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Il supervertice con Gaetano Bellavista Caltagirone

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A seguito del supervertice di ieri, in cui probabilmente Francesco Bellavista Caltagirone ha messo tutti i soci gentilmente a tacere, il Sindaco Paolo Strescino ha rilasciato la seguente dichiarazione [Qui]:

Preoccupa il fatto che una certa parte dell’opposizione non solo continui a gettare fango[1] sul porto di Imperia e a danneggiare l’immagine della città[2], ma sia addirittura arrivata a contestare un pubblico ministero.
Mi viene da dire che quando i pareri dei pubblici ministeri confortano la minoranza vanno bene, quando vanno contro le idee e le teorie dell’opposizione, invece, non vanno più bene[3].

[1] Cambiare slogan tipo “gettare fango” non sarebbe una cattiva idea, secondo me.

[2] Finora nella vicenda del Porto ci sono stati cinque avvisi di garanzia: è l’opposizione che getta fango sul porto di Imperia o è la magistratura che cerca di fare luce su faccende poco chiare, il proprio mestiere, insomma?

[3] Chiedere direttamente al grandissimo Capo, o anche solo all’avvocato Ghedini, quello slogan  è molto quotato da quelle parti.

Prima del super ce n’era stato uno extra, dietro suggerimento dell’on. Scajola: lunedì scorso infatti pare si siano riuniti nella sede di Viale Matteotti più o meno tutti gli attori della vicenda Porto insieme ai vertici del locale Pdl, compresi quelli che sono usciti di scena, tipo Luigi Sappa che ora è Presidente della Provincia.

Scritto da Angelo Amoretti

1 settembre, 2010 alle 11:56

La storia infinita del “manufatto” sul porto di Imperia

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Mentre con ogni probabilità in questo momento si sta svolgendo in Comune il supervertice tra il Sindaco Paolo Strescino e il patron di Acquamare, Gaetano Bellavista Caltagirone, sul futuro della Porto di Imperia SpA e non solo, su Il Secolo XIX di oggi appare questo nuovo fulmine a ciel sereno che tanto a ciel sereno non è, dal momento che sabato scorso Marco Preve, su Repubblica, scriveva quanto segue:

Quel capannone è un abuso edilizio’ così il perito bocciò la sede dei cantieri nautici

