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Fossati [Imperia Riparte]: il libro bianco del PD sul porto è da cestinare

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Il consigliere Giuseppe Fossati [Imperia Riparte] ha commentato le motivazioni della sentenza del processo di Torino sul porto che ha visto tutti gli imputati assolti ed è arrivato a svariate conclusioni tra cui, questa: “ In ogni caso, credo di poter dire che chi avesse ancora in casa il “libro bianco del PD” sul Porto, zeppo di ricostruzioni di parte e tesi giuridiche strampalate, può ormai cestinarlo, sostituirlo con la sentenza e ragionare su dati oggettivi in merito alle responsabilità giuridiche e politiche di chi ha provocato e cavalcato politicamente questo disastro“.
Atteso che Fossati possa aver ragione, sarebbe interessante sapere cosa ne pensano Giuseppe Zagarella, Paolo Verda, Carla Nattero e Pasquale Indulgenza, visto che quel Libro Bianco è il risultato delle loro ricerche.

Scritto da Angelo Amoretti

9 febbraio, 2015 alle 15:55

Lo sporco lavoro del mare

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Il porto di Imperia

SPINTA DALLA RISACCA
TERRA TRA I MOLI DEL MAXI SCALO

Il nuovo scalo turistico di Imperia rischia, col tempo, l’insabbiamento? Le acque limacciose dell’Impero il cui livello in questi giorni si è alzato a causa delle copiose piogge (e non è la prima volta che accade da quando c’è il porto), infatti,già a partire dalla giornata di domenica sono entrate nel porto “colorando” di un non piacevole marrone tutto il bacino. Veramente un brutto e preoccupante spettacolo per chi si avvicina alla banchina, oppure, osserva dall’alto il maxi scalo.
Sul banco degli imputati c’è la risacca e il prolungamento, allo scopo di recuperare il maggior numero di posti barca, della lunghezza del molo. C’è, addirittura, chi ha ipotizzato che tra non molti decenni, il porto “più grande e bello del Mediterraneo”, senza interventi (costosissimi) sia destinato, ad interrarsi.
Stupisce che non siano state prese nella dovuta considerazione in sede progettuale la forza costante delle correnti marine e la presenza, a poche decine di metri di distanza, della foce del torrente Impero, che, con il suo flusso, specie quando è in piena, trascina in mare tonnellate e tonnellate di fango che raccoglie lungo il suo percorso dall’entroterra fino al capoluogo.
Le associazioni ambientaliste avevano fin dal principio messo in evidenza questo problema, che, però, evidentemente è stato preso sottogamba.
Altro problema messo in evidenza in questi giorni è il sedime della nuova spiaggia sottostante al parco urbano che viene realizzata anche utilizzando la terra della “montagna della vergogna”, di cui la Porto di Imperia Spa deve sbarazzarsi.
Tutte le volte, infatti, che il mare si ingrossa, tonnellate e tonnellate di terra si staccano dalla costruenda spiaggia finendo in mare. E, in questo modo, in pratica, tutte le volte è necessario ricominciare daccapo.
Il Secolo XIX – 8 novembre 2011

Scritto da Angelo Amoretti

8 novembre, 2011 alle 9:39

Qualcuno volò sul nido del Cuocolo

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Sulle ultime vicende le porto vi invito a leggere gli interventi che linko qua sotto:
Beppe Zagarella e Oliviero Olivieri (Partito Democratico, 5 settembre) Qui
Paolo Strescino (Sindaco, 5 settembre) Qui
Pasquale Indulgenza (Rifondazione Comunista, 5 settembre) Qui
Carla Nattero e Dario Dal Mut (Sinistra per Imperia, 6 settembre) Qui

Dal sito di Riviera24 si può scaricare la “Memoria” del Comune presentata dall’Avvocato Cuocolo.
Oggi, su Il Secolo XIX, compare questo articolo a firma di Loredana Grita e Fabio Pin dal titolo:

Le aree demaniali del porto devono essere appaltate

Subconcessioni, il Comune prende le distanze da se stesso.

Strescino: nessun dietrofront. Ma la memoria difensiva lo smentisce.

