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Comune mon amour

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Riporto per intero l’articolo di Marco Preve pubblicato da Repubblica di Genova in edicola oggi, 26 giugno 2009:

Imperia, il porto delle “meraviglie” il Comune è moroso con se stesso

L´opera voluta da Scajola rischia di naufragare per un puffo

Se non sarà pagata un´altra rata del canone decadrà la concessione demaniale
Il contenzioso con una amministrazione pubblica non gli ha impedito di essere scelto dai sindaci imperiesi per un nuovo ruolo di vertice
Sullo sfondo della vicenda anche il caso dei fondi Fas 320 milioni per le aree sottoutilizzate

Come fa un Comune ad essere moroso (non nel senso di innamorato) con sé stesso? Ancora una volta riesce in un´impresa a dir poco ardua, l´amministrazione comunale di Imperia. E lo scenario non poteva che essere il costruendo porto, quello che sarà il più grande del Mediterraneo, ma che nell´attesa ha già permesso alla giunta dell´allora primo cittadino Luigi Sappa di commettere un abuso edilizio attraverso i propri rappresentanti e poi multarsi allo stesso tempo.
L´ultimo capitolo è contenuto in una lettera con cui il Comune, a marzo, ha comunicato all´Agenzia del Demanio di attivarsi, anche con la riscossione coattiva (leggi pignoramento), nei confronti della società Porto di Imperia spa la quale, titolare della concessione demaniale, non avrebbe pagato il canone relativo al 2008 per una cifra pari a 438mila 128,57 euro, cui vanno aggiunti alti 43mila 812,86 euro di tassa regionale.
La particolarità della vicenda è che la società appartiene per un terzo proprio al Comune di Imperia che ha sollecitato il pagamento, e se non bastasse il presidente della spa è Paolo Calzia, che è pure direttore generale del Comune appena riconfermato dal neo eletto sindaco ed è uno dei quattro indagati per abusi edilizi dal pm Paola Marrali.

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Scritto da Angelo Amoretti

26 giugno, 2009 alle 12:27

Manufatto al Porto: quattro avvisi di garanzia

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Premessa: l’avviso di garanzia non è una faccenda di cui andar fieri e neppure una condanna. E’ semplicemente un avviso che ti arriva a casa in cui ti si comunica che si stanno facendo indagini sul tuo conto e su come ti sei comportato in merito a una determinata questione, dandoti la possibilità di tutelarti.
Detto questo: sono partiti quattro avvisi di garanzia per quanto riguarda il famoso manufatto (o il capannone, chiamiamolo come vogliamo) del porto. E sono arrivati a Paolo Calzia, presidente della Porto di Imperia Spa; all’architetto Emilio Morasso, il progettista e direttore dei lavori; a Delia Marlonghi, amministratore unico di Acquamare Srl; e a Mariassunta Longo, che rappresenta un’altra società del gruppo.
Ne ha dato notizia per primo Il Secolo XIX di ieri, 14 giugno, e oggi è stata confermata da La Stampa, usando il condizionale.
Per Loredana Grita de Il Secolo XIX, “[...] a scatenare il putiferio attorno al capannone della cantieristica era stato un esposto denuncia presentato nel bel mezzo della campagna elettorale (il grassetto è mio nda) dal candidato sindaco del Pd Paolo Verda e dal consigliere dello stesso partito Giuseppe Zagarella“.
Stefano Delfino, che con La Stampa è arrivato il giorno dopo, scrive: “Caso-capannone dentro il nuovo maxi-porto turistico: ci sono quattro indagati. La notizia era nota da un paio di settimane, ora dal Palazzo di Giustizia sono filtrati i nomi“.
Sorge spontaneo, allora, chiedersi perché, se la notizia era nota da un paio di settimane, diciamo nel bel mezzo della campagna elettorale, i quotidiani l’hanno riportata a elezioni avvenute?
A chi era nota la notizia?
Cosa s’intende dire quando si scrive: “La notizia era nota da un paio di settimane“?
Sono certo che l’abuso sia stato fatto in buona fede e che una volta che il Comune si sarà automultato (sì perché come ben saprete il Comune è parte della Porto di Imperia SpA), tutto rimarrà così com’è, anche se continuo a rimanere dell’idea che quel “manufatto” è un pugno nello stomaco al buongusto.
Spero che al limite qualcuno studi un modo per “mimetizzarlo” un po’. Staremo a vedere.

