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Il Fatto Quotidiano incontra la citta’ di Imperia

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Il Fatto Quotidiano incontra la città di Imperia

Presenterà il Prof. Vittorio Coletti e qui c’è l’elenco degli invitati.

Scritto da Angelo Amoretti

28 luglio, 2012 alle 19:23

Il Prof. Vittorio Coletti e Paolo Strescino

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Ieri all’Hotel Corallo si è svolto il battesimo del “Laboratorio per Imperia” di Paolo Strescino, alla presenza di circa trecento persone.
Purtroppo non ci sono potuto andare e devo regolarmi su ciò che scrivono i portali locali o mi raccontano quelli che c’erano. La riunione sarà sicuramente oggetto di discussione nel breve, ma per il momento mi soffermo su parte di ciò che leggo stamattina su Sanremonews:

Il prof. Coletti ha fatto un’analisi molto significativa: “Ora Imperia è chiamata a voltar pagina. Il coraggio dell’ex sindaco ha mostrato che la speranza non è morta, che gli errori si possono rimediare e che un discorso di pacificazione e ricostruzione è ancora possibile. Dobbiamo riaccendere la speranza e tenerla viva. Credo che sia cominciata la primavera della nostra città, prima non si parlava più con la gente. Un governo senza burattinai suggeritori e persone che ti dicono cosa devi e cosa non devi fare. Dobbiamo avere l’apertura mentale di poterci confrontare con tutti, così potremmo dare un governo serio, vigile per la nostra città. Voglio ringraziare l’ing. Lunghi perché mi aiutato a capire. In questa città c’è stata e c’è una rivoluzione”.

Le virgolette sono importanti perché lì per lì si ha l’impressione che il Prof. Coletti fosse presente all’incontro. Ovviamente non ci sarebbe nulla da ridire, ma la cosa non corrisponde alla verità.
In realtà viene in parte citato un articolo scritto su la Repubblica dello scorso 20 maggio che mi era sfuggito – anche perché non posso permettermi di comprare ventitre quotidiani la settimana – e che termina così:

[...] Ora Imperia è chiamata a voltar pagina. Anche se la generosità spetta ai vincitori, non sarebbe stato, probabilmente, corretto che l’ opposizione di ieri sostenesse Strescino, in rotta oggi con la sua vecchia maggioranza, ed è stato inevitabile mettere fine alla sua amministrazione. Ma il coraggio dell’ ex sindaco nel riconoscere i propri errori ha mostrato che la speranza non è morta, che gli errori si possono rimediare e che un discorso di pacificazione e ricostruzione è ancora possibile.

Ecco, avrei piacere che qualcuno mi aiutasse a capire cosa intendesse dire il Prof. Coletti e lo ringrazio in anticipo.

