Archivio per il mese di febbraio, 2008

Il mio tumblr

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Ormai ce l’hanno tutti, perciò anch’io ho aperto il mio tumblelog e ovviamente non poteva che essere la versione light di ImperiaParla.
Fateci un salto, ogni tanto: troverete cose che magari non sono qui.

Scritto da Angelo Amoretti

22 febbraio, 2008 alle 17:33

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Andiamo al cinema

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CENTRALE
Via Cascione 52
NON È UN PAESE PER VECCHI (No Country for Old Men, dramm. 122’)
Usa – 2007
Regia: Joel Coen e Ethan Coen
Con: Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Woody Harrelson, Josh Brolin.
Orari: 20,15 – 22,40

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IMPERIA
Piazza Unione 2
PARLAMI D’AMORE (commedia, 109’)
Italia/ Spagna – 2008
Regia: Silvio Muccino
Con: Silvio Muccino, Carolina Crescentini, Andrea Renzi, Flavio Parenti, Aitana Sanchez Gijon.
Orari: 20,15 – 22,40.

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Scritto da Angelo Amoretti

22 febbraio, 2008 alle 7:54

Pubblicato in Cinema

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Germano Lombardi: scrittore imperiese

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La nostra città sta celebrando il centenario della morte di un suo grande concittadino: lo scrittore Edmondo De Amicis.
Tante sono le manifestazioni in calendario per ricordare il celeberrimo autore di “Cuore”, un libro che più o meno abbiamo letto tutti.
Dal momento che altri, altrove, hanno già scritto (e presumibilmente scriveranno), come mia consuetudine vado controcorrente e oggi vi parlo di Germano Lombardi, scrittore di Imperia, dimenticato dai più.

Lombardi è nato a Oneglia nel 1925 e ancora giovane, probabilmente per motivi familiari, si trasferisce a Firenze dove studia e partecipa ai movimenti anarchici, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. In seguito diventa marinaio e conosce soprattutto l’America del Sud, dove tornerà spesso. Si trasferisce a Milano, dove, per qualche anno, lavora nel mondo della pubblicità. Questo mondo gli sta stretto perché sente che la sua vocazione è quella di scrivere, così decide ancora una volta di dare una svolta alla sua vita e di dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Vive a Londra, poi tra Parigi e Roma.

“Ho conosciuto Germano Lombardi in tempi lontani, quando ancora esercitava un mestiere che gli consentiva un’agiata esistenza, ma poco gli corrispondeva. Si muoveva con una certa pesantezza per il fisico ormai massiccio, un cappellaccio nero e un fazzoletto di colore attorcigliato al collo, con eleganza naturale: un suo modo di essere in rapporto allo spazio e al tempo.” [1]

Nel gennaio del 1967, Lombardi era partito con Stefano De Stefani e con un operatore della RAI per un viaggio nel Messico, Haiti e Giamaica per realizzare documentari mai trasmessi per ragioni ignote. [2]
Nel 1963, a Palermo, nasce il famoso Gruppo 63, composto da molti intellettuali, narratori e poeti: Umberto Eco, Nanni Balestrini, Edoardo Sanguineti, Giangiacomo Feltrinelli, Alfredo Giuliani e altri. Con loro c’è anche Germano Lombardi.
Il Gruppo 63 è composto da neoavanguardisti della letteratura e dell’arte e si riunisce a Roma, perlopiù alla libreria “Al ferro di Cavallo” la cui proprietaria, Agnese De Donato, nel 2005 scriverà il libro “Via Ripetta 67″ che tra l’altro raccoglie qualche foto in cui Germano Lombardi è ritratto insieme a Andrea Barbato, Angelo Guglielmi, Giangiacomo Feltrinelli, e altri componenti del Gruppo.