Scritto da Angelo Amoretti

15 giugno, 2009 alle 13:10

La CGIL di Imperia è viva e lotta con noi!

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A questo post del 16 maggio scorso, Ballesecche chiedeva in un commento: “Percheccavolo la CGIL non stampa qualche manifesto da appiccicare in giro per la città? Forza Garibaldi” linkando un pezzo su Sanremonews [che riporto perché non so fino a quando funzionerà]:

Imperia: porto, compagnia Maresca auspica delega a Regione

La segreteria provinciale Filt Cgil (Gianpiero Garibaldi) e la Rsu della compagnia portuale ‘L. Maresca’ (Giovanni Zecchini), a seguito della diatriba tra Comune di Imperia e Regione Liguria sulla costruzione del capannone situato a San Lazzaro nel nuovo bacino turistico, tiene a sottolineare quanto segue:

“Da più di dieci anni la compagnia portuale ribadisce l’importanza di un magazzino coperto per le merci deperibili, indispensabile per il rilancio del porto commerciale di Oneglia. Da più di dieci anni la compagnia portuale fa richiesta al Comune perchè costruisca nel porto di Oneglia un magazzino dieci volte più piccolo di quello costruito a San Lazzaro da dare in gestione dietro concessione per le operazioni commerciali di carico e scarico.
Da più di dieci anni la compagnia portuale si vede obbligata a rifiutare commesse di lavoro quali la cellulosa, le nocciole, le fave di cacao, il legname, etc. perchè il Comune si rifiuta, non solo di costruire, ma perfino di progettare detto capannone indispensabile per le merci deperibili.
Vedere oggi la velocità con cui il capannone di Porto Maurizio è stato costruito e la tenacia con cui l’amministrazione difende anche la variante – a tutt’oggi abusiva – della copertura, incolpando la regione di scorrettezze elettorali, ci lascia a dir poco perplessi.
Questa amministrazione comunale da oramai dieci anni ha fatto la sua scelta esclusivamente turistica per il porto di Imperia ed ha deciso di rinunciare alla risorsa che rappresenterebbe l’ulteriore sviluppo del bacino commerciale di Oneglia per l’economia della città.
Tutto ciò conferma in noi la convinzione che solo il ripristino della delega, relativa al porto di Imperia, alla Regione Liguria possa riportare condizioni oggettive di sviluppo armonico del bacino di Imperia, come d’altra parte prevede il vigente piano regolatore portuale, con specifico riferimento alla multivocazionalità dello scalo”.
A. Gu. – Venerdì 22 Maggio 2009 ore 14:07

La risposta poteva in parte celarsi in questo post di Marco Preve, al quale oggi ha inviato una risposta esauriente Renzo Miroglio, il Segretario Generale Cgil Liguria.
Se poi si volessero cercare risposte a livello nazionale, si può sempre leggere questo interessantissimo libro.

Scritto da Angelo Amoretti

25 maggio, 2009 alle 21:49

Sul “manufatto” irregolare al Porto

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Riporto l’articolo di Marco Preve pubblicato su Repubblica di oggi:

Denunciati i responsabili della società. Condono a tempo di record per un capannone destinato alla cantieristica
Imperia, il porto dello scandalo inchiesta per abusi urbanistici
Dossier della Capitaneria, ma l´assessore ribatte “Ci abbiamo pure guadagnato”
Il Comune, socio della spa, è anche il controllore. E finisce per pagare la multa a sé stesso.

