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Chi ha inquinato il porto turistico di Imperia?

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Alcune aree del porto turistico di Imperia sono inquinate.
Fin qui tutto bene e scommetto che, letta la notizia, la maggior parte avrà pensato: “Ah, ma lo sapevano tutti!”
Ma c’è qualcosa che non quadra e che, ovviamente, non si dice, (anche se lo sanno tutti).
Ammesso e non concesso che l’inquinamento sia dovuto anche alla Sairo, come mai chi ha deciso di fare il porto più bello del Mediterraneo non si è preoccupato di verificare prima lo stato del mare davanti all’ex raffineria che, tra l’altro,  ha cessato l’attività nel 1999?
E ammesso che la Sairo non c’entri niente: chi ha contaminato il porto? Cosa veniva scaricato su quella montagnetta che piano piano il mare si portava via?
Ecco: a me, più che interessare quanti soldi ci vorranno per bonificarlo, piacerebbe sapere chi lo ha impestato, giusto perché quei soldi li cacci lui (e non noi), prima di andare in galera e marcirci.

Scritto da Angelo Amoretti

14 novembre, 2013 alle 23:19

Porto di Imperia, la “vendetta”: il piano B degli antiscajoliani

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Minasso e Grillo agganciano l’imprenditore Vitelli in caso di fallimento.

Mentre l’amministratore della spa Giuseppe Argirò tenta di salvare il porto di Imperia, districandosi tra concordati giudiziari e trattative con le banche, per riportarlo sotto il controllo del Comune, all’orizzonte si profila un piano B. Quello che contiene anche la più perfida delle vendette politiche. In caso di un fallimento, infatti, la fronda anti Scajola dei pidiellini Eugenio Minasso e Paolo Strescino, con l’appoggio di Luigi Grillo, ha contattato il re della nautica italiana Paolo Vitelli per provare a rilevare il porto in zona Cesarini.
Eugenio Minasso, Paolo Strescino, Luigi Grillo e il “Cavaliere Bianco”. C’è un’opzione “B” al piano di salvataggio che Giuseppe Argirò, amministratore della Porto Imperia spa, sta tentando di concludere destreggiandosi tra concordati giudiziari, trattative incandescenti con le banche e la gestione quotidiana dello scalo.
Se l’operazione di Argirò non dovesse avere successo e il giudice si ritrovasse di fronte al fallimento della società, a Imperia c’è chi ha pensato ad una possibile alternativa.
L’arrivo di un imprenditore in grado di intervenire con forze proprie e magari con una “colletta” nei confronti dei proprietari dei posti barca – che di fronte all’ipotesi di perdere tutto accetterebbero probabilmente un altro esborso – e rilevare il porto. Non è un caso che i primi a muoversi su questo possibile scenario siano stati gli avversari dell’ex ministro, nonché primo sostenitore del porto, Claudio Scajola: ovvero l’ex deputato Eugenio Minasso e l’ex sindaco Paolo Strescino. Attraverso la mediazione dell’ex senatore, anche lui Pdl, Luigi Grilllo hanno preso contatto con Paolo Vitelli, da poche settimane neodeputato con la lista Monti, ma soprattutto proprietario di un gruppo leader della nautica come Azimut, nonché gestore dei porti di Varazze, Livorno, Viareggio. L’industriale avrebbe manifestato perplessità per l’operazione a causa del velenoso clima politico locale, ma con il ventaglio di combinazioni possibili non è escluso che decida di fare rotta a ponente. Uno sbarco che, a determinate condizioni, rappresenterebbe un affare per Vitelli e anche la più crudele delle vendette per gli anti scajoliani.
La strada battuta invece da Argirò, manager sostenuto dall’industriale Gianfranco Carli, è quella di un risanamento da raggiungere attraverso l’accordo con le banche e l’uscita – con passaggio delle quote al Comune – dell’ormai decotta Acquamare, altra srl di Caltagirone, che detiene ancora un terzo di Porto Imperia (gli altri due terzi sono del Comune e del gruppo di imprenditori locali).
In attesa che il giudice Ottavio Colamartino si pronunci sul piano concordatario di Argirò, la Porto di Imperia spa cerca di mandare avanti uno scalo costruito a metà.
Proprio ieri la società ha ricevuto da Roma il nulla osta della commissione di Valutazione Impatto Ambientale del ministero che ha ritenuto le difformità progettuali compatibili, fissando però alcune prescrizioni per il monitoraggio della posidonia per sette anni.
Nel frattempo sta per aprirsi il cantiere che completerà la viabilità interna e nello stesso tempo porterà a termine l’allaccio fognario mai realizzato da Acquamare, il tutto per una spesa di 700 mila euro.
Poi è prevista la risistemazione della passeggiata nella zona della hall del mare, e a giugno sarà finalmente disponibile la grande autorimessa.
E, a sorpresa, Argirò sta valutando l’ipotesi di una riduzione delle volumetrie residenziali.
Da segnalare infine che, se fino all’esplosione dello scandalo giudiziario (il processo per truffa è in corso a Torino) il porto era un far west gestito in anarchia, oggi è oggetto di un surplus di attenzioni da parte di tutti i possibili organi di controllo dalla Capitaneria alla Asl, all’Arpal. «Lavoriamo per recuperare credibilità – dice Argirò – e contiamo su una collaborazione più proficua con gli organi di controllo al di fuori di eccessi formali e particolari rigidità».

