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Raffaella Paita ha vinto le primarie del Partito Democratico

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Raffaella Paita ha dunque vinto le primarie del Partito Democratico e sarà candidata a governare la Liguria alle prossime elezioni regionali.
Si dovrebbe dire “la candidata del centrosinistra”, ma tra le tante cose che non mi quadrano, in questa farsa delle primarie, c’è il comportamento di SEL, tanto per cominciare.
Cioè: quelli di SEL sono andati a votare alle primarie del centrosinistra, dopodiché, visto che non ha vinto quello per cui votavano loro (Sergio Cofferati), dicono che no, in giunta con la Paita non ci stanno. Allora, forse, avrebbero fatto più bella figura se si fossero comportati come Carlo Capacci (Sindaco di Imperia) e la lista Liguria Cambia: loro non avevano un candidato preferito, stavano alla finestra a vedere chi avrebbe vinto per poi dire “Stiamo con lei (o lui)”.
Tant’è vero che il giorno dopo, con le bocce ancora un po’ in movimento, hanno subito emesso un comunicato che sembrava scritto qualche settimana fa:

[...] “Liguria Cambia, forza di ispirazione moderata facente parte della Coalizione che ha promosso le Primarie, intende aderire al programma di governo per la Regione Liguria promosso dal Canditato ……[...]

E’ bastato aggiungere il nome del vincitore al posto dei puntini e poi diramarlo.
E ancora più bella figura ha fatto Rifondazione Comunista che perlomeno si è sottratta a questa farsa e ha invitato gli elettori a starsene a casa.
Sui presunti “scandali ai seggi” vi invito a leggere l’articolo di Marco Travaglio apparso su il Fatto Quotidiano di oggi, che la spiega meglio di come farei io.
Se lo avete già letto, saltatelo e continuate più sotto.

Per quanto incredibile, è successo veramente. Mentre Matteo Orfini, commissario inviato da Matteo Renzi (inviato si fa per dire: non s’è mai mosso da Roma Prati da quando aveva i calzoni corti) a bonificare il Pd romano coinvolto in Mafia Capitale col contorno di tessere false e primarie truccate per scongiurare ogni cambiamento, in Liguria il Pd bandisce le primarie per il candidato governatore con le stesse non-regole che han prodotto lo scandalo romano.
E infatti sortisce lo stesso risultato: plotoni di cinesi, ecuadoregni e maghrebini, ma soprattutto orde di scajoliani, ex fascisti e berlusconiani (doc o travestiti da alfanidi) assiepati ai seggi per fare da scudi umani all’Ancien Régime. Cioè al blocco di potere dei due Claudii – Burlando e Scajola – che da almeno dieci anni fa il bello e il cattivo tempo (soprattutto quando piove) e che solo qualche ingenuo poteva vedere in declino per le note disavventure che hanno azzoppato i due Diarchi.
Altro che viale del tramonto: è bastato un colpetto di maquillage, rimpiazzando l’ormai incandidabile governatore Gerundio con la sua fedelissima Raffaella Paita, indimenticabile assessora alla Protezione civile e alla Difesa del suolo (sic) letteralmente desaparecida nei giorni fangosi e luttuosi dell’alluvione, per garantire l’assoluta continuità col recente passato degli affari, delle cementificazioni e dei dissesti idrogeologici elevati a sistema.
Il vero sconfitto non è tanto Sergio Cofferati che – diversamente dalla giunta Burlando – non è mai stato neppure sfiorato da scandali giudiziari nei quattro anni da sindaco di Bologna, né personalmente né con i suoi assessori), e ciononostante – o forse proprio per questo – perde in tutte le province fuorché nella città di Genova.
No, il vero sconfitto è soprattutto la speranza di cambiamento di tanti cittadini che però, anziché andare a votare, se ne sono rimasti a casa. Lasciando campo libero alle truppe cammellate che hanno deciso la partita. Una partita ben più importante delle primarie del Pd, visto che il centrodestra ha praticamente rinunciato a giocare: dunque il vincitore sarà il nuovo governatore della Liguria.
Nessuna sorpresa: il rischio che a decidere il candidato del Pd fossero forze estranee al Pd era stato ampiamente denunciato da giornali ed esponenti dello stesso partito. Resta da capire perchè Renzi e il gruppo dirigente non abbiano deciso di fermare le bocce e di concordare regole trasparenti per prevenire i prevedibilissimi imbrogli.
Sarebbe bastato, per esempio, anche alla luce delle primarie taroccate a Napoli, Palermo e Roma, limitare l’accesso ai gazebo agl’iscritti al Pd e alle altre forze della coalizione, dopo aver bloccato il tesseramento due o tre mesi prima del voto. Ma evidentemente si voleva che le cose andassero proprio così: la Paita, in quanto burlandiana, è anche renziana, e ci siamo capiti. Delitto premeditato.
Ora si vedrà se, come afferma Cofferati, c’è materia per la Procura della Repubblica. Ma basta e avanza lo spettacolo a cui i presenti hanno assistito domenica. La vincitrice fa la finta tonta: “Dov’è il problema? Gli stranieri vogliamo farli votare o no?”. Se fossero cittadini italiani, la risposta è sì. Ma l’impressione è che i cinesi, i sudamericani e i nordafricani assiepati ai seggi liguri non lo fossero. E allora che senso ha che possano condizionare, magari dietro congruo incentivo, elezioni a cui non parteciperanno e candidature di un partito a cui non appartengono?
Non un grillino, ma il dirigente del Pd Stefano Zara dice di aver visto “comportamenti da criminalità organizzata”. Espressione che fa il paio con le parole pronunciate dalla futura ministra Marianna Madia nel 2013: “A Roma, facendo le primarie parlamentari, ho visto – non ho paura a dirlo – delle vere e proprie associazioni a delinquere sul territorio”. Nessuno le domandò a che si riferisse. Ci pensarono poi i carabinieri e i giudici a spiegarlo, con le intercettazioni di Buzzi, Carminati e Odevaine. Che si fa, in Liguria: si interviene subito o si aspetta la prossima retata?
Marco Travaglio – il Fatto Quotidiano