“In quegli anni c’era un fiorire di letteratura d’avanguardia: dovevamo leggere libri difficili, non scorrevoli e fluidi come quelli di Bassani, odiato e bandito dagli avanguardisti, dunque non semplici da leggere, ce li passavamo a vicenda, ci divertivamo un sacco, tutti i giornali parlavano di noi. I vincitori? Nanni Balestrini, Carlo Porta, Germano Lombardi, Antonino Pizzuto e altri [...] Il gruppo era battagliero e con le sue sciabolate infieriva contro scrittori “sorpassati” e “scontati” come Moravia, Bevilacqua, il solito tartassato Bassani i quali non reagivano certo con indifferenza.”[3]

Il Gruppo frequentava anche Le Privé di Roma “dove si davano appuntamento intellettuali, artisti, tiranotte, belle ragazze”[4] e dove Lombardi era molto stimato da Tano Festa.
Germano Lombardi scrive e pubblica da Feltrinelli “Barcelona” che sarà seguito da altri romanzi e testi per il teatro.
Su tutti mi piace ricordare “Villa con prato all’inglese”, una specie di poliziesco che inizia così: “Lucio Batàn guardava dall’alto del Berta il parco e la villa dell’ingegner Vont Batàn…” e che ha come protagonisti personaggi dai nomi bizzarri: Franco Crocenera, ex camerata, Duc Recanizo boss della droga, il floricoltore Omérus Maculay Jonesco.

“Ai tempi della Repubblica Sociale, quando la Villa era requisita dalle SS italiane e il suo proprietario ingegner vont era rifugiato in Svizzera, s’erano lì svolti oscuri fatti, ed era scomparso un tesoro di diamanti posseduti da un biscazziere Levine Dostojevsky emigrato russo di mitica ricchezza. Un camerata della banda fascista, Lucio Batàn, “uomo crudele, spregioso e pazzo”, eclissatosi dopo la fine della guerra e poi implicato in una rapina e plurimo omicidio, uscito di galera nell’ottobre 1976, entra in un giro interessato al recupero del tesoro, è probabilmente l’unico a sapere che nella biblioteca della Villa, nel volume Verso la cuna del mondo di Guido Gozzano, è indicato a pagina 73, riga ottava, il luogo del nascondiglio (”della mimosa azzurra cingalese, e il passo”).[5]

Rossana Campo ricorda un incontro con Lombardi a Parigi in cui le disse: “Se scrivi senza piacere, senza gusto, senza amore, e senza divertimento, sei solo un mezzo scrittore, sei solo un povero stronzo, significa che sei solo occupato a tenere d’occhio il mercato. E che non sei te stesso. Non riesci a esserlo.” [6]
Nel 1969 il Gruppo 63 si scioglie, ma Germano Lombardi continua a scrivere collaborando in seguito anche con il quotidiano Repubblica e L’Espresso.
La sua bibliografia comprende anche un libretto per bambini, illustrato da Chiara Carrer: “La nuvola Cloclò”.
Nel suo girovagare Cloclò visita luoghi emblematici come Pian del Consumo, dove tutto ha sapore di cacca, o l’Inutile Monte, su cui sono depositati oggetti superflui e costosi.
Da ricordare anche “Il tiranno di Haiti” uscito postumo da Sellerio nel 1996. Un testo per teatro sulla figura del dittatore di Haiti, François Duvalier, detto “Papà Doc”: Lombardi fu uno dei primi ad interessarsi alla figura di questo sinistro personaggio.
Nel 1988 è finalista al premio nazionale di narrativa di Bergamo con il romanzo “China il vecchio”.
Muore a Parigi nel 1992.
Nel 2002 riceve alla memoria il premio “Fondazione Piazzolla” dedicato alla riscoperta di un’opera particolarmente importante ma non conosciuta (o poco diffusa e valorizzata) con questa motivazione. [7]
Il suo amico Ennio Flaiano, nell’introduzione a “Cercando Beatrix” lo ricorda così:

“Scegliere dieci libri da portare nell’Isola Deserta (donde il nome) era un giuoco letterario che si praticava dalle parti di Gide, fino a Valery Larbaud. Germano Lombardi mi fa pensare che se lo stesso giuoco si facesse con le persone, nella mia lista lui ci sarebbe di certo.[...] Fatelo passare a cento metri da un comizio o da un tumulto, il primo a finire nel paniere della polizia sarà lui. [...] Come dentro questo “personaggio” romantico viva un uomo diverso, mite e giusto, pieno del suo lavoro e tentato di distruggersi, è il mistero che egli stesso deve chiarire, scrivendo.
[...] A Fregene per tutta una sera mi parlò delle misteriose migrazioni degli uccelli, senza accorgersi che stava facendo la prefazione alla sua biografia.”