Marco Preve – la Repubblica, 27 marzo 2013

Scritto da Angelo Amoretti

27 marzo, 2013 alle 9:17

L’ex vice Questore Bonagura a Imperia TV

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Ieri l’ospite della puntata de L’irriverente, condotta dal giornalista Daniele La Corte su Imperia TV, era l’ex vice Questore vicario di Imperia, il Dott. Stefano Bonagura e ascoltandola con attenzione si apprendono cose assai interessanti o perlomeno conferme autorevoli a ciò che qualcuno sostiene da tempo.
Dal minuto 21 circa si parla anche del porto di Imperia, di come mai a condurre le indagini siano pochi volonterosi poliziotti della Postale, peraltro bravissimi, e non una squadra più consistente; della montagna di rifiuti arrivata e andata chissà dove; e dei due vice Capo della polizia che arrivarono direttamente da Roma, episodio ritenuto “irrituale” dall’ex vice Questore.
Ne consiglio la visione a tutti coloro che se la sono persa, cliccando sull’immagine.

Scritto da Angelo Amoretti

8 novembre, 2012 alle 16:30

Il porto turistico e le mareggiate

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Queste due foto che mi ha inviato un affezionato lettore, sono state scattate un anno fa, dopo la mini alluvione.
Si può notare come le correnti tendano a portare nel porto tutto ciò che arriva dalle foci dei torrenti Prino e Impero.
Tutto sommato l’anno scorso non ci sono stati gravi danni causati dalla pioggia, ma con i torrenti intasati (la pulizia effettuata di recente è stata certamente utile, ma non sufficiente), se le precipitazioni dovessero essere più intense, il porto si riempirebbe di tronchi di albero e altro.
Inoltre sembra che ci siano già delle secche, peraltro segnalate con apposite boe, in cui uno yacht qualsiasi rischierebbe di rimanere incagliato.

Il Porto di Imperia

Il Porto di Imperia

Scritto da Angelo Amoretti

5 novembre, 2012 alle 12:18

La Cassazione: il porto di Imperia è dei cittadini

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La Corte di Cassazione ha stabilito che il Porto di Imperia è da considerarsi un’opera pubblica e non privata, come aveva tentato di far credere la Giunta Sappa.
L’equivoco, se così lo vogliamo chiamare, era nato tempo fa, ma praticamente ufficializzato nel consiglio comunale del luglio 2005.
Lì, giocando sul fatto che il porto sarebbe stata opera privata e non pubblica, si era permesso a Francesco Bellavista Caltagirone di entrare a far parte dell’operazione. E infatti il giorno dopo il patron di Acqua Marcia varcava la soglia del Palazzo Comunale.
Dunque si è giocato sul fatto che il porto fosse opera privata, ma la sentenza della Cassazione ha stabilito il contrario. Quindi ci sarebbe stato bisogno di aste pubbliche europee, così come succede, per esempio, quando si costruisce una ferrovia.
Per cui la sentenza di oggi è una sentenza storica: il porto è dei cittadini.
In effetti durante quella lunga notte del consiglio comunale, Beppe Zagarella, allora della Margherita, aveva detto che “le perplessità sono tante questo è un porto che, ricercando l’eccellenza, finisce per diventare esclusivo, poco fruibile. Troppi gli accessi privatizzati” e Pasquale Indulgenza, di Rifondazione: “Il progetto è eccessivo rispetto alle esigenze di sviluppo turistico di questa città. La politica delle grandi opere, la sopravvalutazione delle possibilità espansive della nostra portualità contiene dei rischi, anche speculativi“. Avevano ragione loro e, con loro, tutta l’opposizione.
E l’intervista rilasciata oggi al Secolo XIX da Gianfranco Carli fa un po’ sorridere, specie quando dice che “Salvare il porto è un impegno che va onorato” ergendosi a difensore della Patria, quando, sentenza alla mano, sarebbe da considerare un “abusivo”.