Il “capannone” del Porto di Imperia è abusivo, ha violato il codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, nonchè il Codice della navigazione, e andava sanzionato penalmente sia per l’ aumento dei volumi che per le difformità architettoniche. Sono clamorose le conclusioni cui era arrivata la consulente della procura, incaricata di effettuare una perizia, nella scorsa primavera, sulla struttura destinata ad ospitare i Cantieri Nautici che era stata oggetto di denunce ed esposti, e sequestrata per sospette irregolarità urbanistiche. La sorpresa è legata a due circostanze: la prima è che nonostante le 48 pagine (più allegati) con cui l’ architetto torinese Elena Colciago ha bollato come abuso edilizio il capannone, il pm Paola Marrali non ha sposato le tesi della sua consulente, ma ha ritenuto invece corrette le interpretazioni fornite dagli avvocati della Porto di Imperia spa e degli indagati. Fin qui nulla di strano, poiché non è la prima volta che un sostituto procuratore prenda le distanze dal suo perito. Più curioso, invece, il fatto che a Imperia, a livello mediatico, siaa lungo circolata la voce che la decisione della procura si basasse proprio sui risultati della consulenza tecnica. L’ architetto Colciago è uno dei periti più richiesti dalle procure piemontesi e liguri e si è occupata di numerosi casi scottanti, ultimo dei quali l’ inchiesta sui box di Paraggi a Santa Margherita. Lo snodo della sua consulenza è contenuto in un passaggio fondamentale, quando affronta l’ aumento di volume del capannone (52.509 metri cubi invece dei previsti 40.928): «….per la configurazione del reato di abuso edilizio, è irrilevante che la costruzione sia stata completata in ogni sua parte essendo sufficiente il solo inizio delle opere e delle relative attività prodromiche». L’ attività d’ indagine della Capitaneria aveva dimostrato, carte alla mano, che la costruzione del capannone era iniziata già con il progetto che conteneva quell’ aumento di volumetria, per il quale era stata chiesta l’ autorizzazione all’ interno della maxi variante del porto. Variante che all’ epoca non era ancora stata discussa. Il consulente della procura sottolinea poi che: «L’ illecito ambientale compiuto coi Cantieri Navali non può ottenere la compatibilità paesaggistica “postuma”» e respinge la tesi difensiva secondo cui «se fosse stata richiesta l’ autorizzazione della soprintendenza, questa l’ avrebbe concessa ugualmente approvando il progetto nella sua interezza senza modifiche». E questo perché, spiega l’ architetto Colciago, «la volumetria dell’ opera così progettata sfora il limite massimo previsto dal Piano regolatore portuale (43.500 metri cubi)», e prova ne sia, è l’ affondo del perito, che proprio per questa ragione è stata chiesta una «deroga al ministero dell’ Ambiente». E ancora: «Il “danno ambientale” viene considerato come violazione anche in assenza riconosciuta di un pregiudizio al paesaggio e nonostante il parere favorevole dell’ autorità preposta alla tutela del vincolo paesistico». L’ architetto scelto dalla procura contesta anche la strada preferenziale imboccata dalla Porto di Imperia spa per chiedere la compatibilità paesaggistica. Infatti, scegliendo un articolo di legge rispetto ad un altro: «In caso di opera abusiva, ma conforme, compiuta su beni paesistici …. la sanzione sarà di tipo pecuniario» mentre secondo l’ architetto «nel caso in specie… in cui l’ opera determina aumento di volume o superficie utile e impiego di materiali in difformità la domanda doveva essere presentata in base…. e la sanzione relativa è quella penale». Il paragrafo finale elenca in sintesi le violazioni: «L’ opera risulta non conforme per le seguenti difformità: aumento di volumetria; modifica della sagoma, diversità dei materiali». Il pm Marrali aveva chiesto l’ archiviazione per i quattro indagati, il presidente della Porto di Imperia Paolo Calzia, il progettista Emilio Morasso, e infine due rappresentanti dei costruttori, Delia Marlonghi e Mariassunta Longo di Acquamare di Caltagirone Bellavista. Spetta ora al gip Domenico Varalli decidere se accoglierla oppure ordinare nuove indagini.
Marco Preve – Repubblica, 28 agosto 2010

Leggi anche:
S’era scherzato
Manufatto al Porto: quattro avvisi di garanzia
Stop della Regione al “manufatto” irregolare

Scritto da Angelo Amoretti

31 agosto, 2010 alle 12:02

Ancora polemiche sul Palio del Mare

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Nonostante l’ottimo successo dell’80° Palio del Mare, non si placano le polemiche e dopo quindici giorni scopriamo un particolare interessante [ma anche l'acqua calda]: il bacino portorino non è più nostro.

«Palio del mare, la Porto di Imperia ci ha negato Calata Anselmi»
La denuncia dei borghi portorini che hanno disertato la manifestazione

