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Cambio di targa

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Due date, il 16 e il 29 dicembre, possono segnare il futuro del maxi porto turistico di Imperia.
La prima è quella entro la quale la Porto di Imperia spa dovrà presentare all’Ufficio Demanio le controdeduzioni in ordine all’avvio della procedura di decadenza della concessione demaniale da parte del Comune.
La seconda, quella del 29 dicembre riguarda la Capitaneria di Porto che entro la fine dell’anno è chiamata a presentare le sue osservazioni sulla mancata sottoposizione delle opere al Via presso il ministero dell’Ambiente con relativa documentazione.
In questo quadro che mette a rischio il futuro del porto targato Caltagirone, la Porto di Imperia dovrà anche rispondere alle richieste avanzate dalla Commissione regionale di vigilanza e collaudo delle opere marittime.

L’intero articolo su Il Secolo XIX.

Scritto da Angelo Amoretti

4 dicembre, 2010 alle 8:37

Imperia: dopo le notizie del Secolo XIX “blindata” la Procura

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Uffici della Procura e della Polizia giudiziaria del Palazzo di Giustizia di Imperia, da questa mattina sono off-limit a tutti i giornalisti. La decisione di interdire l’accesso ai rappresentanti di tutte le testate giornalistiche è del procuratore capo facente funzione, Alessandro Bogliolo, che ha comunicato il divieto di accedere al terzo piano (sede della Procura) a qualunque giornalista. Il provvedimento sarebbe, secondo quanto precisato dal procuratore, un atto dovuto in conseguenza di una presunta violazione del segreto istruttorio nell’ambito di un’indagine preliminare che riguarda il porto turistico in costruzione a Imperia. Sul Secolo XIX di oggi si parla dei rapporti fra l’ex ministro Claudio Scajola e il costruttore Francesco Bellavista Caltagirone, che sono al centro di una serie di interrogatori di testimoni eccellenti. Torna così alle origini l’inchiesta giudiziaria sul porto turistico di Imperia, che accelera con l’arrivo dei due nuovi Pm, Alessandro Bogliolo e Maria Antonia Di Lazzaro. Sono già stati ascoltati politici, amministratori locali e imprenditori. Tra loro l’ex sindaco Luigi Sappa, oggi presidente della Provincia, l’amministratore delegato del Porto, Carlo Conti, gli ex presidenti Pietro Isnardi e Gianfranco Carli e diversi altri personaggi. I procuratori ritengono di poter concludere l’indagine entro la fine dell’anno. Questa notizia ha provocato la reazione di Bogliolo, che ha blindato gli uffici.«Ancora un grave atto di intolleranza si registra nei confronti della libertà di informazione - afferma il Consigliere nazionale Unione Cronisti Italiani (Unci), Natalino Famà -. Oggi a Imperia sono stati censurati i rapporti con i cronisti presso la procura della Repubblica. La disposizione, che vieta ogni contatto, anche all’esterno, con i magistrati requirenti, verrà ufficializzata, come assicurato dal procuratore, con un ordine di servizio emesso dallo stesso procuratore ed esteso alle sezioni di polizia giudiziaria. Di fatto d’ora in poi saranno proibiti i rapporti con le fonti di informazione giudiziaria».
Il Secolo XIX – 19 ottobre 2010

Scritto da Angelo Amoretti

19 ottobre, 2010 alle 18:41

L’intervista de Il Secolo XIX a Francesco Bellavista Caltagirone

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«Finirò il porto in due anni ma ora basta attacchi»
Caltagirone: a Imperia nessun rischio per il Comune