Anche Marco Preve, sul suo blog, ha scritto in proposito.

Scritto da Angelo Amoretti

2 novembre, 2012 alle 21:20

Ilvo Calzia di nuovo indagato

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Ilvo Calzia, l’ex dirigente del settore urbanistica del Comune di Imperia, è stato di nuovo iscritto nel registro degli indagati dal Pubblico Ministero Alessandro Bogliolo che sta indagando sulle decine di pratiche messe sotto la lente d’ingrandimento anche dal Segretario Comuale Andrea Matarazzo.
Solo ieri la Polizia Postale si è recata in Comune per acquisire la documentazione du due pratiche urbanistiche: il complesso “Residenza le Vele e l’area dell’ex Nova”. Ilvo Calzia rientra nell’inchiesta del porto turistico ed è stato rinviato a giudizio sempre per abuso d’ufficio.

[Sanremonews]

Chissà stavolta come l’avrà presa la moglie?

Scritto da Angelo Amoretti

26 settembre, 2012 alle 18:24

Il piano segreto per salvare il porto di Imperia

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Natalino Famà, dalle colonne de Il Secolo XIX del 21 agosto scorso, svela il patto segreto per salvare il porto di Imperia, visibile anche qua.
L’amico Marco Ballestra mi chiede di aprire un dibattito e lo accontento. Lui ne ha già scritto in questo post e in quest’altro.
Per quanto mi riguarda, per il momento, mi astengo dal commentare perché ho pochi elementi concreti e purtroppo ultimamente ho avuto spiacevoli esperienze riguardo agli articoli di giornali che due o tre giorni dopo vengono smentiti (vedi il festival dei presunti candidati sindaco, per capirci) quindi il mio motto è diventato “Trust no one” (da X-Files), anche perché mi sento un po’ stanchino (da Forrest Gump).

