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Lo scrittore Marino Magliani intervista Daniele La Corte

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Impressioni e qualche domanda a Daniele La Corte, autore di “La casa di Geppe”.

Non fosse per quel paesaggio collinare e i tempi della Resistenza che informano fin da subito sul dove siamo e cosa succede, e sulla povertà delle campagne piemontesi che appaiono come se si leggessero epiche fenogliane o le fughe a schiena bassa tra i filari che ci ha lasciato Pavese, di primo acchito la figura di Geppe potrebbe ricordare i romanzi di Emanuel Bove. Certo, qui manca la città che stritola, come manca la tenaglia dell’angoscia esistenziale, ma è quel Geppe perdente, orfano, maltrattato fin da bambino, a legarsi in modo così naturale a una certa letteratura. Noi conosciamo Geppe che è un giovane contadino, vivente del poco che danno la campagna e le bestie, e quel poco bisogna dividerlo coi proprietari della cascina. (Sia chiaro, il prezzo di questo libro lo vale da solo l’attento studio antropologico di La Corte: sembra di leggere “Il mondo dei vinti”, di Nuto Revelli, con le sue frasi in dialetto piemuntais e le testonianze “in presa diretta” dei braccianti.) Ma sono poche pagine, quelle del Geppe perdedor intendo, perché quando entrano in gioco Carmen e Pablo entra in gioco la storia, o la Storia. E allora, a quel punto, è come se a Geppe, persona mai coinvolta in fatti notevoli, fosse chiesto di “fare qualcosa”.
Faccia qualcosa” chiede la signora Delgado a Pereira sul treno, tornando a Lisboa, mentre stanno nel vagone ristorante a guardare il paesaggio del Tago. Faccia qualcosa per il Portogallo, intende la signora Delgado, per la libertà del Portogallo oppresso dal salazarismo, qualcosa per far cessare quest’aria di morte. Di nuovo, quante somiglianze, pur in tutt’altre trame e genesi, pur forzando, quanta letteratura che lascia respirare libertà. Leggete infatti La casa di Geppe e dite se quando si presentano a noi Carmen e Pablo non è come se avessimo davanti Monteiro Rossi e Marta di “Sostiene Pereira”? Entrambi giovani e perseguitati dal fascismo, entrambi uniti dall’amore – anche se i giovani di “Sostiene Pereira” sono portoghesi e mezzi italiani – per la causa repubblicana spagnola. Entrambi uniti da un destino che non riveleremo, ecco, dunque, che in sostanza, benché uno sia un cittadino, un intellettuale, giornalista, cattolico, cardiopatico con una vita che scorre nel ricordo di una moglie morta, e l’altro un relitto della campagna calpestatata nei secoli, Pereira e Geppe finiscono per scegliere di stare dalla stessa parte. Geppe si mette in gioco proteggendo la coppia di giovani fuggiaschi spagnoli e dando copertura a Henry, (inglese, antifascista, e agente, che entrerà in contatto con la Resistenza) e nascondendo la sua moto Norton. E il romanzo si chiuderà con la fine della guerra di Liberazione. Anzi, con una domanda.

Nell’introduzione si parla di microcosmo, ma a parte la vita del paese, con podestà, fascisti e antifascisti e gente che sta a guardare, e persino un prete (non assomiglia al padre António che discute con Pereira sulle posizioni di Mauriac e Bernanos, ma don Giustino è comunque un antifascista quanto lo è padre António ed è anche molto pratico: per farsi passare le informazioni chiede a Geppe se vuole confessarsi), a parte quella chiusura iniziale di luoghi, dopo un po’ gli spazi si aprono a ventaglio, e dal Piemonte si cala in Liguria come se si calasse nella nostra, di Storia. Si cala in quello che è il nostro microcosmo, popolato dalle nostre icone.
Ventuno capitoli che raccontano i venti mesi, Daniele La Corte, con salti in Spagna ai tempi dei terrori falangisti, con pagine sul pallone elastico e la Liguria, si diceva, tanta Liguria, con i miti che noi tutti (la grande parte) riconosciamo, come Felice Cascione, Silvio Bonfante e persino leggende viventi come Carlo Trucco, e una sezione iconografica che mostra un Trucco roccioso e solare.

