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Sullo striscione dei marò tagliato

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Non avrei voluto intervenire sulla faccenda dello striscione dei due marò tagliato davanti al Comune, ma leggendo qua e là gli interventi di questo o quell’altro cosiddetto “politico”, qualcosa mi preme dire.
Il gesto non mi è piaciuto, ma non lo trovo un “atto vandalico”: per me gli atti vandalici sono altra cosa.
Detto questo, mi pare assurdo perdere tempo e sprecare bytes e inchiostro per un fatto del genere quando altri ben più gravi sarebbero da discutere.
Tanto per incominciare i due marò non sono “prigionieri” o “ostaggi” come vengono definiti dal “nuovo che avanza” (Diego Parodi e Angelo Dulbecco, nella fattispecie), ma carcerati con la grave accusa di aver ucciso due pescatori.
Non è neppure detto che siano stati i due in carcere a sparare (chi ne scrive a vanvera dovrebbe informarsi meglio), ma l’accusa è quella lì. Non conosco la giustizia indiana e non posso discuterne, spero solo che sia fatto presto un processo regolare e che si arrivi a una soluzione definitiva.
A Parodi lo ha detto il colonnello che chi ha strappato lo striscione è “amico” di quelli di Imperia Bene Comune?

L’intervento “tecnico” di Giorgio Montanari, capogruppo del PD in consiglio comunale, mi fa tenerezza: non dobbiamo dimenticare, peraltro, che il nostro fa parte di un partito che sta al governo con un condannato in via definitiva; un governo che invece di pensare ai propri cittadini, sperpera soldi in caccia bombardieri mezzi scassati ed è pronto a un eventuale raid (ma per portare la pace, s’intende!) in Siria, via terra e via mare.
E mi meraviglio dello sdegno di Pasquale Indulgenza: ma cosa ti aspettavi dai fasci nuovi che avanzano e da un partito che sulla Siria non ha ancora detto “beh“? Cosa ti aspettavi da un partito che ha alle spalle Giorgio Napolitano e alla presidenza del Consiglio un membro del gruppo Bilderberg?
Bisogna capirli, “i compagni”: forse hanno le mani un po’ legate e non possono dire ciò che in realtà pensano.

Scritto da Angelo Amoretti

13 settembre, 2013 alle 15:12