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L’ex stabilimento Borelli è di nuovo in vendita

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Quasi un anno fa, era la fine di giugno, la Mimosa srl, una società costituita ad hoc per l’acquisto dell’ex oleificio di via Nazionale e composta da Isnardi Immobiliare (di Carlo, figlio di Pietro Isnardi), Guatelli Immobiliare (di Tiziana Riva, moglie di Riccardo Guatelli) e Gardenia srl (che fa capo a Franco Ricci, cognato di Pietro Isnardi), aveva acquistato all’asta lo stabilimento alla modica cifra di 3 milioni e 650 mila euro.
Per molti imperiesi si era riaccesa la speranza per la ripresa di un’attività locale e per la possibilità di nuove offerte di occupazione. Dopo il fallimento dell’oleificio guidato da Pino Cipolla, infatti, un centinaio di dipendenti aveva perso il lavoro e lui la libertà: era infatti finito in galera e adesso credo che stia facendo il manager altrove.
Il Secolo XIX del 29 giugno 2007 titolava a caratteri cubitali “Al posto della ex Borelli un’azienda agroalimentare. Sappa e Alberti plaudono all’operazione. Progetti anche a fini turistici” e La Stampa: “La Borelli in mani imperiesi“.
Altrettanto euforico era Riccardo Guatelli che al Secolo XIX dichiarava:

“Stiamo pensando anche ad un progetto in chiave turistica, ma è ancora tutto prematuro.
Di certo non verrà compiuta alcuna speculazione edilizia. Dobbiamo ancora aprire un confronto serio e costruttivo con tutti gli altri soci della Mimosa. La Borelli l’abbiamo acquistata anche per il bene della città, vedrete che il nostro progetto sarà elaborato per dare lustro a Imperia e alla vallata”

Il Sindaco Luigi Sappa, che plaudiva all’operazione, aveva dichiarato:

“La Borelli è presente sul territorio di Pontedassio che confina con Imperia, ma è pur sempre nella nostra vallata. Mi congratulo con il pool di imprenditori imperiesi perché sono riusciti ad evitare che un patrimonio come questo finisse in mani di gente “straniera”. Il mio auspico è quello che in questo stabilimento possa nascere un’azienda di tipo agroalimentare per consolidare la vocazione di Imperia e degli imperiesi. Sarebbe un progetto interessante per rilanciare un settore importante per tutto il comprensorio. Come è altrettanto importante favorire l’occupazione di giovani e meno giovani. L’ex Borelli potrebbe dare lavoro a centinaia di persone con un’operazione seria e costruttiva”.

E la chicca finale di Alberto Alberti, presidente dell’Unione Industriali:

“Conosco bene gli imprenditori che hanno lavorato dietro all’acquisto della Borelli. Sono persone molto serie, sono certo che rispetteranno le aspettative degli imperiesi e della nostra associazione.”

Evidentemente Guatelli deve aver aperto un confronto durato un anno con sua moglie, il figlio e il cognato di Pietro Isnardi, insieme a loro ha deciso di vendere l’ex stabilimento. “Cerchiamo di fare la scelta migliore per Imperia: certo siamo in un periodo di crisi” ha dichiarato a La Stampa di oggi.
Cosa significa? Metti in vendita uno stabilimento con un annuncio su un autorevole quotidiano finanziario e scegli l’acquirente?
Con i tempi che corrono al primo che si offrirà per l’acquisto stenderanno un tappeto rosso immacolato.
E’ che le cordate nostrane non hanno imparato nulla: ci sarebbe voluto uno slogan, tipo che so, “Amo Borelli, me magno Borelli”.

Scritto da Angelo Amoretti

11 agosto, 2008 alle 11:33

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La Borelli è in buone mani

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Finalmente l’asta per l’ex oleificio Borelli è andata a termine e lo stabilimento è stato venduto per 3 milioni e 650 mila euro alla Mimosa srl, una società creata ad hoc che ha come soci al 50% la Isnardi Immobiliare, di Carlo Isnardi (figlio di Pietro, il principe dell’olio) e, con quote del 25% ciascuna la Guatelli Immobiliare di Tiziana Riva, moglie di Riccardo Guatelli, e la Gardenia srl che fa capo a Franco Ricci, cognato di Pietro Isnardi.
La Stampa di oggi annuncia con caratteri cubitali: “La Borelli in mani imperiesi”.
E non capisco questa enfasi provinciale. Significa che se fosse finita in mano a non-imperiesi cambierebbe qualcosa? Significa che gli imperiesi pensano di più agli imperiesi, rispetto ai non-imperiesi?
Secondo me ci sono imperiesi buoni e imperiesi non buoni, quindi prima di gioire aspetterei gli sviluppi.
Ma a parte questa parentesi, quello che si chiede Stefano Delfino nel suo fondo è: “Tornerà a produrre olio o cambierà destinazione d’uso?” (la Borelli ndr) e Vezzaro se lo chiedeva già qua.
Ora, tenuto conto che dei tre soci due sono società immobiliari, ma con dentro direttamente o indirettamente, gli Isnardi, è difficile fare una previsione, anche se viene da azzardare che olio da quell’immobile, ne uscirà più ben poco.
Vedremo gli sviluppi e nel frattempo si spera che in un modo o nell’altro, chi dalla Borelli era stato licenziato, possa di nuovo trovare lavoro là.

Scritto da Angelo Amoretti

28 giugno, 2007 alle 10:58

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