Quando è nata questa storia?

L’idea di Geppe nasce dai ricordi dell’infanzia. Mia madre, monregalese, mi ha sempre raccontato la realtà di un mondo diverso da quello che vivevo io nato davanti al mare di Alassio. È la voglia di non dimenticare, di non strappare le radici dove una parte della mia famiglia, quella materna appunto, aveva visto il succedersi di eventi tragici e spesso discordanti tra loro. I racconti che avevano come teatro l’ambiente bucolico di un Piemonte attraversato da situazioni difficili mi ha sempre affascinato. Geppe è un personaggio che prende corpo da una memoria viva, dal contadino che avevo visto più volte lavorare nella stalla di miei parenti proprietari di cascine e bestiame. Così nel mix di ricordi ho cercato di dar vita a un personaggio frutto di realtà e fantasia. Nel settantesimo anniversario della Liberazione ho pensato di cimentarmi in un romanzo che possa, mi auguro, avvicinare più facilmente i giovani alla Storia del nostro Paese diventato libero grazie alla Resistenza.

Il romanzo è impreziosito da un’intelligente prefazione di Giancarlo Caselli. Come è nata questa collaborazione?

La legalità è da sempre il mio chiodo fisso e Geppe, nella mia testa, rappresenta, o almeno dovrebbe rappresentare il senso civico di chi, anche povero e diseredato, tiene la schiena dritta. Ecco perché ho chiesto al dottor Caselli, che più volte ho intervistato nella mia vita di cronista, se voleva darmi il suo contributo per un lavoro all’insegna della legalita contro ogni sopruso. Giancarlo Caselli è un’icona contro la mafia, contro lo strapotere del malaffare, simbolo dei magistrati coraggiosi che il potere ha cercato, in diversi modi, di bloccare. Ci sono riusciti bloccandogli la carriera con una legge ad personam, ma non sono riusciti, neppure oggi, a bloccargli la parola è la forza di essere uomo libero vessillo della legalità

Di tuo avevo guardato Storie di uomini e di donne (Calvo editore, 1995). Me l’aveva regalato un grande amico, scomparso da alcuni anni, ma ben presente e molto amato da questa città. Si tratta di Franco Pullia, che pubblicava i suoi saggi con il Centro Editoriale Imperiese di Emilia Ferrari. Ebbene, ricordo che anche in quel tuo libro rivivevano i racconti partigiani. E la cosa che più mi aveva impressionato era stata la forza di una lingua fedelissima, apparentemente semplice, ma molto sorvegliata. Io la conoscevo bene: era la lingua che ascoltavo da bambino, negli anni sessanta, seduto sui muretti del carruggio, gli occhi alti, sulle pietraie che circondano Pistuna, lassù dove cadeva la luce e restava un fuoco a divorare le stagioni. Raccontaci la lingua di La casa di Geppe.

È il fulcro del dialogo di persone di cultura e nazionalità diverse che hanno come base la forte volontà di strappare le catene che impedivano libertà di espressione di movimento. Il cocktail di lingue, il misto di spagnolo, inglese e stentato italiano sono per me l’immagine fantastica di un’Europa che metteva già allora fondamenta salde per l’unione tra i popoli. Geppe è l’Italia che si scrolla da dosso il giogo nazifascista, il nazionalismo anacronistico e insulso dell’uomo solo al comando.

E adesso?

La domanda non trova facile risposta. Ciò che Geppe e gli altri cercavano ha lasciato molti con la bocca amara. L’Unità tra i popoli non si è avverata e la globalizzazione si è sostituita, in maniera abnorme, all’individualità dei singoli che per l’Italia libera e democratica hanno dato la vita. Forse, come Geppe, ci aspettavamo di più sperando che il Paese crescesse non solo economicamente ma anche culturalmente. Ai tanti Geppe sparsi per il mondo auguro la scoperta di una casa comune dalle pareti di vetro dove il governo sia veramente del popolo e non di un nutrito gruppo di parassiti pronti a sfruttare il lavoro del più debole.