I lavori del porto sono fermi da un anno, Caltagirone se n’è andato. Due settimane fa, dopo soli 4 mesi («Resterò in carica tre anni») Beatrice Parodi si è dimessa dalla presidenza della Spa. I soci di Imperia Sviluppo si dicono pronti a completare l’approdo ma non hanno le risorse necessarie. Non bastasse, uno dei partner ha un’esposizione bancaria che sfiora i trentamilioni di euro.
A fine agosto si è sparsa la voce di un gruppo finanziario di Montecarlo disposto a salvare baracca e burattini.
Il sindaco Strescino: «Ben vengano i monegaschi, ma prima aspettiamo i fatti». I fatti non sono arrivati. Ma la vicenda non risparmia nuovi argomenti.
Il Tar ha fissato l’udienza che vede la Porto di Imperia impugnare una delibera del Comune (che della Spa detiene il 33,3% delle quote).
Quella che, lo scorso maggio, ha imposto lo strumento dell’appalto per l’attribuzione delle subconcessioni.
Nello specifico, le aree destinate alla cantieristica. L’amministrazione di centrodestra, attraverso l’avvocato Lorenzo Cuocolo, deposita una memoria.
Nella quale il legale genovese difende la legittimità della delibera. E nel farlo, dedica uno specifico capitolo alla «concessione a monte». Scrivendo: «La concessione a Porto di Imperia Spa non è stata data nel rispetto delle regole dell’evidenza pubblica». Di conseguenza, conclude Cuocolo, «sarebbe tanto più illegittimo consentire che anche le subconcessioni “a valle” vengano assentite in violazione di tali principi». Lettura giuridica opinabile? Può darsi. Lo decideranno i giudici. Sicuramente un’interpretazione imbarazzante per chi, fino a ieri in casa Pdl ha sostenuto l’esatto contrario. Il Partito democratico, da sempre sostenitore (come la Procura, del resto), dell’illegittimità dell’affidamento diretto a Caltagirone della costruzione del porto turistico, coglie l’attimo fuggente e attacca Strescino e soci: «Avevamo ragione noi. E adesso l’amministrazione di centrodestra fa marcia indietro».
E Strescino che fa? Si consulta con i suoi e adotta la più classica e obsoleta delle strategie: «La conclusione cui perviene la minoranza è frutto di una artificiosa e quindi scorretta lettura delle difese comunali, in quanto viene estrapolata un’affermazione dal suo contesto per formulare considerazioni strumentali, estranee a quanto scritto». Il Pd, naturalmente, non ha bisogno di avvocati d’ufficio.
Maggioranza e opposizione avranno modo di chiarirsi in consiglio comunale. Poi penseranno i giudici in questo caso penali a stabilire come siano andate le cose nel lontano 2007, ovvero se si sia consumata o meno una condotta illecita volta afavorire il potente imprenditore di Acqua Marcia.
Quello che fa specie ma in fondo non è una novità è che Strescino chiosi chiamando in causa i cronisti, colpevoli di aver prestato il fianco alle strumentalizzazioni. «La memoria dell’avvocato Cuocolo è stata pretestuosamente utilizzata, come fosse un parere“ pro veritate” reso da un consulente terzo». Magari si fosse trattato di un parere “pro veritate”, che per definizione non vincola l’ente pubblico.
Invece quella di Cuocolo è stata una memoria prodotta in giudizio e a difesa di una specifica scelta amministrativa, che smonta pezzo per pezzo il teorema del Comune.
Per dirla con le parole di Cuocolo: «La concessione “a monte” che è stata data alla ricorrente Spa senza rispettare i principi di evidenza pubblica».

Loredana Grita, Fabio Pin – Il Secolo XIX, 6 settembre 2011

Scritto da Angelo Amoretti

6 settembre, 2011 alle 12:53

Blitz della Polizia in Procura a Imperia

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Sabato, su “la Repubblica” e su “Il Fatto Quotidiano” online, sono comparsi due articoli che riporto a beneficio di chi se li fosse persi. Lo faccio anche perché occorre che la vicenda abbia la dovuta visibilità, perciò, nel mio piccolo, contribuisco anche io.
Ricordo quando tempo fa scrivevo del gran lavoro che stava svolgendo la polizia postale e che ci sarebbe stato bisogno di rafforzarla, oltre che sostenerla, e invece scopro che, stando a quanto raccontano Marco Preve e Ferruccio Sansa, qualcun altro voleva metterci del suo.
Non ho trovato la notizia sui nostri quotidiani locali perché probabilmente è sfuggita ai nostri cronisti e per dirla tutta, mi domando come mai venga fuori solo adesso, ma tant’è: è uscita e io la ripropongo di seguito.