«Le sembra vuoto?». Dall’alto del molo sferzato dal vento di sud est, Francesco Caltagirone Bellavista mostra il porto che sta costruendo, l’immensa diga che di notte splende di luci blu come una pista di atterraggio, banchine immacolate e per lunghi tratte deserte, con le doghe di legno e le bitte lucide in attesa di una cima di ormeggio.
C’è posto per 1.300 barche: ce ne sono molte di meno.
«Abbiamo venduto o affittato due terzi dei posti barca», assicura il costruttore romano patron di Acquamarcia, e nella foga indica anche il vecchio porticciolo, l’unica zona davvero gremita di piccoli yacht e barche da pesca, che però è sempre esistito.
«Vede com’è pieno?». Beatrice Parodi, la signora di Portosole (Sanremo) che lo affianca negli affari e in questa intervista con il Secolo XIX, spiega che di solito ci vogliono dieci anni per fare il tutto esaurito. Ma è dal 2008 che la crisi ha frenato le vendite. E questo preoccupa il Comune di Imperia, socio al 33% della concessionaria Porto di Imperia spa (i due terzi che restano sono divisi alla pari fra privati locali, fra cui la stessa Parodi, e l’Acquamare, sempre di Caltagirone). L’opposizione accusa la giunta di centro destra di aver concesso troppa libertà di manovra al gruppo romano, lasciandogli il 70% dell’affare senza patti parasociali o garanzie in caso di insuccesso. Il Pd ha pronto un dossier per la Corte dei conti.
È la prima volta che Caltagirone risponde di persona alle polemiche sul porto di Imperia, finito nella bufera dopo che la commissione regionale di collaudo, preoccupata per l’aumento dei costi di costruzione, ha mandato un esposto alla magistratura.
«È stata una serie ininterrotta di attacchi che mi hanno amareggiato e offeso».
Alle sue spalle, una lunga cortina di tabelloni promozionali separa il «porto più bello e importante del Mediterraneo» dal retroporto ancora da costruire, un grande cantiere con lo scheletro di un capannone bloccato dai magistrati e un’immensa collina di terra che ha scatenato polemiche.
Ingegnere, fu lei, nel 2006, ad annunciare che avrebbe realizzato il progetto, come si legge anche nel sito della Porto d’Imperia, in 40 mesi dalla data della concessione, dunque nell’aprile 2010. Abbiamo tutti capito male?
«Sicuramente intendevo le opere a mare, che sono state consegnate al 95% in 36 mesi. Abbiamo avuto l’inizio lavori a febbraio 2007 e ad agosto abbiamo formalmente presentato una variante alla Hall del mare, il cuore del porto, che secondo il progetto originario, da noi ereditato, doveva avere una grande copertura. La variante ci è stata concessa lo scorso marzo».
A causa di ciò, ora quando finirete?
«Teoricamente abbiamo tempo fino al marzo 2013. Ma io le dico che contiamo di finire i lavori nella primavera del 2012».
E il capannone bloccato?
«Appena la magistratura lo sblocca possiamo finirlo in 8-10 mesi».
La fognatura, ancora da fare?

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Scritto da Angelo Amoretti

16 settembre, 2010 alle 9:00

La storia infinita del “manufatto” sul porto di Imperia

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Mentre con ogni probabilità in questo momento si sta svolgendo in Comune il supervertice tra il Sindaco Paolo Strescino e il patron di Acquamare, Gaetano Bellavista Caltagirone, sul futuro della Porto di Imperia SpA e non solo, su Il Secolo XIX di oggi appare questo nuovo fulmine a ciel sereno che tanto a ciel sereno non è, dal momento che sabato scorso Marco Preve, su Repubblica, scriveva quanto segue:

Quel capannone è un abuso edilizio’ così il perito bocciò la sede dei cantieri nautici

