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Area della discarica Ponticelli sotto sequestro

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A leggere ciò che scrivono certi nostri quotidiani locali, online e di carta, a proposito della vicenda del sequestro di un’area della discarica di Ponticelli, si direbbe che se quindici operai rischiano la cassa integrazione, la colpa è del magistrato.
A qualcuno è balenato per l’anticamera del cervello che ci sono svariati indagati e che se alla Ponticelli c’è qualcosa che non quadra non è colpa della giustizia, ma di coloro che l’hanno gestita?
Tra gli indagati ci sono l’ex Presidente della Provincia Gianni Giuliano, Alberto Bellotti, ex assessore provinciale all’Ambiente e attuale assessore provinciale; Sandro Barla, ex funzionario provinciale, oggi dipendente del Comune di Sanremo; Daniele Sfamurri, funzionario della Provincia; e Franco Minasso, geometra della Provincia.
Se nei prossimi giorni quindici operai resteranno senza lavoro, questi cinque signori saranno, come si suol dire in questi casi, “sereni”?
E le dichiarazioni di Pierpaolo Pizzimbone, amministratore della Ponticelli, mi lasciano piuttosto basito:

Siamo certi che si tratta del regalino che il pm Maffeo ha voluto fare alla citta’, prima del suo trasferimento e dell’ennesima conferma della sua azione persecutoria nei nostri confronti. [Qui]

Oggi al Quirinale il Presidente Napolitano, parlando ai giovani magistrati in tirocinio ha detto, tra l’altro, che i “valori costituzionali dell’autonomia e indipendenza si difendono tutelando i magistrti dai comportarmenti che creano nei loro confronti un clima di ingiusta delegittimazione“.

Scritto da Angelo Amoretti

27 aprile, 2010 alle 17:43

Il PM Filippo Maffeo lascia il Tribunale di Imperia

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Stando a quanto scrive La Stampa di oggi, a seguito della decisione del Csm, il PM Filippo Maffeo dovrà lasciare Imperia e gli sono state offerte tre alternative in Lombardia e Toscana, ma il magistrato intende opporsi alla decisione e fare ricorso.
Di Filippo Maffeo si era parlato recentemente per via della querelle con la collega Paola Marrali. E’ nota la vicenda in cui lei si era rivolta alla Corte d’Appello di Genova sostenendo di essere vittima di stalking da parte di Maffeo.
Ma il magistrato, sempre stando a quanto riporta La Stampa, era anche in rotta con il suo diretto superiore a causa delle indagini sul fallito attentato al Tribunale: Maffeo avrebbe voluto che le indagini restassero a Imperia, ma il procuratore Capo Di Mattei aveva lasciato la competenza alla Direzione distrettuale antimafia.
La sua collega, Paola Marrali, ha dichiarato: “Al momento non conosco alcuna decisione da parte del Csm, al quale ho deferito tutta la questione e del cui operato ho la massima fiducia”.
Così, se il Palazzo di Giustizia ogni tanto si riempie d’acqua quando piove, adesso si svuota di PM: a breve andrà via anche il PM Ersilio Capone che ha chiesto di essere trasferito a Como sempre per via dell’atmosfera pesante che si respira nel Tribunale di Imperia.
A suo tempo il PM Maffeo aveva scritto una lettera aperta a La Stampa: forse è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Solo che le risposte alle domande che lui poneva, non sono ancora state rese note.

Scritto da Angelo Amoretti

10 marzo, 2010 alle 9:13

Imperia: il re dei rifiuti e una procura sotto attacco*

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Dietro il gossip degli sms tra magistrati, parentele e un´inchiesta scottante
Tra gli effetti: 20 magistrati liguri si autodenunciano per possibili incompatibilità
Il Gruppo Biancamano dei Pizzimbone, amici del senatore Dell´Utri
La nipote del giudice Borsellino indaga sulla discarica di Ponticelli