Scritto da Angelo Amoretti

31 maggio, 2012 alle 11:36

Pomeriggio con Ferruccio Sansa e Vittorio Coletti

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Ieri, al Liceo Vieusseux, si è svolto un incontro tra gli studenti e il giornalista de il Fatto Quotidiano Ferruccio Sansa, coadiuvato dal prof. Vittorio Coletti, collaboratore de la Repubblica.
Tra gli spettatori ho notato con piacere la presenza dell’Ing. Pierre Marie Lunghi e dell’Ispettore Capo della Polizia Postale, Ivan Bracco.
Gli studenti hanno presentato un resoconto della loro ricerca fatta attraverso i quotidiani sulla vicenda del Porto Turistico, che è stata presentata nelle tappe salienti e integrata dalle conoscenze di Ferruccio Sansa.
Vittorio Coletti ha rivolto qualche critica ai giornali locali che all’epoca avevano ignorato certe questioni per così dire “anomale” e ha incoraggiato i giovani studenti a continuare nella loro opera di ricerca critica e conoscenza dei fatti.
Il Procuratore Roberto Cavallone, quando all’assemblea contro le mafie che si era tenuta lo scorso mese di dicembre, gli avevo chiesto come giudicava l’operato dei giornalisti, aveva risposto: “I giornalisti raccontano i fatti”.
Ma con un minimo di buon senso, quando si scriveva che il porto avrebbe portato circa 7.000 nuovi posti di lavoro, sarebbe bastato andare alla Marina degli Aregai, verificare che più o meno gli occupati erano una settantina, fare le dovute proporzioni e poi scrivere che forse la cifra strombazzata era un tantino esagerata.
E questo è solo un esempio.
La sala, pur non essendo quella Magna, davvero enorme, era stracolma di persone: studenti, insegnanti e gente comune come me, andata lì perché in queste occasioni si può accrescere la propria conoscenza. Tant’è vero che c’erano anche l’Assessore Roberto Cristaldini e la moglie di Ilvo Calzia, indagato e sospeso dal suo incarico in Comune a seguito delle indagini sul Porto. La signora, che credo sia insegnante, dal momento che è strettamente interessata, ha tenuto a sottolineare che “indagato” non significa “condannato”, ma nessuno in quell’assemblea ha voluto condannare qualcuno: si sono semplicemente analizzati i fatti.
E c’erano pure due giornalisti, ma le testate su cui scrivono al momento non hanno ancora riportato una riga sull’evento, che si è concluso intorno alle 17.
La cosa mi meraviglia un po’, ma in fondo se siamo in questa situazione, paradossalmente è un po’ colpa di tutti, come giustamente ha fatto notare il Dott. Ernani Ramò in un suo breve intervento.
Poi Ferruccio Sansa si è spostato alla Libreria Mondadori di Oneglia, dove con Vittorio Coletti e Orlando Botti, ha presentato “Il sottobosco“, scritto insieme a Claudio Gatti. Anche in questo caso la sala era piena: mai vista così tanta gente alla presentazione di un libro a Imperia, ma questa è un’altra storia.

Scritto da Angelo Amoretti

16 maggio, 2012 alle 0:22

Incontri vivamente consigliati

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Scritto da Angelo Amoretti

12 maggio, 2012 alle 19:08

Scajola e l’orlo del precipizio

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Su segnalazione di Pasquale Indulgenza, che ringrazio, ho recuperato questo articolo di Vittorio Coletti apparso su La Repubblica di ieri, 3 aprile 2011 e lo pubblico a beneficio di chi se lo fosse perso.