Penso che la nostra città dovrebbe valorizzare di più un concittadino di questo calibro. L’ho già scritto una volta, ma mi piace ripeterlo: Imperia sia fiera di certi suoi “figli”! Per questo vorrei che il Sindaco, il Presidente del Consiglio Comunale Emilio Varaldo e il Consiglio comunale tutto, prendessero in seria considerazione l’idea di dedicare una via al nostro scrittore Germano Lombardi.

[1] Achille Perilli – Introduzione a “Il tiranno di Haiti”
[2] Idem
[3] Via Ripetta 67 – Agnese De Donato – Dedalo, 2005.
[4] studiosoligo
[5] Autunno del Novecento – Alfredo Giuliani – Feltrinelli, 1984
[6] feltrinellieditore.it
[7]Fondazione Mario Piazzolla

Bibliografia essenziale:

Barcelona – Feltrinelli, 1963
L’occhio di Heinrich – Feltrinelli, 1965
La linea che si può vedere – Feltrinelli, 1967
Il confine – Feltrinelli, 1971
Cercando Beatrix – Rizzoli, 1976
Villa con prato all’inglese – Rizzoli, 1977
China il vecchio – Coliseum, 1987
La nuvola Cloclò – Giunti & Lisciani, 1990 [illustrazioni di Chiara Carrer]
L’instabile atlantico – Bollati Boringhieri 1993
Il tiranno di Haiti – Sellerio, 1996

Scritto da Angelo Amoretti

21 febbraio, 2008 alle 15:31

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Il Festival di Sanremo

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Oscar Marchisio mi ha segnalato questo articolo scritto su Il Provinciale:

In ricordo del Festival del 1969 – non commemorazione ma lotta.
di Oscar Marchisio

“Ricordo come fosse passato un minuto, e sono quasi 40 anni, quando finiti i tre giorni mi sono buttato in via Corradi e al primo bar ho preso cappuccino e brioche.
Sì, cappuccino e brioche dopo tre giorni di sciopero della fame che Enricone Adler, Orleo Marinaro ed io facemmo contro il Festival, macchina torpida che annebbia coscienze e instupidisce il consumatore mediatico.
Dentro a quella tenda, aperta nel centro della Città Vecchia, in quei tre giorni oltre allo sciopero della fame, passò il mondo: da Valpreda agli insegnanti del Liceo Cassini, dal giornalista della Pravda agli amici di scuola, tutti attenti, incuriositi, disponibili e pronti a riconoscere nell’azione simbolica e impossibile di quei tre ragazzi del Liceo il segno della rottura, della rivolta, della precisa rivendicazione dello spazio della critica e dell’azione politica come diritto dovere del cittadino.
A Sanremo, nella città paludosa e vuota, spenta e da sempre democristiana si è aperta una falla, anzi una crepa insanabile. Infatti proprio da quel Liceo Cassini, da sempre tranquillo rifugio dei “fighetti”, emergono dei rompicoglioni che vogliono aprire la scuola agli abitanti della Pigna, che vogliono spostare il budget del festival per risanare la Citta Vecchia, che vogliono lo spazio della critica e la legittimità della democrazia diretta.
Nella stanca e indolente Sanremo, esempio fulgido di demenza oscillante tra Nilla Pizzi e Pippo Baudo si è creato il fronte del no, la risposta precisa e netta dei soggetti sociali che rivendicano il ruolo di attori collettivi e di coscienti critici della società del consumo subalterno.
Certo alzare una tenda è il gesto violento e pacifico nello stesso tempo che rivendica un nuovo territorio, lo spazio di autonomia e di libertà da cui partire per costruire identità e coscienza, sapere collettivo e voglia di cambiare il mondo.
Sì, alzare una tenda significa rivendicare il nostro luogo sociale come rottura del modello di comando sullo spazio da parte del capitale che rende tutto omegeneizzato e standardizzato come il consumo insulso e melenso del festivalsistema.
Rivendicare ed agire per costruire territori liberi significa tenere aperta la dimensione della lotta e del conflitto contro questa macchina che oggi più che con il festival con Google e con Yahoo! invade e comanda i centri nevralgici del modello di consumo come unica vera rete del comando capitalista.
Ancora oggi come allora rivendichiamo ambiente, qualità dell’aria e dimensione del “mare nostrum”come spazi comuni da occupare e aprire alla fame collettiva di libertà ed autonomia contro i cementificatori e gli “scagliolisti”che vogliono ridurre la nostra regione ad un privato festival degli idioti.
E’ partita anche dal Liceo Cassini la frattura insanabile e ingovernabile che ha generato e genera una vera, incomprimibile capacità di critica e di lotta contro il vuoto del modello Sanremofestival.
Infatti tale frattura nasce da un terremoto sociale e culturale, incontrollabile, derivante dalla presenza al Liceo della prima generazione di figli di proletari che si è acculturata.
Errore imperdonabile aver lasciato entrare nella scuola dei figli dei medici e degli avvocati, quelli con le “pezze al culo”.
Errore imperdonabile!”

