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Regionali 2015: ha vinto Giovanni Toti (centrodestra)

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Giovanni Toti è il nuovo governatore della nostra regione, contro ogni pronostico iniziale.
Le cose, come è noto, sono cambiate in corso d’opera e questo è il risultato.
Raffaella Paita voleva un avversario perché non le piaceva vincere facile, ricordate? E’ stata accontentata: gliene hanno dato uno che lì per lì pensava che Novi Ligure fosse in Liguria e alla fine l’ha sconfitta, grazie soprattutto alla Lega Nord: se la prossima volta, a Salvini, invece di tirare uova, qualcuno penserà di tirare qualcos’altro, se ha un po’ di sale in zucca sa a cosa andremo incontro.
Qua i risultati definitivi; qua i voti totali per lista nelle 44 sezioni di Imperia; qua le preferenze e qua i voti di lista per sezione.
Giovanni Toti ha ottenuto 16 seggi e probabilmente governerà senza dover fare patti con altri; Imperia avrà in consiglio regionale due consiglieri: Marco Scajola (FI) in maggioranza e Giovanni Barbagallo (PD) all’opposizione.
Penso che ci siano poche parole da fare sull’astensione: la metà degli aventi diritto al voto è rimasta a casa ed è gentilmente pregata di non lamentarsi. Anzi, vi regalo un consiglio: se nei prossimi cinque anni parlando con qualcuno vi capiterà di discutere, chiedetegli se ha votato e per chi e regolatevi in conseguenza alle sue due risposte (se la prima è negativa potete mandarlo tranquillamente a quel paese).
Ce ne sarebbero di più sulla Paita: per lei si sono scomodati non so quanti ministri e, col senno di poi, verrebbe da dire che se fossero rimasti a Roma forse sarebbe stato meglio.
E’ anche inutile aspettarsi un’autocritica da parte del PD perché si è persa dai tempi di Berlinguer. Ma del resto bisogna tener presente che ormai il partito è pieno di “ex” che con Berlinguer hanno poco da spartire.
Forza Italia sta sparendo: a naso si direbbe che una parte abbia votato per Paita, l’altra per la Lega.
Il M5S ha fatto la sua parte ed entra in consiglio con sei consiglieri; Pastorino poteva fare meglio, ma vedremo se qualcosa di più sarà Possibile.

Scritto da Angelo Amoretti

1 giugno, 2015 alle 16:35

A vaggu o A vegnu (vado o vengo)?

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A Marina Avegno voglio bene, diciamolo subito: è stata ottima maestra di mio figlio alle elementari, tra l’altro.
Poi l’ho persa di vista, ma so bene che era stata eletta sindaco di San Lorenzo al Mare (IM) appoggiata dal PDL e che ha svolto egregiamente il suo ruolo (nella foto qua sotto possiamo ammirarla insieme a Claudio Scajola, Francesco Guardachebellavista Caltagirone e la sua ex fidanzata Beatrice Parodi all’inaugurazione del porto turistico di San Lorenzo al Mare)

Marina Avegno

Poi l’ho persa di vista e ora me la ritrovo nella lista “Liguri con Paita” con, tra gli altri, Argirò e Cascino ad appoggiare una che con il fu PDL ha, almeno apparentemente, poco da spartire.
E mi domando: dove ho sbagliato? Quale è il percorso politico di una persona che la porta da uno schieramento all’altro? Dopo ampie discussioni in famiglia e con gli elettori, che avrà detto? A vegnu?

