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Le mezze verita’ del Sindaco Strescino

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Siamo tutti presi da due avvenimenti: il licenziamento in tronco degli Assessori da parte del Sindaco e il parto del famoso documento “Salva Imperia” che dovrebbe essere presentato in consiglio comunale il prossimo 12 aprile. In mezzo l’altro evento: la manifestazione di protesta contro le amministrazioni di centrodestra che si sono avvicendate in questi ultimi dodici anni.
E mentre si cerca di capire cosa diavolo ci sarà mai scritto in quella “Salva Imperia”, si apprende che domani sarà presentata la nuova giunta della quale farebbero parte i seguenti “tecnici”: Tiziana Berlinguer, Sara Serafini, Federico Sossi e Carlo Capacci.
Tiziana Berlinguer – avvocato – è arrivata in Comune accompagnata dal consigliere comunale di FLI, Giuseppe Fossati, e se non ricordo male, è colei che capitanava la protesta delle mamme contro la privatizzazione della SERIS e che Strescino aveva additato come “amici di FLI”. Sara Serafini – insegnante – è amica d’infanzia del Sindaco. Carlo Capacci è conosciutissimo nell’entourage del Palazzo e non solo; Federico Sossi è dirigente dell’ASL. Forse potrebbe trattarsi della giunta più breve degli ultimi 150 anni dal momento che già 19 consiglieri del PDL hanno firmato la lettera di dimissioni per far saltare il baraccone e, tra l’altro, impedire che vengano richiesti i danni agli industiali nostrani della Porto di Imperia SpA: Gianfranco Carli e Pietro Isnardi, fedeli amici di Claudio Scajola.
Dicevo che siamo concentrati su queste cose e ce ne lasciamo passare addosso altre piuttosto inquietanti.
Per esempio, nell’intervista rilasciata ieri al Secolo XIX, Strescino a un certo punto dichiarava:

E’ evidente che qualcuno non ha la consapevolezza dei problemi. La revoca mi è costata moltissimo in termini umani.
Allo stesso tempo credo che chi è arrabbiato con me oggi, domani capirà le mie motivazioni e alla fine mi ringrazierà pure».

E nell’intervista si legge:

«Il quadro in città – prosegue Paolo Strescino – è profondamente mutato. Questo periodo estremamente stressante l’ho vissuto da solo, quindi credo che sia trattato di una decisione giusta».
Ma alla domanda “visto che è stressato perché è rimasto attaccato alla poltrona” la risposta è «Perché io faccio il sindaco e loro no. Il disastro in città lo ha fatto qualcun altro, se non se ne sono accorti erano distratti». Inutile chiedere a Strescino i nomi degli autori del “misfatto”perché la risposta è un «me li tengo per me»

Penso invece che tenerselo per sé sia alquanto scorretto nei confronti dei cittadini tutti e che forse, e sottolineo forse, se ancora non lo ha fatto, dovrebbe perlomeno rendere edotta la magistratura.
Poi c’è l’altra quisquilia, tutta da verificare, che ha pubblicato ieri Marco Ballestra riguardante il depuratore.
Per quanto tempo ancora dobbiamo continuare a farci prendere per fessi?

Scritto da Angelo Amoretti

30 marzo, 2012 alle 22:26

Pubblicato in Politica

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La donna è mobile, la maggioranza pure

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Leggo sul Secolo XIX che per il sindaco Strescino una soluzione per rimanere in sella ci sarebbe: la maggioranza mobile.
Intanto potrebbe smobilitare la leghista Gatti Dott.ssa Monica (sul sito del Comune c’è scritto così) e piazzarla all’Amat. Tanto l’acqua verde dai rubinetti esce già e abbiamo risolto due problemi in una botta sola: liberiamo un posto in Consiglio comunale e potremo sempre dire che trattasi di acqua padana pura al 100%.
Solo che la Dott.ssa è pure una bella ragazza, per cui bisogna sostituirla con qualcuno che non la faccia rimpiangere: l’amico Giovanni Bonifazio è l’ideale, soprattutto perché è il primo dei non eletti. Senonché nel frattempo è passato a FLI, ma in tempi non sospetti, anche perché ha fatto il passo fuori del Comune. Quello che l’ha fatto dentro è stato Giuseppe Soria: dalla Lega è passato alla lista civica Per Imperia raggiungendo così Gianni Rollero. Strescino voterebbe per se stesso, ma in un momento di crisi euforica potrebbe anche votarsi contro, è tutto da verificare.
E siccome che il democristiano Claudio Risso (avete notato che i democristiani parlano poco, ma lavorano molto? nda) sarebbe disposto a votare di volta in volta (pensavo si votasse una tantum, ma tant’è) sorge un altro problema facilmente risolvibile con quello che potrebbe chiamarsi il consiglio comunale dei quattro cantoni (i minchioni sono di più, a detta di Strescino). Si prende un messo con le targhette adesive con su scritto il nome del consigliere e di volta in volta gli si dice di appiccicarlo di qua o di là, a seconda delle votazioni. Una scocciatura in più per Emilio Varaldo, il presidente del consiglio, ma facilmente superabile. Mentre il consigliere si sposta, incrociandosi con un altro che evidentemente non vota come lui, Imperia TV potrebbe approfittarne per schiaffarci un rapido spot pubblicitario e alla ripresa tu pensi di aver bevuto troppo a cena, ma è proprio così: una parte di quelli che erano di qua si è spostata di là, si vota e si resiste fino a fine anno.
La politica è ridotta proprio così.

