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Un mare di m….

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Mercoledì scorso Sanremonews ha pubblicato una lettera che una lettrice ha inviato al blog di Beppe Grillo.
Sul blog del comico genovese ancora non c’è traccia, ma siccome l’ho trovata a dir poco sorprendente, la copio e la incollo per contribuire alla diffusione.
Potrei mettere il link a Sanremonews, ma chi mi legge sa che non lo faccio perché dopo un po’ di tempo i permalink del portale della città dei fiori vanno in archivio.

“Caro Beppe, chi ti scrive è un imperiese. Sono venuta al mercato dei Fiori di Sanremo a vedere il tuo spettacolo RESET e da allora ho iniziato a pensare che forse qualcosa si può fare. Ebbene vorrei segnalarti un’importante questione che riguarda la mia città, sconosciuta a molti ed i cui futuri sviluppi sono sconosciuti alla maggioranza degli imperiesi. E’ doverosa una premessa: noi imperiesi ormai ci siamo abituati all’idea del porto turistico, a cambiare la nostra vocazione da commerciale a turistica, a pensare che probabilmente il nostro grande imperatore forse ha ragione. Abbiamo accettato quest’idea, accettiamo gli scempi provocati dal raddoppio della ferrovia, accettiamo tutto in nome di un futuro migliore per i nostri figli.
C’è un però. In questi ultimi mesi i quotidiani locali hanno appena evidenziato una notizia: costruzione di 18 gabbie nelle acque antistanti Imperia per allevamento di pesci. Ad una prima valutazione l’imperiese può pensare: cosa saranno mai 18 gabbie piene di pesciolini a confronto della realizzazione di un porto turistico di 1.200 posti barca. Nessuno ha dato peso a questo progetto portato avanti da un Istituto professionale Imperiese, da una società dal nome fiabesco “Imperia Mare Blu”, dalla Regione Liguria, dall’Amministrazione Comunale (tutta), dai Sindacati e dal grande imperatore con il benestare di due Ministeri. Effettivamente si dice che porterà grandissimi sviluppi occupazionali. Nessuno però è mai andato oltre, nessun giornalista si è fatto domande, nessun cittadino, nessun operatore del mare. A questo punto ho pensato “siamo spacciati” fino a quando …. RESET… ho visto il tuo spettacolo ed ho fatto tesoro di ciò che hai detto. ‘Abbiamo la rete e attraverso la rete passa l’informazione, il tam tam’. Eccomi a spiegarti tutto. In Liguria esistono altri allevamenti di pesci e complessivamente queste strutture sono inferiori alle 18 gabbie che verrebbero installate nella sola Imperia. Pertanto Imperia ospiterà più gabbie per allevamento pesci che tutta la Liguria nella sua complessità. Questo dato a mio avviso è già allarmante e l’impatto ambientale devastante. Superiamo il problema dell’impatto ambientale facendo finta di non interessarci alla conservazione del paesaggio. L’altro problema che più mi stà a cuore è: quanto cagano questi pesci. Non sono un tecnico ma so benissimo che in 18 gabbie ci sarà un numero spropositato di pesci. I pesci d’allevamento vengono nutriti con mangini la cui composizione farebbe rabbrividire anche il peggior allevatore di mucche pazze con conseguenze devastanti anche sulla catena alimentare marina. Riassumendo il ciclo sarebbe: 18 gabbie piene di pesci sovranutriti con mangimi che defecano quantitativi industriali di escrementi. Ribadisco che ad oggi in tutta la Liguria ci sono meno di diciotto gabbie. Risultato: assunto che la corrente marina va da Levante a Ponente tutta Imperia e la vicina San Lorenzo sarebbero invase da merda chimica di pesci di allevamento. Pertanto noi fra qualche anno porteremo i nostri bambini a fare il bagno in un mare di m. La spiaggia della Marina, del Prino, della Torretta di Prarola, di Barbarossa e di San Lorenzo diventerebbe impraticabili.
Questo perché nell’immediate vicinanze dell’allevamento gli escrementi non avrebbero il tempo di disperdersi. Ecco spiegato il tutto. Puoi verificare i dati e sicuramente troverai che l’Istituto Professionale ha già elaborato uno studio che, ovviamente, attesta che la merda non invaderà le nostre spiaggie e che i loro pesci cagheranno pochissimo. Sulla base di quali dati scientifici non saprei, considerando che in tutta la Liguria non esiste un’esperienza della medesima portata e considerando soprattutto che ogni territorio ha le proprie caratteristiche morfologiche. Gli studi fatti in Francia non si possono applicare alla nostra realtà che per sua fortuna è unica. Sappiamo tutti che l’Italia è il paese dove basta pagare per avere una ricerca il cui risultato cambia a seconda delle esigenze del committente. Ebbene perché mi rivolgo a te: perché vorrei che la mia missiva fosse portata a conoscenza di tutti gli imperiesi: il mare è un bene che non ci possono togliere da sotto il naso, con il mare noi ci viviamo, senza mare ognuno di noi va in crisi respiratoria. Il mare è una risorsa che dobbiamo conservare, non possiamo permetterci che la nostra principale fonte di ricchezza venga minata. Tutta l’economia della nostra città ruota attorno al mare: turismo, commercio, pesca. Riversare quintali di merda nel nostro mare provocherebbe un collasso di tutti i settori economici ed abbasserebbe notevolmente la qualità della vita. Allora esorterei tutti gli imperiesi, dai commercianti agli operatori turistici, i politici interessati al benessere cittadino, a fare qualcosa. Non lasciamo che il nostro mare diventi un mare di merda. In ultimo vorrei evidenziare che Imperia e San Lorenzo stanno costruendo il nuovo porto turistico che prevede la realizzazione di un numero notevole di posti barca destinati a privilegiati. Allora informiamo anche coloro che hanno intenzione di acquistare posti barca ad Imperia e San Lorenzo: non fatelo perché la vostra barca nel giro di pochi anni galleggerà sulla merda. I vostri bambini faranno il bagno circondati da escrementi ‘chimici’. Ecco come far capire all’amministrazione comunale che Imperia non ha bisogno delle gabbie; Imperia punta sul turismo, sulla qualità della vita, sul porto turistico, sulle caratteristiche ambientali che ne fanno una perla nel Mar Ligure”.

Sui quotidiani locali la faccenda non ha ancora avuto eco.
Il 24 maggio, tuttavia, a Il Secolo XIX, l’assessore Cassini aveva detto a proposito del porto di Oneglia:«[...] Altro aspetto da non trascurare è il progetto di acquacoltura anche perchè ormai il 60 per cento dei prodotti ittici consumato nel nostro Paese è importato» e sul sito Espansioneeventi, in occasione della manifestazione Sol&Vento del 31 marzo e 1 aprile, si parla della presentazione del progetto “L’acquacoltura compatibile e le barriere di riproduzione ittica in mare“.
Se si tratta dello stesso tema allora è difficile pensare che la cosa non si sapesse, e se si sapeva, come mai nessuno l’ha approfondita?

Scritto da Angelo Amoretti

26 maggio, 2007 alle 19:19

Pubblicato in Ambiente

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