LA REPUBBLICA - Marco Preve

Porto di Imperia, il blitz segreto della polizia
Manganelli invia i due vice per sottrarre le indagini alla Postale. Ma la procura dice no

E’ stata una missione segreta che ha creato qualche imbarazzo diplomatico, quella che ha portato i due vicecapo della polizia italiana, Nicola Izzo e Francesco Cirillo a Imperia, alla fine dello scorso anno. Due le ragioni di questo disagio percepito negli ambienti giudiziari del ponente ligure. Il primo è l’oggetto della missione: sostituire con gli investigatori della squadra mobile il gruppo di agenti della polizia postale impegnati da oltre un anno nelle delicate e riservatissime indagini sul nuovo porto che coinvolgono, tra gli altri, l’ex ministro Claudio Scajola e il costruttore Francesco Bellavista Caltagirone.
Secondo aspetto: il prefetto Izzo, uno dei due emissari del capo della polizia Antonio Manganelli, è indagato a Napoli in un’inchiesta che, seppur non a livello giudiziario, ha qualche punto di contatto con questo angolo della Liguria.
Così come li ha pure un altro indagato dell’inchiesta napoletana, l’ex questore di Genova e del capoluogo campano Oscar Fioriolli. Che oggi è il direttore centrale delle specialità da cui dipende anche la Polizia Postale.
Su questo “incontro particolare” è oggi possibile fare un po’ di luce. Al vertice che si tiene nel Palazzo di giustizia di Imperia partecipano i due prefetti Izzo e Cirillo, il facente funzioni di procuratore capo di Imperia Alessandro Bogliolo e il procuratore capo di Sanremo Roberto Cavallone. Il primo, con la collega Maria Antonia Di Lazzaro, è contitolare delle indagini che vedono indagate per associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta una mezza dozzina di persone (ne parliamo in un altro articolo in questa stessa pagina).
Cavallone e i suoi pm, in un anno di indagini serrate, hanno invece rivoltato come un calzino l’estremo ponente portando alla luce intrecci tra politica, affari e criminalità che hanno prodotto anche il clamoroso scioglimento del Comune di Bordighera per infiltrazioni mafiose.
La sezione imperiese della polizia postale segue fin dall’inizio l’inchiesta sul porto mentre a Sanremo ha sviluppato con la procura un filone importantissimo sulle infiltrazioni malavitose in ambienti politici e istituzionali.
Andrebbero premiati, penserà qualcuno. Invece, da Roma, i due vice di Manganelli arrivano per chiedere che la polizia postale venga restituita ai suoi compiti di ufficio e sostituita, o perlomeno affiancata, da uffici specializzati come la squadra mobile. Le due procure, con cortesia istituzionale, rispondono picche. Formalmente perché le indagini sono iniziate con la postale e perché i pochi agenti del nucleo hanno anche continuato ad assolvere ai loro doveri di routine. Ma anche perché hanno dato massima garanzia di riservatezza e autonomia ad indagini che, per progredire, dovevano essere immuni da ogni possibile controllo gerarchico e interferenza ambientale.
I due prefetti tornano a Roma senza un risultato utile e lasciando anche un retrogusto amaro a Imperia. A Napoli, Izzo e Fioriolli sono indagati in una complessa indagine della Direzione distrettuale antimafia circa appalti per ristrutturazioni di commissariati e la realizzazione di un grande centro tecnologico. Si cerca di capire il ruolo di Finmeccanica e in particolare delle sue controllate Elsag Datamat, che ha sede a Genova, e Selex. Quest’ultima è amministrata da Marina Grossi, moglie di Pierfrancesco Guarguaglini presidente di Finmeccanica e manager di cui Claudio Scajola è sempre stato un grande sostenitore.
Così come – all’epoca nella veste di ministro dell’Interno – Scajola era vicino a Fioriolli, al punto di nominarlo questore di Genova nel torrido agosto post G8 del 2001. Vicende vecchie e recenti che si sono intrecciate a Imperia, in quella che, per i due prefetti, si è rivelata una “missione impossibile”.
Marco Preve – la Repubblica, 7 maggio 2011