Mi permetto di fare alcune osservazioni.
Da allora alcune cose sono apparentemente cambiate: la televisione non è più in bianco e nero, è a colori, ma bugiarda come allora;
il Festival di Sanremo non è più al Casinò, ma all’Ariston: è cambiata solo l’ubicazione;
Mike Bongiorno non c’è più. C’è Pippo Baudo e Giulio Andreotti è in Senato: sono stati fatti passi da gigante!
I lavoratori (uomini e donne) hanno conquistato qualche diritto: ci sono stati il divorzio e la 194 (finché ci sarà), ma c’è ancora tanta, troppa gente che ha le pezze al culo. Oggi si dice “non arriva alla quarta settimana” è più fine, ma la sostanza non cambia.
Significa, dal mio punto di vista, che in questi quarant’anni qualcosa non ha funzionato, che altro e di più doveva essere fatto.
Allora, constatato (con amarezza) che quelli del Liceo Cassini avevano visto bene, mi domando se bisogna lottare altri quarant’anni per poi avere Bonolis a presentare il 98° Festival della fetecchia italiana.
Con rispetto.

Scritto da Angelo Amoretti

20 febbraio, 2008 alle 1:01

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Luminarie

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Quest’anno sulle luminarie nelle frazioni, ve ne sarete accorti, ho steso un velo pietoso e non ho neanche avuto voglia di fotografarle talmente erano così poco “fotogeniche” (per usare un eufemismo).
In compenso le luminarie in città, sebbene spente, ieri sera erano ancora lì in bella mostra, come fa notare anche Samuele.
Manco ci avessero letto nel pensiero (ancora prima che nei blog), stamattina alcuni addetti le stavano smantellando.
Meglio tardi che mai.