Il “capannone” del Porto di Imperia è abusivo, ha violato il codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, nonchè il Codice della navigazione, e andava sanzionato penalmente sia per l’ aumento dei volumi che per le difformità architettoniche. Sono clamorose le conclusioni cui era arrivata la consulente della procura, incaricata di effettuare una perizia, nella scorsa primavera, sulla struttura destinata ad ospitare i Cantieri Nautici che era stata oggetto di denunce ed esposti, e sequestrata per sospette irregolarità urbanistiche. La sorpresa è legata a due circostanze: la prima è che nonostante le 48 pagine (più allegati) con cui l’ architetto torinese Elena Colciago ha bollato come abuso edilizio il capannone, il pm Paola Marrali non ha sposato le tesi della sua consulente, ma ha ritenuto invece corrette le interpretazioni fornite dagli avvocati della Porto di Imperia spa e degli indagati. Fin qui nulla di strano, poiché non è la prima volta che un sostituto procuratore prenda le distanze dal suo perito. Più curioso, invece, il fatto che a Imperia, a livello mediatico, siaa lungo circolata la voce che la decisione della procura si basasse proprio sui risultati della consulenza tecnica. L’ architetto Colciago è uno dei periti più richiesti dalle procure piemontesi e liguri e si è occupata di numerosi casi scottanti, ultimo dei quali l’ inchiesta sui box di Paraggi a Santa Margherita. Lo snodo della sua consulenza è contenuto in un passaggio fondamentale, quando affronta l’ aumento di volume del capannone (52.509 metri cubi invece dei previsti 40.928): «….per la configurazione del reato di abuso edilizio, è irrilevante che la costruzione sia stata completata in ogni sua parte essendo sufficiente il solo inizio delle opere e delle relative attività prodromiche». L’ attività d’ indagine della Capitaneria aveva dimostrato, carte alla mano, che la costruzione del capannone era iniziata già con il progetto che conteneva quell’ aumento di volumetria, per il quale era stata chiesta l’ autorizzazione all’ interno della maxi variante del porto. Variante che all’ epoca non era ancora stata discussa. Il consulente della procura sottolinea poi che: «L’ illecito ambientale compiuto coi Cantieri Navali non può ottenere la compatibilità paesaggistica “postuma”» e respinge la tesi difensiva secondo cui «se fosse stata richiesta l’ autorizzazione della soprintendenza, questa l’ avrebbe concessa ugualmente approvando il progetto nella sua interezza senza modifiche». E questo perché, spiega l’ architetto Colciago, «la volumetria dell’ opera così progettata sfora il limite massimo previsto dal Piano regolatore portuale (43.500 metri cubi)», e prova ne sia, è l’ affondo del perito, che proprio per questa ragione è stata chiesta una «deroga al ministero dell’ Ambiente». E ancora: «Il “danno ambientale” viene considerato come violazione anche in assenza riconosciuta di un pregiudizio al paesaggio e nonostante il parere favorevole dell’ autorità preposta alla tutela del vincolo paesistico». L’ architetto scelto dalla procura contesta anche la strada preferenziale imboccata dalla Porto di Imperia spa per chiedere la compatibilità paesaggistica. Infatti, scegliendo un articolo di legge rispetto ad un altro: «In caso di opera abusiva, ma conforme, compiuta su beni paesistici …. la sanzione sarà di tipo pecuniario» mentre secondo l’ architetto «nel caso in specie… in cui l’ opera determina aumento di volume o superficie utile e impiego di materiali in difformità la domanda doveva essere presentata in base…. e la sanzione relativa è quella penale». Il paragrafo finale elenca in sintesi le violazioni: «L’ opera risulta non conforme per le seguenti difformità: aumento di volumetria; modifica della sagoma, diversità dei materiali». Il pm Marrali aveva chiesto l’ archiviazione per i quattro indagati, il presidente della Porto di Imperia Paolo Calzia, il progettista Emilio Morasso, e infine due rappresentanti dei costruttori, Delia Marlonghi e Mariassunta Longo di Acquamare di Caltagirone Bellavista. Spetta ora al gip Domenico Varalli decidere se accoglierla oppure ordinare nuove indagini.
Marco Preve – Repubblica, 28 agosto 2010

Leggi anche:
S’era scherzato
Manufatto al Porto: quattro avvisi di garanzia
Stop della Regione al “manufatto” irregolare

Scritto da Angelo Amoretti

31 agosto, 2010 alle 12:02

Il nuovo Porto e la stampa locale

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Ora che la Polizia Postale va a “curiosare” [Andrea Pomati - La Stampa - 21 Agosto 2010] negli uffici della Porto di Imperia Spa “si può anche ipotizzare che il pm stia indagando su più fronti, tutti riconducibili alla costruzione del nuovo porto targato Caltagirone ripetutamente oggetto di attacchi da parte dell’opposizione consiliare (Pd, Sinistra per Imperia e Rifondazione Comunista soprattutto)”. [Loredana Grita, Il Secolo XIX - 21 Agosto 2010]

Capito? Anche se virgolettato, la Polposte mica va a fare indagini per scoprire eventuali illeciti, no, va a “curiosare”.
E visto che forse il transatlantico comincia ad avere qualche falla, i topi e le tope cercano la via di fuga: il porto adesso è “targato Caltagirone”.

Scritto da Angelo Amoretti

21 agosto, 2010 alle 8:57

Porto, quanto ci costi? [II]

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Bufera sul porto.

