Ancora sugli abusi sessuali

senza commenti

L’edizione locale de La Stampa di oggi dedica tre pagine ai due casi di stupro denunciati ultimamente (uno, peraltro, ancora da verificare del tutto).
Si tratta della ventisettenne affetta da sindrome di Down che sarebbe stata violentata negli spogliatoi di via Allende e della liceale di quattordici anni violentata ripetutamente dal padre, tra le mura domestiche.
Ora i fatti vengono alla ribalta e nell’intervista rilasciata a Bruno Monticone, il noto psicologo e psicoterapeuta di Sanremo Vincenzo Genduso, dice tra l’altro: [...]“Sì ma va anche detto che, all’interno delle famiglie, certe violenze, purtroppo, sono sempre esistite. Oggi c’è più visibilità su questi fatti. Questo è certamente un segnale positivo da un certo punto di vista perchè prima, per ragioni culturali e di tradizione, si finiva per tollerare e tacere queste violenze. Ed era sbagliato. Ma proprio perchè questo tipo di violenza, oggi, è diventato più visibile, va trattato con estrema discrezione e delicatezza. Parlarne molto e a fondo sui mass media può far scattare, proprio per questa fragilità psicologica di fondo che esiste, il fenomeno dell’emulazione che può moltiplicare questo tipo di violenze.
Di conseguenza il giornalista gli chiede: «Sarebbe auspicabile, allora, una sorta di censura su questo tipo di informazione?»
Lo psicologo risponde che sarebbe sbagliato anche quello, solo che bisognerebbe parlarne con discrezione e che i mass media dovrebbero trattare anche temi positivi perché così il fenomeno dell’emulazione potrebbe prendere direzioni opposte.
Sono pienamente d’accordo e vi invito a leggere l’intera intervista, a pagina 57.
Mi permetto di non essere d’accordo su due frasi scritte da Maurizio Vezzaro in merito alla questione di “Carlotta”, la ragazza di quattordici anni che ha subito ripetute violenze da parte del padre.
Vezzaro scrive: “[...]A indurre Carlotta a parlare, nel giugno scorso, sono stati in parte anche i rimproveri di mamma e del nuovo papà che si lamentavano per i suoi risultati scolastici, sotto la media.“[...]
Non mi piace questa espressione “nuovo papà”. Sarebbe più idonea, ma fino a un certo punto, nel caso la mamma della ragazza nel frattempo fosse rimasta vedova, o la ragazza fosse stata adottata e i genitori naturali fossero sconosciuti. Perché se “madre ce n’è una sola”, la stessa cosa vale anche per il padre, soprattutto al giorno d’oggi con le prove del DNA.
Mi piacerebbe proprio sentire l’opinione dello psicologo Vincenzo Genduso, in merito a questo specifico caso.
Più avanti, Vezzaro domanda se sia giusto chiamare ancora quell’essere che ha abusato della figlia “genitore”.
E secondo la mia opinione, per quel che possa valere, purtroppo è giusto.
Il padre poi può essere delinquente, deviato, depravato, malato e più ne ha, più ne metta, ma rimane il padre, nel bene e nel male.

Scritto da Angelo Amoretti

31 gennaio, 2007 alle 13:05

Pubblicato in Attualità



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