Scritto da Angelo Amoretti

23 agosto, 2012 alle 15:50

A ex di Paperino

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Ieri sera si è svolto, nella splendida cornice di Villa Grock, l’atteso incontro tra gli imperiesi e il Fatto Quotidiano.
Come avrete notato dall’elenco degli invitati, c’era pieno di “ex”, a cominciare da Antonio Padellaro (ex direttore de l’Unità) e Ferruccio Sansa (ex giornalista de La Stampa), ma a parte le battute, i posti a sedere erano tutti occupati e molte persone erano in piedi: si calcola che fossimo in 400-500. Un grande successo, in poche parole, il cui merito va soprattutto all’associazione ApertaMente che ringrazio per aver organizzato l’incontro.
Credo di non sbagliare se dico che la serata sia stata divisa in tre parti: un po’ di storia de il Fatto Quotidiano (volgarmente: uno spottone, ma oltremodo giustificato anche alla luce dei recenti fatti riguardanti la polemica tra il quotidiano di Padellaro e il Quirinale per la storia della trattativa “Stato-Mafia” e le intercettazioni telefoniche del Presidente della Repubblica).
Alla faccia di chi sosteneva che una volta passato Berlusconi, Travaglio & C. avrebbero smesso di vivere (nel senso giornalistico del termine) i giornalisti del Fatto hanno dimostrato, fin dall’insediamento di Mario Monti, che se si ha la schiena dritta, quando c’è da criticare qualcuno, non si guarda in faccia a nessuno.
La seconda parte della serata è stata dedicata al Porto Turistico. Sono intervenuti anche Giuseppe Fossati (ex consigliere comunale di FLI) e Paolo Strescino (ex Sindaco di Imperia) ai quali bisogna dare atto di aver messo la faccia in un contesto che, credo per la prima volta, non fosse propriamente di parte loro. Si è così capito, spero, che un conto sono i consigli comunali e i dibattiti di parte, un altro i confronti con le persone che non necessariamente ti dicono sempre bene bravo bis.
Paolo Strescino, nonostante la febbre, è riuscito a prenderla con il giusto senso dell’ironia e confesso che mi è molto più simpatico nella nuova versione.
Giuseppe Fossati è un signore, ma mi domando perché si ostini a volere un porto così come è: alla luce di quanto avvenuto a mio parere bisognerebbe rivedere il progetto anche perché ai numeri dati da Francesco Bellavista Caltagirone, al quale, per inciso, rivolgo il bentornato a Imperia (lo hanno trasferito stamani da Regina Coeli alle nostre carceri di via Agnesi: speriamo ci faccia più fresco) prima 2.000, poi 7.000 posti di lavoro tra indotto e sommozzatori (come ironicamente ha detto Claudio Porchia, ex segretario provinciale della CGIL) non crede più nessuno.
Ma sul Porto i più preparati sono Beppe Zagarella (ex consigliere comunale del PD) e Carla Nattero (ex consigliere comunale di Sinistra per Imperia): loro, con Pasquale Indulgenza (ex consigliere comunale di Rifondazione) e Paolo Verda (ex consigliere comunale del PD), hanno studiato bene la storia e il bello è che se la ricordano.
La terza parte, per concludere, è stata dedicata agli studenti del Liceo Vieusseux che durante l’inverno avevano fatto una specie di Porto Story. Non poteva mancare un accenno di protesta per le recenti decisioni della Provincia.
Concludo con una proposta seria: perché non dare la cittadinanza onoraria a Ferruccio Sansa e a Marco Preve? Non so come funzioni, ma guardate che i due si sono affezionati da tempo alla nostra città.

Scritto da Angelo Amoretti

3 agosto, 2012 alle 16:45

Annunci a pagamento di Acquamare Srl sui quotidiani locali

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Oggi e qualche giorno fa, la Società Acquamare Srl e la Società dell’Acqua Pia Antica Marcia Spa hanno acquistato una pagina de Il Secolo XIX e La Stampa per comunicare alla città di Imperia quanto segue:

In relazione alla costruzione del porto turistico, desideriamo ribadire quali sono i fatti:

1. Tutti i costi necessari per realizzare il porto sono stati sostenuti unicamente con nostre risorse private e con finanziamenti bancari fatti alla nostra società;

2. Relativamente a detta costruzione, il Comune di Imperia non ha dovuto sostenere alcuna spesa, né dovrà sostenerne in futuro;

3. Quando il porto sarà finito, il Comune avrà un utile di circa quaranta volte il suo investimento iniziale;

4. La gestione del porto turistico nella sua totalità è e rimarrà nella disponibilità unica della concessionaria Porto di Imperia, partecipata dal Comune, con tutti i profitti che deriveranno dai servizi erogati;

5. Alla scadenza della concessione, il porto tornerà allo Stato.

6. Acquamare non ha commesso alcun fatto illecito e la città di Imperia, senza alcun costo, avrà a disposizione il porto più grande del Mediterraneo, con tutti i relativi benefici.

e a tal proposito riporto una lettera non firmata pubblicata su La Stampa di oggi