Scritto da Angelo Amoretti

4 maggio, 2015 alle 12:29

Regionali 2015: già avvistati gli incrociatori nel mar Ligure

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Claudio Scajola è in panchina: ce lo aveva messo Giovanni Toti quando di lui aveva detto: “E’ stato un buon coordinatore, ma anche i numeri 10 devono andare in pensione“.
In ogni caso, si legge sul Secolo XIX del primo Maggio, anche dalla panchina tenterà di fare eleggere suo nipote Marco, sebbene il “marchio Scajola” non basti più.
Forza Italia in Liguria è al 10% e probabilmente riuscirà a fare eleggere solo tre consiglieri: due a Genova e uno a Savona, per cui lo zio ce la metterà tutta e si prevede un incrocio di voti da far girare la testa: tipo che gli affezionati potrebbero votare un candidato consigliere di un colore (Marco) e un presidente dell’altro (vai a sapere chi).
E’ sembrato abbastanza palese nell’uscita imperiese di Toti: ai bagni Oneglio della Marina c’erano quattro gatti a scodinzolargli intorno e lo spettacolo non era molto incoraggiante.
Toti, nel caso perdesse le elezioni, avrebbe una sola attenuante: impossibile lottare contro la corazzata Paitiomkin. E gli andrà di lusso, sennò in panchina andrebbe mandato lui, su quella del parco.
Ma il capace consigliere di Berlusconi farà come Kaiser Souse: sparirà e non sentiremo più parlare di lui. La poltrona comoda, del resto, ce l’ha a Strasburgo.

Scritto da Angelo Amoretti

3 maggio, 2015 alle 19:43

Regionali 2015 – C’è un problema nel M5S?

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La Casa della Legalità ha scoperto che un attivista del M5S, sostenitore della candidata Alice Salvatore, è Carmine Mafodda.
Sollecitati a dare una risposta, la Salvatore ha detto che non importa e Mafodda ha scritto di ritenersi una brava persona, pur portando quel cognome.
Risposte che non soddisfano la Casa della Legalità che vorrebbe una più chiara presa di posizione contro la ‘ndrangheta.
Ho fatto la sintesi della questione che potete leggere qua nei dettagli.
Trovo che obiettivamente ci sia un problema che però fa sorgere dei dubbi.
Siamo d’accordo sul fatto che Mafodda potrebbe portare voti di ‘ndranghetisti al M5S alle regionali, ma mi risulta che a Diano Marina, per esempio, ci siano almeno cinque famiglie poco raccomandabili e allora mi chiedo: per chi voteranno?
Se è chiaro, ma fino a un certo punto, che la famiglia Mafodda voterà per la Salvatore, con tutte le altre famiglie (e in questi anni abbiamo visto quante ce ne sono da Ventimiglia a La Spezia) come la mettiamo?
E’ quindi palese un’altra cosa: chi è vicino, o fa parte di certi ambienti, vota e vota per chi vuole.
Come si dovrebbe procedere: impedir loro di votare?
Sarebbe meglio non avere certi personaggi tra i piedi in campagna elettorale, o alle primarie; sarebbe opportuno non farsi fotografare insieme a loro; bisognerebbe dire, magari ipocritamente, che non si vogliono i loro voti, ma il giorno delle votazioni anche loro andranno al seggio e metteranno la scheda nell’urna.
Quindi non vedo una soluzione: se uno va a votare, significa che ne ha il diritto e non gli si può togliere.
L’unico modo per poter accusare  qualche candidato di aver preso voti dagli ‘ndranghetisti (o gentaglia simile), sarebbe quello di avere delle intercettazioni che lo dimostrassero.
Non vedo altre vie di uscita.
Voi cosa ne pensate?

