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L’Assessore Paolo Re abbandona Forza Italia

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Re: «Il Pdl? C’è un padrone con i suoi sudditi»
Nipote di uno tra i sindaci più amati di Imperia, l’avvocato portorino aveva raccolto, alle elezioni del 2004, quasi 400 voti.

«Me ne vado». Ora è ufficiale: Paolo Re, assessore ancora in carica a demanio, affari legali, contenzioso,  affari generali e contratti, non fa più parte di Forza Italia, partito in cui era approdato una decina di anni fa e che lo aveva visto impegnato prima come consigliere provinciale, poi consigliere comunale e infine, nel 2004, assessore nella giunta Sappa bis. Avvocato nello studio notarile di famiglia, sposato, due figli, portorino doc, appartenente a una delle famiglie storiche e più in vista della città (lo zio, Bartolomeo, fu apprezzatissimo sindaco democristiano di Imperia negli anni Settanta),  Re ha deciso di lasciare il partito di Berlusconi e Scajola «a malincuore e con dispiacere».
«Ho già inviato la lettera di dimissioni sia al coordinatore cittadino (Antonello Ranise, ndr) sia a quello provinciale (Maurizio Zoccarato, ndr) conferma l’assessore affermando chiaramente che non intendo aderire al nuovo partito del PdL.  Sinora non ho ricevuto nessuna telefonata…».
Re parla di una decisione ponderata e maturata nel tempo. «I motivi? – si chiede quello che era l’uomo forte del centro destra su Porto Maurizio (nono tra gli eletti di Forza Italia nel 2004 con quasi 400 voti, ndr) – famigliari, personali, anche politici, sia nazionali sia locali, di lavoro ma non amministrativi. A Palazzo non ho mai avuto problemi…il fatto è che non condivido più sistemi e metodi di quello che ormai è il mio ex partito: c’è un padre padrone e ci sono i sudditi. E la fusione tra An e Forza Italia, se possibile, ha ulteriormente ridotto gli spazi del confronto e del dialogo. Non avevo scelto: sono un uomo autonomo, a cui piace pensare e ragionare con la propria testa, indipendentemente da ciò che ritengono giusto fare i capi partito».
Qualcuno, tra i suoi “nemici” politici, dice che Re se ne sarebbe andato da Forza Italia e non avrebbe aderito al PdL perché “tagliato” dalla rosa dei futuri assessori.
«Falso – risponde secco – nulla mi era stato chiesto, e nulla avevo chiesto al partito, in vista di questa tornata elettorale. Non ho chiesto appuntamenti personali con il ministro Scajola. Sfido chiunque a dire il contrario… non me ne sono andato perché non mi hanno ricandidato,  insomma.
Diciamo che con Forza Italia c’è stato un tacito divorzio consensuale».
L’aspetto politico della scelta, al di là di quello che Paolo Re e la sua famiglia rappresentano per Porto Maurizio e per i portorini, assume un’importanza
particolare se si tiene conto che a Imperia, mai sino a oggi, nessun assessore e forse nessun consigliere comunale aveva mai “osato” sbattere la porta e uscire dal “regno dorato” del centro destra. Anzi, in più occasioni e proprio nella giunta Sappa era avvenuto l’esatto contrario, con ex esponenti dell’Udc transitati (compreso un assessore) nelle file di Forza Italia.
L’abbandono di Re, in qualche modo, è un fatto, nella sua proporzione cittadina, storico. Che si sia aperta una crepa, per la prima volta, nel granitico blocco del centro destra imperiese? Difficile dirlo. Soltanto il tempo darà risposte esaurienti.L’assessore Paolo Re, intanto, non intende lasciare la politica.
«Sto dando una mano agli amici dell’Udc – conferma – alla campagna elettorale di Fabrizio Gramondo, un amico.  Il partito di Casini è quello che più si avvicina ai miei ideali: famiglia, solidarietà, rispetto degli altri…la gente con cui ho già parlato ha mostrato apprezzamento e condivisione per la mia nuova scelta. Ora voglio lavorare per la mia città, la mia Porto Maurizio, la mia gente».
Giorgio Bracco – Il Secolo XIX, 15 maggio 2009

Scritto da Angelo Amoretti

15 maggio, 2009 alle 12:47