è un capo della squadra mobile, Raffaele Mascia, che oltre a contrastare l’immigrazione clandestina, si occupa anche di criminalità organizzata e i suoi rapporti con la politica.
Scopre che qualcuno, a sua insaputa, ha preso i voti dalla ‘ndrangheta e che quel qualcuno ci ha pure festeggiato insieme, saputi i risultati delle elezioni.
Succede che mentre Raffaele Mascia si dia da fare per scoprire come mai dalle nostre parti vengono rilasciati porto d’armi con una certa facilità a certe persone sposate con pregiudicati, si veda diminuire l’organico del 34% e che lo scorso 5 giugno debba ammettere che “questa situazione ci impedisce di contrastare adeguatamente la criminalità organizzata” [Il Secolo XIX, 26-9-2010].
Succede che dopo i clamorosi eventi, il Questore di Imperia Luigi Mauriello, venga convocato a Roma, forse affinché spieghi come mai, mentre la sua priorità sia quella della lotta ai clandestini, la malavita organizzata si è infilata un po’ dappertutto.
Succede che a Imperia i giovani che per brevità, senza stare a elencare i vari gruppi politici e culturali di appartenenza, mi piace chiamare “per la legalità“, facciano una manifestazione contro le mafie, con tanto di dibattito con personaggi assai autorevoli, e che i politici al potere, anziché appoggiarla in qualche maniera, se la prendano solo perché uno dei partecipanti indossa la fascia tricolore.
Succede che quando il Questore ritorna da Roma, tutto rimane come prima perché la sua discesa nella Capitale non aveva apparentemente nulla a che vedere con i fatti accaduti di recente: si trattava di un incontro programmato in precedenza.
Ma adesso la situazione è precipitata e il Capo della squadra mobile verrà trasferito e l’unico beneficio di cui potrà godere sarà la facoltà di scegliere il nuovo luogo di destinazione.
Dopodiché verrà trasferito anche il Questore, con le medesime modalità.
E viene da domandarsi cosa succederà nei prossimi mesi.
Qualche maligno aveva insinuato che il Questore, avendo individuato come problema più urgente l’immigrazione clandestina, avesse in fondo seguito quella che è la linea del governo, in principal modo del Ministro dell’Interno, Roberto Maroni. E allora a Imperia avremo un nuovo Capo della squadra mobile che si concentrerà soprattutto su questo o cercherà di continuare la battaglia intrapresa dal predecessore Mascia? Finirà che avremo una provincia svuotata da immigrati clandestini e strapiena di malavitosi?
In un commento a un post precedente, riguardo la Polposte e alle sue indagini sul Porto, avevo scritto che ci vuole un attimo a mandare a monte le indagini: basta prendere il Capo e trasferirlo a Lecco, per esempio. E qualcuno mi aveva fatto notare: “Perché proprio Lecco?
Aveva ragione: perlomeno potrà scegliere la città dove andarsene.

Scritto da Angelo Amoretti

27 settembre, 2010 alle 9:24

Mafiosissima 2010

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Non ci sono potuto andare e mi dispiace assai.
Mi ha stupito la reazione del Sindaco Paolo Strescino rilasciata quando ha saputo (non c’era neppure lui, per differenti motivi) che lo aveva “sostituito” il segretario provinciale dei giovani del PD, Alessandro Lanteri.

Abusivissima 2009 – 29 agosto 2009

Abusivissima 2009

A tagliare il nastro di Abusivissima 2009, nel pomeriggio, è intervenuto sempre provocatoriamente un sindaco sosia di Paolo Strescino.
Il Secolo XIX – 30 Agosto 2009

Mafiosissima 2010 – 28 agosto 2010

Mafiosissima 2010

Non c’è il sindaco Paolo Strescino a “Mafiosissima 2010” la manifestazione contro tutte le mafie in corso sulla spiaggia della Galeazza, organizzata dalle diverse sigle dell’arcipelago giovanile della sinistra imperiese, ma il suo alter ego Alessandro Lanteri, segretario provinciale dei giovani del Pd. Lanteri si è presentato vestito da primo cittadino con tanto di fascia tricolore ed ha anche cantato un rap dal titolo “Quello che abbiamo in… Comune”.

Questa questione rischia di distrarre da quello che è il problema principale, come ribadito da Sebastiano Venneri vicepresidente nazionale di Legambiente che ha presentato in anteprima il rapporto “Ecomafie”: “La Liguria per la prima volta è capofila delle regioni del Nord per quando riguarda il fatturato di ecomafie, in particolare rifiuti e cemento. In Italia, poi, la Liguria risulta seconda solo alla Campania. Infiltrazioni di stampo mafioso sono in aumento nell’albenganese e nell’estremo ponente“.

foto: Abusivissima 2009 da La Sinistra per Imperia
Mafiosissima 2010 da Sanremonews.it

Scritto da Angelo Amoretti

29 agosto, 2010 alle 10:09