Siamo ricchi!

scritto da Angelo Amoretti il 25 novembre 2005 ore 10:48

Il bello delle classifiche è questo: un giorno scopri di vivere nella seconda città più felice d’Italia, poi però scopri che Imperia è all’ottantesimo posto nel rapporto annuale di Legambiente per quel che riguarda la qualità ambientale e l’euforia ti passa, ma basta aver pazienza e essere ottimisti, cribbio!
Basta aspettare che esca la Riviera e tutto si rimette a posto: scopri che il tuo comune è il più ricco fra i sessantasette della Provincia!
Sarebbe interessante, come al solito, sapere con che criteri sono calcolate le medie che poi generano queste classifiche. Se per esempio un tizio guadagna 100 e altri due non guadagnano niente, la media è 33,3 pro-capite, ma due fanno la fame.
Ma queste sono quisquilie, è voler spaccare il capello in quattro. La classifica parla chiaro: siamo tutti dei Paperon de’ Paperoni!


fonte: la Riviera – 25-11-2005

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Nuovo porto

scritto da Angelo Amoretti il 23 novembre 2005 ore 08:47

L’Assessore regionale all’urbanistica Carlo Ruggeri ha momentaneamente fermato il progetto per il Nuovo Porto di Imperia.
Immagino già qualcuno che da Roma telefona al Presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, per chiedergli:«Ahò, ma che state a fà?!»

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Classifiche

scritto da Angelo Amoretti il 22 novembre 2005 ore 09:46

Le classifiche a volte possono riservare strane sorprese.
Un giorno scopri di vivere nella seconda provincia (o città, non lo capisci bene, ma non importa) più felice d’Italia. Ti senti ringalluzzito e lo dici agli amici tutto pieno di orgoglio.
Dopo qualche giorno quei birichini di Legambiente pubblicano il loro rapporto annuale delle città italiane con la miglior qualità ambientale e scopri che Imperia è all’ottantesimo posto!
La felicità scompare improvvisamente. Adesso vallo a raccontare a quelli con cui ti eri tanto gasato per il secondo posto nella classifica delle città felici!
Non tutto è perduto però: l’anno scorso eravamo al novantaquattresimo posto e se andiamo avanti così, tra qualche anno magari saremo nei primi venti!

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Giuseppini

scritto da Angelo Amoretti il 21 novembre 2005 ore 09:45

Anche il campo di calcio dei Giuseppini, alla Fondura, sta per essere privatizzato.
Pare che al suo posto verranno costruiti due campetti da calcetto, in erba sintetica e che, ovviamente, per andare a giocarci, occorrerà pagare.
Un altro pezzo di storia della nostra città che va a farsi benedire.
Poi ci sarà qualche benpensante che dirà che i ragazzi seduti sui gradini delle chiese sono dei mascalzoni.
Se questi benpensanti facessero un giro a Roma, Firenze o Genova, tanto per fare alcuni esempi, troverebbero ragazzi e adulti seduti sui gradini di ogni chiesa e si accorgerebbero che nessuno se ne lamenta.
A parte questo, se a un ragazzo si toglie tutto, se per andare a “dare due calci al pallone” deve pagare, se per una bibita al bar deve sborsare due euro, se non ci sono posti dove possa andare, cosa si pretende, che sparisca dalla circolazione?
In effetti è quello che sta succedendo: Imperia sarà pure una città felice, ma un ragazzo, appena laureato, va a cercare lavoro altrove e se l’università l’ha frequentata in un altra città, il lavoro lo cerca dove si è laureato perché sa perfettamente che la sua città natale ha ben poco da offrire, a parte il clima e il mare d’estate.

