Il caldo agosto dell’on. Claudio Scajola

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Ho provato a mettermi nei panni di un elettore di Claudio Scajola, ma non credo di potercela fare.
Mi era già successo ai tempi del’appartamento con vista Colosseo e non riuscivo a star dietro alle dichiarazioni che l’ex ministro faceva un giorno sì e l’altro anche. Poi qualcuno deve avergli consigliato di non aprir più bocca perché probabilmente non ci capiva niente neppure quel qualcuno.
Succede la stessa cosa con la possibile abrograzione delle province con meno di 300.000 abitanti, Imperia compresa.
Il 14 agosto l’onorevole aveva dichiarato al Secolo XIX:

Sa che cosa rispondo? Io sono dell’avviso che non dovrebbero essere cancellate solo 38 Province. Dovrebbero essere abolite tutte. Dico proprio tutte.

A Vaccarezza e a Sappa cominciavano a girare le eliche, ma vallo a dire all’onorevole!
Anche quelli del Partito dell’Amore devono aver pensato: “Ha ragione, la provincia di Imperia deve essere abolita” [in fondo ci sono riuscito a mettermi nei loro panni per qualche istante]. Forse qualche dipendente provinciale e dirigente da 80.000 euro l’anno che ha votato per il partito di Berlusconi, almeno alla moglie, al buio, nella notte profonda e sottovoce in modo che non sentissero i figli, deve aver detto: “Ma cosa sta dicendo?!”
Il Secolo XIX del 17 agosto scorso riporta tra virgolette una nuova dichiarazione:

Il disegno di abolire solo alcune Province, senza valutazione di carattere socio economica e storica dà quasi l’impressione che ci siano Province raccomandate e no: o si aboliscono tutte (e sarebbe la cosa più logica), trasferendo la competenza ai Comuni, mantenendo le Prefetture come presidio di sicurezza sul territorio, o la proposta va rivista.

Il nostro statista si era lanciato anche in una visione futurista del territorio: una Provincia Granda ancora più grande della Granda, con Imperia, Cuneo e Nizza. Alla faccia dei cuneesi che “venivano portandosi dietro la mortadella“.
A Sappa cominciavano a girare di meno, a Vaccarezza di più.
In una intervista a Repubblica del 21 agosto scorso l’onorevole corregge il tiro:

Il decreto prevede la cancellazione di una trentina di piccole province, un palliativo che crea distonie. Dovremmo sostituirla con l’abolizione di quelle interne alle aree metropolitane che toccherebbero 24 milioni di cittadini anziché 6 con un impatto economico più sostanzioso. Dopo servirebbe una legge costituzionale per abolirle del tutto, ragionare sulla creazione di macroregioni e aree metropolitane.

Un agosto caldo per il nostro illustre concittadino. E forse per il caldo gli è scoppiato un principio di incendio nel giardino della villa e i fumi delle due sdraio liquefatte deve avergli ulteriormente confuso le idee tanto che sul sito della Fondazione Cristoforo Colombo scrive più o meno quello che aveva detto a Repubblica cinque giorni prima:

Veniamo poi al capitolo delle province. Davvero pensiamo abbia senso abolirne una trentina? Si aprirebbero contenziosi che in ultimo non consentirebbero neppure risparmi per i cittadini. Si può pensare invece di abolire quelle interne alle aree metropolitane: un intervento che riguarderebbe 24 milioni di italiani anziché gli attuali 6 milioni. Senza contare che si potrebbe procedere ad una legge di revisione costituzionale per abolirle del tutto.

Dunque Imperia, Savona e La Spezia, per rimanere in Liguria, sarebbero salve e la Provincia Granda Grande può attendere.
Nel frattempo avvertiamo i Presidenti delle citate province, però, che stanno sudando sette camicie per cercare di salvare la cadrega.
Ma agosto non è ancora finito, fa ancora abbastanza caldo e le idee potrebbero ancora cambiare anche perché c’è un nuovo piccolo intoppo fresco di giornata: l’on. Claudio Scajola è indagato dalla Procura di Roma per quella faccenduola dell’appartamento con vista sul Colosseo.

Scritto da Angelo Amoretti

29 agosto, 2011 alle 16:55