Cocktail estivo

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Mi tolgo due o tre sassolini dalle scarpe e anche le scarpe perché è tempo di espadrillas (pare siano tornate di moda).
Ingredienti per il cocktail.
1) Un Sindaco;
2) Un ex ministro del Pdl;
3) Un parlamentare del Pdl;
4) Certa stampa (vicina e lontana) che si occupa di fatti locali;
5) Un partito o due di opposizione, uno dei quali ha fatto della legalità la propria bandiera.

Abbiamo un sindaco che dice, sebbene a proposito di un fatto ben preciso, ma che ripete spesso, quando l’opposizione gli fa notare qualcosa che non quadra: “Purtroppo anche in questo caso assistiamo ad una furbesca interpretazione che riprende un tema cavalcato ad oltranza dall’opposizione consiliare che tende a gettare discredito su tutto e su tutti.”
Ormai è noto: chi critica rema contro. Contro la città e il suo sviluppo, la sua immagine, il turismo e via dicendo.
C’è da chiedersi, con quello che sta succedendo nella nostra città e nel nostro ponente, chi sia veramente il rematore all’incontrario.

Prendiamo il caso Scajola: se prima delle sue dimissioni qualcuno aveva qualche dubbio sull’esistenza e l’esatta ubicazione di Imperia, adesso è accontentato. A Imperia abbiamo un parlamentare, già ministro, che non sa chi gli ha comprato parte della casa con vista Colosseo a Roma. E se lo trova son dolori. E di Imperia hanno parlato e scritto un po’ tutti.

Abbiamo un altro parlamentare che è fortemente sospettato di aver avuto i voti dalla malavita organizzata e che ha già provato a giustificarsi senza convicere del tutto, visto che ha detto svariate cose puntualmente smentite dai fatti documentati da Il Secolo XIX.
Ciò che stupisce è che al momento, a quanto mi risulta, l’unico a chiederne le dimissioni (ma dagli incarichi di partito), sia Gianni Plinio, ex AN, ex

assessore regionale, “orgogliosamente fedele al ministro La Russa”.
Lo fa dalle pagine nazionali de Il Secolo XIX di oggi, chiedendo a Minasso di fare un passo indietro e di dimettersi dalle cariche che ha nel Pdl.
E’ già un passo avanti.
Vi risulta che qualcun’altro abbia chiesto al parlamentare del Pdl di farsi da parte?
Anche perché forse nessuno ha ancora riflettuto sul fatto che a Roma Minasso lo manteniamo noi e dal mio punto di vista, non è una bella pubblicità per la città.

E veniamo alla stampa vicina e lontana che si occupa delle cose nostre.
Hanno fatto un casino che non ti dico, per carità, con tutte le ragioni del mondo, eh, sulla vicenda di Cinzia Damonte, candidata dell’Idv a cena pre-elettorale con persone poco raccomandabili, (e hanno rotto le palle pure a me chiedendomi, tre o quattro giorni prima delle elezioni: “Ma ti candidi con quel partito lì?!”) ma non mi risulta abbiano fatto lo stesso con Eugenio Minasso. Come mai? Perché là si era in campagna elettorale e qua invece si festeggiava già la vittoria? Perché i fatti si riferiscono al 2005?
In quel caso qualcuno aveva preso una posizione netta, anche se piuttosto “light”. Qua silenzio assoluto.

Sabato 3 luglio abbiamo avuto la replica del matrimonio del secolo: due Vip locali sono infatti convolati a nozze. Si tratta di Maria Vittoria Ranzini e Stefano Barabino, parente degli Scajola lei, lui fratello di Cristina, la biondina assessore provinciale che aveva corso per le regionali incontrando sulla sua strada, e anche nei pressi dei manifesti elettorali, Gianni Giuliano: ricordate?
I due si sposano e danno il ricevimento nella prestigiosa Villa Grock, al quale partecipa anche l’ex Ministro Scajola che arriva a sua insaputa con l’auto blu.
Il giorno dopo su un quotidiano indigeno scoppia il caso. Per un po’ di musica e due fuochi artificiali sparati all’una e un quarto di notte e durati qualche minuto, leggo che mezza Oneglia si è incavolata, che non bastano le zanzare a togliere il sonno e che stavolta si è ecceduto. L’articolo conclude così: “Se a fare la stessa cosa fossero stati «normali» cittadini tutto sarebbe passato in cavalleria? Inutile nasconderlo: qualche serissimo dubbio c’è”.
Signori: piena estate, collina, l’una e un quarto di notte, quattro fuochi artificiali e gli abitanti di Oneglia s’incazzano. E vogliamo il turismo in città?!
Ma non è finita.
Il giorno dopo il novello sposo si rivolge al suddetto quotidiano indigeno dicendo che alla festa del suo matrimonio non sono stati sparati fuochi artificiali, che la musica era a volume discreto e che la loro festa non aveva nulla a che vedere con quella che si teneva lì vicino, da dove partivano note musicali ad alto volume e fuochi artificiali (durati pochi minuti).
Il cronista mica si scusa, anzi, chiude il pezzo così: “Chi ha permesso all’orchestra di suonare così a lungo e a volume così elevato? Forse approfittando, per eventuali responsabilità, la festa dei due giovani sposi che invece non c’entravano nulla? Anche se la stagione estiva spinge a tirare tardi la sera, il diritto al sonno è sacrosanto. Indagare, ed eventualmente sanzionare, non sarebbe una cattiva idea”.
Chi rema contro?

Prendete il tutto, shakerate ben bene e alla salute!