Scritto da Angelo Amoretti

28 aprile, 2015 alle 16:03

Regionali 2015 – La Paita e la Resistenza

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Ricapitolando: la Costituzione è nata dai valori della Resistenza.
Renzi, il suo partito e il suo governo la stanno rottamando, quindi trovo bizzarro e contraddittorio che Raffaella Paita il giorno della Liberazione se ne esca per dire che “celebrare la Resistenza oggi è un atto politico” e che la Resistenza è “l’impegno per la difesa dei valori della democrazia contro la minaccia del nuovo fascismo“.
Forse fa finta di non sapere o non vede che il “nuovo fascismo” ce l’ha in casa: basta informarsi su quello che combina il suo amato capo a Roma.
Non contenta del neofascismo che sta nascendo in Italia, lancia allarmi anche per quello che starebbe nascendo in Europa: se non ha ancora capito le cause e se non vuole che Marine Le Pen sia il prossimo presidente della Francia, si tolga il paraocchi e veda di scoprire chi era prima contro e dopo pro Euro o contro e poi pro l’immigrazione clandestina: il suo gran capo Napolitano ai cui piedi si prostrano tutti e che continua allegramente a parlare di “nuovo ordine mondiale”.
Ma restiamo nel locale: la Paita un giorno è contenta, l’altro scontenta.
Quando NCD ha detto no all’entrata nella sua coalizione (nonostante i tentativi di accordo di Burlando con il partito di Alfano), la carismatica prossima presidente della Regione ha dichiarato che se avesse perso per due punti sarebbe stata colpa loro (dei nuovicentristidestri), ma quando ha visto la squadra di Toti le si è rialzato il morale: “Con quelli lì faccio il pieno“.
Avevo già detto che se il centrodestra non avesse tirato fuori un coniglio dal cilindro, avrebbe avuto poche speranze di batterla e ne sono sempre più convinto.
Verrebbe da pensare che negli accordi tra Berlusconi e Renzi ci sia anche la voce “Regionali” (la Paita ha sentito parlare di un patto denominato “del Nazareno“, vero?

Scritto da Angelo Amoretti

27 aprile, 2015 alle 8:01

Regionali 2015 – Il PD perde i pezzi: Scibilia si ritira

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Nonostante il suo profilo su Facebook sia “semi-chiuso”, Riviera24 pubblica lo “stato” del piddino Sergio Scibilia che, fino a ieri mattina, su la Stampa, era dato per probabile assessore regionale in Liguria.
Visto che la privacy sul suddetto social va a farsi benedire un giorno sì e l’altro pure e che il portale lo ha reso visibile al mondo intero, lo riporto anche io perché lo ritengo interessante:

Ora credo che non ci siano più segreti, io il 31 maggio non sarò candidato alle elezioni Regionali.
Questa non è stata un decisione personale, ma discussa e ragionata all’interno del Pd, il mio partito – scrive Scibilia, che prosegue – Credo ancora nella disciplina e nel dovere di appartenenza ad un partito politico.
In tanti mi stanno chiedendo in questi giorni se sia giusta questa decisione di non ricandidarmi, pur avendo fatto una sola legislatura .
Io credo di si, così è stato deciso e così farò.
Sarò in campagna elettorale affianco alla candidata Presidente Lella Paita, vincitrice assoluta delle primarie , persona onesta, capace, energica , preparata , attenta e di grande esperienza .
Sosterrò come consigliere Massimo Donzella , uno dei candidati espressi dell’area Paita, mio amico , con cui ho collaborato in modo positivo per cinque anni.
Amministratore conoscitore dei problemi del territorio , sempre presente alle attività istituzionali e buon esperto della macchina regionale .
Mi impegnerò in questa campagna, troppo avvelenata e cattiva, come se fossi candidato personalmente .
La Liguria ha la necessità di essere ancora governata con persone competenti .
Non posso pensare che “paracadutati” da Roma o da Bruxelles , possano diventare protagonisti del mio futuro .
Io credo nella coerenza, nella schiettezza dei pensieri , delle idee.
Non mi piacciono i traditori , i meschini , chi sguazza nel torbido, chi ancora oggi ha responsabilità di governo nella Giunta Burlando e lavora contro il Pd.
Ringrazio infine una persona speciale , Claudio Burlando.
Ringrazio la mia famiglia , tutti coloro che mi sono stati vicini in questi cinque anni e saluto in modo particolare chi “rosica” ancora dei miei ” piccoli” e “modesti ” obiettivi che ho raggiunto .
Ancora oggi mi appassiona la politica, la competizione , il confronto acceso.
Mi appassiona ancora la buona amministrazione , combattere certe ingiustizie, certe angherie di potere, certa stupidità politica – conclude Scibilia – Mi piace ancora costruire qualcosa per il futuro.
Quindi sicuramente , rifarei tutto al 99,99% di quello che ho fatto sino ad oggi, sempre convinto sostenitore e servitore solo del Partito Democratico , non avendo avuto mai nessun padrone e non essendo mai stato servo di nessuno . Spirito libero.
Forza Paita, avanti Pd 
Votate Donzella.