A me fanno tenerezza i cosiddetti “delusi” del Partito Democratico che “minacciano” di fare coalizione con SEL e la sinistra perché dopo le tante minacce post primarie nazionali che in sostanza lasciarono le cose come stavano, non me li vedo uscire da un partitone, dove una careghetta possono sempre dartela, per andare in un partitino che su una careghetta, se va bene, devono sedersi in due o tre.
Quindi il popolo di sinistra non si faccia illusioni.
Ci sarebbe da fare un piccolo appunto sulla visione del mondo nel XXI secolo da parte di Tsipras e Syriza, ma lo lascio fare a Lameduck sul suo blog.
Ciò detto, con non poco dispiacere, (perché sono d’accordo che la Paita rappresenti il Burlando ter che, diciamocelo, non è che abbia governato alla grande, a parte girare di continuo nei comuni dell’entroterra, molti dei quali, poi, sono scivolati a valle alle prime e seconde piogge, e a costruire porticcioli qua e là vuoti come gusci d’uovo) non sopporto che uno come Marco Melgrati dica che le primarie siano state “taroccate”. Non sopporto che sia lui a dirlo, che sta in un partito che è il più taroccato del mondo occidentale: Forza Italia.

Scritto da Angelo Amoretti

13 gennaio, 2015 alle 17:36

L’intervista de Il Secolo XIX a Sergio Cofferati

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Questo post è datato, ma lo pubblico lo stesso e riporto l’intervista rilasciata da Sergio Cofferati a Milena Arnaldi , pubblicata sul Secolo XIX del 16 dicembre scorso.
Sergio Cofferati non mi è particolarmente simpatico: era stato eletto eurodeputato anche con i voti del nostro Ponente, ma da queste parti si è visto pochissimo.
Quando è tornato, l’altra volta, deve essersi fatto spiegare bene dove è la nostra città e, a seguito della sua prima apparizione, tra l’altro, c’era stato un siparietto che la dice lunga sulla trasversalità, solitamente chiamata “democrazia”, che c’è nel partito democratico. Era successo che Giovanni Barbagallo, assessore di Burlando, era andato ad applaudire il “cinese” (come da anni è soprannominato Cofferati) e Giancarlo Manti (consigliere regionale Burlandrenziano) se ne era lamentato. Anche perché la lotta in casa Pd, che tra i tesserati online ha anche un certo Mussolini Benito da Predappio, si fa dura. Poi Mannoni ha messo a posto tutto.
I giovani di Bologna, quelli che non erano figli di papà al tempo di quando era sindaco della loro città, credo non abbiano di lui un buon ricordo.
In ogni caso, a parte le mie brevi considerazioni del tutto personali, ripropongo l’intervista, tanto per sapere cosa se ne pensa in giro.
Nel frattempo c’è stato l’endorsement di Claudio Scajola a favore di Cofferati, mentre i suoi ex amici pare siano orientati a votare la signora Paita.
Riccardo Giordano invita a riflettere su ciò, Cofferati, in un tweet, ha scritto che non ha mai chiesto i voti di Scajola, anche se probabilmente li avrà a sua insaputa e Alessandro Lanteri, segretario cittadino del PD sanremese, prova a smontare le tesi di Giordano.
Tutto questo, con la questione del tesseramento, dovrebbe portare a una seria riflessione sulla reale credibilità delle primarie, soprattutto da parte dei dirigenti del PD perché, tra l’altro, non trovo simpatico vedere nei seggi a votare filippini o pakistani che di solito vendono ombrelli e rose.

