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Imperia contro le mafie

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Giovedì scorso a Imperia sono avvenuti due fatti importanti, per quanto riguarda la lotta alla mafia: gli attivisti di Scorta Civica, che su tutto il territorio nazionale chiedono che vengano potenziate le misure di sicurezza nei confronti del Magistrato Nino Di Matteo, hanno fatto un presidio davanti alla Prefettura e il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha tenuto una “lectio magistralis” al Polo Universitario per gli studenti di Giurisprudenza.
Ne ha scritto Diego David su il Secolo XIX di ieri e riporto l’articolo.
Su La Stampa, purtroppo, non ho trovato nulla al riguardo.
Pare che il Procuratore abbia anche detto che le misure di sicurezza per Di Matteo non hanno bisogno di ulteriori potenziamenti. Ne prendo atto e approfitto per chiedere se magari non sia il caso di preoccuparsi un po’ di più, con tutto il rispetto per Di Matteo, di Christian Abbondanza, uno che sta dando un grande contributo alla lotta alle mafie in Liguria e non solo.

AL GRANDE APPUNTAMENTO NEL POLO UNIVERSITARIO DI IMPERIA TANTI STUDENTI E MAGISTRATI
«C’è la tendenza a negare la presenza delle cosche»
La lezione del capo dell’Antimafia Roberti. Assente il procuratore Geremia

«È solo alimentando la cultura della legalità che si fa capire a questi criminali che è il caso che se ne stiano a casa loro, oppure, se vengono, devono vivere onestamente come, del resto, fanno tanti loro concittadini».
È stato questo il messaggio, dall’accento colloquiale non certo istituzionale, che il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha lanciato agli studenti di Giurisprudenza del Polo universitario di Imperia, intervenuti alla lectio magistralis tenuta dal successore di Pietro Grasso sul funzionamento della Procura nazionale antimafia e delle ventisei procure distrettuali, conferenza che ha chiuso il ciclo di seminari dedicati alla criminalità organizzata dell’Ateneo, scuola di Scienze sociali. Il riferimento di Roberti è stato sollecitato da una domanda sulle infiltrazioni mafiose in Liguria, in particolare nel Ponente ligure, dopo la sequela di attentati, inchieste, arresti, processi e lo scioglimento dei consigli comunali di Bordighera e Ventimiglia per condizionamenti da parte della criminalità organizzata.
«L’attenzione in questo territorio è massima e deve rimanere ai massimi livelli – ha sottolineato con forza Roberti – come è testimoniato dalla mia stessa presenza oggi qua e dall’importante processo in corso a Imperia. Occorre che il livello di guardia sia mantenuto alto, perché in Liguria la situazione non è troppo dissimile da quella che caratterizza regioni come il Piemonte e la Lombardia. La globalizzazione, le nuove tecnologie e soprattutto la debolezza dei mercati finanziari hanno favorito la penetrazioni delle organizzazioni criminali mafiose nelle regioni del Nord e anche in altri paesi europei. Il problema dei problemi oggi è proprio la capacità delle organizzazioni criminali di andare a infiltrarsi e colonizzare territori diversi da quelli di origine».
Ad ascoltare le parole del procuratore nazionale antimafia, c’erano, in prima fila, anche il sostituto procuratore nazionale antimafia, la genovese,originaria di Ventimiglia Anna Canepa e il pm di Imperia Roberto Cavallone. Mentre si è notata l’assenza del procuratore capo Giuseppa Geremia, che proprio sulla questione mafia era stata direttamente bacchettata in una sua relazione dalla direzione nazionale.
Orlando Botti, che insieme agli aderenti imperiesi di “Scorta Civica”, l’associazione che chiede di potenziare i sistemi di sicurezza personale al magistrato Nino Di Matteo, ha srotolato uno striscione e ha chiesto a Roberti come sia stato possibile che due ex ministri dell’Interno (Claudio Scajola e Roberto Maroni) abbiamo potuto affermare che «nel Ponente la mafia non esiste»?
«Se i ministri dell’Interno–ha risposto Roberti– hanno manifestato una qualche volontà di sottovalutazione del fenomeno è un problema loro. Può essere che non fossero stati bene informati, ma, c’è, effettivamente, una tendenza negazionista, forse per non provocare ulteriori danni all’immagine, al turismo, all’attrazione di investimenti stranieri.Le indagini, però,hanno portato alla luce una realtà ben diversa. È evidente che era stata fatta una valutazione sbagliata». «Il vero problema nel Ponente oggi – ha concluso Roberti, che alla fine degli anni Novanta e poi nel 2006 era stato a Imperia per coordinare le indagini su un clan legato al boss della camorra Michele Zaza interessato a infiltrarsi alle case da gioco di Sanremo, Mentone e Nizza– è la criminalità organizzata calabrese, i cui esponenti spesso discendono da famiglie emigrate in Liguria da generazioni che non hanno mai interrotto i rapporti».