Dopo quindici giorni sono ancora agitate le acque del Palio del mare. «Non è mai stato spiegato il vero motivo della nostra mancata partecipazione – afferma Marino Ricci, presidente del Circolo Borgo Cappuccini – Nessuno ha mai ammesso che il Palio non si è svolto nel bacino portorino perché la Porto di Imperia spa non aveva concesso l’autorizzazione». Un’affermazione che potrebbe essere come benzina sul fuoco delle polemiche scoppiate non appena è stata resa pubblica la latitanza di Borgo Foce, Borgo Cappuccini, Borgo Marina e Cà Gianca.
«Siamo molto contrariati – ribadisce Gianni Pico, capobarca dell’equipaggio di Borgo Cappuccini– Dopo due anni di promesse sull’organizzazione del Palio a Calata Anselmi, dobbiamo scontrarci con la dura realtà: il bacino portorino non è più nostro, l’Amministrazione comunale ne ha trasferito la proprietà a Caltagirone e noi non siamo più padroni di organizzare una qualsiasi manifestazione».
In effetti le locandine che preannunciavano l’evento evidenziavano la localizzazione in acque portorine nel rispetto delle due consecutive vittorie degli equipaggi del rione di ponente. «Eravamo riusciti pure a trovare una barca in legno più adatta per le sfide in acqua di quelle attuali in vetroresina e l’avevamo offerta al Comitato San Giovanni – racconta ancora Marino Ricci – Peccato che, pochi giorni prima della manifestazione, ho dovuto scoprire che il Palio sarebbe rimasto ad Oneglia per il mancato permesso della Porto di Imperia. Ho convocato il direttivo del Circolo in seduta straordinaria – continua Ricci – e, all’unanimità, abbiamo deciso di abbandonare il Palio seguiti poi da tutti gli altri rioni portorini. Calata Anselmi, però, è tuttora proprietà della città. E allora è inconcepibile questa mancata autorizzazione».
L’edizione 2010 è dunque andata in archivio con una lunga coda di discussioni, polemiche e litigi. Per la prossima però tutti i rappresentanti dei borghi “contestatori” offrono la loro disponibilità. «Non possiamo che essere grati al Comitato San Giovanni –precisa Gianni Pico – Ma non possiamo accettare che il Comune, socio al 33 per cento della Porto di Imperia spa, non sia intervenuto per favorire la disputa del Palio nelle acque portorine».
Ino Gazo – Il Secolo XIX – 30 agosto 2010

Scritto da Angelo Amoretti

30 agosto, 2010 alle 18:00

Porto di Imperia: si rompe il muro del silenzio

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Avete notato, o cari lettori, che in questo mese di agosto è venuto fuori un mare di novità sul nostro porto turistico più bello del mediterraneo?
Vi siete accorti come ultimamente viene trattato dai media locali il nostro concittadino onorario Francesco Bellavista Caltagirone?
Vi siete accorti che è tornato il numero 40, ma per dire che i tempi non sono rispettati, mentre fino a un mesetto fa ci dicevano che le opere a mare erano addirittura in anticipo sulla tabella di marcia?
Vi siete accorti, in sostanza, come sia cambiata la linea dei nostri quotidiani locali nei confronti del fidanzato di Beatrice Cozzi Parodi?
E se adesso mi mettessi a dire che il porto non va avanti perché ci sono i giornalisti che remano contro e che se fosse per loro Imperia sarebbe ancora come trent’anni fa? [era quello che diceva lo sbadato Scajola rivolgendosi alla sinistra da rottamare, ricordate?]
Dai sù, qualcuno mi dica cosa c’è dietro a questo cambiamento di linea.
P.S. Leggetevi gli articoli correlati, per rinfrescare la memoria

Scritto da Angelo Amoretti

26 agosto, 2010 alle 18:56

Il nuovo Porto e la stampa locale

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Ora che la Polizia Postale va a “curiosare” [Andrea Pomati - La Stampa - 21 Agosto 2010] negli uffici della Porto di Imperia Spa “si può anche ipotizzare che il pm stia indagando su più fronti, tutti riconducibili alla costruzione del nuovo porto targato Caltagirone ripetutamente oggetto di attacchi da parte dell’opposizione consiliare (Pd, Sinistra per Imperia e Rifondazione Comunista soprattutto)”. [Loredana Grita, Il Secolo XIX - 21 Agosto 2010]

Capito? Anche se virgolettato, la Polposte mica va a fare indagini per scoprire eventuali illeciti, no, va a “curiosare”.
E visto che forse il transatlantico comincia ad avere qualche falla, i topi e le tope cercano la via di fuga: il porto adesso è “targato Caltagirone”.

