SAD CITY – di E. Stark – Prima puntata

senza commenti

Sad City è una piccola città dell’italico nord ovest. La chiamo così da un pò di tempo, da quando aveva iniziato il suo lento ma inesorabile declino.
Anni prima un mio amico che si era trasferito in Florida e che per molto tempo aveva frequentato la città in cui vivevo, era venuto a farmi visita per qualche giorno. Una sera gli proposi di uscire per andare a bere una birra e lui mi disse: «Per favore, non portarmi da My Name perchè è un posto talmente desolato che mi fa venir tristezza».
La sua richiesta mi fece riflettere e per un lunghissimo attimo mi venne in mente l’ambiente: qualche donna quarantenne che cercava di farsi accalappiare da qualcuno, possibilmente più giovane, e altri quarantenni che cercavano di accalappiarla, anche solo per una serata. Uomini che discutevano sulle prestazioni della Ferrari e della Juventus bevendo birra e digestivi. Altri a un passo dalla rovina finanziaria, ma che bene o male tiravano avanti con l’aiuto dei parenti.
Un tizio di cui non ricordo più il nome che lavorava in un ente pubblico, il ventotto del mese, quello successivo al giorno di paga, era già senza soldi perchè li aveva spesi con qualche puttana a bere champagne annacquato, oppure al gioco.
Una sera mi avvicinò chiedendomi:«Senti, avrei bisogno di un favore. Avresti mica cento euro da prestarmi?»
Dopo un attimo di sincero imbarazzo gli risposi che mi dispiaceva, ma non li avevo.

Dissi al mio amico: «Hai ragione, è un posto veramente triste. Dove preferisci andare?»
«Andiamo in qualsiasi altro fottutissimo posto, ma non da My Name!»
Finimmo da Duran. Perlomeno i clienti erano vecchi davvero e spesso era più divertente parlare con loro che con un trentenne. Generalmente sparavano cazzate, anche per via del vino che avevano in corpo, ma avevano la scusante dell’arteriosclerosi galoppante.
I discorsi al bar di quasi tutti i miei coetanei invece consistevano nel parlare di donne, macchine e telefonini. Erano ancora convinti, e lo sarebbero stati fino all’età della pensione, che per conquistare una donna fosse fondamentale avere una bella macchina e ogni anno la cambiavano. Sì perchè se nel 1999 avevano comprato la Focus e, se per caso non avevano beccato qualcuna, l’anno dopo compravano la Yaris. Le BMW e le Mercedes erano inarrivabili e non facevano parte dei loro piani, tanto erano in pochi ad averle. Non salivano di cilindrata o potenza, cercavano di rimanere sugli stessi livelli di spesa, comprando la macchina che in quel momento era più ‘in’ e le Smart da noi non lo erano.
Una volta ho cercato di far capire a un mio amico, nella maniera più indolore possibile, che se sei un uomo senza personalità e senza fascino, insomma, un uomo che non piaci, la macchina che stai guidando e che ti sei guadagnata col sudore della fronte, serve a ben poco.
Non credo che abbia capito, visto che si ostina a cambiarla ogni due anni e che generalmente il sedile accanto al suo è vuoto.

Fine prima puntata – continua –

Scritto da Angelo Amoretti

18 settembre, 2005 alle 16:38

Pubblicato in Racconti



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