IL FATTO QUOTIDIANO - Ferruccio Sansa

Inchiesta sul megaporto di Imperia e l’ingerenza dei vertici della polizia

I numeri due della Polizia (Francesco Cirillo e Nicola Izzo) si sono presentati in procura offrendosi di prendere in carico un’inchiesta scottante. Perché? A breve intanto sarannod epositate oltre 600 pagine di carte giudiziarie per un’indagine che vede indagato, tra gli altri, anche l’ex ministro Scajola.

I numeri due della Polizia (Francesco Cirillo e Nicola Izzo) che si scomodano ad andare a Imperia per offrire i loro servigi, per prendere in carico scottanti indagini affiancando o sostituendo i colleghi della Polizia Postale che le stanno seguendo. Un episodio insolito, che ha suscitato molte voci. Il motivo? L’inchiesta sulla realizzazione del megaporto turistico (un progetto da 130 milioni oggetto di polemiche e indagini) di Imperia fa tremare molti. Presto saranno depositate 600 pagine di accertamenti bancari e intercettazioni. Gli effetti potrebbero arrivare a Roma. Tra gli indagati figura Claudio Scajola (il padre del porto), ex ministro in corsa per i vertici del Pdl, che i pm Alessandro Bogliolo e Maria Antonia Di Lazzaro considerano capo dell’associazione a delinquere. Ma c’è anche Francesco Bellavista Caltagirone che ha riempito di porti il Mediterraneo (e che ha partecipato alla cordata Alitalia). Dagli atti, corre voce, gli accertamenti si potrebbero estendere ad altri porticcioli italiani. Potrebbero emergere altri nomi di politici e imprenditori. Così c’è chi ricorda: Gianpiero Fiorani a Imperia voleva reinvestire i soldi delle scalate bancarie. E poi c’è Angelo Balducci, amico della Cricca, nel 2008 nominato presidente della Commissione che vigilava sulle concessioni demaniali del porto di Imperia. Dalla Procura non esce una parola. E così cominciano gli attacchi, soprattutto contro la Polizia Postale: “Queste indagini non sono suo compito”. La Procura l’ha scelta perché preparata e riservata. Caratteristiche essenziali in una terra oggetto di infiltrazioni di ogni genere. Ma ecco l’episodio “incriminato”: l’improvviso arrivo dei due pezzi grossi nell’ufficio del Procuratore. Cirillo e Izzo si sono offerti di sostituire o affiancare la Postale che pure ha lavorato al meglio. Perché? Certamente i due vice capi volevano offrire un contributo alle indagini. C’è chi, però, non ha gradito. Qualcuno ha ricordato che Izzo è indagato a Napoli per concorso in turbativa d’asta, nell’inchiesta sugli appalti per la sicurezza in cui è chiamata in causa Finmeccanica. Un colloquio cortese, quello tra i numeri due della Polizia e i pm. Ma la risposta dei magistrati sarebbe stata ferma: vi siamo grati per l’offerta, ma grazie no.

Ferruccio Sansa – ilfattoquotidiano.it, 7 maggio 2011

Scritto da Angelo Amoretti

9 maggio, 2011 alle 8:35

Pierre Marie Lunghi non sara’ licenziato

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L’ingegner Pierre Marie Lunghi, dirigente del settore Porti al Comune di Imperia, non sarà licenziato. Parola del vice sindaco Rodolfo Leone.
Nei giorni scorsi si era anche parlato di un suo possibile trasferimento, ma per il momento starà al suo posto.
Lunghi tempo fa ha querelato sia il Sindaco Strescino che il segretario comunale Andrea Matarazzo che hanno ricevuto un avviso di garanzia con l’accusa di violenza privata e su un quotidiano locale di ieri, alla fine di un articolo al riguardo firmato “A.POM”, ho letto la seguente frase:

Comunque la querela avanzata da Lunghi nei confronti del sindaco Strescino, ha indubbiamente messo in discussione il fondamentale rapporto fiduciario che deve legare i dirigenti al primo cittadino.