Scritto da Angelo Amoretti

29 marzo, 2012 alle 10:06

Gran disordine sotto il cielo di Imperia

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Dal corridoio si è anche sentito distintamente il vicesindaco Gianfranco Gaggero rivolgersi al primo cittadino ripetendogli: “Siamo con te!”
Il Secolo XIX – 27 marzo 2012

E il giorno dopo è stato licenziato pure lui, insieme a tutti gli altri assessori, alla faccia dell’art. 18.
Alessandro Gazzano (Capogruppo del PDL) trova che la scelta di Strescino sia quella di “un uomo in forte stato confusionale” [Il Secolo XIX - 28-3-2012].
Finalmente la testa gira anche a loro. A Strescino invece girano le palle, anzi, se l’è proprio rotte: “Ho una gran voglia di fare il libero cittadino. Non so se arriverò al consiglio comunale, mi sono rotto le palle” [Il Secolo XIX, 27-3-2012]
Però non si dimette e azzera la Giunta.

Può contare sull’appoggio di personaggi del calibro di Stefano Pugi, Luigi Mattioli, Paolo Montesano, Mirco Martini e Diego Parodi.
Stefano Pugi dovrà rivedersi un po’ la storia del porto e eventualmente rassegnarsi a parlarne e a sentirne parlare ancora per un po’.
Gli altri stanno contro anche perché chiedere i danni alla Porto di Imperia Spa significherebbe far pagare pure Gianfranco Carli e Pietro Isnardi, amici e fedelissimi dell’on. Claudio Scajola.

Fiorin Fiorillo (l’Apicella de noartri, per capirci) che con la sua proverbiale finezza maltrattava Christian Abbondanza quando diceva la verità durante lo Scajola Day, dovrà surgelare le orate e rispedire il figlio in Germania: ha paura che tutto rimanga incompiuto.
Anche io avevo la stessa paura, ma già quando il fidanzato di Beatrice sparava numeri a caso su quello che avrebbe portato il porto a livello occupazionale.
C’è gran disordine sotto il cielo e invece di fumarsi l’Antonia farebbero meglio tutti quanti a fumarsi la Maria.

Scritto da Angelo Amoretti

28 marzo, 2012 alle 16:17

Risarcimento danni ad personam

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Una parte del Pdl avrebbe fatto pressioni sul primo cittadino per evitare che il Comune chieda i danni ai possibili imputati, in particolare a Gianfranco Carli (patron della “Fratelli Carli”, molto vicino alla famiglia Scajola) e Pietro Isnardi (suocero del consigliere regionale ed ex vice sindaco Marco Scajola).

Sanremonews – 23 marzo 2012

Anche il resto dell’articolo è assai interessante e potrebbe essere fonte di approfondimento.

E dovremmo fare anche più gossip (così qualche querela la becchiamo pure noi): seguite i link sul blog di Marco Preve e capirete cosa intendo.

Scritto da Angelo Amoretti

23 marzo, 2012 alle 18:58

Trova il minchione!

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La Giunta Sappa presentata nel 2004

Se poi qualcuno prima di me ha fatto il minchione si assumerà le proprie responabilità.
Paolo Strescino – Il Secolo XIX – 20 marzo 2012

P.S. Potrebbe anche non essere nella foto e magari subentrato dopo, comunque trovatelo!

Update: L’intervista al Sindaco è qua.

Scritto da Angelo Amoretti

20 marzo, 2012 alle 12:16

Pubblicato in Politica

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Strescino resiste e non si dimette

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Nelle interviste che il Sindaco Strescino ha rilasciato ieri a svariati giornali [quella su Il Secolo XIX potete leggerla qua, quella su la Repubblica qua] sostanzialmente ribadisce alcuni concetti:
non si dimette per il bene della città, ha il pieno appoggio della Giunta e a Caltagirone lasciava credere di seguire le sue direttive, facendo poi di testa sua.
Come fa notare Carla Nattero, più che della Giunta c’è bisogno dell’appoggio della maggioranza e questa è ancora tutto da verificare. Come è da verificare se la Lega si sta prendendo gioco di lui o altro, perché quando dice che gli assessori del Carroccio erano assenti dall’incontro informale di Giunta perché erano andati al funerale della mamma dell’on. Giacomo Chiappori, Sindaco di Diano Marina, dice una cosa inesatta, dal momento che il funerale ci sarà martedì prossimo.
Ma a parte queste sottigliezze, temo che sbagli anche quando dice cha ha tutta la città dalla sua parte. Dopo le pubblicazioni delle intercettazioni telefoniche di Francesco Bellavista Caltagirone a Carlo Conti e a lui, e dopo le recenti dichiarazioni dell’on. Claudio Scajola che conferma di aver voluto il porto “con determinazione fin dai primissimi anni della mia vita amministrativa, animato dal solo desiderio di contribuire allo sviluppo della mia città natale“, si capisce che:

1) Claudio Scajola vuole il porto;

2) Francesco Bellavista Caltagirone lo costruisce;

3) L’Amministrazione comunale non deve intralciare l’operazione.