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SAD CITY – di E. Stark – Decima puntata

scritto da Angelo Amoretti il 20 novembre 2005 ore 09:44

Il tempo passava e mi stavo preparando all’ultimo atto della mia missione per salvare Sad City: l’ultimo, il più rischioso, il botto finale.
Come ogni città che si rispetti, anche Sad City aveva i suoi parlamentari, alcuni con poco potere, altri con tantissimo.
Uno in particolare mi stava sulle palle perchè con la sua banda era letteralmente diventato padrone della città, e non solo. Bisognava impedirgli di fare ulteriori danni. Aveva fatto anche cose positive, ma soprattutto per le tasche sue e dei suoi amici, poco o niente di utile per la cittadinanza.
Il piano stavolta era più complicato e c’era il serio rischio che venissi colto con le mani nel sacco e se così fosse stato, avrei passato il resto dei miei giorni in galera. Avevo deciso di far tutto per conto mio, in modo che nessuno, un dato giorno, potesse fare il mio nome.
Mi serviva ancora Frank.
Ogni tanto lo vedevo sulla passeggiata, ma mai una volta i nostri sguardi si erano incrociati per più di due secondi. Da quando mi aveva venduto la pistola per l’affare Garden, non avevamo più avuto alcun contatto. Il fatto che fosse libero come un uccellino significava che non aveva noie con la giustizia. Era un grande, Frank. Aveva sempre saputo come comportarsi, non aveva mai ammazzato nessuno e continuava indisturbato a farsi i suoi affarucci.
Entrai al bar dove di solito prendeva l’aperitivo e gli feci scivolare in tasca un bigliettino dove avevo scritto la mia richiesta. Lui se ne accorse, ma non si scomodò minimamente. Bevve il suo aperitivo, pagò il conto e uscì dal bar.
Alcuni giorni dopo tornai sulla passeggiata e in mezzo al brusio della gente, quando mi si avvicinò, mi disse:« Vai in macchina e aspettami.»
Feci come mi disse di fare e me ne tornai alla macchina senza fretta. Lui mi aveva seguito e lo vidi nello specchietto retrovisore avvicinarsi con aria assorta. Giunto all’altezza del finestrino mi porse con destrezza un pacchetto dicendo:«Devi solo collegare i fili e fare un numero di telefono»
Giunto a casa esaminai il contenuto del piccolo pacco: era una scatoletta nera che a occhio e croce pesava meno di un chilo. Vidi i due fili di diverso colore che penzolavano e su un biglietto un numero di cellulare.
Mi fidavo di lui: gli avevo chiesto dell’esplosivo, quel tanto che bastasse per far saltare un tombino, possibilmente senza fare troppi danni alle persone che si sarebbero trovate nelle vicinanze.
Piazzarlo fu uno scherzo. La sera, a parte in estate, in giro per Sad City non c’è nessuno, ma dovevo lo stesso fare attenzione per via di qualche macchina di pattuglia della polizia che avrebbe potuto passare da un momento all’altro. Il venerdì stabilito, alle dieci, uscii di casa e parcheggiai la macchina al bordo della strada, fingendo di andare alla macchinetta che distribuisce le sigarette. Con un piede di porco alzai il coperchio del tombino e piazzai il pacchetto sopra i tubi, poi chiusi subito il tombino. Presi la macchina e tornai a casa. Non c’era alcun pericolo: la bomba non sarebbe esplosa senza l’input del cellulare.

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Collaterali o Correlati?

scritto da Angelo Amoretti il 18 novembre 2005 ore 08:43

Anche quest’anno si svolgerà l’importante manifestazione denominata “Olioliva – Festa dell’Olio nuovo” dal 23 al 27 novembre, nelle strade e nelle piazze di Oneglia.
L’iniziativa è giunta alla sua quarta edizione e attira migliaia di visitatori.
Il programma lo trovate sul sito ufficiale.
Quello che mi ha colpito, consultandolo, è l’uso dell’aggettivo “collaterali” in riferimento agli eventi che si svolgeranno in contemporanea.
Forse gli organizzatori avrebbero fatto meglio a usare un altro aggettivo perché questo fa venire in mente gli effetti collaterali di una medicina o di una guerra, insomma, qualcosa di poco simpatico.
Forse era meglio “correlati“.
Detto questo, accorriamo numerosi perché tra le tante novità quest’anno ci sarà la Jazz Ambassadors Marching Band che si esibirà per le vie cittadine domenica dalle 16 alle 18.