«Costruirò una coalizione di centro sinistra e non voglio alcuna alleanza con gli ex fascisti».

Lontano dalla politica delle larghe intese Sergio Cofferati, candidato alle primarie del Pd e competitor di Raffaella Paita e Massimiliano Tovo per decidere chi correrà per le regionali della Liguria, ieri a Imperia per un incontro organizzato da Sel all’Auditorium della Camera di Commercio, mette le cose in chiaro e come primo pensiero esprime “qualcosa di sinistra”.

Cofferati in quale anima del Pd si identifica?

«Credo si debba tornare a fare la politica come deve essere fatta. Il governo nazionale non può essere preso come riferimento».

Quindi chi correrà con lei per la Liguria?

«Trovo assurdo che la destra interferisca nelle scelte del centro sinistra: se io voto centro sinistra voglio che governi quell’area».

Quindi?

«In questa competizione sono accompagnato da persone del mio partito che la pensano come me e da chi riconosce in me il cambiamento, penso ad esempio al sindaco di Savona Federico Berruti.Pensiamo a costruire un progetto per la Liguria fuori dal dibattito della politica nazionale, quindi dialogo aperto per creare una coalizione di centrosinistra che comprenda il centro riformista di tradizione cattolica e le varie anime della sinistra».

Da dove intende partire?

«Occorre cambiare orientamento all’amministrazione regionale e quindi discostarsi da chi ha avuto la responsabilità del governo precedente».

Si riferisce a Lella Paita?

«Essendo assessore in carica è la candidata del presidente uscente. La nuova storia la può scrivere soltanto chi non è stato coinvolto nella precedente».

Perché i liguri dovrebbero votare Sergio Cofferati?

«Chi voterà Cofferati è un elettore che pensa che un cambiamento sia necessario:l’alternativa è o andare avanti sulla strada che ha portato a questo stato drammatico di rapporti oppure scrivere un’altra storia».

Quali sono le priorità?

«La priorità assoluta è l’ambiente. In questo ambito la Regione ha responsabilità molto gravi e non parlo solo di scolmatore e di coperture di torrenti.Parlo di quanto è stato fatto per preservare il territorio, delle azioni fortemente negative come il regolamento in deroga per le costruzioni in prossimità dei rii».

Lei che cosa intende fare?

«Serve una legge per regolare l’uso del suolo a imitazione di quella della Toscana».

L’emergenza imperiese?

«Credo sia l’isolamento, la priorità è il raddoppio ferroviario inteso come il completamento di una linea ferroviaria che unisca la Liguria e la metta in comunicazione con la Francia. La limitazione infrastrutturale del ponente è la prima motivazione del mancato sviluppo».

E poi?

«Il turismo. Ci sono potenzialità immense ma non c’è un progetto e va rapidamente costruito, un’offerta congiunta tra territorio e qualità dell’offerta. Questa visione è in grado di sviluppare intorno a sè attività manifatturiere, mi riferisco ad Agnesi ad esempio, al settore dell’artigianato, all’agricoltura».

Tutto ruota intorno a un obiettivo insomma…

«Anche l’occupazione potrebbe crescere collegata a quanto detto sull’ambiente, sulla tutela del territorio. Un’edilizia “buona” e non una nuova cementificazione».

E l’emergenza sociale?

«Penso a uno strumento universale, un supporto di garanzia per tutti per chiunque perda il lavoro: un reddito minimo garantito dalla Regione».

Recupero e conservazione di quanto esiste. E le coste?

«Basta con i porti. Non bisogna mettere un mattone in più».

Un’altra emergenza del ponente: i rifiuti

«Non c’è pensiero a lungo termine, non c’è mai stata una politica regionale sui rifiuti. Occorre immediatamente strutturare un piano di smaltimento e come prima cosa stabilire un miglioramento della raccolta differenziata nell’ottica del recupero delle materie. La Concordia ha dimostrato che ci vuole capacità professionale e una tecnologia non inferiore a quella utilizzata per produrre per poter smontare e recuperare».

Il Secolo XIX – Milena Arnaldi, 16 dicembre 2014

Scritto da Angelo Amoretti

30 dicembre, 2014 alle 18:09