Con l’apertura di un fascicolo penale da parte del pm Paola Marrali e la denuncia per abusi urbanistici fatta dalla Capitaneria nei confronti dei responsabili della società proprietaria, il costruendo porto di Imperia, in attesa di diventare il più grande del Mediterraneo, per ora può sicuramente fregiarsi del titolo di porto delle nebbie. Solo una spessa coltre di nubi a livello del terreno, a meno di pensar male, può aver impedito agli amministratori e funzionari comunali di commettere un clamoroso abuso edilizio nella loro veste di soci di una spa, e poi di condonare se stessi con una multa di 30 mila euro, diecimila dei quali dovranno sborsarli proprio i cittadini di Imperia. A meno di non voler vedere il bicchiere mezzo pieno come fa l´assessore all´urbanistica Luca Lanteri: «E´ vero che 10 mila saranno a nostro carico, ma se tutto si ferma alla matematica, il Comune ne incasserà venti dai privati, quindi siamo sopra di dieci».
Fosse solo questione di finanza creativa, Lanteri diventerebbe l´idolo delle società partecipate di tutta Italia. Il fatto è che a Imperia, nonostante l´ingombrante presenza “du ministru” Claudio Scajola, qualcuno prova ancora a protestare. Come i consiglieri Pd Paolo verda e Giuseppe Zagarella oltre al consigliere regionale della sinistra Franco Bonello.
La questione si può così riassumere. Il progetto del maxi porto un anno e mezzo fa viene modificato per la zona a terra. Si inizia a discutere una variante che contiene anche nuove altezze e volumi diversi per un capannone destinato alla cantieristica navale. Prima di partire con i lavori si dovrebbe attendere l´approvazione in conferenza dei servizi indetta dalla Regione. Ma la Porto di Imperia, dove i soci oltre al Comune sono i costruttori locali Riccardo Guatelli, Beatrice Cozzi Parodi e il romano Francesco Bellavista Caltagirone, parte in anticipo. Quando ci si accorge che la variante non era ancora stata approvata tutti ammettono l´errore e si va al condono. «Il 19 maggio in ogni caso ci sarà la conferenza dei servizi e la variante sarà approvata – dice Lanteri -. La Soprintendenza ha già dato il suo assenso».
«Curioso che il Soprintendente in persona Giorgio Rossini abbia approvato in soli due giorni una modifica così impattante per il paesaggio – sottolinea Zagarella -. Per opere assai meno grandi ci vogliono mesi. Mi chiedo come sia possibile che non si siano accorti che il capannone è più alto e stravolge la visuale sulla collina di Porto Maurizio».
Zagarella e Verda avevano presentato un esposto in procura al quale nel frattempo si è aggiunta la denuncia proveniente dalla Capitaneria, che ha rilevato una serie di irregolarità enunciate in un rapporto consegnato al pm Marrali. La stessa domanda sul ruolo della Soprintendenza (in questi giorni tra l´altro è assente da Imperia l´architetto referente della Soprintendenza, che si trova in Abruzzo per l´emergenza terremoto) se la stanno facendo anche in Regione. Soprattutto il presidente Claudio Burlando il quale, nonostante sia stato un sostenitore del porto di Imperia, ha invitato gli uffici di via Fieschi alla massima attenzione su una pratica che, specie con la svolta penale, potrebbe diventare scottante. Con quell´incredibile situazione di un presidente del cda, Paolo Calzia, che è pure direttore generale del Comune: caso unico di controllore che non riesce a controllare sé stesso e alla fine si multa. Ma i dubbi della Regione secondo Lanteri sono «solo speculazione politica». D´altra parte, per l´assessore l´abuso è stato un affare vantaggioso per il Comune.
Marco Preve – Repubblica, 16 maggio 2009

Negli articoli correlati, qua sotto, trovate parte della vicenda.