E guarda caso, sebbene Strescino facesse di testa sua, dopo la telefonata con Caltagirone [quella del 15 settembre 2010 in cui il patron di Acquamare gli consiglia di non stare sulla difensiva, ma di attaccare l'opposizione], dice ovunque che chi non vuole il porto è contro lo sviluppo della città ec.ecc.
Potrebbe trattarsi di affinità, ma le cose stanno così e penso, con amarezza, che gli imperiesi si siano fatta l’idea di un’amministrazione totalmente in balia del costruttore che faceva il bello e il cattivo tempo sul porto e nel palazzo comunale.
I componenti della maggioranza laveranno i panni sporchi in casa , ma non ne escono tanto bene dal momento che Caltagirone a un certo punto, parlando al telefono con Carlo Conti nell’agosto del 2010, dice: “Ma sono sue le teste di cazzo, mica sono di altri, sono gente sua e lui lì li deve mettere in riga” riferendosi a non precisati consiglieri del PDL, “gente di Scajola“.
Se fossi uno di loro, mi girerebbero le scatole assai perché la faccenda dimostra che erano considerati numeri, anziché uomini.
Sta venendo fuori quello che già si pensava due o tre anni fa: qualcuno ha voluto (o dovuto) fare il passo più lungo della gamba. Ora sta cercando di rimediare alla bella e meglio, ma chi ci sta rimettendo è soprattutto la città.

Scritto da Angelo Amoretti

18 marzo, 2012 alle 20:15

Lettera del Sindaco: le dichiarazioni dei consiglieri

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Riporto le dichiarazioni dei consiglieri comunali Pasquale Indulgenza (Rifondazione Comunista), Carla Nattero (Sinistra per Imperia) e Giuseppe Zagarella (Partito Democratico) in merito alla lettera del Sindaco pubblicata sabato scorso:

P. INDULGENZA - RIFONDAZIONE COM.

Dopo aver letto la sua lettera aperta, di tono e contenuti molto diversi dai precedenti interventi, penso di comprendere che il Primo Cittadino si trovi personalmente in una eccezionale difficoltà, persino al di là di quanto abbia mai immaginato potersi determinare, e che queste sue ultime, dolenti parole rispecchino la condizione drammatica in cui viene oggi a trovarsi l’Amministrazione Comunale.
Mi auguro anche che il suo amor proprio, oltre che il ruolo che ha ricevuto per mandato, gli suggerisca di tornare su di esse e tenere una riflessione più profonda su come il suo impegno pubblico e istituzionale sia stato oggettivamente parte della stessa logica da cui ora sembra voler prendere le distanze, traendone le conseguenze che riterrà liberamente.
Ciò che invece in queste ore pesantissime mi preme prioritariamente, in qualità di esponente eletto di una forza di Opposizione, è capire che cosa intendono fare le altre rappresentanze di Minoranza. Chiedo perciò in primo luogo al PD, con cui fino ad oggi abbiamo condiviso una responsabilità comune nell’Assemblea cittadina, come intende muoversi. Specifico, perché non si possa equivocare: non in vista di intese di interesse unicamente elettorale, ma per capire quale sia, precisamente, la prospettiva per la quale si intende lavorare.
Noi comunisti imperiesi pensiamo, non da oggi, che la vicenda del porto turistico sia centrale, tanto è vero che sin dal 2002 (cioè, addirittura dall’approvazione del progetto preliminare che beneficiò di consensi pressoché unanimi) ci battiamo apertamente contro quello che abbiamo sempre giudicato un disegno sbagliato e foriero di esiti pesantissimi per la città in termini di impatto ambientale e sociale, ma essa – bisogna aver chiaro – non è la sola a meritare questa centralità, per gli Imperiesi.
In discussione c’è tutta la gestione del territorio, un preciso modello di sviluppo dello stesso, l’intera politica di governo locale tenuta dalle Destre in questi dodici anni: nelle scelte urbanistiche, nei servizi e in particolare in quelli sociali, in campo ambientale, sul piano economico e produttivo.
Imperia è stata maledettamente condizionata dal “più grande porto del mediterraneo”, ma Imperia non è solo questo: rimane da discutere, all’interno della nostra comunità. come possiamo ancora salvare paesaggio e beni comuni, quale pianificazione urbanistica decidiamo per contrastare efficacemente cementificazione e consumo di suolo, come rimettiamo in pista un vero sviluppo dell’agro-alimentare che realizzi opportunità occupazionali, come avviamo un turismo eco-sostenibile e intelligente, che cosa facciamo per la portualità commerciale e peschereccia, come tuteliamo il nostro bellissimo mare e gli arenili, quale politica culturale scegliamo di intraprendere per una valorizzazione non speculativa delle nostre straordinarie risorse e per dare un chance di futuro che non sia precarietà o peggio alla nostra gioventù.
E, insieme con tutto questo, come fronteggiamo l’attacco sempre più chiaro e intenso portato dai poteri criminali di stampo mafioso al nostro territorio e alla nostra convivenza. Un attacco capace di avvelenare in profondità il tessuto socio/economico e di minare irreparabilmente la tenuta democratica e civile, affermando le proprie logiche, grazie ad una grande capacità mimetica, sia in settori strategici dove avanza la trasformazione in senso privatistico che si sta imponendo che nelle ferite prodotte dalla precarizzazione del lavoro che monta per effetto del ‘combinato disposto’ di queste misure e della crisi.
Gli ultimi episodi riferibili a questa emergenza (l’incendio chiaramente doloso di Arma) e le parole con le quali il procuratore di Sanremo Cavallone annuncia il suo congedo, che mettono strettamente in relazione il contrasto alle pratiche criminali con la necessità di far emergere la corruzione pubblica, indicano quale sia il rischio gravissimo che stiamo correndo.
Il problema che dobbiamo porci – dico agli esponenti del PD – non è solamente locale, ma è una situazione complessiva della provincia di Imperia, che va inquadrata, prima che sia troppo tardi, in un’ottica di rigenerazione radicale, che non si fermi solamente ad un impegno di ordine morale o legalitario, o ad infittire il sistema dei controlli, (condizioni di certo necessarie), ma faccia finalmente i conti con il modello di sviluppo perseguito allegramente e cinicamente fino ad oggi, oggettivamente favorevole a speculazioni, illeciti profitti e iniziative di malaffare, e realizzi cambiamenti strutturali della gestione del territorio, ripristinando un esigibile primato del pubblico e del bene comune.
Dopo la mia sorpresa reazione alla notizia della visita nel carcere dove era stato da poche ore ospitato il Sig. Caltagirone di un illustre deputato del FLI, il collega Fossati ha avuto l’accortezzza di precisare subito di non aver condiviso quella iniziativa, criticandone, con riconoscibile accento liberale, le caratteristiche.
Penso che, a fronte del moltiplicarsi di simili fatti, tra cui, a quanto risulta, anche la venuta di un parlamentare del PD, sarebbe di grande utilità per i cittadini imperiesi ed il confronto democratico conoscere l’avviso in merito della dirigenza locale dello stesso Partito, unitamente ad un chiarimento tempestivo, non diplomatico o politicista, sulle scelte fondamentali da fare in città, dato che apparteniamo tutti ad una storia che non inizia certo qualche giorno fa con la notizia, pur clamorosa, di alcune misure cautelari a carico di persone inquisite da tempo.