Forse la interpreto male io, ma si direbbe che il senso sia: “Lunghi avrebbe fatto meglio a sorvolare” e non sarebbe stata la violenza privata a incrinare i rapporti fiduciari, bensì la seguente querela.
Non so chi sia questo A.POM, ma forse è quel giornalista serio che su una televisione locale, parlando del Porto, fa notare a Strescino: “Di contro però la sinistra dice che vi aveva dato dei suggerimenti e che se forse li aveste ascoltati, oggi la situazione potrebbe essere diversa“. E non fa una piega quando il Sindaco gli risponde: “Mah..secondo loro sì..devo dire la verità..la sinistra non solo in questa provincia, ma mi pare anche a livello nazionale – vediamo lo scempio delle primarie napoletane di questi giorni – credo che abbia poco da insegnare soprattutto sotto il profilo amministrativo“. Non gli scappa nemmeno da ridere. E non ride neppure quando Francesco Bellavista Caltagirone, in un’altra intervista, gli dice che il nuovo porto offrirà 7.000 posti di lavoro. Complimenti!

Scritto da Angelo Amoretti

21 febbraio, 2011 alle 9:41

Lo scrittore Giuseppe Conte e il Porto di Imperia

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L’anima di Imperia sacrificata al porto degli affaristi

C’era una volta una città con due porti: purtroppo però non è una bella favola quella che sto per raccontare, ma una tragicommedia brutta e vergognosa. Questa città è Imperia: Porto Maurizio aveva un porto prevalentemente turistico, incastonato tra il quartiere detto della Marina e il molo lungo e quello corto con i   rispettivi fari, che Mario Soldati in estasi definì “supremo” una sera che lo attraversammo insieme in automobile.
Oneglia aveva un porto prevalentemente commerciale, con i pescherecci e le navi graniere che rifornivano la Agnesi, le gru e le grida dei camalli: un luogo che mi resta nella memoria come duro e incantevole.
Poi è arrivato il progetto faraonico del nuovo porto, autoproclamatosi “il più grande del Mediterraneo”. Sulla carta sembrava un progetto ambizioso e lungimirante. Ricordo che all’inizio dei lavori partecipai a un incontro pubblico insieme all’architetto Emilio Morasso, progettista del porto stesso, e sostenni che un’opera di quelle dimensioni andava finalizzata non soltanto agli interessi di pochi ma soprattutto a quelli della comunità.
Doveva armonizzarsi con l’insieme della città e tendendo a migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti. Mi pareva di aver detto una ovvietà. Ma mi accorsi che non lo era quando vidi le espressioni di disappunto dei notabili locali seduti in prima fila. Dovettero pensare: il solito rompiscatole di intellettuale, che non tiene in nessun conto il business.
E il business, per pochi, cominciò. E continua. Sul porto, siccome mi capita spesso di essere a Imperia per ragioni familiari, ho visto crescere l’assurdo scheletro di capannone e la ormai celebre montagna di terra, un incredibile accumulo di detriti così imponente da monopolizzare il panorama.

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Scritto da Angelo Amoretti

10 febbraio, 2011 alle 18:36

Quale futuro per i Porti di Imperia?

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In una dichiarazione pubblicata su La Stampa dello scorso 6 febbraio, Paolo Verda, capogruppo consigliare del Partito Democratico, tra l’altro diceva:

Sui passi da fare abbiamo dei capisaldi. Intanto lo scalo storico di Porto Maurizio deve tornare imperiese e il Comune deve farsene carico, partendo con tariffe più accessibili. In merito al porto in costruzione, chiediamo la revisione del progetto: per noi è obbligata la scelta turistico-ricettiva. Sul capannone: va demolito e fatto tornare a un’altezza compatibile dal punto di vista paesaggistico.
Infine veniamo al porto di Oneglia, che va rilanciato. Invece che i mega yacht, che anche esteticamente non si innestano nel tessuto urbanistico complessivo, si dovrebbero ospitare le imbarcazioni storiche. Ciò farebbe dello scalo onegliese un unicum in tutto il Mediterraneo.