Scritto da Angelo Amoretti

18 aprile, 2015 alle 15:19

Pino Cipolla, biografia non autorizzata

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Secondo il libro, la biografia di Pino Cipolla sarebbe stata, in una normale società, nient’altro che il racconto della vita di un piccolo borghese venuto dal nulla che con la sua intraprendenza e con la sua abilità nell’intrecciare rapporti di amicizia e di simpatia con i clienti, ha saputo costruire un grande patrimonio di relazioni nel campo della commercializzazione dei prodotti alimentari. Si dice che nella vita avventurosa dei grandi manager c’è sempre, soprattutto alle origini, una zona oscura. Ma poi il buio generalmente si dirada. Su quel che accade, invece, agli esordi imprenditoriali di Pino Cipolla, il segreto resta privo di smagliature. Gli insegnamenti sono essenziali nella sua vita. Inizia lavorando per il gruppo Costa nel 1967. Angelo Costa è presidente di Confindustria, un potente della prima Repubblica, è diventato potentissimo ed autorevole proprio grazie al regime democristiano. Cipolla si getta nella carriera interna al gruppo Costa –che allora aveva 4500 dipendenti- come un enfant prodige che scala tutte le posizioni. Diventa direttore di Filiale a Napoli a soli 21 anni, capo area centro sud a 25 e, trasferito in Spagna alla controllata Minerva, ne diventa Direttore Commerciale a 28. È titolare del record della più veloce carriera che si conosca in gruppo Costa. Contro questa ascesa si accumulano invidie e gelosie professionali. Sempre respinte. Cipolla è unanimemente considerato dai vertici un bravissimo venditore, un poliglotta conoscitore del trading dell’olio. Le opere e i giorni dell’uomo di Imperia, bisognerebbe titolare il libro. A leggerne la trama si ha forse una risposta alla domanda: come mai un uomo cosi capace, dopo aver raggiunto professionalmente grandi risultati nell’olio, dopo aver ‘aperto’ all’olio tanti mercati, dopo essere stato considerato un Maestro nelle tecniche di vendita al punto di farne un professore universitario, oggi –sessantancinquenne- si batte ancora per portare il Made in Italy agroalimentare sulle tavole dei Paesi più lontani? Per passione o per bisogno di gloria?

L’AUTORE.

Diego David, giornalista, nato a Genova nel 1969, lavora a “Il Secolo XIX” di Imperia per il quale si occupa di cronaca cittadina. In precedenza ha collaborato con “Il Corriere Mercantile-Gazzetta del Lunedì”, “Il Giornale”, “La Riviera”, “Radio 103” e al sito web “Sanremonews”. E’ stato addetto stampa del Comune di Imperia tra il 2000 e il 2009. Chiamato da Pino Cipolla nel 1999 ha ricoperto il ruolo di responsabile dei rapporti con i media del Gruppo Borelli e dell’Imperia calcio.

Il libro è reperibile presso le edicole Mietto in Via Cascione a Porto Maurizio e Merello in via XXV aprile a Oneglia.

Scritto da Angelo Amoretti

10 gennaio, 2015 alle 15:35

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Il Partigiano di Piazza dei Martiri

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Sabato 18 ottobre 2014, alle ore 17, presso la Sala Convegni dell’ex Palazzo Comunale, in Piazza Dante,4, Imperia, sarà presentato il libro di Enzo Barnabà “Il Partigiano di Piazza dei Martiri”.
Sarà presente l’autore.
Introduzione di Giovanni Rainisio, Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Imperia.

Al centro della vicenda c’è il partigiano Salvatore Cacciatore, detto “Ciro”, giovane siciliano che lasciò il seminario poco prima di prendere i voti per andare a combattere in Africa, poi a Pordenone. Soggiornò per un periodo in Carnia ad Ampezzo ospite di Elio Martinis (Furore). Tra il 1943 e il 1945 combatte nelle file partigiane e viene impiccato con tre compagni di lotta ai lampioni della piazza centrale di Belluno. È il 17 marzo 1945; da allora quel luogo si chiama Piazza dei Martiri. In questo libro c’è la sua storia, quella del movimento di liberazione nel Nord Italia e le vicende di un figlio alla ricerca del padre.