Pasquale Indulgenza – capo gruppo P.R.C. al Comune di Imperia

G. ZAGARELLA - PD

La lettera del Sindaco dopo il terremoto del Porto di Imperia contiene due elementi di palese novità che non devono essere trascurati.
Le due grandi novità sono, a mio avviso, innanzitutto un vero e proprio “mea culpa”, molto simile ad uno “scusate, non avevo capito nulla e mi sono risvegliato in un incubo”.
La seconda è un SOS lanciato all’intero Consiglio Comunale per uscire dalle secche di una situazione di difficilissima gestione.
Quale risposta dovremmo dare a questa lettera?
Non dimentico, certo, che le parole di oggi escono dalla bocca di quello stesso Sindaco che a ottobre 2010, dimentico del suo ruolo di primo cittadino, leggeva le sue “liste di proscrizione” dal palchetto di una manifestazione in Calata Anselmi e ci additava come nemici della città da “buttare a mare”. Chissà, forse oggi, col senno di poi, probabilmente preferirebbe non aver proprio partecipato a quella improvvida quanto insulsa manifestazione.
Ma non posso non tener conto di un fatto, ovvero che proprio l’apparente desiderio di fare il Sindaco e di smetterla di far il “soldatino fedele” fa di quella lettera una vera bomba ad orologeria e risulta totalmente indigesta a un PDL che si è dimostrato in questi lunghi anni totalmente sordo al grido di allarme lanciato dalle opposizioni e profondamente ottuso ed inadeguato al grave compito di governare nell’interesse cittadino.
Una lettera di quel tenore, a due giorni dalla conferenza stampa col PDL che dichiarava la raggiunta ricompattazione delle forze di maggioranza, scritta in palese autonomia e all’insaputa del PDL, che come noi ha appreso dai giornali e che molto poco ne ha apprezzato i contenuti, presumibilmente nasce dal fatto che il Sindaco sa che i passi che dovrà fare sulla pesante partita portuale vedranno spaccata la sua maggioranza. La lettera del Sindaco è la confessione del fallimento di una intera linea politica che ha guidato la città negli ultimi 12 anni.
Il Sindaco sa che una parte del PDL, probabilmente quella che ha le maggiori responsabilità politiche delle scellerate scelte che han messo Caltagirone nelle condizioni di fare ciò che oggi gli viene contestato dalla Procura e dal GIP, quella che ancora oggi nelle trasmissioni televisive tenta di difendere l’indifendibile, non riuscirà mai a fare autocritica e smentire la linea portata avanti per anni dai vari Claudio Scajola o Luigi Sappa o Rodolfo Leone o Luca Lanteri, tutti ormai lontani dalla responsabilità di gestire il disastro da loro e dalle loro scelte acritiche provocato, e presumibilmente lui quella linea non vuole o non può più portare avanti.
Sa che quando si affronta un’avventura difficile occorre conoscere chi sono i compagni di viaggio e probabilmente sa che i suoi storici compagni di viaggio non sono o non saranno disposti a seguirlo, e sa anche che la partita portuale, tra le tante partite ahimé aperte in città e che vedono gli imperiesi tutti in enorme difficoltà è in assoluto la prioritaria, perché rischia di portare la città intera alla situazione di definitivo tracollo. Come sa che un commissario difficilmente avrà i poteri per traghettare la città fuori dalle secche.
Il gruppo PD in Consiglio Comunale ha dedicato anni di battaglie affinché l’interesse pubblico fosse il primo ed unico interesse da perseguire, lo ha fatto anche quando dire dei no significava essere additati dalla attuale e passata maggioranza come “contrari allo sviluppo ed al futuro”, lo ha fatto anche quando sapeva che certi temi di difficile comprensione per la loro complessità lo avrebbero penalizzato in campagna elettorale, lo ha fatto insieme a tutte le forze politiche cittadine di opposizione in maniera unitaria e convinta, e lo ha fatto perché leggendo le poche carte che gli veniva consentito di leggere aveva capito che rischiava di preannunciarsi una crisi economico sociale, con l’operazione porto, senza precedenti e di difficile sopportazione per una città che grazie ad una politica storicamente miope oggi è letteralmente in ginocchio.
Oggi il Sindaco si è risvegliato in un incubo e io non provo piacere, ma solo una grande amarezza per non essere stato minimamente ascoltato, ma il nostro primo ed unico obiettivo deve essere e per ciò che mi riguarda sarà sempre il bene della nostra città, a prescindere da casacche o colori politici.
In questo quadro ritengo che la cosa più giusta da fare sia ascoltarlo. Cercare di capire cosa ha i testa. Cercare di comprendere se la sua presa di posizione sia autentica e se vi siano, vedendo gli atti e leggendo le carte a cui non abbiamo ancora avuto accesso, possibili soluzioni da percorrere nell’esclusivo interesse cittadino.
Si scordi il Sindaco da parte mia o nostra appoggi “incondizionati” o acritici, sa bene che non ci appartiene quel metodo di lavoro.
Ma non sarò certo il PD a fare quello che Forza Italia ed il PDL han sempre fatto, ovvero portare avanti acriticamente e scioccamente posizioni finalizzate al puro interesse elettorale.
Faccia le sue proposte, pubblicamente, in Consiglio Comunale, e le valuteremo con grande attenzione.
Se proposte serie, percorribili, accoglibili, non ne ha, prenda atto della situazione e vada a dimissioni con geande onestà intellettuale.
Ma sappia che per ciò che mi riguarda tengo sempre a mente, indegnamente e nella piccola scala cittadina, il grande insegnamento di De Gasperi, che diceva “il politico guarda alle prossime elezioni. lo statista alle prossime generazioni.”

