Porto Maurizio ai tempi dei Romani

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Al Prino, per puro caso, è stato ritrovato un antico sito che risalirebbe al primo secolo dopo Cristo.
Dove si stanno costruendo box interrati sono stati trovati muri a secco, pavimenti, resti di palafitte e pezzi di anfore e ceramiche varie.
L’insediamento, stando a quanto afferma Luigi Gambaro, Ispettore per il Ministero dei Beni Culturali, era occupato prevalentemente da pescatori e commercianti d’olio i quali, pur essendoci già coltivazioni di ulivi in Val Prino, facevano arrivare l’olio dalla Spagna, via mare, fino alla foce del torrente Prino che ben si adattava per gli attracchi.
Insomma, già da allora avevamo l’olio ma lo “importavamo” dalla Spagna.

A parte la battuta. Se il ritrovamento è davvero così importante, e lo è sicuramente, perché è così poco e mal protetto?
Stamattina sono andato a vedere: all’ingresso del cantiere c’è una fettuccina rossa che anche un bambino può scavalcare e chiunque può portare via le pietre, ora che si conosce la loro origine.

Consiglierei maggiore vigilanza: forse non ci rendiamo conto dell’importanza del ritrovamento.
Infine: che fine faranno le pietre e i resti archeologici?
Le scuole approfitteranno di questo ritrovamento eccezionale per organizzare visite al sito?

Scritto da Angelo Amoretti

14 ottobre, 2006 alle 18:15

Pubblicato in Ambiente



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