Cosa intende Paolo Verda per “imbarcazioni storiche”? I pescherecci e le navi mercantili li facciamo sparire con un gioco di prestigio?
Bisognerebbe spiegare meglio questo punto che, a mio avviso, non è affatto trascurabile.
E mi associo alla richiesta di Trash che nel post precedente commentava così:

Ma questa benedetta opposizione non potrebbe organizzare una grande assemblea o momento pubblico a carattere cittadino per tentare di far arrivare alla gente il proprio punto di vista?

Scritto da Angelo Amoretti

8 febbraio, 2011 alle 15:21

Imperia: Rollero e Dal Mut chiedono “governo di responsabilità”

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Sulle vicende del porto di Imperia intervengono anche i consiglieri comunali Dario Dal Mut (Italia dei Valori) e Gianni Rollero (Lista civica “Con Imperia”) con questo comunicato:

I sottoscritti Consiglieri Comunali, Gianni Rollero e Dario Dal Mut, in merito alla vicenda del porto turistico ritengono che a questo punto sia l’opposizione che la maggioranza debbano “scendere dalle barricate” e fare un passo indietro superando il momento delle reciproche accuse. Eventuali responsabilità sia penali che amministrative sono al vaglio degli organismi all’uopo preposti.
Riteniamo che in questo momento sia fondamentale tutelare l’interesse della nostra comunità e quindi che i lavori del porto turistico procedano speditamente e che vengano conclusi. E’ fuori dubbio che a questo punto il nuovo Porto di Imperia è una un’opera fondamentale e che dalla sua ultimazione dipende buona parte dello sviluppo e del futuro della nostra città.
I fatti che si sono susseguiti in questi anni e che hanno avuto l’escalation in questi giorni non vorremmo trasformassero l’opera in un’altra incompiuta come la strada a mare tra Imperia e Diano Marina e per evitare questo proponiamo che si crei una sorta di “governo di responsabilità” dove maggioranza ed opposizione, lavorando insieme nel rispetto delle regole e con la massima trasparenza, ricerchino soluzioni condivise atte a superare questo momento di difficoltà.
Riteniamo quindi necessaria una significativa svolta da parte della maggioranza affinché con determinazione sollevi dagli incarichi le persone che in questi anni hanno avuto un determinante ruolo nella vicenda e, con altrettanta determinazione, chiediamo una significativa svolta da parte dell’opposizione affinché si presenti compatta con proprie proposte senza alzare ideologici steccati.
Tale proposta a nostro parere è da ritenersi valida qualsiasi sia la decisione del T.A.R. sul ricorso presentato dalla Porto di Imperia contro l’atto di decadenza della concessione demaniale perché, sia nel caso che il tribunale rigetti il ricorso, sia nel caso che lo accolga, sarà fondamentale che questo Comune compatto fronteggi le varie problematiche che sorgeranno con determinazione e trasparenza e non con la superficialità che si è avuta in passato e che ha portato a questa paradossale situazione al fine di non creare ulteriore incertezza, ma tutelando realmente i beni e le opere che sono dei nostri concittadini.

Gianni Rollero
Dario Dal Mut

Scritto da Angelo Amoretti

25 gennaio, 2011 alle 8:24

La conferenza stampa del PD sulla vicenda del Porto Turistico

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C’è qualcosa che non mi quadra sul Secolo XIX di ieri, 6 gennaio 2011.
Accanto all’articolo dal titolo “PD all’attacco: l’approdo madre di tutti i pasticci” in cui si legge della conferenza stampa del PD sui documenti inviati alla Corte dei Conti, ce n’è un altro dal titolo: “La replica del PDL: Vogliono soltanto ostacolare i lavori” che non è affatto una replica a quanto detto in conferenza stampa perché il disco rotto inviato ai media dal coordinamento cittadino del Pdl è stato messo online il 5 gennaio alle 10:12 da Sanremonews e più o meno alla stessa ora da Riviera24, quindi prima della conferenza stampa che è iniziata intorno alle 12.
E chi ha letto il giornale ieri potrebbe essere stato tratto in inganno.
Immagino già le reazioni, ma spero di sbagliarmi e di leggere qualcosa di originale.
Al limite ci sarebbero da fare due domandine provocatorie e un po’ paradossali ai vertici regionali del PD:

1) Come mai solo adesso sono venuti a metterci la faccia i pezzi da novanta regionali che hanno lasciato piuttosto solo il PD imperiese in questi mesi di ricerca e denuncia di probabili irregolarità nella questione del Porto?