Diego David – Il Secolo XIX, 4 aprile 2014

Scritto da Angelo Amoretti

5 aprile, 2014 alle 17:36

Solidarietà a Christian Abbondanza [Casa della Legalità]

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Mi associo alla solidarietà di Libera Liguria a Christian Abbondanza, uno che si batte contro tutte le mafie, e ne approfitto per chiedere loro se magari, visti i buoni rapporti che hanno con la  Regione, non sia possibile metterci una buona parola per fargli avere la scorta.
Grazie.

Dallo scorso 19 dicembre si sta svolgendo, davanti al tribunale collegiale di Imperia, il processo per mafia che vede alla sbarra i 36 imputati dell’operazione “La Svolta” contro la criminalità organizzata nel Ponente della Liguria, che il 3 dicembre del 2012 portò in carcere 15 persone.
Nel corso del processo, magistrati, testimoni e Christian Abbondanza, presidente della Casa della Legalità, presente tra il pubblico, sono stati oggetto di minacce e intimidazioni.
Libera Liguria esprime loro la propria solidarietà e ribadisce la fiducia che lo Stato, in tutte le sue componenti, proseguirà nei propri compiti di tutela della Legge.
Libera Liguria

Scritto da Angelo Amoretti

4 febbraio, 2014 alle 15:51

Anno nuovo, vita nuova?

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Questo post mi è stato fortemente ispirato da due carissimi amici [par condicio: un uomo e una donna] e loro, che mi leggono, sanno a chi mi riferisco.

Nel ringraziarvi per avermi seguito numerosi anche nell’anno che sta finendo e augurandomi che nel 2013 siate ancora di più, innanzitutto vi faccio gli auguri di rito, ma sentiti: buon 2013! Spero sinceramente che sia un anno positivo per tutti anche se personalmente la vedo ancora un po’ grigia.
Ma l’augurio che voglio farvi più che altro è una preghiera che può essere sintetizzata così: “Smettiamola di far finta”.
Cerchiamo di essere noi stessi sempre, senza paura. E dal momento che so che la maggior parte di chi mi legge non fa finta, allora lo slogan potrebbe essere un altro: “Facciamoli smettere di far finta!”
Mi riferisco a coloro che fanno parte di una certa area (destra, sinistra o centro, non importa) e fanno finta di darsi realmente da fare per quella, quando si sa benissimo che invece sono al soldo dell’area opposta. Chissà come, la tal cosa generalmente si manifesta nell’area di centro sinistra. In quella di centro destra va tutto meglio proprio perché chi ce l’ha in pugno, controlla anche qualcuno che sta dall’altra parte.
Sto parlando di un fenomeno locale, tanto per capirci. Altrove sarà lo stesso e forse anche peggio, ma ripeto: parlo della nostra città, così vi sarà più facile capire questo discorso. Ci sarà qualcuno che farà finta di non capire, altri che faranno un saltello sulla sedia e altri ancora che non capiranno un’acca di questo post. A questi ultimi chiedo di avere pazienza: forse nel corso del 2013, leggendo i post su questo blog, riusciranno a far quadrare il cerchio.
Smettiamola di aver paura, smascheriamo pubblicamente, prove alla mano, i fintoni: perlomeno gli renderemo le cose un po’ più difficili. Qualcuno ci toglierà il saluto, ma è venuta anche l’ora di fregarsene del saluto di un fintone. Ci sono ancora troppe cose che si sanno, ma non si dicono: è ora di cambiare rotta. Loro, i fintoni, devono saperlo e ce l’avranno un po’ meno facile: basta essere in tanti.
L’amico di cui sopra, mi diceva che è stato calcolato che in Sicilia ci sono 5.000 mafiosi e che gli abitanti sono 5 milioni. Eppure la mafia ha la meglio. Anche perché 5.000 sono uniti, il resto no. Chi ha il potere ha interesse a dividere, a mettere tutti in svariati recinti in modo da poterne avere il controllo con facilità.
Vediamo di riuscire a rompere questi recinti, nel 2013.
Auguri!