Scritto da Angelo Amoretti

21 agosto, 2010 alle 8:57

Consiglio comunale monotematico sul Porto di Imperia

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Ormai dovrebbe essere certo: a settembre ci sarà un consiglio comunale monotematico sulla questione del porto di Imperia.
L’hanno già scritto e detto da tutte le parti, perciò s’avrà da fare.
E’ una buona idea perché finalmente l’intera cittadinanza potrà essere aggiornata sugli ultimi sviluppi e possibilmente avere le idee più chiare per quanto riguarda il futuro prossimo.
Da quanto ho capito il Sindaco Strescino e l’Assessore Lanteri non ci stanno più alla sudditanza psicologica (e non solo) di Gaetano Bellavista Caltagirone.
Lanteri ha recentemente dichiarato che la nomina del nuovo direttore dei lavori non deve più dipendere da Caltagirone e Strescino ha detto, senza mezze parole, che il Comune farà valere la propria quota societaria (il 33%) nella Porto di Imperia SpA. Si deve dedurre che fino a pochi giorni fa il Comune contava come il due di picche, nella suddetta società?
E’ probabile che durante il colloquio di ieri del Sindaco e Carlo Conti (l’A.D. della SpA) con l’ex ministro Scajola, si sia proprio parlato di questo. Forse si sono accorti che a lasciare le cose completamente in mano di altri potrebbe essere controproducente sia per la città che per l’amministrazione.
Attendiamo quindi con ansia il consiglio comunale di settembre, nella speranza che non sia l’8.
Per scaramanzia.

Scritto da Angelo Amoretti

18 agosto, 2010 alle 16:52

Pasticcio all’acqua di mare

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Non è una ricetta culinaria estiva, ma quello che mi è venuto in testa dopo aver letto questo articolo.
Da quanto ho capito c’è un nutrito gruppo di imprese creditrici verso la Porto di Imperia SpA che si è riunito dal Sindaco perché la Save Group, una ditta a cui Acquamare ha dato gli appalti per le opere a mare, gli deve un bel po’ di milioni: in parole più semplici, sono andati a batter cassa.
Il Sindaco dice che l’incontro si è reso necessario per tutelare prima di tutto le imprese, anche se “esula dalle dirette competenze del Comune di Imperia“.
Ma della Porto di Imperia SpA che, guarda caso, ha la sede legale in Viale Matteotti 157, dove ha sede il Comune, fa anche parte al 33% proprio il Comune di Imperia che di conseguenza “esula” fino a un certo punto.
Gli altri due soci, sempre al 33%, sono la Imperia Sviluppo Srl e Acquamare Srl. E dunque mi chiedo come mai all’incontro non ci fossero i rappresentanti di queste due Società perché se è la Porto di Imperia SpA a dover sbolognare tutti quei milioni, al portafoglio dovrebbero mettere mano anche:

1) Imperia Sviluppo srl, con capitale sociale di 1 milione e 180 mila euro, è così composta:

Beatrice Cozzi Parodi
Final srl
Emilio Mancinelli e Rosella
Pietro Isnardi
Bianchi Partecipazioni srl
Desiderio Srl
Guatelli Immobiliare
Riccardo Guatelli
Ilio Littardi

e

2) Acquamare Srl

Forse mi è sfuggito, ma direi che al tavolo con il Sindaco Strescino, non ci fosse nessuno dei sopracitati soci.
L’altra domanda che mi è sorta spontanea è come mai in una impresa con tre soci alla pari, gli appalti vengono dati da uno solo?

Scritto da Angelo Amoretti

6 agosto, 2010 alle 12:14

Gli X-Files di Strescino & C.