Scajola e l’ orlo del precipizio

Sarà stata fatta anche per ragioni di concorrenza interna al Pdl ed è certo segno di tatticismo e di debolezza l’ averla fatta parzialmente rientrare, ma la protesta che Claudio Scajola avrebbe promosso tra i parlamentari del suo partito a lui vicini contro lo “stile (si fa per dire) La Russa”, non è priva di significato . Quanto tempo occorrerà a un uomo della sua scuola politica, che, alla fin fine, quando è pesantemente scivolato, si è dimesso anche se non inquisito (fatto rimarchevole in un gruppo il cui Capo si esalta e rafforza per le proprie gravissime imputazioni), quanto tempo gli occorrerà , dicevo , per smarcarsi del tutto dalla deriva volgare e violenta del suo partito? Non lo so. Non so neppure se mai lo farà. Ma per chi ha conservato un minimo di decoro è arrivato il momento di decidere se difendere il potere o la dignità. T emo che Scajola si illuda se, anche in buona fede, crede che un ritorno alla civiltà dei rapporti istituzionali e politici possa avvenire ancora sotto l’ egida di Silvio Berlusconi. Il male non fa mai il bene, neanche quello piccolo. E Berlusconi è davvero, oggi più che mai, il principio del male e della malattia dell’ Italia, con buona pace di chi non vuole vederlo per non esserne troppo turbato. Pensare che a Berlusconi il ringhioso La Russa dia fastidio è come credere che chi si è comperato un rottweiler lo schifi perché sbava. Lo ha preso apposta, e gli piace che il suo potere sia guardato da mastini feroci e brutali, che spaventino e aggrediscano chiunque osi discuterlo o ostacolarlo. Fra poco i suoi guardiani passeranno dal lancio dei giornali alle botte, e non ci sarà più nessuna scusante per nessuno, neppure per l’ insopportabile D’ Alema, che ironizza sull’ esasperazione di Rosy Bindi. In verità, Scajola, nel suo piccolo, ha fatto qualcosa di simile a Berlusconi, che ha appaltato la guerriglia politica nazionale a solerti picchiatori. Le scelte più recenti dell’ ex ministro, gli uomini della seconda generazione da lui messi a capo di enti e partito nell’ imperiese, si segnalano per grettezza di modi, di cui vanno perfino fieri (come il sindaco di Sanremo Zoccarato), per aggressività e maleducazione. Il vicesindaco di Imperia, Rodolfo Leone, parlando in consiglio comunale, nel suo ruolo istituzionale, mi deride, nelle approssimative forme che gli consente il suo linguaggio, per uno degli articoli sul megaporto apparsi su questo giornale, definendomi incompetente a parlarne perché gli risulta (udite, udite!) che io sia un professore universitario di storia della lingua italiana. Certo, si potrebbe replicare sollevando dubbi sulla sua competenza. Ma è più importante osservare come parla un politico nella sua veste istituzionale, riferendosi a un cittadino della città che amministra. Ora, quando si è circondato da gente di questo calibro nella sua provincia, Claudio Scajola ha fatto la stessa operazione che Berlusconi ha compiuto a livello nazionale mettendo a guardia della sua proprietà i La Russa, i Verdini, le Santanchè. Quando un cane rabbioso morde qualcuno, il responsabile è il padrone. Forse Scajola comincia a capire che i dobermann più feroci possono anche azzannare il proprietario, e finirà prima o poi per prendere le distanze dai suoi più brutali guardaspalle locali, visto che invita Berlusconi a fare lo stesso dai suoi romani, candidando implicitamente se stesso a fargli il servizio in modi più civili e con maggior tatto istituzionale. Su questo, però, come dicevo, si illude. Perché se anche Berlusconi, per pura convenienza, desse il benservito al fedelissimo ministro della Difesa e gli preferisse Scajola, Scajola dovrebbe fare lui la parte feroce di La Russa o dovrebbe subito rinunciare al ruolo. Nei dintorni del Vecchio di Arcore non c’è spazio per la buona educazione, neppure per quella di facciata. Uno che alla politica deve un aumento stratosferico della propria ricchezza (in un Paese tutto impoverito) non si farà certo scrupolo dei modi con cui tanto potere sarà protetto. Esigerà solo che sia difeso fino all’ ultimo, come ben si vede nel Parlamento mobilitato per difenderlo dai crimini comuni che è accusato di aver commesso. Scajola non può più far finta di credere che il Pdl sia un partito politico e non una proprietà privata dell’ Innominabile. Questo può pensarlo qualche sussiegoso editorialista del Corriere della sera, per il quale chi ruba e chi è derubato sono sullo stesso piano. Ma non lui, che sa come stanno le cose. Il tempo per salvarsi almeno l’ anima sta per scadere. Persino il suddetto editorialista ha scritto “che l’orlo del precipizio è vicino”.
Vittorio Coletti – La Repubblica, 3 aprile 2011

Scritto da Angelo Amoretti

4 aprile, 2011 alle 12:23

Sul Consiglio Comunale di ieri

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Tra tutte le notizie riguardo il consiglio comunale di ieri sera, questa non l’ho letta da nessuna parte.
Se non ho sentito male – e prego chi mi legge di verificare: forse qualcuno ha sentito meglio o guardato il consiglio in televisione – il vicesindaco Rodolfo Leone, durante il suo intervento, ha citato un articolo su Repubblica di Vittorio Coletti dicendo le testuali parole: “Un certo Vittorio Coletti…” e ne ha letto alcuni passaggi. Poi ha aggiunto: “Mi dicono che Vittorio Coletti insegni storia della lingua italiana all’università di Genova, quindi è un incompetente“.
Sentirlo parlare così mi ha dato un fastidio che non potete immaginare perché Leone lo ha fatto con una supponenza disarmante, perlomeno alle mie orecchie.
Non so se l’articolo a cui si riferiva l’autorevole vice sindaco sia questo che riporto, ma non ha importanza. Quello che conta è, ripeto, l’effetto che mi hanno fatto quelle maniere.

