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…E incominciavo a volare nel cielo infinito*

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La notizia era uscita la vigilia di Ferragosto: “Riprenderanno i voli Roma-Albenga e ritorno”.
Era stata la segreteria del Ministro Scajola a comunicarla: un milione di euro per ripristinare il volo soppresso due volte, nel 2002 e nel 2004. E qualcuno si chiede se proprio ce ne sia bisogno. Oggi Renata Polverini, della segreteria della Ugl fa notare che “sarebbe stato utile prima definire la questione Alitalia e poi impegnarsi sulle nuove rotte“.
A tal proposito vi invito a leggere due articoli: quello di Francesco Riccardi su Avvenire di oggi e l’altro di Ferruccio Sansa su La Stampa del 17 agosto scorso:

Avvenire
QUELLA MANIA DI AVERE L’AEROPORTO SOTTO CASA
Quando il provincialismo fa rima con lo spreco

Il caso del ripristino del volo quotidiano tra Albenga e Roma Fiumicino, finanziato dal ministero delle Attività produttive.

Tutte le strade, si sa, portano a Roma. Ma che debbano essere collegati alla capitale pure i piccoli aeroporti sparsi nel Paese è una novità dell’ultima stagione politica. Di quelle che colpiscono per la palese contraddizione con la stagione – economica questa volta – che il Paese sta vivendo fra rischio recessione, necessari tagli alla spesa e crisi proprio del trasporto aereo.
E’ in questo quadro, infatti, che va letta la notizia del contributo pubblico di un milione di euro governativi per il ripristino del collegamento giornaliero fra l’aeroporto di Albenga e Roma Fiumicino. Il piccolo scalo, infatti, è stato inserito nel “decreto di continuità territoriale” che ha lo scopo di garantire i servizi di trasporto veloce ai cittadini abitanti in regioni decentrate rispetto alla capitale e ai grandi centri abitati. Come a dire che i liguri vanno considerati italiani “decentrati” rispetto a Roma e al loro capoluogo – Genova – fino a prova contraria “un grande centro abitato”, tra l’altro dotato di uno dei principali aeroporti del Paese. Di quanti contributi dovrebbero beneficiare, allora, non solo le isole (le loro tratte infatti sono sussidiate) ma i collegamenti di Friuli, Val d’Aosta, Trentino, Veneto, Puglia e Calabria, solo per fare qualche esempio?
Si fatica davvero a comprendere la necessità e l’urgenza di dotare un qualunque territorio di un volo giornaliero verso Roma, quando a 30, a 50 o a 80 chilometri di distanza altri scali assicurano, con Alitalia e altre compagnie, addirittura vari voli quotidiani sulla stessa, “fatidica” tratta.
O meglio, qualcosa delle motivazioni che hanno spinto il governo a tanto impegno per lo scalo di Albenga lo si intuisce se si guarda da un lato all’enfasi con la quale la segreteria del ministro delle Attività produttive ha comunicato la notizia ai responsabili dello scalo, dall’altro alla biografia dello stesso ministro, che abita nella vicina Imperia e che nel Savonese ha la propria roccaforte elettorale. Come ricordava domenica una pagina de La Stampa, cercare di assicurare voli, treni e collegamenti autostradali al proprio collegio elettorale è un vizio tanto diffuso quanto antico dei nostri politici. Al Sud come al Nord, nella prima come nella seconda Repubblica.
Ma il punto è proprio questo. La qualità di un esecutivo si misura innanzitutto sulla capacità di innovare rispetto al passato, di evitare il reiterarsi di interventi “a fondo perduto”, di pratiche che destano il sospetto d’essere, se non clientelari, quantomeno particolaristiche. Mentre si tagliano sussidi e investimenti un po’ in tutti i settori, mentre si chiede agli enti locali di risanare i bilanci anche a costo di rinunciare ad alcuni servizi sociali, mentre ancora non s’intravede la soluzione per la crisi dell’Alitalia, anche la spesa di un solo milione di euro per un piccolo aeroporto dev’essere chiaramente giustificabile dal punto di vista economico e sociale. Tanto più oggi, nel momento in cui ci si appresta a trasformare l’Italia in un Paese “federalista”. Guai se – a fronte delle esigenze di sviluppo delle diverse regioni e al dovere di una solidarietà intrinseca al sistema – il federalismo dovesse tradursi solo in una corsa ad assicurare benefici al proprio collegio elettorale, al territorio di riferimento.
Francesco Riccardi – Avvenire 19 agosto 2008

La Stampa
Voli, treni e autostrade per conquistare gli elettori
Regali ai collegi e il desiderio degli onorevoli di essere profeti in patria