Carlo Conti: “Conseguenza del clima di merda che si respira in città”.
La Riviera – 2 luglio 2010

E il depuratore ancora non è finito. Mi sa che ’sto clima dovremo respirarcelo ancora per un po’.

Scritto da Angelo Amoretti

2 luglio, 2010 alle 12:07

Porto, quanto ci costi?

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La Commissione Collaudo esamina i costi del porto che da 30 milioni sono passati a 145.
L’opposizione non ci vede chiaro, Ferruccio Sansa su Il Fatto quotidiano di oggi, neppure.
Nel frattempo il Direttore della Porto di Imperia Spa, Carlo Conti, rilascia la seguente intervista a Il Secolo XIX di oggi.

La Replica: qui non ci sono bidoni e lo scalo vale di più.
E’ un’aggressione senza nessuna logica
Conti (direttore della spa): qualche politico vuole affossare il porto

Il documento della commissione di vigilanza e collaudo è un’aggressione senza nessuna logica, non corrisponde nei modi, nei termini e nella quantificazione dei numeri. Siamo veramente allibiti, non riusciamo veramente a capire la reala motivazione di tutto ciò..Fedele al suo carattere, fermo e deciso, senza peli sulla linguia come è sua abitudine, Carlo Conti, direttore generale della Porto di Imperia Spa sgombera il campo da possibili equivoci o malintesi.

“La Porto di Imperia spa – incalza Conti – come risulta dai documenti ufficiali, si trova ad avere un porto che, rispetto a quanto era previsto inizialmente ha un valore di diversi milioni di euro in più. Alla fine, quindi, costerà qualche milione di euro in più…ma varrà anche un po’ di milioni di euro in più”.

Tanti soldi…

“Questa spesa se l’accollerà completamente Acquamare srl, vale a dire Caltagirone – replica Conti – a questo punto basta ragionare, succede che i soci della Porto di Imperia spa (oltre ad Acquamare ci sono Comune di Imperia e gli imprenditori privati di Imperia Sviluppo srl, tutti a 1/3 di quote), avranno riconosciuto un valore supplementare di diversi milioni di euro, da dividere in tre. Anche il Comune di Imperia, quindi, beneficierà di questa situazione. Non solo. Visto e considerato che si parla di vendere le quote pubbliche…”

A questo punto, conti passiamo a Caltagirone…

“Se c’è stata una responsabilità, per così dire da parte sua è stata quella di spendere più di quello che aveva preventivato. Ma non tocca certo a me, e neppure agli altri, difendere le azioni di Acquamare. Voglio però, quello sì, definire i rapporti che ci sono sempre stati tra la Porto di Imperia spa e Acquamare. Precisi e trasparenti, ieri come oggi”.

Eppure la Commissione non la pensa così…

“Non abbiamo nulla da nascondere – s’indigna Conti – fatture, documentazione, permessi, concessioni e provvedimenti burocratici di ogni genere. Quando ci è stato richiesto di produrli lo abbiamo fatto, senza alcun timore. Qui si vive di serietà, professionalità e massima trasparenza. Io vivo di quello che faccio, del mio. Non ci sono “bidoni” sul porto”.

Il nome di Angelo Balducci è stato recentemente accostato al porto di Imperia. Qualcuno, in città e non solo, ci ha visto anche qualcosa di poco chiaro…

“In quel momento, quando Balducci entrò in gioco (inizio del 2008 ndr) come presidente della commissione di controllo sul porto (si dimise dopo soli due mesi, ndr) era il “Papa” dei lavori pubblici in Italia. Il numero uno assoluto e indiscusso in materia. Io non so e non sono certo titolato per commentare le vicende che riguardano Balducci. Restano i fatti: è arrivato, ha dato un’occhiata e se n’è andato via…praticamente subito”.

C’è chi crede che attaccare il porto sia attaccare l’ex ministro Scajola, in questo momento già politicamente in difficoltà.

“Scajola non ha certo bisogno di essere difeso da me, lo sa fare benissimo da solo…”

E la politica locale? Perché nessuno, sino ad ora, ha voluto esprimere un’opinione, un commento in proposito?