2) Come mai si è detto che la questione oltre a essere “provinciale” è diventata “regionale” e non si dice che potrebbe essere benissimo una questione internazionale [ovviamente esagero] visto che tra gli indagati per associazione a delinquere ci sono anche l’on. Scajola e Francesco Bellavista Caltagirone che ha (o aveva) la residenza a Londra?

Chi volesse avere un resoconto più dettagliato sulla conferenza stampa clicchi qui dove si può trovare il file che contiene l’intera documentazione.

Scritto da Angelo Amoretti

7 gennaio, 2011 alle 12:40

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Sull’esposto del PD alla Corte dei Conti

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A seguito dell’esposto alla Corte dei Conti da parte del Partito Democratico, il Sindaco Strescino ha rilasciato un’intervista al Secolo XIX e ieri il PD ha reso nota una controreplica. Le riporto entrambe qui sotto:

LA REPLICA DEL PARTITO DEMOCRATICO

PORTO REAZIONI ALLE CRITICHE PER L’ESPOSTO ALLA CORTE DEI CONTI
Controreplica del Pd “Il sindaco Strescino? Valuti se dimettersi”
«Non fa che ribadire quell’atteggiamento irresponsabile, da capo popolo e capo fazione»

Sul porto le discussioni e le polemiche, come gli esami, non finiscono mai. Dopo i commenti rilasciati dal sindaco Paolo Strescino sull’esposto-denuncia che il Pd ha mandato alla Corte dei conti («Un atto gravissimo», l’aveva definito), c’è ora la controreplica da parte della sinistra, con un comunicato stampa firmato collegialmente, ma nel quale si vede la mano di Giuseppe Zagarella e Paolo Verda, tra gli artefici dell’esposto che tanto ha fatto arrabbiare Strescino.
Dicono al Pd: «Definire “atto intimidatorio” il deposito di un esposto alla Corte dei conti non fa che confermare quell’atteggiamento irresponsabile, da capo popolo e capo fazione, che sembra suggerire il mantenimento di una linea al limite dell’omertoso silenzio su una vicenda che ormai da troppi anni si sviluppa all’interno di una cortina di nebbia fitta, decisamente incompatibile con la strenua difesa dell’ interesse pubblico. E diviene anche ridicolo dal momento che prima di intervenire, il sindaco non si è neppure dato la pena di leggerlo, l’esposto, e quindi non ne conosce il contenuto. Probabilmente gli sfugge che con il coinvolgimento della Corte dei conti intendiamo semplicemente conoscere il parere di un terzo titolato circa l’eventualità di un possibile danno erariale alla collettività imperiese. Non è sufficiente fare delle cose o delle opere, ma occorre che quello che si fa sia realmente fatto tutelando il pubblico interesse. E’ questo che distingue la buona amministrazione dalla becera e demagogica politica del fare ad ogni costo».
Ancora: «È ormai evidente come il nostro sindaco sia completamente succube delle decisioni assunte in passato, come è evidente la sua incapacità a cambiare registro, evitando di ripetere alla nausea il disco rotto e francamente stomachevole delle “opposizioni brutte e cattive”. Se non è in grado di assumere una posizione forte e decisa nei confronti dei veri responsabili della situazione in cui ci stiamo trovando, valuti se rimanere o meno in carica, perché nei giorni a venire troppe volte avrà lui in mano la palla della responsabilità amministrativa. Continui pure, imperterrito, in questa linea di chiusura al dialogo ed alle proposte che derivano da una minoranza che in questi lunghi anni ha cercato disperatamente di far sentire la propria voce, di suggerire soluzioni meno avventate, di correggere le storture di accordi tra pubblico e privato evidenti a chiunque si avvicinava nel concreto agli atti documentali»
Concludono: «Se, come noi non auspichiamo ma temiamo, la Corte dovesse ritenere che le nostre critiche hanno fondamento allora sarà difficile per lui, dopo anni di chiusura al confronto, dopo anni di acritica difesa del porto turistico e di dichiarazioni demagogiche sulla opposizione e sul suo lavoro dire più o meno piagnucolante “non avevo capito“…».
La Stampa, 4 gennaio 2011