Scritto da Angelo Amoretti

19 febbraio, 2008 alle 15:59

Pulizie di primavera

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Sta per partire l’operazione “Strade pulite” e sul Secolo XIX di oggi c’è un lungo elenco delle vie che saranno messe in ordine dall’EcoImperia.
Presto riceveremo un depliant in cui ci verranno spiegati meglio i dettagli, ma nel frattempo prendo nota di due cose.
La prima è che nell’operazione compare via Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (che dal ponte di Piani porta allo sferisterio), ma non via Littardi (che dall’Aurelia porta al ponte suddetto).
Me la spiego così: visto che nei pressi dei piloni dell’autostrada stanno nascendo quelli del raddoppio ferroviario e che il movimento di camion è notevole, tanto vale lasciar (spero momentaneamente) perdere perché sarebbe un vero spreco di denaro. E va bene così.
La seconda è che, come al solito, in operazioni di questo genere mancano sempre le frazioni.
Lo chiedo spesso all’Assessore Sergio Lanteri di farsi un giro per le frazioni, ma a quanto pare ha realmente troppo da fare in città con rotonde, semafori e anziane signore uccise agli incroci.
Allora ne approfitto per metterlo al corrente della situazione. Quella di Caramagna già la conosce, ma forse non sa che ultimamente dal ponte dei Coppi Rossi fino all’abitato di Clavi, l’Italgas ha posato i tubi del gas di città e questa è una bella notizia. Solo che la strada, se prima aveva qualche buca, adesso è diventata un vero e proprio colabrodo e molti automobilisti si stanno lamentando perché mai come in questi ultimi tempi hanno forato le gomme delle loro macchine.
Dato che in quel tratto non c’è grosso movimento di camion per grandi opere, non sarebbe il caso, visto che l’Italgas ha finito di bucare, di rifare completamente il manto stradale, anziché continuare a mettere pezze come a vecchi pantaloni?
Tra l’altro siamo in campagna elettorale e bisogna approfittare di queste occasioni.

Scritto da Angelo Amoretti

19 febbraio, 2008 alle 9:10

Pubblicato in Ambiente

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L’Udc corre da sola

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«Noi abbiamo difeso la nostra identità e il nostro elettorato. Quanto alle valutazioni di Scajola sul panorama politico, tutti possono giudicare la situazione: An è andata con Forza Italia a formare un partito di destra, l’anima centrista corre invece per conto suo. Sfido chiunque a dire una cosa diversa».
Vittorio Adolfo – Udc – Il Secolo XIX – 17 febbraio 2008

Stavolta sono d’accordo con l’onorevole e poi vedremo cosa farà l’Udc in Comune e in Provincia anche perché Casini ha dichiarato che sarebbe assurdo, a livello nazionale, fare alleanze con il PDL dopo il voto.

Scritto da Angelo Amoretti

17 febbraio, 2008 alle 10:11

Pubblicato in Politica

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“Una sanità per i cittadini”

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E’ il tema dell’incontro pubblico in programma questa sera alle ore 20:30 presso il Centro Culturale Polivalente in Piazza Duomo.
Interverranno Giovanni Trucco, consigliere provinciale (Sinistra Democratica); Mariano Mij, membro del CdA della Casa di Riposo Agnesi (Partito della Rifondazione Comunista) e Franco Bonello, consigliere regionale (Unione a Sinistra – Sinistra Europea).
A tal proposito Giovanni Trucco dichiara, tra l’altro: “Vi sono due importanti questioni politiche che meritano un confronto. Innanzitutto la differente strategia dell’amministrazione regionale tra la Provincia di Savona e la nostra: a Savona, simile a Imperia per caratteristiche territoriali, problematiche dei trasporti e tipologia della popolazione (anziana), vengono mantenuti 4 ospedali (ad Albenga, Santa Corona, Cairo
Montenotte e Savona). Altra questione cruciale è il futuro utilizzo delle aree liberate dagli attuali ospedali.

Dal canto suo, Franco Bonello aggiunge: “L’idea di superamento di strutture ospedaliere non può realizzarsi fino a quando i servizi o le strutture sostitutive dei vecchi ospedali non si materializzano in maniera tangibile in termini di prestazioni e di servizi per la popolazione.