Enzo Barnabà, è nato a Valguarnera (Enna) nel 1944. Ha insegnato lingua e letteratura francese in Veneto e Liguria. Col ministero degli Esteri ha insegnato presso le Università di Aix-en-Provence, Abidjan, Scutari e Nikšic´. Vive in Liguria. Ha pubblicato 15 libri in italiano e francese, tra i quali Sortilegi (con Serge Latouche), Bollati Boringhieri, 2008 e Morte agli Italiani!, Infinito edizioni, 2010 con Prefazione di Gian Antonio Stella e Introduzione di Alessandro Natta.

Scritto da Angelo Amoretti

15 ottobre, 2014 alle 18:00

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Non diamoci mai per vinti

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Mercoledì 3 giugno, alle ore 21, presso la Libreria Ragazzi in via Vieusseux 14/1, il nostro concittadino Mario Castellano presenterà il libro “Non diamoci mai per vinti – Giorno per giorno un anno con Papa Francesco” edito dalla Mimep Docete Editrice con la prefazione di Padre Federico Lombardi.

Il libro

Il primo anno di Papa Francesco commentato quasi giorno per giorno dall’autore sull’Agenzia Zenit. Glli scritti fanno riferimento alle omelie delle Messe mattutine al Santa Marta oltre che a quelle delle celebrazioni festive ed ai documenti ufficiali.
Dal giorno stesso della sua elezione Papa Francesco non ha mai cessato di sorprenderci con i suoi giudizi netti e il suo atteggiamento di grande umanità.

Gli autori

Padre Alfonso Bruno è Sacerdote dei Grati Francescani dell’Immacolata. Giornalista accreditato presso la Santa Sede segue l’attività e i viaggi del Papa. E’ stato missionario in Brasile e Africa per vari anni. Dal 2007 vive a Roma, ha un programma su Radio Mater, collabora assiduamente con l’Agenzia Zenit, interviene su quotidiani riviste e canali televisivi e radiofonici nazionali.

Il Prof. Mario Castellano è giurista di formazione. Dal 1988 ha vissuto per 16 anni a Managua dove ha collaborato con la Corte Suprema, il card. Odando y Bravo gli ha ffidato la cattedra di Diritto Amministrativo alla Università Cattolica Redemptoris Mater
l primo anno di Papa Francesco commentato quasi giorno per giorno dall’autore sulla Agenzia ZENIT. Gli scritti fanno riferimento alle omelie delle messe mattutine al Santa Marta oltre che a quelle delle celebrazioni festive ed ai documenti ufficiali.
Dal giorno stesso della sua elezione Papa Francesco non ha mai cessato di sorprenderci con i suoi giudizi netti e il suo atteggiamento di grande umanità.

Ingresso libero.

Scritto da Angelo Amoretti

28 maggio, 2014 alle 16:37

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Franco Balestra, il campione silenzioso

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Giovedì 29 maggio 2014, alle ore 17,30, presso il Centro Culturale Polivalente, sarà presentato il libro “Il campione silenzioso” scritto da Giorgio Bracco per l’editore Fenoglio.

Il libro
“Il campione silenzioso”, Fenoglio Editore, in 173 pagine ripercorre la vita e l’avventura sportiva di uno tra i più grandi campioni che la pallapugno abbia mai avuto nella sua storia ultrasecolare: Franco Balestra, originario di Tavole, classe 1924, morto nel settembre di tre anni fa. Balestra, vincitore di ben sei scudetti, è stato protagonista, negli anni Cinquanta, di mitici duelli-scudetto con un altro grandissimo campione del passato, Augusto Manzo. I loro scontri, allo stesso modo dei contemporanei duelli tra Coppi e Bartali, divisero tifosi e appassionati in “balestriani” e “manziani”. Nel libro, che contiene foto inedite di un Balestra più intimo e famigliare, compaiono testimonianze, ricordi e articoli storici di un’epopea indimenticabile del caro, vecchio “balon” . Di Balestra e della sua epoca parlano, tra gli altri, Enrico “Cichina” Piana, suo fido terzino, unico vivente delle memorabili sfide nei “templi” della pallapugno: Alba, Torino, Ceva, Pieve di Teco, Imperia, Acqui Terme. Nel “Maracanà” del balon, lo sferisterio “Mermet”, per le finali tricolori, non si scendeva mai sotto i 6mial spettatori, con inviati e fotoreporter provenienti da tutta Italia.

