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Lettera di una madre che non si arrende

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Riporto la lettera pubblicata giorni fa su Facebook dalla madre di una bimba non udente:

NON C’E’ PEGGIOR SORDO DI CHI NON VUOL SENTIRE (…NEANCHE COL CUORE…)

Sono la mamma di una bambina non udente. Fin da piccola mia figlia ha dimostrato di possedere un dono speciale per il disegno: infaticabile, rappresentava i suoi sogni, le sue emozioni, scene di vita dei suoi animali preferiti attraverso questo magico linguaggio non verbale.
All’inizio sembrava non provare grande interesse per i colori, quasi tutti i suoi disegni, seppur bellissimi, restavano a matita e chiederle di colorarli dava un risultato spesso deludente. Circa due anni fa abbiamo conosciuto un’insegnante e pittrice che con grande entusiasmo si è resa disponibile a dare lezioni alla mia bambina una volta la settimana, cosi da insegnarle le principali tecniche grafico-pittoriche. I primi incontri sono stati vulcanici, soprattutto dal punto di vista emotivo. Mia figlia si divertiva da morire a pasticciare con i colori e, piano piano ha imparato la magia dei loro infiniti abbinamenti. Era bellissimo quando andavo a riprenderla, finita la lezione, vedere che tutti quei colori, oltre che sui fogli, erano schizzati, spalmati sui loro visi e corpi.
Erano momenti di pura gioia per tutti. Ha imparato moltissimo in questi due anni ed è riuscita a realizzare una decina di quadri di tutto rispetto, tenuto conto che si tratta di una bambina. L’anno scorso, quasi per scherzo, ho detto all’insegnante che, quando avessimo raggiunto un discreto numero di “opere”, avremmo potuto fare una mostra.
Da quel momento, lentamente, le cose sono cambiate. La magia dei loro incontri non si percepiva quasi più. Il pensiero fisso era diventato esclusivamente la mostra, non solo dei dipinti di mia figlia ma anche di quelli che nel corso degli anni aveva realizzato la sua insegnante. Certe volte mi sembrava di assistere ad un lavoro a cottimo. Adesso, col senno di poi, sono pentita di non averlo fermato. Mi sono data anche io da fare per questa mostra, con tutta me stessa. Il Comune della mia città ci ha offerto la sala mostre, senza onere alcuno. Avremmo potuto disporre della sala senza dover sostenere alcuna spesa perché lo scopo della mostra sarebbe stato sociale ed avrebbe testimoniato l’importante percorso pittorico di una bambina non udente, per la quale la pittura rappresenta un significativo mezzo di comunicazione, facile e spontaneo che non necessita dell’uso delle parole. Questo semplice concetto è stato recepito, capito da tutti fuorché dall’insegnante. La mostra era prevista per la fine dell’estate. Tuttavia, negli ultimi tempi, ogni volta che portavo mia figlia a lezione, mi rendevo conto che l’aspetto sociale della mostra svaniva sempre di più e che l’insegnante era sempre più interessata a trasformarla in una mostra di quadri come tante, dove però lei, in quanto pittrice, doveva avere il ruolo principale, prendere tutte le decisioni, ed avere una presentazione autorevole del suo considerevole lavoro.
Non ero d’accordo con la piega che stavano prendendo le cose; non era quello lo scopo iniziale della mostra! A me non interessa la popolarità per mia figlia ma è per me basilare che emerga quanto questa forma d’arte, così come altre, sia un notevole stimolo per un bambino sordo per crescere e comunicare fino in fondo le sue emozioni e le sue passioni. Naturalmente, essendo l’insegnante di pittura l’artefice di questo importante processo, lei con il suo lavoro, sarebbe stata il fulcro della mostra. Ma, purtroppo, da lei, come ho già detto con rammarico, questo messaggio non è stato così recepito. Ha invece recepito questo discorso come una minaccia e si è messa in competizione con la bambina, rifiutando qualsiasi tipo di compromesso. Trovo semplicemente assurdo che un’insegnante possa mettersi in competizione con allievo, ed è addirittura vergognoso che lo faccia se questo allievo è anche disabile! Ho provato più volte a spiegare a questa persona che i risultati ottenuti con mia figlia le avrebbero reso onore e che il suo lavoro, le strategie usate per comunicare con lei rappresentavano qualcosa di unico. Da questa mostra lei ci avrebbe guadagnato prestigio! Lei non lo ha capito ed ha continuato a vedere la mostra come una competizione tra due artisti alla pari..Nonostante tutti i contrasti, andavamo avanti con i preparativi. Ho fatto stampare manifesti, locandine e depliant. Ci ho speso parecchi soldi. E lei cosa ha deciso di fare? Non riuscendo ad imporre la sua idea e a primeggiare in questa assurda competizione, a venti giorni dalla mostra, ci ha mollato: si è ritirata. Non ci sono parole per questo comportamento, soprattutto se si considera che stiamo parlando di un’insegnante. Amarezza, delusione sono i miei sentimenti: di fronte al desiderio di fama e popolarità al giorno d’oggi non si guarda in faccia nessuno, nemmeno un disabile.

La mamma di una bambina non udente.

Scritto da Angelo Amoretti

11 agosto, 2011 alle 9:00

Pubblicato in Attualità

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