Un attacco alla magistratura mai registrato prima in Liguria, sferrato da un colosso italiano del ramo rifiuti vicino a Marcello Dell´Utri, si staglia dietro il pettegolezzo delle presunte avances via sms tra due pm della procura di Imperia. Una vicenda dai mille risvolti, uno dei quali è un effetto collaterale che ha spinto venti magistrati liguri a segnalare alla procura generale le proprie situazioni di possibile incompatibilità.
Tutto inizia quando il pm Paola Marrali di Imperia chiede, agli organi disciplinari interni della magistratura, che vengano presi provvedimenti nei confronti del collega pari grado Filippo Maffeo perchè l´avrebbe importunata con ripetuti sms. Entrambi sono considerati ottimi magistrati che da tempo trattano (lo hanno fatto anche in pool in diverse occasioni) delicate inchieste sulla pubblica amministrazione, senza aver mai originato dubbi o illazioni. E la loro vicenda personale si chiarirà nei modi stabiliti dalla legge. Il fatto è che, proprio mentre il caso è in fase di trattazione da parte del procuratore generale di Genova Luciano Di Noto, ecco che Maffeo è oggetto di un durissimo attacco personale da parte di Pierpaolo Pizzimbone, candidato in Sicilia per Forza Italia grazie all´amicizia con Marcello Dell´Utri, fidanzato di Barbara D´Urso e fondatore con il fratello Giovanbattista del Gruppo Biancamano, azienda di raccolta e smaltimento rifiuti con forti interessi in Sicilia e in mezza Italia e gestore della discarica di Ponticelli. Appunto la discarica, che negli anni ha ottenuto ripetute proroghe, è oggetto d´indagine da parte di Maffeo per presunte violazioni ambientali (autorizzazioni, ripristino dei luoghi, smaltimento del percolato, stabilità) che se confermate potrebbero portare anche a richieste di revoca della concessione. Inchiesta che si avvale anche della collaborazione dell´Arpal e in particolare di una funzionaria che si chiama Paola Borsellino ed è la nipote del magistrato ucciso dalla mafia.
Pizzimbone, che è uno dei tre indagati, uscito dalla procura dopo una convocazione ha pesantemente criticato l´inchiesta del pm Maffeo, e ha poi concluso: «Ritengo che per la vicenda in cui è immischiato relativa al sue presunte avance nei confronti di una collega dovrebbe autosospendersi, per rispetto dei cittadini, delle istituzioni dei dipendenti del Tribunale. Questo è il mio personale pensiero da libero cittadino e da persona che si schiera dalla parte delle donne». Qualche giorno dopo due parlamentari del Pdl, Nicola Formichella (braccio destro di Marcello Dell´Utri), e l´editorialista de Il Giornale, Giancarlo Lehner, presentano un´interrogazione al ministro contro Maffeo.
Fino ad ora, però, nessuno ha evidenziato un particolare di non poca rilevanza. Il marito della pm Marrali è Marcello De Michelis, commercialista appartenente ad una potente famiglia di immobiliaristi di Imperia (lo zio Ivo è vicepresidente della Fondazione Carige) che è stato consigliere o sindaco, fino a poco tempo fa, delle società dei Pizzimbone Biancamano, Aimeri e Ponticelli, e che oggi è ancora presente nelle società Green Park e Gabriel & C. dove siede, in veste di sindaco e consigliere Massimo Delbecchi, attuale amministratore delegato di Biancamano. Altro retroscena fino ad oggi irrisolto è quello che riguarda una sorella della pm Marrali che è avvocato ed esercita a Imperia. Il caso (secondo un´interpretazione della legge sussiste l´incompatibilità anche se l´avvocato è civilista perché a Imperia il Tribunale ha un´unica sezione penale e civile), che sarebbe collegato anche alla vicenda degli sms, diventato di pubblico dominio ha spinto una ventina di magistrati di tutta la Liguria a segnalare alla procura generale di Genova situazioni di possibile incompatibilità dovute alla professione di mogli, mariti, figli o parenti stretti.