Il costo del libro è di 15 euro. Il volume è prenotabile presso il Lions Club Imperia La Torre (numeri di telefono 335-1801376 oppure 0183-449989). L’intero incasso dalla vendita sarà devoluto alla Banca degli Occhi, service curato dal Lions Club La Torre di Imperia.

L’autore

Giorgio Bracco, giornalista del Secolo XIX dal 1991, è nato e vive a Imperia dove lavora da 23 anni nella redazione locale del quotidiano genovese. Grande appassionato di palla pugno, ha seguito per anni campionati, storie, vicende e personaggi legati a questa disciplina. Cronista, ex corrispondente della Gazzetta dello Sport negli anni Novanta, oggi si occupa di cronaca, inchieste e reportage, sport. Amico personale di Franco Balestra, con lui ha trascorso ore e ore a parlare di balon, ma non solo. Da questi indimenticabili incontri, nel 1996, aveva tratto i racconti contenuti nel romanzo “Le colline in pugno” (edito da L’Arciere, Cuneo). Ora, 18 anni dopo, mentre anche Balestra, dopo Manzo e quasi tutti i protagonisti dell’epopea d’oro della pallapugno ci hanno lasciati, si ripropone al pubblico di tifosi, appassionati, curiosi e studiosi di questa disciplina, un nuovo libro, agile e ricco di spunti interessanti. Un volume che ripercorre a ritroso, dalla morte di Balestra (agosto 2011) alle prime sfide con Manzo allo “Stenca” di Imperia, una vita e un’avventura sportiva e umana che hanno segnato un’epoca. Attraverso i quotidiani dell’epoca, interviste, incontri, racconti e ricordi di chi era in campo o sugli spalti, in quegli irripetibili anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta, al “Mermet”di Alba come in Via Napione a Torino, passando per lo “Stenca” di Imperia, viene fuori una fotografia di un’epopea indimenticabile, forse la più bella e viva, di questo sport antico e virile, così ben descritto da scrittori quali De Amicis, Pavese, Fenoglio, Arpino. Il libro è arricchito da testimonianze di prima mano e inedite: un’intervista al fido terzino di Balestra, Enrico “Cichina” Piana, unico giocatore vivente delle straordinarie sfide con Manzo, ad Alba e Torino; il racconto di Elisabetta Manzo, figlia di Augusto, negli anni Cinquanta poco più che una bambina, che rivive oggi quell’epoca attraverso sguardi e parole del suo papà campione, tanti anni fa.

Scritto da Angelo Amoretti

27 maggio, 2014 alle 15:55

L’Associazione ImperiaParla! ha presentato il libro di Marco Preve

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Ottima affluenza di pubblico, ieri sera, al Circolo Arci Guernica di Porto Maurizio, per l’incontro con Marco Preve, giornalista de “La Repubblica” che ha presentato il suo libro “Il partito della Polizia”, edito da Chiarelettere.

Un lungo applauso ha salutato l’Ispettore Ivan Bracco e l’agente Giuseppe Barla della Polizia Postale, presenti tra il pubblico, in mezzo al quale si è notata, tra le tante, anche la presenza di Gabriella Manfredi, Mauro Servalli [consigliere comunale di Imperia Bene Comune], Dario Dal Mut, [coordinatore cittadino di SEL] e Paolo Verda, [ex consigliere comunale del PD].
A nome dell’Associazione ImperiaParla! ringrazio ancora tutti quanti per aver partecipato.

