Kill Bil [ma anche il Pil]

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Denaro sporco e riciclaggio Imperia ottava
In testa Genova: la provincia della Riviera dei fiori è prescelta per benessere e vicinanza al confine.

Esiste una mappa del denaro sporco riciclato e nelle 103 tappe segnate sulla «cartina» generale che coincidono con le province, a sorpresa – ma forse non troppo – Imperia si colloca all’ottavo posto, subito dopo alcuni città al di sopra di ogni sospetto quali, ad esempio, Genova (la primissima in graduatoria), Gorizia, Arezzo e Udine. Tutte del Nord. A precedere Imperia, in posizione 6ª e 7ª, nella non certo esaltante classifica, soltanto due città del Sud: Reggio Calabria e Campobasso.
E’ questa la situazione che emerge dai dati relativi ai reati di riciclaggio contenuti nella ricerca sull’«Apporto della sicurezza pubblica alla creazione del Pil e del Bil» presentata al congresso dell’Associazione nazionale funzionari di polizia e riportata dal quotidiano economico «Il Sole 24Ore».
Imperia, intesa come intero territorio provinciale, si colloca quindi nella prime dieci fra quelle dove il numero di reati legati al riciclaggio di denaro sporco risulta essere fra i più alti. Non meraviglia: questo tipo di indagini prende in considerazione il numero degli atti criminali rapportato alla densità della popolazione: lo stesso numero di reati in province più popolose risulta essere di gran lunga più diluito. Inoltre, gli atti illegali in provincia di Imperia, dove il benessere (Bil) è diffuso, risentono molto della vicinanza con la frontiera francese e tutto quanto connesso a questa circostanza che favorisce indubbiamente il reiterarsi dei reati di riciclaggio: ultimo in ordine di tempo l’arresto da parte della polizia, proprio per riciclaggio, di due cittadini marocchini che tentavano di portare un’auto rubata con documenti e targhe anch’essi di provenienza illecita nel proprio Paese (lo riferiamo in altra pagina di giornale).
Ma pensare che il fenomeno sia limitato solamente a questo sarebbe semplicistico e superficiale. In realtà, il fatto che la maggior parte della province del Sud, quelle dove la criminalità è più diffusa e feroce, figuri agli ultimi posti della classifica, non deve affatto meravigliare.
Si tratta, infatti, di un problema di ricchezza. Le organizzazioni criminali, si chiamino mafia (per quello che rimane ancora), oppure camorra o ‘ndrangheta (queste sì ancora pericolosissime nonostante gli arresti in massa quasi quotidiani di polizia e carabinieri), per riciclare il denaro sporco hanno bisogno di economie dove il denaro stesso «giri» e abbia un «mercato» e sbocchi precisi ma soprattutto sicuri.
Questo non può accadere certamente al Sud dove i criminali attingono il denaro di provenienza illecita (rapine, estorsioni, truffe e quant’altro) e quindi «sporco», ma non possono riciclarlo perchè le economie sono soffocate proprio dalla pressione delinquenziale stessa che impedisce lo sviluppo di imprese e di circuiti economici sani: il gatto che simorde la coda, insomma.
E allora, «investire» in attività legali (magari in lecitissimi canali bancari) al Nord dove l’economia «tira», diventa giocoforza. Da qui le posizioni in classifica nella quale, però, ogni provincia ha una storia diversa. E Imperia, così come abbiamo visto ha la sua.
L’indagine abbraccia un arco di tempo che spazia dal 2005 al 2009. Il fenomeno del riciclaggio, di competenza in via preferenziale dai militari della Guardia di Finanza, il più delle volte viene scoperto di riflesso attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, ma spesso anche attraverso inchieste mirate.
[La Stampa, 30 novembre 2010]

Scritto da Angelo Amoretti

30 novembre, 2010 alle 12:06