Mangia come parli!

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Le pagine liguri del Giornale di Berlusconi partecipano anch’ esse all’ ingentilimento del linguaggio politico nazionale esaltando la prodezza verbale del ministro Scajola che ha dato dello “stronzo” a un dipendente dell’ Atitech che lo contestava a Napoli. È di pochi giorni fa la sua accusa di “cacasotto” ai rappresentanti del Pdl in Regione; non certo una parolaccia, per carità, anzi un cultismo a fronte dello “sputtanamento” di cui parla tranquillamente il Capo del governo a proposito della stampa estera e del “culo” che auspicava che qualcuno gli “toccasse” all’ Aquila; ma comunque una parola degna di nota, che arricchisce il vocabolario politico di perle degne del nuovismo di questi anni berlusconiani. Quanto i tempi siano cambiati da ultimo lo si vede dal fatto che Scajola, qualche anno fa, si era dimesso per un “rompicoglioni” sfuggitogli in privato, e ora invece riceve l’ omaggio dei devoti per il suo pubblico “stronzo”, che “non sarà elegantissimo”, ma “è molto efficace”. involgarimento del linguaggio politico, un’ altra, e non certo la maggiore, delle tante disgrazie portate in dono all’ Italia dal suo Primo Ministro, è oggi è sotto gli occhi di tutti. Questa incontinenza verbale, frutto di un’ incultura sostanziale che porta a non calibrare il linguaggio in rapporto alle diverse situazioni e ruoli sociali, è chiamata franchezza, schiettezza ed esaltata perché si deve parlare come si mangia (e infatti si mangia piuttosto male) e non solo razzolare male, ma anche predicare peggio. Ma non è solo questione di linguaggio. Scajola ha dato dei “cacasotto” ai suoi uomini in Regione, indignandosi perché, qualche volta, non hanno “occupato la sede del Consiglio” come avrebbero dovuto: la volgarità della parola è dunque in rapporto alla violenza, all’ estremismo delle idee. Perché Scajola non ha detto “pavidi” o “paurosi” ? Perché il suo linguaggio è così deprivato da non conoscere queste parole o perché voleva incitare alla guerra i suoi uomini in doppiopetto e allora aveva bisogno di una parola espressiva, forte, visto che alla devastazione delle istituzioni pubbliche non si aizza la gente col gentile parlare? E perché “stronzo” all’ operaio dell’ Atitech? Perché l’ avversario va pestato, come insegna il direttore del Giornale che esalta questa “stronzata”. Un ministro approfitta del suo strapotere in una simile situazione per mettere a tacere un sia pur qualunquistico, innocuo critico. Perché Scajola non si è fermato al legittimo rifiuto della generalizzazione del suo contestatore (”voi politici”)? Perché non ha usato “maleducato”, se proprio voleva pungerlo? È che voleva mortificarlo, ferirlo, schiacciarlo. È questa una caratteristica della nuova classe dirigente. Ha dimenticato che chi ha il potere deve avere più rispetto ed educazione di chi glielo contesta. La prima novità introdotta da Berlusconi nel linguaggio politico ufficialeè stata proprio l’ aggressione ai vinti, ai perdenti, alla minoranza. Quando il Capo del governo irrompe in una trasmissione televisiva e straparla con inaudita violenza e arroganza, rifiutando ogni domanda o moderazione dialettica, allora si capisce che i suoi emuli si impegnino a fare del loro peggio. Ecco allora Scajola che ridacchia in televisione davanti all’ anziano, autorevole, degno di rispetto, Alberto Asor Rosa, perdendo ogni residuo di stile, di eleganza, rinnegando quella civiltà di maniere che, pure, l’ educazione familiare gli aveva insegnato. Così va il mondo oggi, con compiacimento del Giornale e, magari, con ulteriore disagio del sen. Musso, del cui imbarazzo comunque i lettori di quel quotidiano, impegnato ad esaltare le prodezze verbali di Scajola, non hanno saputo niente. -
Vittorio Coletti – la Repubblica, 1 novembre 2009

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