L’appuntamento è per venerdì 16, al Polivalente, dove alle 21 ci sarà l’incontro con lo scrittore Marino Magliani.

Scritto da Angelo Amoretti

10 maggio, 2014 alle 17:21

“Il partito della Polizia” a Imperia

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L’Associazione Culturale ImperiaParla! organizza per venerdì 9 maggio alle ore 21, presso il circolo Arci Guernica di via Mazzini 15, Imperia- P.M., un incontro con Marco Preve, giornalista di “la Repubblica” per presentare il suo libro di recente pubblicazione: “Il partito della Polizia“, edito da Chiarelettere, in cui descrive  ”il sistema trasversale che nasconde la verità degli abusi e minaccia la democrazia“.

Il partito della Polizia

Dalla prefazione:

Imputati. Condannati. Premiati. Nessun abuso può essere commesso contro cittadini inermi. Se non è così, i responsabili devono saltare. In Italia ciò non è avvenuto. E continua a non avvenire, dai tempi delle torture alle Br fino alle morti di Cucchi, Aldrovandi, Uva e molti altri: la polizia non garantisce la sicurezza, la politica non sorveglia, la stampa non sempre denuncia, la magistratura non sempre indaga. Perché questa anomalia? Come rivela Filippo Bertolami, poliziotto e sindacalista, “negli ultimi anni si è assistito al paradosso di un sistema capace da un lato di coprire e premiare i colpevoli di violenze e insabbiamenti, dall’altro di punire chi ha ‘osato’ mettersi di traverso”. Vince la paura. Il partito della polizia è troppo forte. troppe protezioni politiche a destra e a sinistra. Da Berlusconi a Prodi, Violante, Renzi. De Gennaro, ora presidente di Finmeccanica, e i suoi collaboratori non si toccano. Troppe onorificenze. Troppe amicizie. Anche tra i media. Intanto le auto rimangono senza benzina e gli agenti continuano ad avere stipendi da fame mentre vengono assegnati appalti miliardari. Il partito della polizia è anche il partito degli affari. “Se non c’è una cultura del diritto in chi orienta il pensiero collettivo – sostiene il criminologo Francesco Carrer – mi chiedo come possa nascere in un corpo di polizia i cui vertici sono più attenti ai desiderata dei politici che alle esigenze di chi è in prima linea.”

L’autore:

Marco Preve, giornalista, è nato nel 1963 a Torino. Cresciuto a Savona, vive a Genova dove è cronista di giudiziaria, ma non solo, della redazione locale de “la Repubblica”. Ha seguito le indagini sul serial killer Donato Bilancia, il giallo della contessa Agusta, le principali inchieste in tema di corruzione e soprattutto il G8 di Genova del 2001 e tutti i processi che ne sono seguiti. Collabora con “l’Espresso” e “MicroMega”. Ha un blog intitolato “Trenette e mattoni”, e ha scritto due libri, sempre con Chiarelettere: Il partito del cemento, nel 2008, con Ferruccio Sansa; La colata, nel 2010, con Ferruccio Sansa, Andrea Garibaldi, Antonio Massari e Giuseppe Salvaggiulo.

Scritto da Angelo Amoretti

7 maggio, 2014 alle 15:39

L’autrice Raffaella Romagnolo alla Libreria Ragazzi

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Venerdì 22 novembre 2013, alla libreria Ragazzi, in via Vieusseux 14, Imperia Oneglia, alle ore 17, si terrà un incontro con la scrittrice Raffaella Romagnolo che, con Daniele La Corte, presenterà il suo libro “Tutta questa vita“.