Giuseppe Zagarella – Capogruppo PD in Consiglio Comunale a Imperia

C. NATTERO - SINISTRA PER IMPERIA

E’ chiaro che Strescino si prepara a prendere decisioni pesanti e che, nonostante le dichiarazioni di facciata, pensa di non avere il completo appoggio della sua maggioranza.
Nasce da qui, cioè dalla gravità assoluta della situazione, sia per quello che sta emergendo dalle indagini della magistratura sia per lo stato più che preoccupante dei lavori del porto, il suo appello a tutto il Consiglio.
La prima cosa da rispondere è: convochi al più presto il Consiglio e il confronto tra le forze politiche avvenga alla luce del sole.
Alcune riflessioni immediate vorrei però anticiparle al Sindaco, all’attuale maggioranza e anche alle diverse forze che compongono la minoranza .
Non credo che la proposta di un “governissimo”, evocata dal sindaco tra le righe, possa rispondere ai problemi della città. Rendersi conto solo ora – come scrive il sindaco- della drammaticità della situazione, dopo sette anni di denunce dell’opposizione e dopo due anni dall’avvio della prima indagine sul porto, è il segno di una chiusura non solo sua personale ma del complesso della struttura comunale. Troppe diffuse sono state in questa vicenda le responsabilità e i silenzi, anche in tempi recenti. Serve davvero voltare pagina, serve una rottura di continuità. Perciò ritengo che la strada maestra per il sindaco sia quella delle dimissioni. Certo sarebbe una “crisi politica senza alternativa” in quanto porterebbe allo scioglimento del Consiglio. Ma vorrei osservare francamente che in una situazione gravissima come quella di Imperia il governo per un anno del commissario prefettizio, fino alle elezioni anticipate del 2013, non lo riterrei una sciagura ma un passaggio potenzialmente fecondo per riavviare su nuove basi l’attività amministrativa.
Capisco che il sindaco senta forte la sua responsabilità e non voglia che le sue dimissioni possano essere lette come una fuga. Penso allora, nel caso da noi auspicato che si arrivi al diniego della proroga, che ci possano essere le condizioni per discutere con un confronto chiaro e propositivo in Consiglio sulle scelte da fare sul futuro del porto turistico. Anche se non è detto che le ricette siano tutte uguali, perché noi in questi anni non abbiamo fatto soltanto una battaglia di legalità ma anche di merito: ne abbiamo sempre criticato il gigantismo, la residenzialità e abbiamo ricercato una maggiore differenziazione di funzioni all’interno del porto stesso. Dopo aver fatto rapidamente le scelte politiche e amministrative necessarie per il porto, messo un punto alla vicenda, il sindaco però deve dare le dimissioni, deve permettere ai cittadini di pronunciarsi nel 2013 e indicare la prospettiva per il futuro.

Carla Nattero – Sinistra per Imperia

Segnalo gli interventi di Giuseppe Fossati [FLI], Alessandro Gazzano [PDL] e Gianni Rollero [Con Imperia].
Invito anche a leggere le considerazioni di Giorgio Montanari [PD].

