Grazie, Amat!

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I giorni della pioggia hanno portato disagio anche a mia madre.
Il tombino che serve a far scorrere via l’acqua dell’antica fontana si è otturato e si è ritrovata con il marciapiede e il giardino allagati.
Ho cercato di rimediare in qualche modo, ma invano.
Sapevo benissimo che in città c’erano disagi per tutti e ho evitato di disturbare vigili, Assessori, Sindaco, vigili del fuoco e Amat perché nonostante tutto non mi sembrava il caso.
Dopo qualche giorno, però, quando le cose in città sembravano andar meglio, ma da mia madre peggio, ho chiamato l’Amat. Ho lasciato nome e cognome, miei e di mia madre. La voce all’altro capo del telefono ha risposto che sarebbero venuti in giornata o il giorno successivo. Ma non è venuto nessuno.
Così sono andato all’Amat, in Galleria Isnardi. Ho parlato con un impiegato che ha preso nota di tutto e più o meno mi ha detto le stesse cose della voce di qualche giorno prima.
Niente da fare, neppure stavolta.
Così, passato qualche giorno, ci sono andato di nuovo e nell’atrio ho trovato un signore vestito da operaio dell’Amat, con tanto di sticker sul giubbotto blu. Era lo scorso lunedì. Gli ho detto che probabilmente il problema richiedeva poco lavoro e che avrebbero fatto un gran bel regalo di Natale a mia madre se fossero venuti a riparare il tombino. Gli ho fatto notare che il problema ormai persisteva da giorni, ma che non l’avevo segnalato subito perché sapevo benissimo che gli operai potevano essere impegnati in lavori più urgenti.
Lui mi ha risposto che avrebbe fatto in modo di mandare qualcuno “oggi o domani”.
Natale è passato, Santo Stefano pure, ma di loro non si è visto nessuno.
L’intensità dell’acqua sgorgante dalla fontana per fortuna è diminuita e adesso non c’è più bisogno degli stivali per percorrere il marciapiede, ma c’è ancora un po’ d’acqua che a questo punto, di notte, potrebbe ghiacciare e diventare assai pericoloso per una donna quasi ottantenne.
Per questo voglio ringraziare l’Amat. Un cittadino che paga le tasse con i tempi che corrono si sarebbe anche accontentato di una telefonata di scuse, ma neppure quella sono stati capaci di fare.
Dal momento che non conosco i nomi di coloro con cui ho parlato, non posso ringraziarli a uno per uno, per cui li ringrazio tutti insieme e pongo loro una domanda: forse affinché gli addetti alla manutenzione (o come diavolo si vogliano chiamare) si facciano vivi bisogna avere una ventina d’anni in meno e i capelli color carota?
Se è così fatemelo sapere: posso sempre far fare la tinta a mia madre e una di quelle diete tipo “venti chili in venti giorni” e chissà che non diventi arrapante come quell’altra (ci vuole poco, a dire la verità) e magari intorno alla fine del prossimo mese il tombino verrà accuratamente sistemato. O dovrò iscriverla in qualche lista per le prossime elezioni? Magari una quarantina di voti li porta pure lei.

Update: sarà un caso, ma oggi si sono finalmente presentati gli addetti dell’Amat e hanno messo a posto le cose.

Scritto da Angelo Amoretti

28 dicembre, 2008 alle 17:32