Scritto da Angelo Amoretti

16 maggio, 2009 alle 13:09

Stop della Regione al “manufatto” irregolare

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A seguito dell’esposto dei due consiglieri del Pd, Paolo Verda e Giuseppe Zagarella, e a quello del consigliere regionale Franco Bonello, la Regione ha stoppato i lavori al capannone in costruzione sul nuovo porto di Imperia.
Della faccenda si erano occupati anche Marco Preve (autore, insieme a Ferruccio Sansa, de “Il partito del cemento”) e Marco Ballestra, sui loro rispettivi blog.
Oggi Il Secolo XIX scrive, senza mezzi termini: “Bufera per un capannone (irregolare) destinato alla cantieristica nell’area di San Lazzaro” e come didascalia alla foto, stavolta c’è scritto: “Il capannone abusivo destinato ai cantieri navali nell’area del porto turistico“.
L’Assessore all’urbanistica Luca Lanteri, che ha bloccato i lavori, assicura che “molto probabilmente chiuderemo la vicenda del porto non oggi, ma la prossima settimana” e che “il fermo riguarda esclusivamente i lavori relativi alla realizzazione del capannone destinato alla cantieristica per il quale è stata già presentata istanza di sanatoria“.
Se ne potrebbe dedurre che una volta sanato, quel muro di cemento non subirà alterazioni.


PS. Non ricordo davvero dove abbia preso questa foto e se il proprietario lo riterrà opportuno, la rimuoverò senza esitare

Scritto da Angelo Amoretti

27 aprile, 2009 alle 12:41

Brutture temporaneamente illegali

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Abbiamo analizzato e fotografato il fronte mare da Capo Berta a Barbarossa, evidenziando diversi punti critici dovuti a brutture. La più grossa è, storicamente, il palazzo dei dipendenti delle Poste al Prino. Uno scoglio difficile da affrontare, anche se, col tempo, si potrebbero trovare soluzioni anche a questo. Abbiamo notato anche altri edifici minori malamente inseriti nel contesto del paesaggio. Ci sono però pure delle situazioni che potrebbero essere migliorate semplicemente con una tinteggiatura o una migliore cura del verde»
Assessore Luca Lanteri – La Stampa, 3 luglio 2008 [fonte]

Tale dichiarazione aveva meravigliato il consigliere Pasquale Indulgenza, ma entrambi non avevano potuto vedere questa bruttura perché non c’era ancora [foto pubblicata oggi da Il Secolo XIX]:

L’aveva fatta notare Giovanni Bonifazio con un comunicato a Riviera24, lo scorso 9 marzo.
Anche i consiglieri del Pd, Verda e Zagarella, si sono accorti che qualcosa non va e ieri hanno presentato un esposto in quanto l’opera non corrisponderebbe al progetto originario.
L’Assessore Lanteri, che non ama le brutture, ha dichiarato: “Una volta finito, il manufatto rimarrà mimetizzato da una collinetta verde alle sue spalle che lo renderà esteticamente gradevole“.

Paolo Strescino è categorico: “Se la Porto di Imperia spa, realizzando in anticipo la copertura prevista dalla variante, ha sbagliato pagherà le sanzioni che saranno stabilite al riguardo”.
Sanremonews, 18 aprile 2008

E il 30% verrà pagato dal Comune, visto che nella Porto di Imperia Spa ha un trenta per cento delle quote.

Scritto da Angelo Amoretti

18 aprile, 2009 alle 17:28

Anche l’occhio vuole la sua parte

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Riporto l’articolo di Giulio Geluardi, apparso su La Stampa di oggi:

In tutto saranno 120. Verranno sistemate una ogni 5 metri e mezzo, dalla base del molo lungo fino alla cima – un percorso di circa 670 metri – dando un tocco esotico all’intera zona del porto. Stiamo parlando delle palme, in via di piantumazione sulla banchina di Porto Maurizio dove al massimo, nel corso degli anni, si era visto qualche vaso con piante striminzite poi subito seccate per mancanza d’acqua: alla base del molo lungo sopravvivono miracolosamente le buganvillea, esotiche (per l’esattezza sudamericane) ma molto decorative. Ora invece, affacciate sul nuovo bacino a godersi futuri mega yacht e maestosi tre alberi ci saranno – per quanto potranno resistere – le africanissime palme, anche se quelle che verranno sistemate a Imperia arrivano dalla Spagna. Dal punto di vista estetico, poco da dire: fa molto Costa Azzurra avere una raffica di palme sui lungomare o sui moli. Diverso è invece valutare se sia stata una scelta oculata.
Anche se politici, amministratori, direttori, manager e chi più ne metta, sono interessati quasi esclusivamente ai problemi di economia e immagine, tanto da rimanerne accecati, esiste anche un’altra realtà. E questa realtà è che mentre si sprecano fiumi di inchiostro per lanciare l’allarme su un aggressivo coleottero asiatico il cosiddetto «punteruolo rosso» (il famigerato Rhynchophorus ferrugineus) che si sta allegramente divorando tutte le palme di Bordighera e dintorni, a Imperia si piantano gli stessi tipi di alberi che con tutta probabilità sono destinati alla stessa triste fine dei «cugini» bordigotti. Una scelta decisamente infelice oltre che antieconomica. Spiega Carlo Conti, direttore della Porto di Imperia spa: «La decisione è stata presa in relazione a uno studio fatto da un architetto di Genova». «In ogni caso l’obiettivo – aggiunge Conti – è di fare in modo che per il prossimo Raduno di Vele d’epoca il pubblico possa avere già un’idea, almeno stilizzata, dei contorni del nuovo porto». Se la scelta delle palme sul molo si rivelerà comunque a rischio, ben diversa è stata quella fatta dal Comune di Imperia sul parco urbano. In questo caso le piante sono tutte autoctone, cioè del luogo secondo la ormai consolidata linea dei Paesi più moderni, ben attenti ai problemi ambientali. Chi volesse dare un’occhiata alla pista ciclabile non ancora disponibile e che farà parte della più lungo tracciato del genere in Europa, si accorgerebbe che ci sono pini marittimi (anch’essi per la verità attaccati in passato da un altro parassita asiatico il Matsucoccus feytaudi) e qualche esemplare di tamerici, una classica pianta mediterranea di cui Corso Garibaldi a Porto Maurizio è disseminato. Mettere anche sul molto le tamerici, non soltanto avrebbe rispettato la biodiversità, ma avrebbe evitato il rischio di infezioni agli alberi e soprattutto avrebbe dato un tocco di eleganza tutta mediterranea. Anzi imperiese. La palma in Costa Azzurra è démodé.
La Stampa, 27 agosto 2008 – Giulio Geluardi

Dunque si piantano 120 palme che probabilmente hanno già il destino segnato – anche se si spera di no – perché lo ha deciso un architetto, anche se appena eletto direttore della Porto di Imperia Spa, Conti aveva solennemente dichiarato:

«Il nuovo porto è l’emblema della trasformazione della città. L’architetto che l’ha progettata è l’ex ministro Scajola»

Con tutto il rispetto per la categoria, forse sarebbe stato meglio chiedere consigli a un esperto di botanica.
E si mettono le palme affinché il pubblico, al prossimo Raduno delle Vele d’Epoca, “possa avere già un’idea, almeno stilizzata, dei contorni del nuovo porto“.
Bel colpo! In momenti di crisi come questi forse, per dare un’idea, si poteva escogitare qualcosa di più economico e in seguito, magari, individuare le piante da mettere sul molo, come giustamente dice Geluardi.

Scritto da Angelo Amoretti

27 agosto, 2008 alle 16:05

L’Assessore Ruggeri e i porti di Imperia

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Nei giorni scorsi sui media nostrani si è parlato molto dell’intervento dell’Assessore Regionale alla Pianificazione territoriale e all’Urbanistica, Carlo Ruggeri e sulle interrogazioni dei consiglieri Alessio Saso e Franco Bonello sul Porto di Imperia e di Oneglia.
Tutti, chi per un verso, chi per un altro, erano soddisfatti.
Ecco il testo dell’intevento:

Signor Presidente, signori Consiglieri,
mi sembra evidente che su questa vicenda vi siano, quanto meno, due livelli.
Un livello attiene alla politica, la quale mi auguro si mantenga nei canali e nelle modalità che le sono proprie, cioè opinioni ed indirizzi diversi ed un dibattito abbastanza acceso. Voglio dire che le stesse interrogazioni sono speculari, quasi una rispondeva all’altra. Vi è, però, un livello che riguarda la Regione Liguria, le Istituzioni, i rapporti e il ruolo che dobbiamo avere. Su questo, non vi è dubbio, consigliere Saso, la Giunta Regionale è lineare negli indirizzi e nei comportamenti e voglio qui ribadirlo richiamando alcune questioni che sono state sollevate da Tirreno Bianchi, dal consigliere Bonello e dallo stesso consigliere Saso.
La prima questione è che, quando la Regione Liguria ha approvato il porto turistico (tanto per capirci), ha posto alcune prescrizioni, in alcuni casi di ordine urbanistico, che, però, hanno un significato importante.
Su queste vicende, ogni tanto, gli attori locali, politici e non soltanto, ritornano come se fossero questioni ancora discutibili; per la Regione non lo
sono: in particolare, il fatto che già l’approvazione del Piano regolatore portuale prevedeva che fra i due bacini – quello di Porto Maurizio e quello di Oneglia – vi fosse un’area pubblica.
Noi abbiamo detto che ritenevamo incompatibile, come funzione pubblica di parco, un campo da golf o un campo pratica da golf. Su questo vi sono opinioni diverse, ma mi sembra che la Regione faccia bene ad essere ferma, nel senso che un utilizzo di quell’importante area per la cittadinanza (fra l’altro, oggetto di interventi di riqualificazione con fondi comunitari) deve essere pubblico. Abbiamo detto che chiuderla con campi da golf o con campi di pratica è incongruo rispetto a questa indicazione.
Questo è soggetto di discussione e di polemiche, che noi lasciamo fare, ma su quello, per quanto attiene la Regione Liguria, vi è una prescrizione ineludibile.
L’altra questione, che è quella più delicata, oggi portata all’attenzione del Consiglio, riguarda il porto di Oneglia. Il porto di Oneglia è un porto commerciale, che ha una funzione commerciale statuita dal Piano regolatore del porto turistico che la Regione fece a suo tempo dicendo che il destino della città, correttamente, può avere uno sviluppo turistico, ma altrettanto lo deve avere sul piano della storia di questo porto commerciale.
Devo dire che, nonostante l’impegno e la fatica della Regione, non siamo riusciti a mettere insieme un programma di rilancio di attività di questo porto commerciale che parta da una questione fondamentale: l’esame delle concessioni in atto e dei piani industriali dei signori concessionari.
Dopo ripetute riunioni, che ho fatto anch’io, presso il Comune di Imperia, ho scritto al Comune di Imperia e alla Capitaneria di Porto per avere l’esatta cognizione delle concessioni in ordine ai piani di sviluppo e agli occupati, perché è inammissibile che in quella zona così importante vi siano aree date in concessione che hanno redditività zero o vicino allo zero (parlo di redditività sociale, come posti di lavoro e attività).
Siccome questo è un tema molto delicato e siccome si tratta di un porto regionale dato a suo tempo in gestione al Comune di Imperia, il quale ha provato a costituire una società, che non ha funzionato, a detta anche dello stesso Comune di Imperia, credo che nella legge di riordino che il collega Luigi Merlo sta predisponendo sui porti si dovrà dare una soluzione a questo tema e, siccome la Regione ha la responsabilità di questo porto, dovrà assumersela per intero. Infatti credo che ad oggi non vi siano, né nel presente, né nella prospettiva, le condizioni per garantire che quel porto commerciale abbia uno sviluppo.
La Regione, quindi, si assumerà per intero questa responsabilità, nelle modalità che vedremo, perché questo deve essere oggetto di un riordino dei porti. Ovviamente, il porto di Imperia è diverso dagli altri, in quanto non è sede di Autorità portuale e, quindi, non ha un Ente che ne garantisca la gestione e lo sviluppo.
Ripeto – è agli atti – che anche recentemente ho dovuto e ho voluto scrivere perché il tema delle concessioni dei piani industriali fosse reso evidente e ci consentisse di predisporre un piano di sviluppo; purtroppo questo non è successo e a questo punto credo che la Regione dovrà prenderne atto e assumersi le proprie responsabilità. L’occasione – l’ho detta – è quella del piano di riordino dei porti e in quell’occasione dovremo rivedere la decisione a suo tempo assunta e cioè la delega al Comune di Imperia del porto commerciale.