Scritto da Angelo Amoretti

12 marzo, 2012 alle 9:17

La lettera del Sindaco ai cittadini

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Lo aveva annunciato dalla sua pagina di Facebook e sul suo profilo Twitter e ieri la lettera del Sindaco agli imperiesi è stata pubblicata:

Nel mio ruolo di Sindaco sento il dovere di fornire un quadro sull’attuale situazione portuale imperiese e in particolar modo sulla realizzazione del nuovo approdo turistico.
Oggi le opere risultano realizzate limitatamente alle opere di difesa primarie dell’approdo e le stesse consentono l’utilizzo in sicurezza degli specchi acquei. Mancano tutte le opere a terra, le opere di urbanizzazione primaria, e le opere a scomputo quali: ponte pedo-ciclabile sul torrente Impero, ponte carrabile sul Rio Baitè, raccordo della pista ciclabile in fregio all’eliporto, due rotonde in Lungomare Marinai d’Italia, la realizzazione della nuova passeggiata in Via Scarincio.
A seguito degli ultimi avvenimenti mi rivolgo a tutti coloro che credono nello sviluppo della nostra Città e pertanto chiedo un impegno deciso per affrontare i problemi legati al completamento del porto.
Dovranno essere affrontati in modo radicale gli aspetti di continuità di sviluppo della Città nel rispetto dei ruoli istituzionali legati al mondo produttivo locale, tenendo conto della vocazione turistica di Imperia.
I passaggi cruciali sono davanti a me e non nascondo il malessere che in queste ore avverto per cause che mai avrei potuto immaginare e che oggi si presentano in tutta la loro gravità per i riflessi negativi non solo di immagine del nostro territorio ma per carenza di rispetto verso le Istituzioni e soprattutto verso i cittadini.
Non posso entrare, per ovvi motivi, nel merito degli aspetti giudiziari, ma posso assicurare che il mio impegno sarà volto a garantire il prosieguo del mandato conferitomi dagli imperiesi nel maggio 2009, preventivando anche sacrifici in questo terribile momento che sono disposto a sopportare personalmente, anche sul piano politico.
Non nascondo di credere nelle forze buone, corrette, oneste e nelle risorse di questa Città confidando nell’aiuto incondizionato delle forze politiche rappresentate nel Consiglio Comunale e, come sempre fatto, sono pronto a ricevere da esse indicazioni finalizzate alla soluzione del problema.
Mi rendo conto che solo oggi ho compreso le condizioni drammatiche che hanno favorito e portato all’attuale situazione e vorrei che il mio pensiero non venisse strumentalizzato ma solo, esclusivamente, recepito in senso positivo per l’attaccamento che nutro per questa Città volto a garantire il futuro alle prossime generazioni.
Rivolgo, quindi, un forte appello perchè il Comune di Imperia possa superare le difficoltà con l’aiuto indiscriminato del Consiglio Comunale e invito tutti, indistintamente, ad adoperarsi nell’interesse di salvaguardare le risorse di questo Ente ed evitare una crisi politica senza alternativa.
Ringrazio tutti coloro che insieme a me stanno vivendo queste difficoltà e che vorranno contribuire alla soluzione dei problemi traguardando un futuro di speranza per Imperia.

Paolo Strescino – Sindaco di Imperia

Siccome questa lettera è rivolta anche a me, che sono cittadino di Imperia e che come il Sindaco sono attaccato alla mia città, vorrei fargli notare alcune cose.
A parte l’accorato appello a tutte le forze del Bene che tanto mi ricordano Star Wars [e chi sarebbero le forze del Male?], dov’era il Sindaco quando il baraccone stava per saltare? E’ grave che scriva: “Mi rendo conto che solo oggi ho compreso…“. Cribbio, ce ne ha messo del tempo! E dire che in molti glielo avevano fatto notare che qualcosa non andava e lui, forse per non pestare i piedi a qualcuno del suo partito, metteva il solito disco che gli piaceva tanto: “La sinistra non vuole il porto” e “Se fosse per l’opposizione saremmo ancora ai gozzi a remi“. Alla “marcia pro Scajola” aveva letto i nomi dei consiglieri comunali che avevano votato contro la realizzazione di questo porto e un considerevole numero di deficienti sotto il palco gridavano: “A mare! A mare!“, non se lo ricorda più? [è circa al decimo minuto del video]
Allora forse una riga in più sulla lettera ci sarebbe stata bene, tipo: “Non potevo dare ascolto alla sinistra, ma ora mi rendo conto che molte loro critiche erano fondate e avrei dovuto rifletterci di più e comportarmi di conseguenza”.
Invece, come se niente fosse, oggi scrive che “Come ho sempre fatto, sono pronto a ricevere da esse indicazioni finalizzate alla soluzione del problema“.
E’ chiaro che non può rimanere tutto così, ma qualche passo indietro dovrebbe farlo, prima di compiere quello in avanti. Si metta nei panni dell’opposizione e ripensi a tutto quello che ha detto quando magari gli giravano le scatole: al loro posto cosa farebbe? Scusarsi sarebbe un bel gesto.
Posso immaginare che all’interno della sua maggioranza ci siano persone in disaccordo con lui, ma questi problemi dovrebbero risolverli in casa.
Detto ciò, come pensa sia possibile avere una maggioranza allargata con lui Sindaco? Oddio, tutto è possibile, ma sarebbe a dir poco imbarazzante per quelli che fino a ieri erano considerati i “NO PORTO”.
E poi chi si prenderebbe la responsabilità di andarlo a dire a Pugi?
C’è poi un passaggio che non capisco là dove scrive che intende garantire il prosieguo del mandato che gli è stato conferito nel 2009. Un po’ come dire: il Sindaco sono e resterò io.
Allora che bisogno c’è dell’appoggio dell’opposizione se in consiglio si ha una maggioranza bulgara? Non è più tale? Allora potrebbe chiedere la fiducia su se stesso in consiglio comunale, così si vedrebbe chi, anche nella sua coalizione, ce l’ha e chi no.