Prendere l’aereo? È più facile se abiti vicino a un parlamentare. Meglio ancora a un ministro. Ma a scorrere gli elenchi ferroviari, scopri che anche i treni sono più frequenti nei collegi ben rappresentati. E, guarda caso, proprio nei collegamenti di andata verso Roma del lunedì mattina e di ritorno dalla Capitale del venerdì sera. Almeno, però, ne beneficiano un po’ tutti, non come quel giorno che il presidente del Senato Carlo Scognamiglio fece aggiungere un vagone speciale a un treno: durante una sosta extra caricò la famiglia della seconda carica dello Stato.
Insomma, abitare vicino a un parlamentare migliora la qualità della vita. Garantisce servizi più efficienti. E magari addirittura un maggior valore delle abitazioni.
L’ultima polemica è di ieri, lanciata proprio dalle pagine de «La Stampa». Il presidente dell’aeroporto di Albenga annuncia trionfante: «Mi ha telefonato Giuseppe Guerrero, il segretario del ministro Claudio Scajola, per comunicarmi che aveva ricevuto la notizia ufficiale dal direttore generale dell’Enac». Già, il ministero dei Trasporti nei giorni scorsi ha stanziato un milione di euro per «riesumare» il volo tra Roma e l’aeroporto di Albenga, lo scalo del Ponente ligure, il feudo del ministro Scajola. Una notizia accolta con favore in Liguria: è un volo utile per una zona economicamente vivace. Ma anche altri aeroporti avrebbero bisogno di un analogo «incentivo». E poi… poi quella tratta era già stata attivata più volte e alla fine era andata a gambe all’aria nonostante che, tra i passeggeri, più di una volta sia stato notato proprio Scajola. Prima ci aveva provato Alitalia, poi Air One e già allora erano arrivati i finanziamenti pubblici. Dopo qualche mese il volo, però, era stato cancellato.
Ma il Roma-Albenga rimane tra le priorità del sistema dei trasporti nazionali. Per accorgersene basta scorrere la lista dei 28 collegamenti aerei che vengono garantiti con oneri di servizio pubblico. Che, insomma, vengono pagati in parte dallo Stato. Bene: 26 su 28 riguardano tratte con le isole (Sardegna, Sicilia, Pantelleria e Lampedusa). Poi c’è il volo Crotone-Roma. E, quindi, proprio il Roma-Albenga. Su 25 milioni di euro l’anno stanziati dallo Stato, circa 945mila finiscono per garantire il collegamento con l’aeroporto del Ponente Ligure (uno stanziamento, va detto, che era arrivato anche prima della nomina di Scajola al Governo).
In fondo, però, il cammino repubblicano è costellato di storie e leggende sull’influenza positiva di parlamentari, ministri e presidenti sulla sorte dei paesi natali. Chi non hai mai percorso la «curva Fanfani», quella che, si narra, proprio Amintore Fanfani avrebbe disegnato sulla carta per far arrivare un casello della A1 ad Arezzo, la sua provincia d’origine?
Così come a Roma molti ricordano con nostalgia la presidenza della Repubblica di Giovanni Leone, residente sulla Cassia che per l’occasione fu raddoppiata.
Realtà o mitologia politica? Impossibile dirlo. In fondo, però, i «regali» al collegio elettorale non sono visti con fastidio dai cittadini. Anzi. Il casello è una potente arma di propaganda. Molti ricordano la disfida a colpi di corsie e viadotti che due democristiani storici combatterono in Abruzzo. Da una parte c’era Lorenzo Natali, originario dell’Aquila, che voleva portare il percorso dell’autostrada nel suo collegio. Dall’altra Remo Gaspari che puntava sulla Roma-Pescara per avere il nastro d’asfalto alle porte della sua Gissi.
Nord, centro o sud, cambia poco. Quasi nessuno resiste alla tentazione di essere profeta in patria. Magari a tre corsie. Così Franco Nicolazzi sarà forse ricordato per la sua militanza socialdemocratica. Di certo, però, i suoi concittadini del novarese non dimenticheranno l’impulso che diede alla costruzione di autostrade, come la Voltri-Gravellona Toce, percorso a tre corsie semideserto per gran parte dell’anno, ma apprezzatissimo dagli amanti della velocità come il supermanager Riccardo Ruggiero che qui fu pizzicato dalla Stradale mentre sfrecciava a 311 chilometri l’ora a bordo di una Porsche.
A Brescia ricordano con nostalgia l’impegno politico di Gianni Prandini, anche lui attivissimo ministro dei Lavori Pubblici ai tempi della Prima Repubblica. «Se non ci fosse stato Gianni, non avremmo la “Lenese”», dicono in città. E aggiungono: «Prandini sì, che si ricordava della sua Brescia».
Autostrade e aeroporti. Non è soltanto una questione di geografia, di orografia. Meglio un posto protetto dai venti, ma soprattutto coperto politicamente. E non vale soltanto per i trasporti: i natali di un politico, sostengono i maligni, possono favorire anche la cultura. Ecco allora che, quando il ministro della Giustizia era Clemente Mastella, furono fissate le sedi della prestigiosa Scuola Superiore della Magistratura. Al sud fu scelta proprio Benevento, a pochi chilometri da Ceppaloni, il paese dell’allora Guardasigilli.
Certo, non sempre l’impegno di parlamentari e ministri va a buon fine. Non subito, almeno. È la storia dell’aeroporto Agrigento-Valle dei Templi, di cui, per adesso, esiste soltanto il nome. Lo ha sempre voluto fortissimamente Totò Cuffaro, l’ex governatore siciliano che proprio di Agrigento è originario. E il suo disegno è stato appoggiato anche dall’attuale ministro della Giustizia, Angelino Alfano (agrigentino pure lui). Ma il desiderio cozza contro il «no» dell’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile. Secondo il progetto esecutivo presentato dall’Aavt, la società aeroportuale della Valle dei Templi di cui la Provincia agrigentina è socio di maggioranza, l’aeroporto costerebbe novanta milioni di euro: «Quaranta milioni – calcola Vito Riggio, presidente Enac – sarebbero spesi solo per lo sbancamento terra, visto che si vanno ad abbattere 2 colline».
E chissà se sarà completata l’autostrada Tirrenica, che dovrebbe collegare Livorno a Roma tagliando – è questo il punto – la Maremma. Finora i bookmakers non avrebbero azzardato scommesse. Ma da quando Altero Matteoli dal ministero dell’Ambiente è passato a quello dei Trasporti, bé… la bilancia pende per il sì: il ministro è sempre stato favorevole all’opera, l’avrebbe addirittura definita «autostrada del cuore». Ma soprattutto Matteoli è di Livorno.
Ferruccio Sansa – La Stampa, 17 agosto 2008


*Nel Blu Dipinto Di Blu

Scritto da Angelo Amoretti

19 agosto, 2008 alle 21:49