Sul tema qui richiamato e riferito al Comune di Imperia, il consigliere Saso pone una domanda, nel senso che chiede se è tutto corretto e tutto lineare oppure non lo è. Se qualcuno ha da dire le ragioni per cui non è corretto e non è lineare, deve dirle e deve anche indicare il perché. Soprattutto, però, credo che vi sia da affermare un ruolo della Regione – che è Ente che esamina ed approva i piani urbanistici e dà le concessioni, per quanto è in proprio potere darle – e del Comune, in quanto altro Ente che ha una funzione autorizzativa e di concessione, che poi esso stesso firma.
Su questo terreno le procedure, pur con le polemiche e con le discussioni che vi sono state, ancora in atto (citavo prima l’annosa questione del golf), rappresentano un rapporto fra due Enti che, alla fine, concludono una procedura che dà un’autorizzazione perché un soggetto possa realizzare un determinato intervento. Il fatto che, poi, quel soggetto abbia quella complicazione esterna, che vede anche il Comune non soltanto come ente che dà la concessione, ma anche come soggetto che ottiene, per quota-parte, quella concessione, in un rapporto fra Società private, è questione diversa. Sulla base della norma, della legge, sui passaggi che qui sono stati detti, perché sono stati dichiarati momenti diversi in cui il Comune aveva quote della Società, che, poi, ha passato ad altri soggetti, la Regione non soltanto non ha nessuna potestà di intervento, ma neppure – dico la verità – ritengo che debba entrarvi; ciò perché nella sfera dell0autonomia e della responsabilità dell’Amministrazione comunale lo stesso Comune agisce in relazione – credo – alla difesa dei propri interessi.
In effetti vi sono formule diverse: abbiamo casi in cui i porticcioli turistici, addirittura, sono gestiti e sono in capo ai Comuni, vi sono altre situazioni in cui sono gestiti e sono in capo a Società tutte private; questa è una fattispecie particolare, dove il Comune è socio – a questo punto, come è stato detto, mi sembra di capire, di minoranza – di una Società. Quindi, su questo terreno, sinceramente, lascio all’approfondimento che attiene la giusta posizione del Comune in ordine ai dubbi e alle sollecitazioni che vi sono state, anche in questa sede, perché si chiarisca che non soltanto non vi è contraddizione fra il fatto che il comune concede ed è concessionario, ma semmai il ruolo del Comune è quello di rimanere in una Società per garantire il massimo di interessi pubblici di questo tipo di attività.
Quindi, non vorrei procedere oltre, semplicemente per dire che la Regione ha approvato, con prescrizioni, il piano del porto turistico di Imperia. Riteniamo che tali prescrizioni siano ineludibili. Ho citato quella sul golf, ma cito anche quella di calata Anselmi ed altre, le quali miravano tutte ad una fruizione più pubblica e più aperta di questo scalo, all’aumento dei posti di transito per garantire una maggiore presenza di turisti e a tutta una serie di misure che sono le prescrizioni con le quali si è espressa la Regione Liguria.
Quindi rientra nelle prescrizioni ineludibili che il porto di Oneglia sia commerciale, anche se, nonostante i tentativi fatti (prima li ho anche richiamati: le lettere e le riunioni), non si ravvisa ancora la possibilità di un’attività quanto meno giusta nel rapporto fra spazi occupati, posti di lavoro e attività economiche indotte, Sulla base di questo, l’altra possibilità della Regione Liguria per poter garantire che un porto classificato “commerciale” lo sia veramente, attraendo traffici e dando lavoro. è la possibilità “madre”, per cui quello è un porto regionale e, quindi, nel momento in cui faremo il riordino del sistema dei porti – in corso di elaborazione da parte del collega Luigi Merlo – affronteremo questo tema riaffidando la responsabilità di quel Porto alla Regione Liguria.
In ultimo – l’ho già detto e ho terminato – per quello che attiene i rapporti fra Regione, che autorizza e dà concessioni, ed Amministrazione comunale, Ente concessionario e concedente, non vi è stato nessun profilo critico. Per quello che attiene che potrete dire, discutere e valutare in ordine agli interessi che il Comune dovrebbe rappresentare anche in quella Società.