“Non credo ci sia bisogno della solidarietà del Comune di Imperia, in questa vicenda. Mi aspetto, invece, che dopo che la Porto di Imperia spa avrà un valore aumentato di diversi milioni di euro, arrivi dall’amministrazione comunale, a partire dal sindaco, una doverosa presa di posizione Io stesso sono disponibile ad andare in consiglio comunale…Qui c’è qualcuno che, sul piano politico, o per meglio dire che si nasconde dietro la politica, è disposto ad affossare il porto per motivi francamente ben poco validi. Ci vogliono intimorire? Hanno sbagliato strada. Completamente”.

Il Conti-pensiero si esaurisce qui. Ma è già molto, moltissimo. Anche perché soltanto qualche minuto prima di questo incont questa lunga e articolata intervista, il direttore generale della Porto di Imperia Spa aveva detto al cronista: “No comment”.

Giorgio Bracco per Il Secolo XIX – 30 giugno 2010

A me, che non ci capisco molto, non sono chiare alcune cose.
1) Perché a un certo punto Balducci “è arrivato, ha dato un’occhiata e se n’è andato”?
Credo che Giuseppe Zagarella del PD abbia fatto una interrogazione  in consiglio comunale a tal proposito, ma il bello delle question time è che si sa come vengono poste, ma poi non si rende nota la risposta. Può darsi che qualcuno glielo abbia spiegato, quindi sarebbe carino che qualcuno lo spiegasse anche a noi comuni mortali.
2) Mi sembra paradossale il discorso fatto da Conti riguardo ai costi che farebbero aumentare il valore e che avrebbe da guadagnarci anche il Comune (quindi noi cittadini mortali) perché se così fosse allora ci sarebbe da dire:”Accidenti, allora spendetene ancora di più, che abbiamo tutti da guadagnarci!”
3) In una società in cui ci sono tre soci con parti uguali di quote, uno di loro si fa gli affari suoi senza prima parlarne e decidere insieme agli altri due?

Voi cosa ne pensate?

Scritto da Angelo Amoretti

30 giugno, 2010 alle 19:43

Chiedere scusa

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A seguito dell’intervento dei consiglieri del PD Giuseppe Zagarella e Paolo Verda a proposito delle indagini sul capannone al Porto, Alessandro Gazzano e Paolo Montesano, rispettivamente coordinatore e vice coordinatore cittadino del PDL, avevano diramato una nota in cui, tra l’altro, pretendevano le scuse alla città da parte dei due consiglieri di opposizione, che, stando a quanto sostenuto dai due coordinatori, con il loro esposto-denuncia, avrebbero rallentato i lavori, danneggiando la città.
Paolo Verda ha risposto come segue:

E’ di questi giorni lo sviluppo delle indagini sul capannone del porto, cui è stato dedicato proprio ieri sera il confronto televisivo tra il consigliere Giuseppe Zagarella e l’Assessore Luca Lanteri.
Sono altrettanto recenti le dichiarazioni del coordinatore Ambesi che hanno scatenato la bufera all’interno della coalizione di maggioranza.
Due vicende lontane soltanto nei contenuti, ma nell’ambito delle quali si sono espresse le voci della nuova generazione dei politici del PDL, voci che usano parole diverse ma un tono ricorrente, un registro comune: quello della presunzione e dell’intolleranza.
L’atteggiamento accusatorio e irridente riservato da Ambesi all’avvocato Fossati, capogruppo PDL in Comune, colpevole di aver espresso un’opinione; l’aggressività autoritaria e prevaricante delle dichiarazioni dei coordinatori Gazzano e Montesano all’indirizzo del sottoscritto e del collega Zagarella sulla questione “capannone”, sembrano dare il segno di una generazione di politici giovani solo anagraficamente, ma privi di un linguaggio davvero nuovo ed evoluto, animati piuttosto da una concezione della politica come esercizio di potere, nella quale i monologhi sono preferiti al dibattito e le voci “non allineate” sono messe all’indice.
Mi domando se parole come rispetto, confronto, dialogo, tolleranza, buongusto abbiano per queste persone lo stesso significato che hanno per me e soprattutto la stessa importanza. Ma le parole di recente sono trattate assai male, spesso svuotate del loro stesso significato, quando non distorte. Così l’Assessore Lanteri ricorre a un linguaggio più infantile che giovane e definisce Zagarella uno “spióne” per avere sollevato dei dubbi sul capannone del porto, dai quali ha avuto origine l’accertamento di una effettiva irregolarità urbanistica.
Consiglio a Lanteri di ricominciare dal dizionario:
Spiòne: spregiativo di spia. – Spìa: chi esercita lo spionaggio per il nemico.
A collegare strettamente le parole ai fatti, se chi segnala un’irregolarità alle autorità competenti è uno spione il nemico di Lanteri sembra essere la legge. Ma non voglio credere che sia così.
Infine un chiarimento ulteriore sulla vicenda del capannone portuale: insieme a Zagarella mi sono attivato mesi fa perché fosse verificato il rispetto di una normativa che tutti siamo chiamati a rispettare, in seguito ai controlli è stata individuata una difformità urbanisticamente rilevante dalla quale è derivata una sanzione ambientale. Gazzano e Montesano hanno dichiarano di ritenere che dovremmo delle scuse alla città per l’aggravio dei tempi di conclusione dell’opera che tale accertamento avrebbe prodotto. Rispondo che il rispetto delle regole è imposto a tutti i cittadini ogni giorno, anche a me, e non ho mai preteso che qualcuno si scusasse per questo. Le uniche scuse che considero davvero doverose sono quelle alla povera lingua italiana, distorta e piegata alla propaganda più becera.
Paolo Verda – Consigliere comunale PD