Scritto da Angelo Amoretti

30 dicembre, 2012 alle 14:23

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La relazione della Direzione Investigativa Antimafia

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«È fuor di dubbio che la presenza della ’ndrangheta in Liguria è attuale e allarmante».
E’ ciò che scrive la Direzione Investigativa Antimafia nella sua relazione annuale, che continua «La ’ndrangheta ha individuato nella Riviera ligure un paradiso ove poter riciclare le ingenti ricchezze prodotte dalle attività illecite, una piazza tranquilla dove svolgere con sistematicità le più proficue attività di estorsione e di usura, il tutto, per così dire, all’ombra del paravento legale offerto dal casinò di San Remo».
Riguardo i porticcioli (grandi e piccoli) del Ponente Ligure, la DIA scrive:
«In numerose località balneari (Ventimiglia, Ospedaletti, Imperia, San Lorenzo al Mare, Loano), sono in corso o sono state da poco ultimate le lavorazioni per realizzare nuovi approdi, dotati di ogni confort e numerosi posti barca.
Le realtà monitorate hanno, pressoché tutte, evidenziato problematiche in relazione al rispetto della normativa antimafia e perplessità in ordine alle procedure di assegnazione delle concessioni e/o autorizzazioni seguite dai Comuni in qualità di soggetti concedenti. A dispregio delle indicazioni comunitarie, le procedure seguite, lungi dall’utilizzare il metodo dell’asta pubblica, hanno preso a riferimento il codice della navigazione e la legislazione specialistica. Conseguentemente, anche a causa dell’impiego di denaro privato, si è osservato che gli affidamenti alle ditte impegnate nelle lavorazioni sono avvenuti senza alcuna forma di controllo sotto il profilo antimafia
».
E sul Secolo XIX di oggi leggo che a pagina 498 della relazione viene riportato anche quanto successo a Pier Giorgio Parodi, padre della bella Beatrice che con il fidanzato Francesco Bellavista Caltagirone sta costruendo il Porto di Imperia:

Parodi senior «si era rifiutato di far lavorare alcuni soggetti operanti nel settore del movimento terra, nell’attività di trasporto degli inerti dalla cava di Carpenosa al costruendo porto di Ventimiglia». Allora due uomini lo hanno aspettato lungo la strada che porta alla cava, gli hanno sbarrato il passo con la loro macchina «e gli hanno sparato contro numerosi colpi di fucile per farlo scendere dalla vettura». L’imprenditore «ha accettato di riconoscere ai due imputati un euro e mezzo per ogni tonnellata di massi trasportata per la costruzione del porto (ne sono state utilizzate 370 mila)». I due sono stati condannati in primo grado ad ottobre.

fonte: Il Secolo XIX – 10 febbraio 2012

Questi sono documenti ufficiali e spero che li legga anche chi continua a sottovalutare o a sminuire il problema.

Scritto da Angelo Amoretti

10 febbraio, 2012 alle 16:17

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Scajola: “In questo territorio escludo legami diretti tra mafia e politica”

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In una intervista pubblicata lunedì scorso da La Stampa, l’on. Claudio Scajola, parlando del caso del maltrattamento degli anziani alla Casa di riposo Borea di Sanremo, ha dichiarato, tra l’altro:

Si equivoca facilmente parlando di rapporti tra istituzioni e criminalità organizzata. Va certemente perseguita, e le forze dell’ordine stanno lavorando bene in questa direzione, ma per la mia esperienza in questo territorio escludo legami diretti tra mafia e politica. Che poi ci siano, o ci possano essere, problemi nelle istituzioni comunali è un altro paio di maniche.