[...] ai punti 1 e 2 sostanzialmente si afferma come il Comune di Imperia non abbia sostenuto alcuna spesa per la realizzazione dell’opera (forse era disinformato chi sosteneva che lo spostamento di una parte del cumulo di terra, costato 700 mila, cui avrebbe dovuto provvedere l’Acquamare, sia stato sostenuto dalla Porto di Imperia di cui il Comune è socio per 1/3).
Al punto 3 si legge “quando il porto sarà finito, il Comune avrà un utile di circa quaranta volte il suo investimento iniziale”.
Considerato che ai punti 1 e 2 si dichiara che il Comune ha sostenuto un costo 0 (zero), matematicamente risulta: utile del Comune 40 x 0= 0.
Detta affermazione, non suffragata da alcuna prova, mi ricorda come l’ingegner Caltagirone, nel corso di un’intervista rilasciata in occasione delle Vele d’Epoca, con la stessa superficialità, dichiarasse come il nuovo porto sarebbe stato fonte di 5 mila posti di lavoro, ma ad oggi mi risulta che abbia prodotto disoccupazione a causa della chiusura dei Cantieri Navali, che il personale delle imbarcazioni stazionanti in porto parli lingua straniera e così pure abbia targa straniera buona parte degli automezzi de personale addetto alla manutenzione.
Al punto 6 si afferma: “Acquamare non ha commesso alcun fatto illecito”, ovviamente sranno i magistrati a deciderlo, comunque è singolare come sul guiornale si sia letto: “Il Riesame: Caltagirone e Conti devono ritornare in carcere”. Senza dubbio sarà una persecuzione giudiziaria. Penso che l’Acquamare, con questo comunicato, si prefigga lo scopo di ricevere un attestato di benemerenza dalla cittadinanza. Ma ritengo non siano favorevoli, oltre che parte della cittadinanza che è a conoscenza della situazione, in particolare i 700 diportisti già preesistenti alla realizzazione del porto che, oltre ad avere subito un incremento del 300% rispetto a quello praticato dalla Imperia Mare, sono costretti, a causa della soppressione dell’impianto carburante, a fare rifornimento con le taniche, e, a causa dell’inquinamento delle acque del vecchio bacino determinato dalla assenza di un impianto di riciclo, a fare carena più di una volta all’anno.

Scritto da Angelo Amoretti

29 maggio, 2012 alle 18:48

Pomeriggio con Ferruccio Sansa e Vittorio Coletti

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Ieri, al Liceo Vieusseux, si è svolto un incontro tra gli studenti e il giornalista de il Fatto Quotidiano Ferruccio Sansa, coadiuvato dal prof. Vittorio Coletti, collaboratore de la Repubblica.
Tra gli spettatori ho notato con piacere la presenza dell’Ing. Pierre Marie Lunghi e dell’Ispettore Capo della Polizia Postale, Ivan Bracco.
Gli studenti hanno presentato un resoconto della loro ricerca fatta attraverso i quotidiani sulla vicenda del Porto Turistico, che è stata presentata nelle tappe salienti e integrata dalle conoscenze di Ferruccio Sansa.
Vittorio Coletti ha rivolto qualche critica ai giornali locali che all’epoca avevano ignorato certe questioni per così dire “anomale” e ha incoraggiato i giovani studenti a continuare nella loro opera di ricerca critica e conoscenza dei fatti.
Il Procuratore Roberto Cavallone, quando all’assemblea contro le mafie che si era tenuta lo scorso mese di dicembre, gli avevo chiesto come giudicava l’operato dei giornalisti, aveva risposto: “I giornalisti raccontano i fatti”.
Ma con un minimo di buon senso, quando si scriveva che il porto avrebbe portato circa 7.000 nuovi posti di lavoro, sarebbe bastato andare alla Marina degli Aregai, verificare che più o meno gli occupati erano una settantina, fare le dovute proporzioni e poi scrivere che forse la cifra strombazzata era un tantino esagerata.
E questo è solo un esempio.
La sala, pur non essendo quella Magna, davvero enorme, era stracolma di persone: studenti, insegnanti e gente comune come me, andata lì perché in queste occasioni si può accrescere la propria conoscenza. Tant’è vero che c’erano anche l’Assessore Roberto Cristaldini e la moglie di Ilvo Calzia, indagato e sospeso dal suo incarico in Comune a seguito delle indagini sul Porto. La signora, che credo sia insegnante, dal momento che è strettamente interessata, ha tenuto a sottolineare che “indagato” non significa “condannato”, ma nessuno in quell’assemblea ha voluto condannare qualcuno: si sono semplicemente analizzati i fatti.
E c’erano pure due giornalisti, ma le testate su cui scrivono al momento non hanno ancora riportato una riga sull’evento, che si è concluso intorno alle 17.
La cosa mi meraviglia un po’, ma in fondo se siamo in questa situazione, paradossalmente è un po’ colpa di tutti, come giustamente ha fatto notare il Dott. Ernani Ramò in un suo breve intervento.
Poi Ferruccio Sansa si è spostato alla Libreria Mondadori di Oneglia, dove con Vittorio Coletti e Orlando Botti, ha presentato “Il sottobosco“, scritto insieme a Claudio Gatti. Anche in questo caso la sala era piena: mai vista così tanta gente alla presentazione di un libro a Imperia, ma questa è un’altra storia.

Scritto da Angelo Amoretti

16 maggio, 2012 alle 0:22