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Del blitz in Comune effettuato dalla Polizia Postale, sono tutti contenti: il Sindaco e Bellavista Caltagirone.
Il primo cittadino ha detto: “Da tempo chiedo che venga rimosso quel cumulo di terra“, Bellavista e Acquamare sono “estremamente tranquilli, anzi ben lieti che siano svolti tutti i controlli necessari a proposito della costruzione del nuovo porto turistico. Il solo fatto che presso la sede di Acquamare non ci sia stata nessuna ispezione rappresenta l’estraneità assoluta della società” [Il Secolo XIX, 2 agosto 2010].
Quel cumulo di terra è quello che ispirò l’on. Scajola, quando era Ministro: gli venne l’idea di usarlo per coprire il depuratore e farne una specie di vulcano.
Ma c’è un piccolo problema [qui, come nel resto del Paese, i problemi vengono fuori a puntate e alla fine si farà il riassuntone]: nel nostro porto lavorava la ditta Pellegrino che oggi come oggi è più popolare del Sanbittèr perché è al centro della famosa inchiesta per infiltrazioni mafiose e dunque non si escludono eventuali colpi di scena nel futuro prossimo, cosette tipo avvisi di garanzia, per capirci.
Di una cosa sono contento pure io: stavolta che è la Polposte a mettere il naso negli x files del Comune, nessuno ha potuto dire che c’è qualcuno che rema contro, che una parte della città non vuole il porto e bla bla bla. E’ già un buon passo in avanti.

Scritto da Angelo Amoretti

2 agosto, 2010 alle 12:00

Porto, quanto ci costi? [II]

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Bufera sul porto.

Carlo Conti: “Conseguenza del clima di merda che si respira in città”.
La Riviera – 2 luglio 2010

E il depuratore ancora non è finito. Mi sa che ’sto clima dovremo respirarcelo ancora per un po’.

Scritto da Angelo Amoretti

2 luglio, 2010 alle 12:07

Porto, quanto ci costi?

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La Commissione Collaudo esamina i costi del porto che da 30 milioni sono passati a 145.
L’opposizione non ci vede chiaro, Ferruccio Sansa su Il Fatto quotidiano di oggi, neppure.
Nel frattempo il Direttore della Porto di Imperia Spa, Carlo Conti, rilascia la seguente intervista a Il Secolo XIX di oggi.

La Replica: qui non ci sono bidoni e lo scalo vale di più.
E’ un’aggressione senza nessuna logica
Conti (direttore della spa): qualche politico vuole affossare il porto

Il documento della commissione di vigilanza e collaudo è un’aggressione senza nessuna logica, non corrisponde nei modi, nei termini e nella quantificazione dei numeri. Siamo veramente allibiti, non riusciamo veramente a capire la reala motivazione di tutto ciò..Fedele al suo carattere, fermo e deciso, senza peli sulla linguia come è sua abitudine, Carlo Conti, direttore generale della Porto di Imperia Spa sgombera il campo da possibili equivoci o malintesi.

“La Porto di Imperia spa – incalza Conti – come risulta dai documenti ufficiali, si trova ad avere un porto che, rispetto a quanto era previsto inizialmente ha un valore di diversi milioni di euro in più. Alla fine, quindi, costerà qualche milione di euro in più…ma varrà anche un po’ di milioni di euro in più”.

Tanti soldi…

“Questa spesa se l’accollerà completamente Acquamare srl, vale a dire Caltagirone – replica Conti – a questo punto basta ragionare, succede che i soci della Porto di Imperia spa (oltre ad Acquamare ci sono Comune di Imperia e gli imprenditori privati di Imperia Sviluppo srl, tutti a 1/3 di quote), avranno riconosciuto un valore supplementare di diversi milioni di euro, da dividere in tre. Anche il Comune di Imperia, quindi, beneficierà di questa situazione. Non solo. Visto e considerato che si parla di vendere le quote pubbliche…”

A questo punto, conti passiamo a Caltagirone…

“Se c’è stata una responsabilità, per così dire da parte sua è stata quella di spendere più di quello che aveva preventivato. Ma non tocca certo a me, e neppure agli altri, difendere le azioni di Acquamare. Voglio però, quello sì, definire i rapporti che ci sono sempre stati tra la Porto di Imperia spa e Acquamare. Precisi e trasparenti, ieri come oggi”.