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A sedici anni tutto è da scoprire, la vita è ancora intera, possibile, e il futuro un’opportunità. Così anche per Paoletta, che di avere “tutta la vita davanti”, però, non è entusiasta. Forse perché odia le frasi fatte o semplicemente perché è diversa dalle altre ragazze: detesta Facebook, legge Anna Karenina, filosofeggia su Harry Potter, invece delle sit-com guarda vecchi film, si ingozza di dolci infischiandosene della bilancia e allo shopping con le amiche preferisce di gran lunga le passeggiate silenziose con il fratello minore, Richi. O forse è proprio lui a renderla diversa: Richi ha dodici anni, le gambe così fragili che possono reggere solo pochi passi strascicati, un braccio difficile da controllare e una vita tanto più complicata davanti. Non parla molto, e quando lo fa, non sempre gli altri lo capiscono. Ma Paoletta sì; brevi frasi che hanno, per lei, il sapore della sincerità che manca nella villa di famiglia. Un’autentica prigione. Una tortura di menzogne, cose non dette, segreti pericolosi, da cui la ragazza scappa ogni volta che può. E insieme a Richi attraversa il confine, immaginario eppure così reale, che divide lo splendido giardino di casa loro dalle Margherite, il quartiere popolare, dove gli appartamenti sono modesti, le giostrine arrugginite e i padri non sono imprenditori di successo ma cassintegrati in difficoltà.E dove c’è Antonio, anche lui, a modo suo, diverso. L’unico, a parte Richi, che sa leggerle dentro e che l’aiuterà, almeno per una volta, a lasciarsi trovare.

RAFFAELLA ROMAGNOLO. Nata a Casale Monferrato nel 1971, vive a Rocca Grimalda con il marito.
Ha scritto “L’amante di città” (Fratelli Frilli, 2007) e, per Piemme, “La masnà”, che ha ottenuto un grande successo di pubblico e di critica.

Scritto da Angelo Amoretti

19 novembre, 2013 alle 19:07

La guerra dell’Europa

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Giovedì 12 settembre alle 21, presso la Libreria Ragazzi di via Vieusseux, 14/1 a Imperia-Oneglia, ci sarà un incontro con Monia Benini, autrice de “La guerra dell’Europa”.

C’è una nuova guerra in Europa. Una guerra che si combatte senza fucili, senza cannoni, senza bombe, ma con le sofisticate armi di distruzione di massa della grande finanza internazionale. Una guerra che viene da lontano e che dilaga e contagia anche i paesi europei, grazie a truppe di occupazione con il colletto bianco, che sparano i loro colpi cliccando sulle tastiere e trasferendo in un attimo cifre virtuali da capogiro.
Ma nella crisi che sta violentando la Grecia non c’è nulla di virtuale. E’ una sofferenza reale, cruda, drammatica, in ogni aspetto della vita quotidiana. Una situazione mai vissuta dal popolo ellenico, neppure sotto l’occupazione straniera. Il libro documenta dunque una nuova forma di guerra che ha protagonisti, strategie, tattiche e vittime ben definite.
Dai colpi delle agenzie di rating allo schieramento della troika, dai provvedimenti del Fondo Monetario Internazionale alle misure della Banca Centrale e della Commissione Europea. Per chi vuole sapere cosa è successo realmente in Grecia e non si accontenta delle “veline” ufficiali.

MONIA BENINI, dopo la laurea in lingue e letterature europee, prosegue il proprio percorso formativo nell’ambito delle relazioni e delle funzioni internazionali, con studi e specializzazioni all’Università di Padova, all’Istituto di Sociologia Don L. Sturzo di Caltagirone e all’Università di Perpignan in Francia.
Impegnata nel movimento nazionale Per il Bene Comune, cura un proprio video blog www.ilpuntotv.it all’interno del quale si è già occupata non solo della situazione greca, ma anche di quella italiana, con appuntamenti speciali dedicati al MES, all’ACTA, e ai numerosi casi di suicidio fra gli imprenditori, avvenuti negli ultimi mesi.

Scritto da Angelo Amoretti

9 settembre, 2013 alle 15:32

La ‘ndrangheta in Liguria

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La classifica qui sotto è tratta dal libro “A meglia parola – Liguria terra di ‘ndrangheta” di Marco Grasso e Matteo Indice, edito da De Ferrari, con prefazione di Ferruccio Sansa, nelle librerie da pochi giorni anche nella nostra città.

A meglia parola

Ci sono anche delle belle foto ed è vivamente consigliato.

Qui la presentazione.

Scritto da Angelo Amoretti

7 giugno, 2013 alle 19:24