E’ il secondo caso di “arrivederci e grazie” di un piddino locale che mi capita di venire a sapere.
Il primo, lo ricorderete, fu quello di Giorgio Montanari che lasciò il Partito Democratico e il consiglio comunale senza però aver mai dato una spiegazione.
Scibilia invece la fornisce in parte scrivendo di “traditori” e “paracadutati da Roma e Bruxelles” e sarebbe interessante sapere di chi scrive, nello specifico, così, per curiosità.
Non conosco Scibilia, ma uno che dice di non essere  mai stato “servo di nessuno” e rinuncia a una possibile poltrona da 8-10 mila euro al mese, è da salutare con rispetto, nonostante tutto.

Scritto da Angelo Amoretti

20 aprile, 2015 alle 9:03

Regionali 2015: già trovato il colpevole in caso di vittoria della Paita

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Chi farà vincere la Paita in Liguria è il 5 Stelle. Se si mantiene questa classe dirigente che ha devastato la Liguria, la responsabilità è dei 5 Stelle“.
Ferruccio Sansa, giornalista de il Fatto Quotidiano, ha dichiarato quanto sopra durante la trasmissione Agorà su Rai3, lo scorso 9 aprile [chi ha Facebook può verificarlo qua]
Quindi ha già trovato il colpevole ancora prima del delitto.
Purtroppo questa frase l’avevo già sentita in altre occasioni e speravo di non doverla più sentire, ma tant’è, il disco è quello lì e non si cambia, sebbene sia alquanto rigato e ormai suoni male.
Premesso che Sansa di colpe e colpevoli ne sa più di me, visto che conosce bene Genova e abbastanza il resto della Liguria, mi permetto di dissentire.
E’ un classico di certa “sinistra” dare la colpa agli altri, quando perde: si individua il soggetto più vulnerabile e gli si spara contro.
Potrei anche dire tranquillamente che “se vince la Paita” la colpa è di questa sinistra che invece di colpevolizzare gli altri, dovrebbe fare una seria autocritica e magari avere l’onestà e la dignità di dire: “Se vince la Paita è anche colpa nostra”.
Basta vedere lo scempio che sta avvenendo a sinistra del partito democratico: infinite sigle e siglette con rispettivi candidati alla presidenza forse non aiuta molto a far perdere l’amica di Burlando. Servirà a farla vincere e poi, magari, avere un piccolo contentino, visto che in alcune di quelle liste ci sono svariati “avanzi” del partito democratico.
E lo stesso ragionamento vale per il centrodestra: anche lì non si scherza in fatto di frantumazione.
Quindi direi: prima di dare la colpa “agli altri”, aspettiamo prima di tutto di vedere chi cadrà e poi ognuno rifletta in casa propria.

