La mia campana

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Per quanto poco autorevole possa essere, voglio esprimere anche la mia riguardo i fatti di Costa d’Oneglia del 5 maggio 1945.
Il dibattito continua e oggi abbiamo le dichiarazioni di Manfredo Manfredi, Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza di Imperia, nonché quella dello studioso Francesco Biga e del ricercatore Fulvio Sasso.
Francesco Biga preferisce non commentare, mentre Manfredo Manfredi dichiara: “Non si metta sotto processo la Resistenza”. E trova il mio pieno accordo. Poi dice che “la Magistratura farà gli accertamenti che deve fare”. In sostanza il Presidente dell’Istituto della Resistenza afferma che certi fatti illeciti sono successi, dopo il 25 aprile del 1945, ma che poco o nulla hanno a che vedere con la Resistenza e i Partigiani. E giustamente aggiunge che queste cose si sono sempre sapute.
Peraltro, come ho già scritto i giorni scorsi, è normale, purtroppo che le guerre abbiano degli strascichi, e che anche dopo la fine, possano verificarsi, chiamiamoli così, regolamenti di conti. Ci sono sempre stati, da parte di chi ha vinto, è inutile fare i finti tonti.
Il punto è: con chi sono stati regolati i conti?
Per me i morti non sono tutti uguali e tanto per essere chiaro farò due esempi.
Se mi venissero a dire che un camion ha investito e stritolato il fascista (tutt’ora in vita) che ha sparato a mio padre (peraltro neppure partigiano e reo di non combattere per la RSI), non farei certo salti di gioia, ma posso dire con certezza che non verserei neppure una lacrima.
La morte di un bambino libanese sotto le bombe israeliane mi fa piangere, quella di un hizbollah no.
Dico questo perché il ricercatore Fulvio Sasso afferma che nella nostra provincia e in quella di Savona, sono morti più civili che combattenti. Addirittura 93 donne nell’Imperiese sono state uccise per mano partigiana.
Sarà raccapricciante, ma non mi sconvolgo più di tanto. La guerra non era solo civile, era una guerra di Liberazione.
E la Guerra non è un pic-nic.
Chi erano quelle donne? Collaborazioniste dei fascisti, comandanti di qualche divisione della RSI che terrorizzavano le donne dei paesi?
Pare che in tutto questo dibattito venga ignorata la fase storica principale: in Italia c’è stato un ventennio di dittatura fascista e poi nazi-fascista.
Se alla fine i partigiani, con l’aiuto degli alleati americani, hanno deciso di farla finita è perché volevano liberare l’Italia da quelle feroci dittature.
E se a qualcun altro gli si è spenta la rabbia non il 25 aprile 1945, ma qualche mese dopo, io non lo condanno. Era la guerra, certe cose le avevano messe in conto tutte e due le parti e chi perde, di solito, purtroppo paga.
Che poi certe assurde uccisioni, da una parte e dall’altra, siano avvenute, era noto da tempo, ma era la Guerra, bellezza.
Alcune cose scritte in questo post le trovate su La Stampa di oggi.
Qua c’è un’intervista a Fulvio Sasso e qua ci sono i suoi libri.

Scritto da Angelo Amoretti

3 agosto, 2006 alle 11:08

Pubblicato in Attualità



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