L’inchiesta sul Gal, nel mirino altri nomi

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Da La Stampa del 1 giugno 2008:

Nuovo filone dopo l’arrtesto dell’ex presidente Leone e della moglie
La Finanza sta investigando sulle pratiche edilizie

Punta in alto il livello delle indagini dopo l’arresto dell’ex presidente della Comunità montana dell’Ulivo e del Gal, l’imperiese Pierluigi Leone, 54 anni. L’amministratore, con in tasca tessera di Forza Italia e incarichi vari, è stato interrogato l’altroieri in Procura ed è tuttora in carcere con l’accusa di aver truffato Ue e Regione. Avrebbe intascato almeno 150 mila euro di finanziamenti pubblici che dovevano servire allo sviluppo dell’entroterra. Lui al pm ha detto che si era indebitato e che avrebbe restituito fino all’ultimo centesimo.

Dopo il filone legato alle iniziative del Gal, la Finanza ha acquisito documentazione delle pratiche edilizie avviate negli ultimi anni in tutti i centri appartenenti alla Comunità montana. Il nome di Leone, ingegnere tra quelli che avevano un sacco di incarichi, compare in parecchi progetti edilizi che hanno interessato diversi Comuni della Valle Impero. Il mirino degli investigatori è spostato sui politici che hanno avuto a che fare con l’ex presidente del Gal e che venivano visti spesso frequentare il suo studio professionale in via Brea.
Leone è stato bloccato prima che scappasse in Romania dove aveva avuto contatto con un imprenditore imperiese del ramo dell’edilizia: si sarebbe dovuto occupare come consulente della gestione di fondi Ue.
Mercoledì sarà interrogata la moglie, Marina Neri, 62 anni, tuttora ai domiciliari e difesa anch’ella dall’avvocato Marcello Ferrari. Il pm Paola Marrali la sospetta di complicità col marito: la coppia, oltre ai 150 mila euro di cui Leone ha ammesso la sparizione, aveva investito, attingendo dal pozzo di San Patrizio dei finanziamenti regionali una somma di gran lunga maggiore, circa 900 mila euro, in titoli. Altri soldi sarebbero derivati dai fondi destinati agli agriturismi. Come regalo per i 100 mila euro di cui aveva beneficiato la sorella di Pierluigi Leone, Rinella, per un’azienda agrituristica senza requisiti che mai è decollata, la famiglia si era comprata i mobili di casa.
Le Fiamme Gialle stanno cercando di capire come sia stato possibile che questo meccanismo truffaldino ben collaudato fosse andato avanti per anni senza che nessuno, alla Comunità montana e al Gal, avesse avuto da obiettare. Chi controllava chi? Perchè mai la sede della Comunità montana dell’Ulivo era in un ufficio a due passi dal mare? La rete di compiacenze e collusioni pare fosse più estesa e raggiungesse livelli più alti.
Maurizio Vezzaro