L’agonia del Cinema Centrale

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Il cinema Centrale è a serio rischio chiusura.
La crisi è in atto da qualche tempo e nonostante siano state raccolte circa 500 firme a sostegno dello storico locale, le cose sono peggiorate e tra due mesi rischieremo di non vedere mai più film nell’unica sala cinematografica di Porto Maurizio.
Per chi si avventurasse per la prima volta su questo blog ricordo che Imperia è capoluogo di provincia, con circa 40.000 abitanti.
Anni fa le sale cinematografiche a Imperia erano: il Rossini, il Dante, l’Imperia e l’Odeon (estivo) a Oneglia; il Cavour, il Centrale, il Croce Bianca e il Lux a Porto Maurizio.
Sono rimasti l’Imperia e il Centrale (uno a Oneglia, l’altro a Porto). Recentemente al posto del Rossini è sorto un hotel che si allaga quando piove e il Dante, chiuso da non molto, diventerà centro di appartamenti. Il Cavour continua l’attività, con una bella stagione teatrale.
La domanda che sorge spontanea è questa: come mai Imperia rischia di rimanere con una sola sala cinematografica?
Il Cinema è anche cultura (oltre a essere intrattenimento) e questo è il segno che della cultura all’amministrazione comunale e alla maggior parte degli imperiesi importa fino a un certo punto.
Importano di più il porto e i mattoni: non sono io a dirlo, è Andrea Falciola (”una vita per il cinema, un cinema per la vita”, si potrebbe definire), portavoce della cooperativa che si occupa della gestione della sala, che al Secolo XIX rilascia quanto segue:

“Da quando abbiamo messo in moto questa mobilitazione sono passati tre mesi, ma non è successo niente. Nessuno ci ha teso una mano, nessuno si è mosso. Garanzie d’intervento, supporti, appoggio concreti per garantire la sopravvivenza del Centrale non ne abbiamo ricevuto. O qualcuno ci aiuta, aiuta questo spazio culturale sopravvissuto a Porto Maurizio oppure….si chiude. Il tempo stringe: se nei prossimi due mesi non ci saranno schiarite il Centrale abbasserà le serrande. [...] Il Comune sa che con la chiusura del Centrale l’offerta cinematografica risulterebbe inadeguata a un capoluogo di provincia ma, soprattutto, sa che si creerebbe un impoverimento culturale e sociale per l’intera città. Che senso ha investire milioni di euro per riqualificare Porto Maurizio quando non si salvaguardano le attività che sin da ora lo qualificano e fanno sì che non sia solo uno squallido rione dormitorio? La città non vive solo di mattoni e porto”

Falciola non si limita a quelli che i profani potrebbero definire “mugugni”: lancia delle proposte concrete e dice che la sala potrebbe anche diventare teatro per ragazzi al pomeriggio, luogo di presentazioni di libri sul modello dei martedì letterari del Casinò, saggi degli studenti delle numerose scuole di musica cittadine.
Inoltre gli enti pubblici potrebbero stipulare una specie di convenzione per l’utilizzo della sala per un certo numero di giorni all’anno, dove poter fare congressi e concerti musicali.
Insomma, le proposte ci sono eccome, adesso toccherebbe all’amministrazione comunale fare la sua parte, se proprio non vuole far morire la cultura in città.

Scritto da Angelo Amoretti

6 marzo, 2008 alle 12:21