Porto di Imperia come capire chi perde e chi guadagna
Ha suscitato scalpore a Imperia la decisione del Tar di annullare la revoca della concessione del nuovo porto turistico alla Porto di Imperia spa deliberata dall’ ufficio Demanio dello stesso Comune del Capoluogo che è socio della società in questione. Il dirigente dell’ ufficio porti, l’ ing. Lunghi, l’ aveva disposta, ma, secondo il Tar, senza averne la competenza giuridica. Il Tar dice ora al funzionario che avrebbe dovuto muoversi di concerto con i suoi superiori, ritenendo, a quanto pare, che la legge debba essere al servizio della politica. In ogni caso, come poteva farlo Lunghi, se dai suoi superiori ha ricevuto minacce (che ha denunciato) e (parole di uno di loro) “calci nel sedere”? Ora il Pdl dei costruttori esulta alla vittoria della città positiva contro i disfattisti di sinistra. Vediamo allora se la città ha davvero vinto, partendo dal fatto che, come abbiamo scritto più volte, non è in linea di diritto che si vincono o si perdono le battaglie politiche e morali. E dunque. Ecco i fatti, molto semplificando. Poniamo che il Comune di Imperia sia un qualsiasi signor A che possiede un enorme terreno in centro città, parte incolto e abbandonato, parte (=il vecchio bacino di Porto Maurizio) attrezzato a parcheggi, posti barca, altre strutture ecc. Il signor A cede a una Società, di cui è socio con i signori B e C, questo terreno, sia l’ incolto che l’ attrezzato. LA SOCIETÀ si impegnaa costruire sull’ area in questione, poniamo, un palazzo di dieci piani e a conservare e dove occorre ammodernare i manufatti preesistenti. Il socio B si incarica dei lavori e prende per sé, a titolo di compenso, sette piani dell’ ipotetico nuovo palazzo e relative sette parti delle strutture che già c’ erano.I tre piani dell’ edificioe il terzo restante delle altre strutture toccano ai tre soci in parti uguali. Quindi un decimo a testa, e B aggiunge il suo ai sette che gli toccano per i lavori eseguiti. Quanto ha guadagnato il socio A dall’ operazione cui ha partecipato con l’ enorme terreno in parte già funzionale e redditizio? Un piano su dieci e un decimo di tutto il resto. Quanto ha guadagnato il socio B, che ha costruito? Otto piani del palazzo e otto decimi del rimanente. In realtà di più. Perché lui parteciperà, come gli altri due soci (la Società infatti non solo costruisce il porto, ma lo gestisce), agli utili prodotti dall’ uso degli spazi attrezzati. Si dirà. Ma anche il socio A, oltre al decimo che gli spetta, avrà la sua quota di utili dall’ attività di approdo, locazione, parcheggio ecc. Vero. Solo chea questi utili il socioA deve togliere quelli che ricavava già prima, derivanti dalla stessa attività che lui, con una sua società, faceva in precedenza affittando posti barca e auto che preesistevano. Quindi il suo guadagno, per questa parte degli utili, non è uguale a quello di B e C, ma è quello meno l’ introito che A avrebbe comunque avuto anche senza fare nulla, continuando a gestire gli spazi già in suo possesso. E allora: cosa ci guadagna la città? Un decimo del totale, dedotto l’ x che già guadagnava prima. Si dirà. Ma il guadagno per la città, con questo enorme porto, verrà anche dall’ indotto di occupazione, traffici, turismo che esso comporterà. Giusto. Ma non preciso. Perché anche questo guadagno andrà ridotto della quota di utili che già prima la città faceva, grazie all’ indotto favorito dalle attività del suo vecchio bacino. È vero che è doveroso mettere all’ attivo anche il recupero della parte incolta e abbandonata del terreno, ancorché data a una società che si definisce “privata”. Ma, mi si dica: a tacere dei costi ambientali e degli aggravi per i cittadini che continueranno a usare le vecchie strutture incorporate nelle nuove, chi ha fatto l’ affare? A (= Comune di Imperia) o B (=Caltagirone) e C (=gli industriali locali)? Chi dei tre ha guadagnato di più, o, se preferite, chi ha guadagnato di meno?

Vittorio Coletti – la Repubblica, 7 marzo 2011

Scritto da Angelo Amoretti

15 marzo, 2011 alle 15:22