Scritto da Angelo Amoretti

13 aprile, 2015 alle 11:57

Regionali 2015: gran disordine sotto il cielo

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Giorni fa lamentavo l’assenza della sinistra nel panorama delle prossime elezioni regionali e finalmente sono stato accontentato.
Si sono svegliate dal torpore le svariate anime, quelle che forse stanno ancora a discutere sui trattini e sulle “e” [marxista-leninista o marxista e leninista].
Mi fa piacere, in ogni caso, che siano usciti allo scoperto perché perlomeno, come chiedo da settimane, riusciranno a rendere un po’ meno facile la vittoria della Paita.
Si è svegliata anche la destra che apparentemente non sembra affatto rassegnata.
Devo ancora capire come gli ex votanti di Claudio Scajola possano votare Toti [ricordo che dopo essere stato escluso dalle liste per le europee dal consigliere in tuta di Berlusconi, il nostro concittadino disse al Fatto Quotidiano: "Toti? Uscito da sotto un cavolo"].
C’è comunque la storia del famoso voto disgiunto per cui, chissà, gli amici potrebbero votare suo nipote Marco e un altro candidato alla presidenza.
Di Marco Scajola non sapevano neppure Mariastella Gelmini, Pippo Civati e Giovanni Toti, come dimostra questo a dir poco bizzarro articolo apparso su Libero, riportato da Dagospia e segnalatoci dal lettore Peluffo.
I tre straparlano di candidare Piercarlo (il figlio di Claudio che peraltro non si è mai occupato di politica) ignorando che in lista con F.I. già c’era Marco e manco a farlo apposta qualche giorno dopo sui muri della città campeggiavano in bella vista i manifesti 6×3 con il viso di Marco Scajola e la scritta: “Io ci sono”.
Oltre a questo, trovo discutibile l’articolo di Libero perché generalmente i piddini pur di non votare un altro partito, se ne stanno a casa.
Io mi sono stancato e ora la penso diversamente, “all’americana”: voti un partito e poi non ti soddisfa il suo modo di fare politica? Alle prossime elezioni ne voti un altro. Non mi sembra tanto difficile.
Sul risveglio della sinistra ci sarebbero da scrivere fiumi di parole. Continua a sembrarmi allucinante che non si riesca a fare una lista unica e che ce ne debbano essere due o tre. Per dire: Pastorino, peraltro scappato dal PD e quindi, per quanto mi riguarda, poco affidabile, appoggiato da Rifondazione, SEL, Altra Europa per Tsipras (e qui un altro fiumiciattolo di parole andrebbe speso) dovrà vedersela anche con Ferrando, che si candida con il Partito Comunista del Lavoratori. E continuo a non capire tutte queste frammentazioni che finiscono per fare il gioco degli altri. Ricordate la candidatura di Tirreno Bianco alle amministrative di Imperia con lo stesso partito? Prese 164 voti e non si vide più.
Ci sarebbe Carla Nattero, che per poco non venne eletta in Senato alle scorse politiche (e non alle europee, come erroneamente riportato da un portale locale) di cui parlare.
Capisco la sua passione per la politica, ma in coscienza speravo che dopo quella esperienza scegliesse di ritirarsi definitivamente dalla scena. Per carità, le voglio bene e in Consiglio comunale ha svolto il suo ruolo in maniera impeccabile, ma gli elettori credo abbiano voglia di vedere facce e nomi nuovi. Ora è probabile che in quell’area ne siano a corto e in questo caso bisognerebbe stabilire se sono stati i giovani a non avvicinarsi a quest’area o viceversa perché come scrive Alberto Bagnai sul suo libro “L’Italia può farcela” [che consiglio caldamente]: “se davvero si vuole contribuire a creare una coscienza di classe bisogna essere disposti (non dico capaci: dico disposti) a farsi ascoltare, e per farsi ascoltare bisogna essere disposti a rinunciare a un certo vetusto linguaggio liturgico che purtroppo alberga in certi ambienti.“.
Ci sarebbero ancora due cose da dire su Carlo Capacci e la sua lista. Sapete che aveva minacciato di non appoggiare l’amica di Burlando perché, dicono, a Luca Lanteri (quello del giro in elicottero con Scajola e Fiorani) era stato negato un posto privilegiato nel listino, mentre Capacci dice che il suo movimento avrebbe dovuto avere “un riconoscimento”. Ora pare che la polemica sia rientrata, non si sa se per il posto in listino a Lanteri o per il riconoscimento al suo movimento.
Se siete arrivati fin qua e avete ragionato un filino, vi sarete accorti che sono messi male un po’ tutti quanti, a parte il Movimento 5 Stelle che va dritto per la sua strada e vede aumentare i consensi.
Ci sarà da divertirsi.