Rimane impressa la frase in cui, quello che sembra vivere in una realtà parallela, dice di escludere legami diretti tra mafia e politica. Quella finale dovrebbe spiegarla meglio, ma ormai lo conosciamo: gli piace condividere pensieri che solo lui riesce a decifrare.
Alla replica della Federazione Provinciale di Rifondazione Comunista non c’è molto da aggiungere, se non che di recente ho riletto “Il giorno della civetta”, di Leonardo Sciascia “il primo e il più grande fra i romanzi che raccontano la mafia” come recita la quarta di copertina.
A un certo punto vi si legge:

C’era anche, nel fascicolo, un rapporto relativo a un comizio dell’onorevole Livigni: che circondato dal fiore della mafia locale, alla sua destra il decano Don Calogero Guicciardo, alla sua sinistra il Marchica, era apparso al balcone centrale di casa Alvarez; ed a un certo punto del suo discorso aveva testualmente detto: “mi si accusa di tenere rapporti coi mafiosi, e quindi con la mafia: ma io vi dico che non sono finora riuscito a capire che cosa è la mafia, se esiste; e posso in perfetta coscienza di cattolico e di cittadino giurarvi che in vita mia non ho mai conosciuto un mafioso” al che dalla parte di via La Lumia, al limite della piazza, dove di solito i comunisti si addensavano quando i loro avversari tenevano comizio, venne chiarissima la domanda “e questi che sono con lei che sono, seminaristi?” e una risata serpeggiò tra la folla mentre l’onorevole, come non avesse sentito la domanda, si lanciava a esporre un suo programma per il risanamento dell’agricoltura.

Scritto da Angelo Amoretti

25 gennaio, 2012 alle 9:44

Don Luigi Ciotti a Imperia

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Domani, mercoledì 25 gennaio, alle ore 15.00, nell’Aula magna del Liceo Vieusseux-De Amicis di Imperia si svolgerà l’incontro con Don Luigi Ciotti, dal titolo ‘La speranza non è in vendita‘. L’evento è organizzato da Libera – Associazioni nomi e numeri contro le mafie e dal Liceo, in collaborazione con l’Associazione culturale ApertaMente Imperia, il Gruppo Ecologico Partigiani Val Prino, il Comitato Studenti di Imperia per la Legalità e il giornalino scolastico La Pentola di Barabin.
L’incontro è aperto a tutta la cittadinanza.

La speranza non è in vendita‘ – spiega il Dirigente Scolastico del Liceo Vieusseux-De Amicis, professoressa Maura Orengo – è un invito all’impegno sociale in un momento storico in cui disillusione e indifferenza convivono con forti ingiustizie. Nelle pagine del libro, don Ciotti ripercorre il suo lavoro a fianco degli ultimi che dura da quarantacinque anni e si è concretizzato, fra le altre cose, nella fondazione di Libera – Associazioni nomi e numeri contro le mafie e del Gruppo Abele. Dalla forza della sua esperienza, nasce un invito a passare dalla semplice indignazione contro le ingiustizie a nuove forme di impegno attivo all’insegna della corresponsabilità, della continuità e della condivisione. Con la concretezza che viene dal grande lavoro nel sociale, Don Ciotti offre le ragioni per reagire al decadimento politico e culturale.

Scritto da Angelo Amoretti

24 gennaio, 2012 alle 18:05

Franciosi: “In questa provincia l’Anpi è nelle mani del centrodestra”

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Riporto l’ articolo di Diego David pubblicato su Il Secolo XIX di ieri:

ORGANIZZATORI DELUSI E RAMMARICATI
«Troppi assenti al convegno sulla mafia nel Ponente»
Nel mirino soprattutto i politici di destra. «Ma doloroso anche il forfeit dell’Anpi»