Ora che ho letto l’intervento dell’Assessore, nella seduta del 31 luglio scorso, lo sono pure io.

Scritto da Angelo Amoretti

6 agosto, 2007 alle 17:42

Interrogazione del Consigliere Franco Bonello

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Nella seduta odierna del Consiglio regionale è stata discussa l’interrogazione con risposta immediata sul porto di Imperia, presentata dal Consigliere regionale Franco Bonello, Presidente del Gruppo “Unione a Sinistra – Sinistra europea”.
Nel presentare l’interrogazione il Consigliere ha dichiarato di condividere le recenti affermazioni del Sindaco Sappa secondo cui è “intollerabile che il rapporto tra aree date in concessione e occupazione relativa sia così basso e che il cuore pulsante del porto sia un deserto riservato a pochi”.
Nel contempo, però, Bonello ha affermato che il Sindaco di Imperia dovrebbe essere conseguente con ciò che dice e che quindi dovrebbe ritirare le concessioni demaniali a quelle società come la Docsa e la Deposito Franco che non utilizzano le concessioni per sviluppare un’attività commerciale e quindi non producono ricchezza e occupazione per la città di Imperia.
“Il Sindaco sa benissimo – ha sostenuto Bonello – che le suddette società, con le relative concessioni, sono state acquisite dalla Porto di Oneglia spa che appartiene alla famiglia Parodi, alla Guatelli Immobiliare, alla Desiderio srl, per un 41% alla Acquamare di Caltagirone, per il 49% alla M2 srl e per il restante 10% alla Porto di Imperia spa, società, quest’ultima, della quale il Comune di Imperia detiene il 33% del capitale azionario. È a conoscenza quindi che i titolari delle concessioni commerciali sul porto di Oneglia sono gli stessi soggetti impegnati nella realizzazione del nuovo porto turistico e che quindi non hanno nessuna intenzione di utilizzare le concessioni commerciali, ma, anzi, preferiscono, per così dire, farle ‘morire’, intendondendo piuttosto sviluppare l’attività turistica anche nel bacino commerciale di Oneglia. Tutto ciò è in linea con quanto dichiarato in più occasioni dall’On. Claudio Scajola”.
Nella sua risposta l’Assessore all’Urbanistica ha affermato che la Regione Liguria ha più volte richiesto al Comune di Imperia di presentare i piani di impresa delle aziende titolari delle concessioni, ma che tali piani non sono a tutt’oggi pervenuti.
A giudizio di Bonello la mancata consegna dei piani d’impresa dimostra il disinteresse totale delle società concessionarie a sviluppare una reale attività commerciale nel porto di Imperia. Tale disinteresse è confermato anche dal ritardo con cui vengono trasferite le attività commerciali della Salso dal bacino di Porto Maurizio a quello di Oneglia.
Sempre nella sua risposta l’Assessore all’Urbanistica non solo ha sottolineato che, in attesa del nuovo piano regionale dei porti, restano in vigore l’attuale piano dei porti e l’attuale piano regolatore portuale di Imperia, che prevede la destinazione commerciale del bacino di Oneglia, ma ha anche dichiarato che nel nuovo piano portuale, in via di redazione, verrà valutata l’opportunità che la delega alla gestione del porto commerciale possa essere riassunta dalla Regione Liguria.

Scritto da Angelo Amoretti

31 luglio, 2007 alle 19:00

Pubblicato in Ambiente

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