L'INTERVENTO DEL SINDACO STRESCINO

Dura replica del sindaco di Imperia Paolo Strescino all’esposto Pd sul porto

«Un atto intimidatorio nei confronti di questa amministrazione e dei consigli comunali presenti e passati». Una reazione pacata nel tono, ma certamente non nei contenuti quella del sindaco di Imperia, Paolo Strescino, che non lascia passare sotto silenzio la consegna del libro bianco sul porto scritto dal Partito democratico da un paio di giorni sulla scrivania del procuratore generale presso la Corte dei Conti di Genova.
Il sindaco difende le scelte della sua amministrazione e di quelle che l’hanno preceduta, rispedisce le critiche al mittente, e contrattacca accusando di nuovo il Pd e la sinistra tutta di aver sempre ostacolato la realizzazione del nuovo porto.
«Il Pd – attacca Strescino – in un momento così delicato, con le inchieste della magistratura in corso, anziché mantenere i toni bassi, come sarebbe auspicabile, getta benzina sul fuoco e dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno di essere stato e di essere contrario al porto e quindi contrario allo sviluppo della città. Ho già avuto modo di dirlo, e lo ribadisco, aggiungendo che sono stati contrari allo scalo turistico non solo i consiglieri comunali delle precedenti amministrazioni, ma anche gli attuali che hanno sottoscritto l’esposto».
Nel dossier annunciato dal Pd mesi fa e completato nei dettagli solo qualche giorno prima di Capodanno, in ordine cronologico e per settori vengono affrontate le problematiche che riguardano la realizzazione del nuovo scalo turistico del capoluogo. Lo scopo dichiarato dai consiglieri del Pd che lo hanno firmato con il pieno appoggio del partito provinciale e regionale, è quello di far emergere le «responsabilità ̀ politiche, amministrative e patrimoniali della classe dirigente che governa e ha governato Imperia». In sostanza secondo il Pd, attraverso la documentazione allegata all’esposto, la magistratura contabile dovrebbe ravvisare danni erariali.
«Voglio chiedere agli imperiesi – incalza Strescino – se ritengono davvero che questo porto abbia portato danni alla città. Io sono fermamente convinto del contrario. E che il Pd non giudichi l’imprenditoria incapace di portare a termine il proprio compito. Quando sono stati loro ad amministrare non solo gli imprenditori locali ma anche quelli di fuori stavano alla larga perchè come amministratori non avevano alcuna credibilità. Meglio stendere un velo pietoso su quella che è stata l’esperienza amministrativa della sinistra. Se fosse per il Pd nulla sarebbe cambiato: prima c’era un porto più piccolo, c’era la nautica sociale, adesso il Comune ha una quota che viene valutata 25 milioni di euro. E’ questo – interroga Sterescino – il danno che avremmo dato alla città di Imperia? Gli imperiesi sanno e capiscono che qualora dovessero fermarsi i lavori del porto la responsabilità sarebbe di chi con gli esposti prova a ribaltare il responso delle urne».
Un fiume in piena il sindaco che sulla vicenda portuale non accetta ricette né consigli, («Ci sono due visioni diverse della città, la nostra è sotto gli occhi della gente la loro è una battaglia di retroguardia: vorrebbero ancora due gozzi e basta»), e se la prende anche coi vertici regionali del Pd, il governatore Burlando in testa, che hanno avallato l’azione del gruppo consiliare: «Basta dire che hanno dato i contributi ai centri sociali anziché dimenticando di pensare alla gente che lavora, dimenticando l’imprenditoria e le infrastrutture».
Il Secolo XIX, 3 gennaio 2011

Scritto da Angelo Amoretti

5 gennaio, 2011 alle 9:23

Pubblicato in Ambiente, Politica

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