Eppure la Commissione non la pensa così…

“Non abbiamo nulla da nascondere – s’indigna Conti – fatture, documentazione, permessi, concessioni e provvedimenti burocratici di ogni genere. Quando ci è stato richiesto di produrli lo abbiamo fatto, senza alcun timore. Qui si vive di serietà, professionalità e massima trasparenza. Io vivo di quello che faccio, del mio. Non ci sono “bidoni” sul porto”.

Il nome di Angelo Balducci è stato recentemente accostato al porto di Imperia. Qualcuno, in città e non solo, ci ha visto anche qualcosa di poco chiaro…

“In quel momento, quando Balducci entrò in gioco (inizio del 2008 ndr) come presidente della commissione di controllo sul porto (si dimise dopo soli due mesi, ndr) era il “Papa” dei lavori pubblici in Italia. Il numero uno assoluto e indiscusso in materia. Io non so e non sono certo titolato per commentare le vicende che riguardano Balducci. Restano i fatti: è arrivato, ha dato un’occhiata e se n’è andato via…praticamente subito”.

C’è chi crede che attaccare il porto sia attaccare l’ex ministro Scajola, in questo momento già politicamente in difficoltà.

“Scajola non ha certo bisogno di essere difeso da me, lo sa fare benissimo da solo…”

E la politica locale? Perché nessuno, sino ad ora, ha voluto esprimere un’opinione, un commento in proposito?

“Non credo ci sia bisogno della solidarietà del Comune di Imperia, in questa vicenda. Mi aspetto, invece, che dopo che la Porto di Imperia spa avrà un valore aumentato di diversi milioni di euro, arrivi dall’amministrazione comunale, a partire dal sindaco, una doverosa presa di posizione Io stesso sono disponibile ad andare in consiglio comunale…Qui c’è qualcuno che, sul piano politico, o per meglio dire che si nasconde dietro la politica, è disposto ad affossare il porto per motivi francamente ben poco validi. Ci vogliono intimorire? Hanno sbagliato strada. Completamente”.

Il Conti-pensiero si esaurisce qui. Ma è già molto, moltissimo. Anche perché soltanto qualche minuto prima di questo incont questa lunga e articolata intervista, il direttore generale della Porto di Imperia Spa aveva detto al cronista: “No comment”.

Giorgio Bracco per Il Secolo XIX – 30 giugno 2010

A me, che non ci capisco molto, non sono chiare alcune cose.
1) Perché a un certo punto Balducci “è arrivato, ha dato un’occhiata e se n’è andato”?
Credo che Giuseppe Zagarella del PD abbia fatto una interrogazione  in consiglio comunale a tal proposito, ma il bello delle question time è che si sa come vengono poste, ma poi non si rende nota la risposta. Può darsi che qualcuno glielo abbia spiegato, quindi sarebbe carino che qualcuno lo spiegasse anche a noi comuni mortali.
2) Mi sembra paradossale il discorso fatto da Conti riguardo ai costi che farebbero aumentare il valore e che avrebbe da guadagnarci anche il Comune (quindi noi cittadini mortali) perché se così fosse allora ci sarebbe da dire:”Accidenti, allora spendetene ancora di più, che abbiamo tutti da guadagnarci!”
3) In una società in cui ci sono tre soci con parti uguali di quote, uno di loro si fa gli affari suoi senza prima parlarne e decidere insieme agli altri due?

Voi cosa ne pensate?

Scritto da Angelo Amoretti

30 giugno, 2010 alle 19:43