Scritto da Angelo Amoretti

11 marzo, 2012 alle 9:59

L’intervista del Sindaco Strescino al Secolo XIX

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Riporto l’intervista che il Sindaco Paolo Strescino ha rilasciato a Diego David per Il Secolo XIX lo scorso 3 marzo perché la trovo piena di spunti interessanti, anche alla luce dei recenti fatti.

LO SFOGO DEL SINDACO: GOVERNO UNA CITTÀ DOVE È IMPOSSIBILE APPLICARE NORME UGUALI PER TUTTI
«Imperia senza cultura della legalità»
Strescino: per troppo tempo hanno dettato legge raccomandazioni e regole ad personam

«Nella nostra città non c’è la cultura della legalità». L’affermazione è forte.  Ad esternarla, però, non è un procuratore dell’antimafia, nemmeno un militante della sinistra extraparlamentare o un blogger duro e puro, ma è il primo cittadino Paolo Strescino.

Detta da un esponente del Pdl di questi tempi suona strano. Non è che per caso qualcuno ha deciso di costituirsi?

«Non diciamo c…..e!».

Una frase del genere rivolta ai suoi concittadini…

«Non generalizziamo. Però, è chiaro che la legalità passa attraverso le cose più semplici».

Cosa la spinge allora a esprimersi in termini così perentori?

«Guardi per esempio il caso delle spiagge. Capisco che per gli operatori sia un costo smontare e poi rimontare le strutture,ma, è altrettanto evidente che non si può chiedere all’amministrazione di non vedere o di girarsi dall’altra parte. Infatti i balneari sono furenti. Mi rendo conto che a livello di consenso si scende, col rischio di andare a -500, ma se io avessi fatto finta di niente mi sarei sottratto al mio ruolo.
Tant’è che a seguito dei controlli da parte della polizia municipale chi non ha ottemperato subirà le conseguenze sia sul piano amministrativo che giudiziario, ma se la sarà cercata».

A proposito di operatori, la Confcommercio ha raccolto oltre 1200 firme contro il restyling di piazza Dante. Le sembrano poche?

«Se una amministrazione dovesse farsi condizionare da qualche raccolta di firme sarebbe la fine. Tra le petizioni ci sono quelle che poggiano su esigenze concrete, mentre altre sono pretestuose e politicizzate. Nel caso da lei citato 1200 firme sono poi una percentuale minima degli imperiesi.
Per restare nell’attualità pensiamo ai dehor, altra pratica battagliata.  Mi sono arrivate pile di segnalazioni da parte dei vigili perfino per spazi pubblici occupati abusivamente senza nessun titolo, per non parlare di quelli sulle strisce pedonali o peggio nelle aree destinate al parcheggio dei disabili. Capisco che il nuovo regolamento posso aver dato fastidio a qualcuno. Ma siamo sempre lì, rispetto della legalità prima di tutto.
Sugli interessi particolari devono prevalere quelli della città. Gli imperiesi si ricorderanno no, com’era piazza Dante coi parcheggi. Stanno raccogliendo firme anche contro il Palasalute a Imperia Ponente».

Scusi se la interrompo Imperia Ponente che vuol dire?

«Le ricordo che negli atti pubblici dopo l’unificazione le parole Oneglia e Porto Maurizio erano vietate e lo sono state per molto tempo. E’ ora di riprendere questa abitudine. Siamo una città sola».

Continui pure sul Palasalute.

«Dicevo, capisco che ci potrà essere disagio sui parcheggi, ma certe cose si fanno o non si fanno e questa amministrazione ha scelto il fare».

Le radici di questa, diciamo, scarsa attitudine degli imperiesi al rispetto delle leggi, dove affondano secondo lei?

«Direi degli italiani, non degli imperiesi».

Non si tirerà mica indietro adesso. Veniamo da anni di governo cittadino democristiano e da 15 di “scajolismo”, significherà mica qualcosa?

«Non è un problema di chi ha governato la città, ma della loro mentalità. Ora il sindaco sono io e me assumo tutte le responsabilità.  Alla fine la città mi giudicherà».

Perché in questa città è diventato quasi impossibile trovare un lavoro senza raccomandazione politica?

«E’ vero. E’ evidente che il politico può avere più facilità per i suoi contatti. Certo che se viene nel mio ufficio uno che ha perso il lavoro con due figli e moglie disoccupata cerco di fare qualcosa. Chi ha la possibilità di accedere al sindaco è agevolato. Io cerco, infatti, di ricevere più persone possibile».

Torniamo al tema della legalità. Rispetto delle leggi anche per il porto, allora?

«Assolutamente. E’ evidente che sarà così».

Però questa linea rischia di provocare delle defezioni nella sua maggioranza, in particolare nel Pdl.