*Marco Preve – La Repubblica, 17 gennaio 2010

Scritto da Angelo Amoretti

17 gennaio, 2010 alle 11:25

Duro intervento del PM Filippo Maffeo

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Su La Stampa di oggi c’è un intervento del PM Filippo Maffeo che vi ripropongo, nel caso ve lo foste perso:

Contro di me soltanto calunnie

La diffamazione e la calunnia sono reati gravi e coloro che li hanno commessi contro di me saranno chiamati a risponderne, in tutte le sedi e per tutto il tempo necessario, quale che sia il ruolo da loro rivestito.
Si passerà, con calma e pazienza, nelle sedi competenti e a tempo debito, dal faceto al serio, dalle «voci» ai fatti; dalle «chiacchiere» delle allegre comari alle prove incontrovertibili.
Il tempo è galantuomo e le infamie, tutte, saranno punite. Le storie personali sono note a tutti. Le «bufale» ed il «lordume» emergeranno mostrando, per intero, lo squallore umano degli artefici. Per ora mi limito ad anticipare che ho querelato – e non solo – gli articolisti e il direttore responsabile de «La Riviera», che dovranno dar conto, anche ai loro lettori, della veridicità delle notizie riferite.
Vorrei fosse accertato quanto segue:
1) Quanti sono i messaggi?
2) A chi e da chi sono stati inviati?
3) Quando?
4) Chi li ha letti?
5) Qual è il loro testo? Hard? Inequivoco? In quale senso?
6) Quale indagine e per quali reati sarebbe stata aperta nei miei confronti a Torino?
7) Quale indagine disciplinare, e per quali fatti, nelle competenti sedi e dagli organi deputati, sarebbe stata avviata contro di me?
Non voglio demotivare nessuno: oltre le voci di corridoio, non si potrà fornire alcuna seria e convincente risposta, semplicemente perché i fatti riferiti nelle cronache non sussistono.
Nessuna indagine, per qualsivoglia reato, tantomeno per «stalking», è stata promossa a Torino. Non ci sono sms a contenuto «inequivoco» né «a luci rosse» o con diverso colore.
Ci sono solo due colleghi che si incontrano, necessariamente, con frequenza e si scambiano, di persona, per telefono e con sms, comunicazioni ed esperienze di lavoro, con educazione, cortesia e, talvolta, con la franchezza necessaria. Come in tutti gli ambienti di lavoro. Come tutti sanno, tranne i marziani e i matuziani. La querelle? Soltanto dopo la mia segnalazione dell’incompatibilità. Non prima. Significa qualcosa? Questi sono i fatti. Nulla di più. Semplicemente.
Verso la chiusura tre domande:
1) Perché interessa il gossip e non la tutela della legalità, violata da oltre tre anni e non ancora ripristinata?
2) Perché si privilegia il gossip e non la tutela dell’ambiente e del corretto impiego del denaro pubblico?
3) Perchè non si parla adeguatamente di una pratica, già calendarizzata, che riguarda altri e pende dinanzi al CSM, con riflessi disciplinari? E’ soltanto ignoranza?
Le scuole di disinformazione insegnano che per prevenire o coprire uno scandalo occorre crearne un altro, al quale si deve dare il massimo risalto.
Avviene così – come mi dicono tante persone influenti, sagge e disinteressate – che al vero fatto censurabile della legge squarciata e dell’incompatibilità elusa – unico fatto certamente assodato – si sovrappone, con frenesia massmediatica, lo «scandalo degli sms», – anzi lo stalking via sms -, di per sé risibile e per di più costruito sulle voci di corridoio.
Alla fine un’assicurazione ed un impegno morale e professionale, che devo a tutte le persone oneste: i processi che conduco, anche quelli ìn materia di rifiuti e di truffe in danno di enti pubblici, non hanno subito rallentamenti né saranno, in alcun modo, sviati o condotti nel porto delle nebbie. Non tradirò, mai, i cittadini contribuenti che mi pagano lo stipendio.
Non mi lascio sedurre, fuorviare od intimorire.
Da nessuno.
Filippo Maffeo – La Stampa, 16 dicembre 2009

Scritto da Angelo Amoretti

16 dicembre, 2009 alle 15:33