Vendita posti barca in calo: Caltagirone chiede i danni [IV]

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ACQUAMARE, la società di Caltagirone, che, col Comune di Imperia (attraverso la Porto Imperia spa), costruisce e gestisce il nuovo megaporto turistico, ha chiesto un ingente risarcimento danni alla Commissione regionale di vigilanza e controllo, adducendo i danni che le avrebbe procurato col suo operato. Dopo la controversa sentenza del Tar, favorevole a Caltagirone, sul caso della concessione del porto imperiese, è iniziata la resa dei conti: i nuovi padroni di Imperia escono allo scoperto attraverso la loro società capofila e vogliono che sia chiaro una volta per tutte (anche al tremebondo Comune) chi comanda. D’ ora in poi si faccia attenzione prima di procedere a controlli, ad accertamenti di legalità, ad analisi e giudizi critici. Mentre il Comune mette sotto vendicativo processo il funzionario (l’ ingegner Lunghi) responsabile del decreto che interrompeva la concessione, poi rigettato dal Tar, Acquamare provvede a punire la Commissione di controllo, citando per danni i suoi componenti. Da oggi chi andrà a vedere come si lavora nel porto di Imperia sappia di rischiare una denuncia per danni che, come minimo, gli guasterà l’ esistenza. Il nuovo porto è off limits. Entrarci è pericoloso. Questo stesso articolo è a rischio. Neanche il Comune è al sicuro (deve rispondere per uno dei commissari denunciati, suo delegato), nonostante abbia addirittura evitato di presentare ricorso contro la sentenza del Tar, per non disturbare il potente socio. ALLA notizia del nuovo affondo, il sindaco Strescino ha balbettato, stupito che neppure la sua totale sottomissione sia stata sufficiente. Chissà se si renderà conto che questoè l’ atto ufficiale del suo commissariamento sul fronte del porto! Caltagirone, forte della sentenza del Tar, porta ora l’ attacco alla Regione colpendo la Commissione di controllo. Quella sentenza è sicuramente frutto in buona fede di un giurista alla Carnevale. Ma i guasti che essa è destinata a produrre si cominciano già a vedere. Il Tar ha stabilito che, in sostanza, un vigile urbano, prima di multare un’ auto che va a 100 all’ ora nell’ abitato, deve “concertarsi” con la maggioranza che governa il Comune per cui lavora. Di qui, la punizione se non lo fa, come capita a Lunghi. Acquamare, con la denuncia della Commissione di vigilanza, fa adesso come se uno denunciasse per danni una pattuglia di polizia che lo ha fermato per un controllo e lui, così, ha perso un appuntamento e gli affari che vi poteva trattare. Questaè la legalità auspicata da Berlusconi, l’ idea di giustizia cui mira la destra: i potenti privati autorizzati a fare ciò che vogliono, i deboli e i poteri di controllo (organi preposti, guardia di finanza, polizia, magistratura…) in ammirato o timoroso silenzio. Il gesto gravissimo di Acquamare (che, per altro, non si capisce come abbia a che vedere con l’ ente di controllo, essendo solo una esecutrice dei lavori, come sostiene la più volte nominata sentenza) chiama in causa, direttamente, la politica regionale e quindi personalmente Claudio Burlando. È urgente un suo intervento. Dica se in Liguria un funzionario può ancora svolgere il proprio lavoro nel rispetto della legge e nei limiti delle umane capacità (e quindi anche con la possibilità di sbagliare). Dica se qui un poliziotto, un finanziere, un tecnico possono ancora fare, il meglio che sanno, il loro dovere, o se rischiano di essere trasferiti (come sta succedendo in polizia e finanza) o di essere messi sotto inchiesta amministrativa (come succedea Lunghi) o addirittura di dover rispondere per danni con i loro miseri stipendi (come capita ai membri della Commissione). Assuma su di sé la denuncia di Caltagirone ai commissari. Dimostri che la forza dei soldi non ha ancora vinto nella nostra regione.
Vittorio Coletti – la Repubblica, 24 maggio 2011