«Io lavoro nell’interesse della città. Ai nostalgici ricordo che ho portato a casa il depuratore dopo 30 anni. Imperia Yacht è una conquista di questa amministrazione, così come la pace con la Compagnia Maresca e l’area pesca. Non è stato facile portare a termine tutto questo lavoro rispettando la normativa e i passaggi necessari. La piscina e il Palazzetto dello sport non accatastate me le sono ritrovate io. Credo che l’aggressività nei miei confronti da parte di certi ambienti cittadini sia in larghissima parte ingiustificata».

Il Secolo XIX – 3 marzo 2012

Secondo me il primo cittadino, in alcuni passaggi, fa un po’ di confusione tra il rispetto dei regolamenti e quello della legge. Perché quando dice che “nella nostra città non c’è la cultura della legalità” io faccio un salto sulla sedia, ma poi andando avanti nella lettura, mi accorgo che sta appunto parlando del non rispetto dei regolamenti, tipo per i dehor o le spiagge. Io mi immaginavo che si riferisse a qualcosa di più “alto”, che so, tipo appalti, aste, gare e concessioni.
E non risponde adeguatamente alla domanda del giornalista là dove David chiede, secondo me generalizzando un po’, quali sono le radici di questa scarsa attitudine degli imperiesi al rispetto delle leggi (è probabile, anzi ne sono certo, che la maggioranza degli imperiesi rispetti la legge).
E quando alla domanda sulla legalità anche sul porto risponde in quel modo, mi viene automatico chiedermi: “Perché, finora non è stato così?!”, ma alla luce di quanto è successo ieri con l’arresto di Francesco Bellavista Caltagirone e Carlo Conti, si direbbe che no, finora non era stato così.
Dispiace anche dover leggere che “se una amministrazione dovesse farsi condizionare da qualche raccolta di firme sarebbe la fine“.
A me pare che quelle raccolte per il progetto “Dal Parasio al mare”, tanto per fare un esempio, perlomeno siano servite ad avere degli incontri con l’assessore competente e a fargli rivedere un po’ il progetto iniziale.
Anche sulle raccomandazioni politiche per trovare lavoro credo che l’intervistatore e l’intervistato non si siano capiti bene e di conseguenza non ho capito bene neppure io, quindi non saprei che dire: di che tipo di lavoro e raccomandazioni si sta parlando, nello specifico?
Sul depuratore portato a casa dopo 30 anni preferisco stendere un velo pietoso perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa e sulla scelta “del fare” idem.

Scritto da Angelo Amoretti

6 marzo, 2012 alle 9:40

La finestra di Strescino

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La finestra di Strescino prima era di Luigi Sappa e mi ci sono affacciato pure io, una volta. Fu quando lo andai a salutare, alla fine del suo mandato di Sindaco e mi regalò “Manifesti elettorali nell’antica Pompei” un simpatico libercolo a cura di Romolo Augusto Staccioli, edito da Rizzoli. Forse sapeva già che sarebbe diventato presidente della Provincia.
Aprì la finestra del suo studio e mi disse: “Guarda che spettacolo, Angelo!” mostrandomi il più bel porto del mediterraneo in costruzione. “In effetti” – gli dissi – “non è male. Peccato per quell’obbrobrio di fabbricato e quella montagna di terra“. Allargando le braccia provò a farmelo immaginare con tanta terra sul tetto e tutto intorno, ma nessuno dei due era tanto convinto.
Ora da quella finestra si affaccia ogni giorno il nuovo Sindaco, Paolo Strescino. Non per controllare se gli hanno fregato lo scooter, ma per osservare l’andamento dei lavori nel porto più bello del mediterraneo.
E visto che nella società per azioni Porto di Imperia è quasi guerra aperta, si sfoga su La Stampa di oggi e si guadagna anche qualche mio applauso.

I lavori vanno avanti? Ma a chi vogliono farlo credere? Io osservo il cantiere ogni giorno dalla finestra del mio ufficio e lo vedono anche tutti i cittadini. A seconda dei giorni ci sono cinque o sei operai e non mi sembrano questi i numeri di maestranze necessarie per finire un porto. Inoltre, se i privati volessero veramente concludere in un anno le opere, potrebbero tranquillamente avvalersi della convenzione con il Comune, che prevede in automatico una proroga fino al 2013 con il pagamento di una penale.

Siccome il Sindaco risponde alle precisazioni fatte dai soci privati della Società più incasinata del mediterraneo, ne ha anche per loro, direttamente:

Mi piacerebbe poi sapere se la Porto Spa paga il suo addetto stampa e chi lo ha scelto. Visto che il Comune è un socio, è per lo meno curioso ch scriva continuamente comunicati contro di noi. Da chi è stipendiato? Senza contare che continuo a ricevere molti imprenditori locali che lamentano di non venire pagati per le loro prestazioni sul porto.

Sembra finzione, ma non lo è. C’è un addetto stampa della Porto di Imperia SpA, di cui è socio anche il Comune, che scrive contro il Comune. C’è il Comune che paga avvocati per le beghe interne alla società. In effetti siamo noi che, alla fine, paghiamo. E a me viene in mente la storiella di quel tipo che si era tagliato il pisello per far dispiacere alla moglie.
Gli applausi da parte mia, come dicevo, sono pochi perché ci sarebbe da chiedersi come mai solo adesso il Sindaco usa la finestra del suo ufficio. Non gli è mai venuto in mente di sbirciare un po’ prima?

Scritto da Angelo Amoretti

17 febbraio, 2012 alle 18:11