«Perché praticamente tutte le personalità politiche, i sindaci e i partiti di centrodestra, ma anche l’Anpi, hanno disertato il nostro convegno sulle infiltrazioni mafiose in provincia di Imperia?».
A chiederselo (polemicamente) è Giuseppe Franciosi presidente del Gruppo ecologico martiri della Libertà Val Prino, che poco prima di Natale ha organizzato presso l’Auditorium della Camera di Commercio una conferenza su mafia ed economia.
Relatore era stato il procuratore della repubblica di Sanremo Roberto Cavallone, mentre la dottoressa Anna Canepa sostituto procuratore della Direzione investigativa antimafia di Genova, all’ultimo momento era stata trattenuta da impegni di ufficio a Bologna.
«Nelle settimane precedenti – prosegue Franciosi – avevamo invitato il sindaco di Imperia, Paolo Strescino, tutti i primi cittadini del territorio, le associazioni dei reduci, le segreterie dei partiti, sindacati e associazioni tra cui, appunto, l’Anpi. Però, purtroppo, ho notato che, a parte la delegazione di “Futuro & Libertà” guidata dal coordinatore provinciale Giuseppe Fossati, sono intervenuti solo rappresentanti dei partiti politici di centrosinistra.
«Le forze politiche di destra, erano, invece, totalmente assenti e, in particolare, mi ha stupito di non vedere nessun esponente della Lega Nord, che si fa tanto vanto di portare la bandiera della legalità, come è avvenuto recentemente per i fatti di Bordighera. L’assenza di qualsiasi rappresentante dell’Anpi, invece, mi ha fatto davvero male».
«L’impressione di tutti – incalza Franciosi – è stata netta, dando adito al pensiero che la legalità sia di centro sinistra e del mondo associazionistico e non di destra. Forse qualcuno non voleva sentire discorsi sul voto di scambio, visto che è stato ricordato che prima o poi le cosche presentano il conto, temeva di sentirsi infastidito ad ascoltare ragionamenti su di gare di appalto truccate, rifiuti e situazioni di questo genere».
D’accordo per la destra e la Lega, ma l’Anpi perchè? «E’ la dimostrazione – conclude Franciosi – che in questa provincia l’Anpi è nelle mani del centrodestra».

Il Secolo XIX – 27 dicembre 2011

Scritto da Angelo Amoretti

28 dicembre, 2011 alle 17:49

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Sabato 17 dicembre conferenza sulle mafie a Imperia

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Il Gruppo Ecologico Partigiani Val Prino organizza per sabato 17 dicembre presso l’Auditorium della Camera di Commercio di Imperia in Via Schiva, una conferenza sul tema “Le mafie nel tessuto socio-economico della Provincia di Imperia“.
I relatori della conferenza saranno la Dott.ssa Anna Canepa (del Dipartimento Antimafia) e il Dott. Roberto Cavallone (Procuratore).
I moderatori saranno i giornalisti Ferruccio Sansa (che scrive su il Fatto Quotidiano) e Marco Preve (che scrive su La Repubblica).
La cittadinanza è cordialmente invitata.

Nel comunicato stampa si legge:

La nostra associazione da oltre un anno vuole fare un tentativo di informare i cittadini sul significato della parola mafia. Pensiamo che il problema siamo noi, con il nostro silenzio e indiferenza nel modo del non comprendere che vi è tanto “marcio”; eppure lo sappiamo, lo sentiamo come l’aria che respiriamo, lo tocchiamo, eppure lasciamo che tutto prosegua, alzando semplicemente le spalle e rinunciamo a combattere, queste forme sibilline di impoverimento della società, tramite corruzione o la costrizione, oppure con paura, ansia, sconforto, restrizioni, dolore, ecc.
Pensiamo che gli addetti ai lavori svolgano bene il proprio lavoro, anche se con grande difficoltà, ma vi deve essere un punto di unione fra queste istituzioni e il cittadino, una maggiore informazione, un maggiore coinvolgimento per comprendere meglio cosa sia questo fenomeno, dalle radici ben solide e strutturate.
Si annida ovunque in qualsiasi tessuto della società, dall’operaio al colletto bianco, ecc.
La nostra associazione per questo si impegna contro tutte queste forme,l e quali minacciano tutto e tutti, senza dimenticare i doveri, scritti e non, che ogni buon cittadino in una società civile deve rispettare per la buona convivenza e una società che dia una retta via ai propri figli.
I nostri insegnanti tutti Partigiani, ci hanno insegnato quei valori che li hanno spinti a formare o aderire alla lotta Partigiana, il rispetto delle regole, il valore delle istituzioni e delle sue autorità, apprezzando o contestandole ove si presentasse la mancata forma di rispetto della costituzione, a provvedimenti non chiari e situazioni ambigue.
Loro comprendono purtroppo molto bene l’ambiguità odierna della politica, composta da persone molto vicine e comunque partecipi nel voto di scambio, da pessimi esempi, la quale dovrebbe e deve essere l’esempio per tutti, rispettando chi è più debole in qualsiasi forma si presenti la sua debolezza.
Il comandante di una banda Partigiana e i vari luogo tenenti erano gli ultimi a mangiare, i primi nei combattimenti, pensando sempre alla vita dei loro sottoposti.
Oggi chi governa pensa a se stesso e scarica tutti, giurando e spergiurano falsità.
Per il rispetto di questi uomini che per darci la Libertà, sacrificarono la loro gioventù oltre a molte vite per combattere in ciò che credevano.
Oggi per vincere bisogna avere la stessa determinazione e orgoglio, dignità e coraggio, ed avere un credo sul domani, sulla fedeltà dei propri rappresentanti, i quali devono essere retti giurando sulla costituzione e consapevoli della certezza della pena a loro applicata in caso di venir meno al giuramento.
In altri tempi avveniva con la fucilazione, oggi basterebbe privarli di tutti i beni e dargli un vitalizio di 270€ mensili come percepisce un disabile grave e null’altro.

