Un po’ di storia

Il nome di Imperia ha associato e fuso nel secolo XX due città e due territori geograficamente paralleli ma storicamente distinti. Il decreto di unione delle due città porta la data del 21 ottobre 1923; il nome fu tratto da quello del torrente Impero, limite secolare fra i due territori e così detto perchè nei secoli XVII-XVIII distingueva il territorio di Oneglia, già signoria dei Doria e poi dei Savoia, compreso fra i «feudi imperiali», da quello di Porto Maurizio appartenente alla Repubblica di Genova.
Le valli di Imperia, con quelle attigue di San Lorenzo a ponente e di Diano Marina a levante, formano peraltro da tempi remoti un’entità geografica e demografica a sé stante, caratterizzata da un rilievo montuoso assai meno aspro che nella maggior parte della Riviera, ben definita nei suoi contorni ed esposta a mezzogiorno, facile alle culture e dal clima singolarmente mite. Essa è priva di valichi naturali e diretti col versante piemontese, da cui la separano alle spalle il profondo solco della Val d’Arroscia e una duplice barriera di montagne. Per tale motivo ebbe da età remota una vita prevalentemente legata al mare e appartenne in origine ai Liguri Ingauni e al territorio di Albenga (Albium Ingaunum), antica città madre della Riviera fra Finale e Sanremo e tuttora sede della Diocesi di cui fa parte Imperia.
Non sono pervenuti a noi i nomi dei centri pre-romani e delle popolazioni liguri che abitarono la costa e le singole valli e vi sono finora assenti i ritrovamenti preistorici; sono pure scarsissime le testimonianze della vita romana, i cui primi indizi si polarizzano a levante nella piana di Diano (l’antico Lucus Bormani), a ponente nella pianura alla foce del torrente Prino, detta intorno al Mille Pratariola (Prarola). Sembra peró certo che tale lacuna sia dovuta al caso e alle profonde trasformazioni subite dal suolo durante il Medioevo.
Portus Mauricii è citata per la prima volta nell’Itinerario Marittimo, il più antico «portolano» delle nostre coste (la cui redazione a noi pervenuta, risale all’età bizantina), a 24 miglia da Albenga e a 12 miglia da Taggia; è probabile che sia stata fondata o almeno fortificata alla fine del VI secolo dall’Imperatore Maurizio, come base navale dei Bizantini, non avendo fondamento storico la tradizione che lega il suo nome con lo stesso S. Maurizio, patrono della Città e leggendario Martire della Legione Tebea.
Oneglia è nominata per la prima volta nel secolo XII e non è finora provato che il suo nome sia sicuramente pre-latino.
L’esistenza di due distinte unità storiche (probabili pagi) sin dall’antichità si deve presupporre in base all’organizzazione medievale della zona, che possedeva almeno due «pievi» (chiese battesimali) anteriori al Mille, una per le valli del Prino e di Caramagna, localizzata a S. Maria di Piani, e una per la valle dell’Impero, S. Maria Maggiore sul Castelvecchio di Oneglia. È incerto se una terza unità montana, attorno alla Chiesa matrici dei SS. Nazario e Celso nella valle del Maro, rappresenti un nucleo fin dalle origini indipendente, o se essa sia dovuta al distacco di questa zona dal settore marittimo in conseguenza delle vicende feudali.