Scritto da Angelo Amoretti

9 aprile, 2015 alle 18:38

Pubblicato in Politica

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Se dici che è scandaloso ti danno del populista o del qualunquista

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Riporto questo articolo de Il Secolo XIX e non aggiungo altro, tanto è lo stesso. Fate voi.

Regione, un “super gettone” per chi esce

Il riposo finale,con due mesi e mezzo abbondanti di “sonno”, perché il consiglio regionale ha finito ieri il suo ciclo – e con esso si placheranno le commissioni – è la classica ciliegina
sulla torta. Ma la caratura dei consiglieri delle Regioni, che solo (tardivi) interventi governativi hanno in parte limitato, è solo un aspetto della storia. Che comprende, tratto forse meno noto, anche una ragguardevole buonuscita: l’assegno di fine mandato, la cui entità è proporzionale a due fattori, lunghezza della militanza in aula e indennità percepita durante la carica. Il tetto sono le 10 mensilità, di pari passo con ogni anno passato in aula. In pratica, chi dà l’addio a via Fieschi dopo due mandati consecutivi, tenuto conto di una lieve trattenuta, riceve 80 mila euro netti (circa) di buonuscita. Che spetta anche a quei consiglieri – com’è accaduto di recente – nei guai con la giustizia.
L’extra, è ovvio, deve essere contestualizzato. E si può fare in vari modi. Uno dei più semplici potrebbe essere il richiamo alle “spese pazze” e al diffuso utilizzo dei fondi aggiuntivi rispetto agli stipendi e destinati ai gruppi politici come un bancomat personale (da questo filone sono esenti assessori e presidente). Uno meno brutale: come tutte le altre indennità dei componenti “parlamentino” ligure (e degli altri 19), pure l’assegno di fine mandato è stato ridotto solamente di recente (non troppo tempo fa le mensilità limite erano 15, con trattenuta al 3%).
Altro spunto: l’assegno dell’addio è la “ coda”di un trattamento notevole. Il quadro degli emolumenti attuali (aggiornati all’ottobre del 2014) è quello visibile nella tabella accanto. Comesi vede, in modo diverso da altri enti pubblici, come ad esempio il Comune, in Regione le norme tendono ad equiparare lo stipendio dei consiglieri, titolari di un qualsiasi incarico (capogruppo, coordinatori ecc.) e degliassessori,che siano eletti dal popolo o chiamati, fino al presidente della giunta.
Altra differenza: a differenza di altri enti di grado minore, i pur notevoli stipendi della “macchina” amministrativa- a norma di legge, sono idirigenti responsabili degli atti sono, seppur di poco, inferiori a quelli del contraltare politico.
Pur a fronte di responsabilità, civili, penali e tributarie, per i singoli consiglieri, senza dubbio non comparabili. Come non sono confrontabili, con gli appartenenti al consiglio, incombenze e responsabilità della giunta.
La composizione degli stipendi è uniforme ed è presto detta: una parte fissa, l’indennità di carica, più una variabile, legata a due fattori essenziali, la copertura di cariche e la distanza dal luogo di lavoro, che si traduce in una diaria. Ecco perché spezzini e imperiesi hanno stipendi più alti.
La forbice dei “netti” oscilla fra un minimo teorico di 6.330 euro (non si applica a nessuno) fino a 8.994. Per presidenti di giunta e del consiglio la variabile è sempre massima: 4.884 euro (lordi). Gli sono equiparati gli assessori che abitano oltre gli 80 km dall’aula – e numeri due di consiglio e giunta. Lo stipendio è virtualmente intoccabile, salvo che si disertino senza valido motivo consiglio commissioni.
Dalla terza assenza (pure questo limite, prima, non era previsto), scatta una trattenuta del 2,5% sull’indennità di carica.
Si tratta comunque dell’ultimo giro, almeno a questi livelli. Come stabilito su input del governo in accordo con le Regioni a partire da fine 2012, dal prossimo mandato si ridurrà il numero dei consiglieri- da 40 a 30-esparirà il vitalizio, altro “piccolo” bonus legato alla carica.