Scritto da Angelo Amoretti

9 dicembre, 2011 alle 12:23

A Roma sanno che a Imperia c’è la mafia, noi lo sappiamo un po’ meno

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Lo scorso martedì il presidente della Provincia, Luigi Sappa, e quello della Camera di Commercio, Franco Amadeo, sono stati sentiti a Roma a Palazzo San Macuto dalla Commissione Bicamerale Anfimafia a proposito delle infiltrazioni mafiose nella nostra provincia. Il tema dell’audizione era “Mafie nazionali nelle regioni diverse da quelle di tradizionale insediamento”.
Sappa e Amadeo – riporta Il Secolo XIX di ieri – “incalzati dalle domande del senatore Pd Giuseppe Lumia, hanno minimizzato la questione, parlando di casi isolati“. Il senatore Lumia, citando alcuni passaggi dei rapporti della Dia e della Dna, gli ha fatto notare che “non parlano proprio di atti isolati“.
E alla fine dell’audizione ha dichiarato che si è trattato di “una riunione allucinante” e di essere rimasto “sconcertato dalle parole di Sappa e Amadeo che negano l’evidenza“.
Secondo quanto riporta lo stesso quotidiano oggi, l’intera commissione, presieduta dal senatore del PDL Giuseppe Pisanu, è rimasta sconcertata dalle dichiarazioni dei nostri due concittadini che anche nella Capitale hanno ripetuto più o meno quello che già tempo fa dicevano svariati rappresentanti locali del Pdl e cioè che la mafia non esiste.
Addirittura Lumia dichiara che ha dovuto rivelare lui i nomi delle “famiglie” che operano sul territorio perché evidentemente Sappa e Amadeo non lo sapevano o lo avevano momentaneamente dimenticato, forse per colpa del ponentino romano.
Lumia non ha peli sulla lingua e rincara la dose: “Non si rendono conto di quanto sia forte la minaccia mafiosa negli appalti, di quanto si sia insinuata con astuzia nelle amministrazioni comunali dove ha portato in essere condizionamenti. Amadeo ha persino escluso che nel settore agricoltura possano esserci presenze mafiose. Ho dovuto ribadire quanto emerge dai dossier della Dia, sui segnali preoccupanti captati nel settore dei fiori. Questo loro atteggiamento priva il Ponente di un’istituzione forte che lo tuteli“.
Il fatto è che magari qua, nel profondo nord ovest, parlando agli amici e agli amici degli amici e nelle piccole adunate a favore di questo o quello smemorato, si possono sparare grosse ché intanto non se ne accorge nessuno e chi se ne accorge gode. Ma davanti alla Commissione Antimafia le cose cambiano e un minimo di preparazione i due avrebbero dovuta averla. Magari prima di andare avrebbero potuto informarsi meglio e cambiare atteggiamento. Una cosa tipo: “Guarda che andiamo a Roma, non facciamo vedere subito che arriviamo da Marte”.
Ad ogni buon conto i due non ci stanno e dicono di non essere “struzzi che mettono la testa sotto la sabbia” e che non hanno voluto affatto minimizzare il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nella nostra provincia. E Amadeo aggiunge che il sistema delle imprese “ha tutto l’interesse a estirpare le infiltrazioni mafiose nell’economia” quando il giorno prima escludeva che nel settore agricoltura possa esserci la mafia.
I due sono un po’ risentiti dal fatto che Lumia abbia rilasciato quella intervista perché “l’audizione doveva restare riservata“.
Già, potrebbe uscirne qualcosa di spiacevole e magari di utile alla malavita. Non fanno tenerezza?
Però c’è un segnale positivo: Amadeo, a nome della Camera di Commercio, rinnova la collaborazione con le istituzioni e le forze di polizia.