Intorno al Mille il territorio di Porto Maurizio, compreso fra l’aqua Sancti Laurenti e l’aqua Unelie (il torrente San Lorenzo e il torrente Impero) e quello di Oneglia, nella valle omonima, appaiono alla luce della storia come due corti e giurisdizioni feudali ben distinte, comprese entrambe nel comitato e nella diocesi di Albenga. La prima era infeudata per metà all’abbazia di S. Maria e S. Martino dell’isola Gallinaria (da cui passò nel 1064 all’abbazia benedettina di Pinerolo) e per l’altra metà, a partire dal 1028, al monastero di Caramagna in Piemonte, onde probabilmente fu trapiantato in Liguria lo stesso nome; Oneglia era dominio temporale diretto del Vescovo di Albenga. È questo il periodo in cui si trasformarono e si rinnovarono la popolazione e l’economia del territorio, soprattutto la cultura dell’olivo, organizzata su vasta scala dai monaci benedettini. Il suolo fu ridotto a fasce adatte a tale coltivazione e sfruttato a fondo nelle sue possibilità economiche; si costituirono e si organizzarono i castelli, i borghi e le vlle del mondo feudale, le cui leggi di dispotismo furono largamente temperate in questa zona dalla liberalità del dominio monastico e dalla partecipazione popolare alla cosa pubblica, attraverso la compagna e altre forme parziali di libertà comunale.
Porto Maurizio fu il principale fulcro di tale progresso e nel secolo XII si affermò come centro marinaro indipendente, liberandosi gradualmente sia dalla giurisdizione di Albenga sia da quella dei Marchesi di Clavesana, signori feudali di tutto il suo Comitato. Vi riuscì appoggiandosi soprattutto a Genova, che favorì le sue aspirazioni di autonomia e vi acquistò fin dal 1200 un punto fermo, attraverso una convenzione o alleanza che ne riconosceva le prerogative comunali su una base di apparente privilegio. Non sappiamo peraltro quando e in che modo esattamente sia terminata la signoria monastica, e come essa sia stata assorbita o sostituita dal dominio genovese. La Comunità di Porto Maurizio ebbe una propria «Repubblica» in miniatura e un proprio territorio, costituito da tre terzieri: quello di S. Maurizio (Porto Maurizio), quello di S. Giorgio (Torrazza) e quello di S. Tommaso (Dolcedo).
Oneglia dal canto suo rimase a lungo, fino al 1298, sotto la signoria del Vescovo di Albenga ed ebbe pure una sua parziale organizzazione di tipo comunale, con un territorio suddiviso in «Valle Inferiore» e «Valle Superiore» di Oneglia.
Rimaneva escluse da questa organizzazione la valle di S. Lorenzo, che passò per infeudazione dai Marchesi di Clavesana ai Conti di Lengueglia; la parte superiore della valle del Prino, ove si formò, sempre per subinfeudazione dei Clavesana, la Signoria dei conti di Prelà; e infine l’alta valle dell’Impero o valle del Maro, che in una data imprecisata passò dai Clavesana ai Conti di Ventimiglia, dando luogo alla formazione di un’altra signoria autonoma, legata alla Contea di Tenda e rivolta verso occidente e verso l’entroterra piemontese.
Diviso in cinque parti fra queste diverse signorie e con diverso grado di evoluzione politica, il territorio della futura Imperia affrontò a lato di Albenga e delle altre città della Liguria occidentale la fase decisiva della lotta con Genova, fra il 1200 e il 1250. La lotta fu aspra, ma la Riviera di ponente, ormai frantumata in molti Comuni e signorie feudali, era inevitabilmente destinata a soccombere. Genova fu particolarmente generosa con Porto Maurizio e nel 1241 regolò il suo definitivo status di città suddita e «convenzionata», concedendo ai suoi abitanti privilegi e libertà maggiori che a quelli di altri centri della Riviera; la fece poi sede del Vicariato genovese per la Liguria occidentale e residenza del Capitaneus che vigilava sugli interessi della Repubblica da Savona a Ventimiglia. Oneglia rimase invece ancora per un cinquantennio sotto il dominio vescovile e nel 1298 fu venduta anzichè alla Repubblia di Genova, alla grande famiglia genovese dei Doria, che vi installò una propria signoria. La valle del Maro e la Valle di Prelà rimasero ai Conti di Ventimiglia, fuse in un unico distretto feudale. Lengueglia rimase saldamente in possesso dei suoi feudatari, riconosciutisi vassalli di Genova.
Ebbe inizio da quel momento, fra il 1250 e il 1300, l’inserimento effettivo della maggior parte della Liguria occidentale nella Repubblica Genovese, e Porto Maurizio, quale sede del Vicariato e quale unico porto attivo e ben riparato della Riviera (essendo scomparso nel frattempo, per le piene del Centa, quello romano di Albenga), potè diventare uno dei maggiori centri della Riviera: si emancipo’ completamente da Albenga, suo antico capoluogo, e ne fu in certo senso l’erede dal punto di vista portuale e marittimo, ebbe un proprio mercato di vasta influenza economica, a cui facevano capo i prodotti di tutta la parte occidentale del territorio ingauno scambiati con merce d’oltremare; acquistò una flotta e una tradizione marinara di grande importanza. Fu così che già alla battaglia della Meloria, nel 1248, Porto Maurizio potè partecipare con 348 uomini, numero quasi pari a quello di Albenga (che ne diede 368) e superiore a quello di tutti gli altri centri rivieraschi.
Mentre si accentuava in Porto Maurizio l’influenza genovese, si approfondiva il solco con Oneglia, ove il dominio dei Doria assumeva forme di sempre più marcata autonomia, nelle alterne vicende della Repubblica; e la parte montana delle due valli imperiesi, col Maro e con Prelà si sottraeva stabilmente all’influenza genovese, orientandosi verso i valichi montani e verso la potente signoria dei Conti di Tenda, imparentatisi, nel 1261 coi Lascaris di Costantinopoli. Così, nel momento stesso in cui Oneglia dava a Genova la sua massima gloria marinara, Andrea Doria, la breccia aperta alle spalle verso il Piemonte preparava la calata dei Savoia al mare, nella seconda metà del secolo XVI.