Assessori “esterni” [quelli che nessuno ha votato]

Il Secolo XIX – 29 marzo 2015

Scritto da Angelo Amoretti

30 marzo, 2015 alle 19:31

Pubblicato in Politica

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Provinciali 2015: un primo passo verso la democrazia [grazie, Renzi!]

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Ci saranno le elezioni, il prossimo 3 maggio, ma noi stavolta saremo spettatori. Grazie al gelataio di Firenze, noto anche come “rottamatore”, a votare per il presidente della Provincia ci andranno i sindaci dei 67 comuni più i consiglieri comunali. Sanremo sarà l’Ohio de noartri.
Ho letto questo articolo e non so se ridere o piangere:

Si voterà domenica 3 maggio per il rinnovo del Consiglio provinciale di Imperia. Ma, per la prima volta, non saranno i cittadini a eleggere presidente e consiglieri. A esprimere le loro preferenze saranno infatti i consiglieri provinciali uscenti, i sindaci e i consiglieri comunali dei 67 Comuni imperiesi. Il decreto è stato firmato ieri mattina dal presidente, Luigi Sappa, dopo l’ultimo Consiglio provinciale che si è tenuto lunedì scorso. Le votazioni si svolgeranno dalle 8 alle 20 e ci sarà un unico seggio, allestito nel Palazzo provinciale di via Matteotti 147. Alla chiusura del seggio inizieranno le operazioni di scrutinio. Gli elettori «selezionati» dovranno eleggere il nuovo presidente e dieci consiglieri provinciali.
Sono eleggibili alla carica di presidente i sindaci dei Comuni il cui mandato scada non prima di diciotto mesi dalla data di svolgimento delle elezioni e i consiglieri provinciali uscenti, compreso
il presidente. Alla carica di consigliere provinciale possono essere eletti, oltre a consiglieri provinciali uscenti e sindaci, anche i consiglieri comunali in carica dei Comuni imperiesi.
Il «peso» del voto da parte di sindaci e consiglieri comunali varierà in base al numero degli abitanti del loro Comune. Le località saranno quindi suddivise in cinque fasce a secondo del numero di residenti, cui corrisponderà una scheda di votazione di colore diverso; i colori sono azzurra, arancione, grigio, rosso e verde. Si parte dai Comuni fino a 3 mila abitanti per arrivare a quelli oltre 30 mila.
Le candidature dovranno essere ufficializzate attraverso la presentazione di liste, che dovranno essere depositate in Provincia domenica 12 aprile dalle 8 alle 20 e lunedì 13 aprile dalle 8 alle 12.
La complessa preparazione del nuovo manuale di voto è stata affidata a due funzionari provinciali, Stefania Demichelis e Mirella Ferrari, che hanno
lavorato alcuni mesi per districarsi nelle novità normative, prendendo anche spunto dall’esperienza di altre Province. I problemi comunque non mancano.
La nuova normativa prevede che il mandato del presidente duri due anni e quello dei consiglieri quattro e non è quindi impossibile che, cambiando le Amministrazioni comunali e quindi gli elettori, un presidente si trovi a fare i conti con un Consiglio composto da esponenti opposti alla sua parte politica.
Chi sarà il presidente della «nuova era»? Negli ultimi mesi sono circolati molti nomi di sindaci, tra cui ci sono quello di Imperia Carlo Capacci, quello di Taggia Vincenzo Genduso e anche il primo cittadino di Pieve di Teco, Alessandro Alessandri.
Ultimamente sta però prendendo piede l’ipotesi di una rielezione di Luigi Sappa, che pare possa trovare il sostegno del Centrosinistra. Ma nulla è ancora definito e tutto ovviamente dipenderà dagli accordi politici che verranno raggiunti entro metà aprile.

La Stampa, 25 marzo 2015

Scritto da Angelo Amoretti

25 marzo, 2015 alle 17:18