Scritto da Angelo Amoretti

24 febbraio, 2011 alle 17:25

Kill Bil [ma anche il Pil]

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Denaro sporco e riciclaggio Imperia ottava
In testa Genova: la provincia della Riviera dei fiori è prescelta per benessere e vicinanza al confine.

Esiste una mappa del denaro sporco riciclato e nelle 103 tappe segnate sulla «cartina» generale che coincidono con le province, a sorpresa – ma forse non troppo – Imperia si colloca all’ottavo posto, subito dopo alcuni città al di sopra di ogni sospetto quali, ad esempio, Genova (la primissima in graduatoria), Gorizia, Arezzo e Udine. Tutte del Nord. A precedere Imperia, in posizione 6ª e 7ª, nella non certo esaltante classifica, soltanto due città del Sud: Reggio Calabria e Campobasso.
E’ questa la situazione che emerge dai dati relativi ai reati di riciclaggio contenuti nella ricerca sull’«Apporto della sicurezza pubblica alla creazione del Pil e del Bil» presentata al congresso dell’Associazione nazionale funzionari di polizia e riportata dal quotidiano economico «Il Sole 24Ore».
Imperia, intesa come intero territorio provinciale, si colloca quindi nella prime dieci fra quelle dove il numero di reati legati al riciclaggio di denaro sporco risulta essere fra i più alti. Non meraviglia: questo tipo di indagini prende in considerazione il numero degli atti criminali rapportato alla densità della popolazione: lo stesso numero di reati in province più popolose risulta essere di gran lunga più diluito. Inoltre, gli atti illegali in provincia di Imperia, dove il benessere (Bil) è diffuso, risentono molto della vicinanza con la frontiera francese e tutto quanto connesso a questa circostanza che favorisce indubbiamente il reiterarsi dei reati di riciclaggio: ultimo in ordine di tempo l’arresto da parte della polizia, proprio per riciclaggio, di due cittadini marocchini che tentavano di portare un’auto rubata con documenti e targhe anch’essi di provenienza illecita nel proprio Paese (lo riferiamo in altra pagina di giornale).
Ma pensare che il fenomeno sia limitato solamente a questo sarebbe semplicistico e superficiale. In realtà, il fatto che la maggior parte della province del Sud, quelle dove la criminalità è più diffusa e feroce, figuri agli ultimi posti della classifica, non deve affatto meravigliare.
Si tratta, infatti, di un problema di ricchezza. Le organizzazioni criminali, si chiamino mafia (per quello che rimane ancora), oppure camorra o ‘ndrangheta (queste sì ancora pericolosissime nonostante gli arresti in massa quasi quotidiani di polizia e carabinieri), per riciclare il denaro sporco hanno bisogno di economie dove il denaro stesso «giri» e abbia un «mercato» e sbocchi precisi ma soprattutto sicuri.
Questo non può accadere certamente al Sud dove i criminali attingono il denaro di provenienza illecita (rapine, estorsioni, truffe e quant’altro) e quindi «sporco», ma non possono riciclarlo perchè le economie sono soffocate proprio dalla pressione delinquenziale stessa che impedisce lo sviluppo di imprese e di circuiti economici sani: il gatto che simorde la coda, insomma.
E allora, «investire» in attività legali (magari in lecitissimi canali bancari) al Nord dove l’economia «tira», diventa giocoforza. Da qui le posizioni in classifica nella quale, però, ogni provincia ha una storia diversa. E Imperia, così come abbiamo visto ha la sua.
L’indagine abbraccia un arco di tempo che spazia dal 2005 al 2009. Il fenomeno del riciclaggio, di competenza in via preferenziale dai militari della Guardia di Finanza, il più delle volte viene scoperto di riflesso attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, ma spesso anche attraverso inchieste mirate.
[La Stampa, 30 novembre 2010]

Scritto da Angelo Amoretti

30 novembre, 2010 alle 12:06

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