Scritto da Angelo Amoretti

15 febbraio, 2008 alle 12:03

Pubblicato in Eventi

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Andiamo al cinema

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CENTRALE
Via Cascione 52
INTO THE WILD (Dramm., 140’)
Usa – 2007
Regia: Sean Penn
Con: Vince Vaughn, William Hurt, Hal Holbrook, Catherine Keener.
Orari: 21

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IMPERIA
Piazza Unione 2
P.S. I LOVE YOU (commedia, 126’)
Usa – 2008
Regia: Richard LaGravenese
Con: Hilary Swank, Gerard Butler, Kathy Bates, Lisa Kudrow.
Orari: 20,20 – 22,40

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Scritto da Angelo Amoretti

15 febbraio, 2008 alle 10:08

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Consiglio Comunale: la maggioranza abbandona l’aula

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Ieri sera, mentre era in corso la discussione di due mozioni sulla sanità locale e provinciale presentate rispettivamente da Rifondazione, Sinistra Democratica e Verdi e dai parititi della maggioranza, questi ultimi, con la sola eccezione di Maienza (AN), hanno abbandonato l’aula facendo mancare il numero legale e provocando lo scioglimento della seduta.
Lo rende noto Pasquale Indulgenza (Rifondazione) aggiungendo che prima del fatto il gruppo dell’Udc aveva già polemicamente abbandonato l’aula contestando alla Giunta e agli altri partiti di maggioranza di non aver ricevuto i documenti in esame.
Si è così assistito a una vera e propria manifestazione di schizofrenia, che può spiegarsi unicamente con l’indisponibilità – quando, davanti ad una coerente iniziativa di rappresentanti eletti nel Consiglio cittadino, cade miseramente il velo della retorica e della demagogia – di affrontare concretamente i nodi legati alla prevista realizzazione di un nuovo ospedale provinciale salvaguardando quelle strutture e quei servizi che è necessario che rimangano attivi ad Imperia per garantire gli indispensabili livelli di assistenza alle persone, così come è detto esplicitamente nella mozione che abbiamo presentato.
Il tema è delicato perché si tratta dell’Ospedale Unico e al di là degli schieramenti politici, sulla salute dei cittadini non si scherza. Infatti nella maggioranza, a quanto si intuisce, serpeggia un certo malumore e probabilmente manca il completo accordo su questo delicato problema.
Oggi si è scatenato l’invio di comunicati da parte di Rifondazione, Sinistra Democratica e Forza Italia.
Tra queste segnalo quella del consigliere comunale Davide Ghiglione che tra l’altro dichiara:”Non vi è stata nessuna volontà di far venire meno il diritto di esprimersi dell’opposizione ma l’uscita dall’aula di Forza Italia è stata motivata dalla grande attenzione al tema oggetto della discussione ed anche argomento di una mozione di maggioranza [...] Il tema della sanità, o meglio della salute dei cittadini e congiuntamente quello delle infrastrutture ospedaliere, è infatti al centro dell’attenzione politica, e volontà di FI è quella di addivenire ad un’espressione unitaria e all’unanimità del Consiglio comunale.
Tale obiettivo dell’espressione unitaria del Consiglio è quello di impegnare nella maniera più solenne l’istituzione. Da ciò è derivata la decisione di abbandonare l’aula e interrompere la seduta del Consiglio per salvaguardare la nobile intenzione di non strumentalizzare politicamente il tema della salute dei cittadini.

A un profano come me viene spontaneo chiedersi: “E allora come mai è stata presentata la mozione?”
Preferisco sorvolare su questa frase: “I separati in casa sono i rappresentanti dell’ex Unione di Prodi, ovvero PD e Sinistra Arcobaleno. Infatti ne è prova che sulla materia dell’ospedale unico la sinistra ha presentato una mozione ed il PD no” perché se cominciamo a parlare di separazioni non la finiamo più e da qui alle elezioni politiche (e anche dopo) ne vedremo delle belle.
E’ curioso, però, che il PD non abbia ancora preso posizione su ciò che è avvenuto ieri sera.
Forse stanno ancora facendo la conta degli eletti nell’assemblea provinciale. O forse ancora sentono l’avvicinarsi della grande coalizione di Roma (la fantapolitica sta diventando sempre più realpolitica) e allora, forse, è meglio sdrammatizzare.

Scritto da Angelo Amoretti

13 febbraio, 2008 alle 17:54