Scritto da Angelo Amoretti

12 aprile, 2010 alle 12:01

S’era scherzato

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Ricordate?
Beh, si è concluso tutto per il meglio.
Le ultime memorie difensive – lo leggo su La Stampa di ieri – degli avvocati Erminio Annoni e Giuseppe Maria Gallo hanno finito per convincere il Pubblico Ministero Paola Marrali: il capannone, il manufatto, l’ecomostro – chiamiamolo come vogliamo – non è fuorilegge e presto il caso sarà archiviato.
Sono stadi di conseguenza scagionati dall’accusa di abuso edilizio coloro che erano stati raggiunti da avvisi di garanzia: Paolo Calzia, Emilio Morasso, Delia Marlonghi e Maria Assunta Longo.
A seguito di tutto ciò, Paolo Verda e Giuseppe Zagarella, i consiglieri comunali del PD che avevano presentato un esposto denuncia sul manufatto, hanno dichiarato quanto segue:

La notizia di richiesta di archiviazione da parte del magistrato inquirente circa la costruzione in difformità rispetto ai titoli autorizzativi del capannone sul Porto di Imperia ci lascia sicuramente perplessi.
La costruzione è, per stessa ammissione del progettista (a mezzo stampa), difforme rispetto a quanto autorizzato e conforme rispetto ad una variante che a tutt’oggi, per la parte relativa al capannone, non è stata formalmente approvata dalla competente Conferenza dei Servizi (non a caso è stata determinata una “sanzione ambientale” a fronte di una “istanza di compatibilità paesaggistica” presentata dallo stesso progettista).
Poco importa che allo stato attuale solo 2/3 del volume risultino realizzati. Dalle documentazioni depositate agli atti risulta chiaramente non solo che l’altezza del capannone non diminuisce rispetto al progetto approvato, ma il volume finale del capannone (una volta costruito per intero) verrà aumentato sensibilmente come attestato dalla stessa Commissione Edilizia Integrata del Comune di Imperia.
E questo al di là delle dichiarazioni dei legali, non corrette, secondo le quali l’altezza dell’edificio sarebbe diminuita, laddove l’altezza di gronda (parametro urbanisticamente rilevante) è aumentato di circa 3 metri.
Certo è che qualora, lette le motivazioni del provvedimento, si confermino i criteri illustrati a mezzo stampa per dirimere la questione, questo costituirà senza ombra di dubbio un importante precedente a sostegno di coloro che ritengano i parametri urbanistici e le norme tecniche di attuazione dei piani passibili di interpretazioni soggettive e modifiche.
Se tutto sarà confermato allora i nostri colleghi sappiano:

- sembrerebbe possibile sanare abusi e difformità gravi su suolo demaniale;

- su demanio, nonostante quanto espressamente previsto dal Codice della Navigazione all’Art. 47, e dalla Legge dicembre 2006 n. 296 e dalla Legge Regionale 13/1999 come modificata ed integrata dalla Legge Regionale 22/2008, le gravi violazioni urbanistico edilizie e paesaggistico ambientali a quanto pare non comporteranno più sanzioni, tanto meno la prevista revoca delle concessioni demaniali; (Stralcio da L.R.13/99 in combinato disposto con L.R.22/2008: Art. 11 quinquies. (Violazioni urbanistico-edilizie e paesistico-ambientali) (22)[...]