Dopo aver acquistato insieme con la Contea di Tenda, nel 1564, le valli del Maro e di Prelà, Emanuele Filiberto, con un colpo maestro ai danni della Repubblica, acquistava dai Doria nel 1576 la signoria di Oneglia mirando a farne un cuneo dell’espansione piemontese in Liguria. Da allora la signoria di Oneglia con l’intera valle dell’Impero, e in più l’alta valle del Prino sovrastante a Porto Maurizio, diventarono estranee ed ostili alla Repubblica Genovese e interruppero la continuità del dominio di Genova in terraferma; le valli di Imperia furono per la prima volta divise irrazionalmente dal confine fra due Stati. Porto Maurizio, sul suo colle ben difeso, rimase la vigile scolta di Genova sulla costa; Oneglia fu, con Nizza, la testa di ponte dei Savoia sul mare, dichiarata per questo, rispetto a Nizza, «la Fedele», civitas fidelissima.
Questa situazione durò fino alla Rivoluzione Francese e fu determinante nella vita delle due città e delle loro valli nei secoli più vicino a noi.
Oneglia, seguendo i destini di Nizza e in stretto legame con essa, diventò una vera e propria oasi di dominio e di influenza piemontese, assai privilegiata dai suoi sovrani, ma, per la mancanza di un porto naturale e per le difficoltà delle comunicazioni col Piemonte, impotente ad assolvere quella funzione di sbocco piemontese al mare che era nei sogni di Casa Savoia; ebbe tuttavia una sempre più intensa vita marinara, parallela e rivale a quella di Porto Maurizio, che era favorita dalla protezione genovese. Porto Maurizio a sua volta emulò Oneglia in prosperità econimica e commerciale e si avviò ai moderni destini di grande città. Entrambe uscirono, fra il Sei e Settecento, dalla cerchia dei loro antichi castelli e si svilupparono in riva la mare; Oneglia subì un’ininterrotta serie di assedi e fortunose vicende, in conseguenza della sua delicata posizione politica: rimasero famosi quelli del 1614, del 1649 e del 1692 da parte delle truppe spagnole. Alla fine del secolo XVIII questo processo storico era compiuto: Porto Maurizio e Oneglia erano due popolose e, per i tempi, moderne città, appartenenti a due stati diversi e acerbamente rivali.
La Rivoluzione Francese annullò per poco le vecchie frontiere, ma ebbe ripercussioni diverse a Porto Maurizio e a Oneglia: più proclive la prima alle nuove idee rivoluzionarie e all’Impero Napoleonico, che nel 1797 la fece capoluogo della «Giurisdizione degli Ulivi» e quindi (1805) di un «Circondario» nel dipartimento di Montenotte, prima cellula della futura provincia di Imperia; la seconda fermamente ostile ai Francesi, che nel 1792 la devastarono e la occuparono dal mare.Tuttavia, nella breve parentesi napoleonica, il moto di unificazione fra le due città ebbe i suoi primi impulsi, in seguito all’abolizione della frontiera al torrente Impero.
Anche dopo il 1815 la Restaurazione Sarda, avendo soppresso la Repubblica di Genova, mantenne tale situazione e continuò ad avvicinare Porto Maurizio e Oneglia, coi loro territori, nel comune ideale del Risorgimento, a cui entrambe le citt&agrve; diedero valorosi uomini e patrioti. Oneglia, per la sua fedeltà, fu premiata nel 1815 dai Savoia e fatta capoluogo di provincia (nell’ambito della «Divisione» di Nizza) in vece di Porto Maurizio. Nerl 1860, in seguito alla cessione di Nizza alla Francia e nel riordinamento amministrativo dei territori rimasti italiani, Porto Maurizio riebbe il sopravvento e assunse a sua volta le funzioni di capoluogo di provincia, che conserva tuttora.
La rivalità e la gara fra queste due città accesa e ravvivata fino a ieri dalla vicinanza e dalla parallela situazione geografica, ha dato come frutto uno sforzo costante di progresso e di prevalenza sui centri vicini, il cui risultato finale è stata la creazione della nuova e unica città di Imperia.
Essa si presenta oggi come un nuovo e modernissimo centro, in via di progressiva unificazione nel corso del secolo XX e partecipe con Sanremo dei nuovi benefici che il grande sviluppo dell’economia turistica ha portato alla Riviera Ligure. Ma nelle sue vallate, fiorenti per la coltivazione e per l’industria olearia (che ha dato specialmente a Oneglia un nome mondiale), vivono tuttora lo spirito e l’aspetto della vecchia Liguria; e nei suoi angoli più antichi, come in tutti i centri e i villaggi dell’interno, si manifestano un colore locale e un tenace spirito conservatore, che rivelano la persistenza del passato.

Tratto da ‘I monumenti delle valli di Imperia’.
- Nino Lamboglia – 1986 – Editrice Dominici – Oneglia.

Imperia oggi ha circa 40.000 abitanti e si estende su un territorio di 85 chilometri quadrati. È gemellata con le città di Rosario (Argentina) e Newport (USA).
Da quando l’illustre Nino Lamboglia ha scritto questa introduzione al suo interessante libro, molte cose sono cambiate. Alcune storiche industrie hanno cessato di esistere e ci sono stati importanti miglioramenti alla Strada Statale n. 28 che collega ora più rapidamente la città al Piemonte. È in fase di costruzione la nuova, unica stazione ferroviaria «sospesa» sul Torrente Impero (come scrive il Sindaco sul sito ufficiale del Comune). Imperia è città medaglia d’oro della Resistenza

Scritto da Angelo Amoretti

1 novembre, 2006 alle 19:59

Pubblicato in Senza Categoria