- sembrerebbe possibile la procedura di S.U.A. “in sanatoria”.

Restiamo in attesa di conoscere gli esiti definitivi della questione consci che qualunque essi siano questi costituiranno precedente non trascurabile per dirimere future questioni con la Soprintendenza della Regione Liguria e con tutte le altre su base nazionale, così come con l’Agenzia del Demanio e con gli altri Enti interessati.
Contestualmente restiamo in attesa di conoscere anche gli sviluppi circa l’evidente sforamento dei volumi massimi ammessi dal Piano Regolatore Portuale (il progetto in variante complessivamente vede volumetrie per 127.000 metri cubi a fronte di un massimo ammesso di 120.000), certi che verrà sicuramente trovata idonea e repentina soluzione, magari con qualche “decreto interpretativo” ad hoc.
Tutto quanto sopra detto, sia chiaro, il problema è e resta sempre lo stesso: se le regole esistano e per chi esistano. E che la cantieristica abbia bisogno di spazi idonei per lavorare è cosa che ci ha visto in prima linea, propositivi, durante l’intero iter di approvazione del progetto del Porto Turistico. Che poi i progetti vengano variati per meglio rispondere al contenimento della spese di realizzazione, a scapito dell’impatto su una città è tutta un’altra storia…

-Giuseppe Zagarella – Paolo Verda – Imperia, 6 aprile 2010

I lavori possono continuare spediti e Sanremo può attendere.

Scritto da Angelo Amoretti

7 aprile, 2010 alle 12:13

All’asta i putti della fontana di P.za Dante

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Il collettivo Abusivissima, che lo scorso 29 agosto aveva organizzato questa, per stasera alle 18.30 si è inventata un’altra simpatica goliardata: vendere all’asta i putti della fontana di Piazza Dante.
In un comunicato diramato su Facebook, si legge:

ASTA PUBBLICA: PUTTI FONTANA DI PIAZZA DANTE

lunedì 21 settembre ore 18,30 piazza dante …
accorrete numerosi, un pezzo della fontana potrà essere vostro!
Abbiamo deciso di venire incontro all’amministrazione partecipando alla campagna di solidarietà e raccolta fondi per risanare il problematico bilancio comunale.
Voi ben sapete che la Fontana Piazza Dante s.p.a. è così composta:
-33 % in possesso della fontana marcia s.p.a.
-33% in possesso di fontana sviluppo s.p.a.
-33 % patrimonio comunale.

Il comune ha deciso per il nostro bene, causa annosa questione del bilancio, di cedere le quote del porto di cui è in possesso, questo perchè alla scelta obbligata di vendita ha voluto preservare alla nostra città la gloriosa fontana. Non ci meritiamo tutto questo sacrificio, perciò essendo cittadini diligenti abbiamo deciso che lunedì 21 alle 18,30 (per il bene di tutti) venderemo almeno i piccoli Putti che da decenni irrorano vasche ed aiuole con gioiosi sorrisi e spruzzatine.
Pare che alcuni armatori russi, cercando oggetti di decoro ad alto valore artistico, siano interessati in particolare modo al Putto che fa fuori uscire le dolci acque dal suo piccolo pesciolino.
Confidiamo però che la transizione possa concludersi con un acquirente italiano, data già la pesante situazione di immigrazione in cui versa la città ed il difficile contesto in cui si trova il quartiere ormai conosciuto come ghetto Via Cascione (zona da tempo pervasa di spaccio, prostituzione e culti pagani). Ci riserviamo, se sarà necessario, di vendere i famosi orologi della via, oggetti di culto il cui manifesto interesse dello sceicco del Quatar è ormai sotto gli occhi di tutti.
L’asta è ora aperta.
Buon acquisto.

COLLETTIVO ABUSIVISSIMA

Totò vendeva la Fontana di Trevi a Decio Cavallo, qua, nel nostro piccolo, vendiamo le quote del Porto turistico a chissà quale gorgonzola. Le scamorze, nello specifico, siamo noi cittadini.

Immagine anteprima YouTube

Scritto da Angelo Amoretti

21 settembre, 2009 alle 9:13