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Ohibò!

scritto da Angelo Amoretti il 15 novembre 2005 ore 09:42

Sono felice e non lo sapevo!
L’ho scoperto stamattina leggendo questo articolo.
Sono cose che fanno piacere. Il titolo dell’articolo dice che i cittadini di Imperia in quanto a felicità sono secondi solo a quelli di Rieti, poi nel pezzo si legge che è la provincia a godere di tutta questa allegria. C’è la possibilità che i sanremesi o i dianesi, per fare un esempio, siano più felici di noi imperiesi e che abbiano contribuito alla grande a farci raggiungere il secondo posto nella hit parade delle province più felici d’Italia (sarebbe interessante trovare la classifica completa). Ma non cerchiamo sempre il pelo nell’uovo! Ovviamente quello che ci rende contenti è il clima ‘californiano’ e la vicinanza sia alla Francia che alle montagne.
Se ci fossero più cultura, più spettacolo e più divertimenti, se i giovani e gli anziani avessero dove incontrarsi, se l’acqua dai rubinetti uscisse sempre bella limpida, se ci fosse ‘chiù pilu per tutti’, se invece di certi assessori ce ne fossero altri, probabilmente saremmo euforici e l’anno prossimo potremmo essere in vetta alla classifica.

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Minoranza o Opposizione

scritto da Angelo Amoretti il 14 novembre 2005 ore 11:41

Ultimamente, quando si scrive di politica a Imperia , anzichè ‘opposizione‘ viene usato il termine ‘minoranza‘ e questo non va bene. Dà l’impressione di una vaga, piccola minoranza di non si sa cosa. Una locandina di un giornale locale, pochi giorni fa riportava una frase più o meno così: ‘Nuovo porto. Minoranza contraria’. Minoranza di cosa? Di pescatori, di cicloamatori, di giocatori di scopone? Troppo ambigua come definizione.
Bisognerebbe che anche i Consiglieri dei DS-SDI, della Margherita, dei Verdi, di Rifondazione e Gruppo Misto imparassero a dire ‘Noi dell’opposizione‘, anzichè ‘Noi della minoranza’.
Perlomeno un cittadino normale capirebbe, senza ombra di dubbio, che se sono dell’opposizione a qualcosa si stanno opponendo.

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SAD CITY – di E. Stark – Nona puntata

scritto da Angelo Amoretti il 13 novembre 2005 ore 10:40

L’Azienda era appena fuori città ed era grandissima, con un ampio cortile dove posteggiavano le auto sia gli impiegati che i clienti. L’edificio era su due piani. Al piano terra c’erano i depositi e i magazzini dove l’olio veniva confezionato e poi spedito ai clienti. Al primo piano c’erano gli uffici, eleganti e accoglienti.
I clienti avevano anche l’opportunità di visitare lo stabilimento, spesso in gruppetti, e un fnzionario fungeva da guida, spiegando tutti i procedimenti che subiva l’olio prima di giungere sui tavoli dei consumatori.
Mi accodai a uno di questi gruppetti, con l’intenzione di comprare una scatola di bottiglie del prezioso prodotto e quando giunsi vicino a un serbatoio, con indifferenza, lasciai cadere tutte le palline di clorofilla che avevo in tasca in un sacchetto di plastica.
Alla fine della visita tornai a casa con le mie sei bottiglie d’olio.
Lo scandalo scoppiò qualche mese dopo. Non si sa bene da dove ebbe origine. Fatto sta che qualche cliente un po’ troppo attento e preciso, decise, non si sa perché, di fare analizzare un campione d’olio che aveva acquistato da poco. Il furbacchione lo aveva portato al laboratorio di analisi in una bottiglia anonima, in modo che l’analista facesse il suo dovere senza essere condizionato e risultò che l’olio era stato alterato con aggiunta di clorofilla.
Ritirate le analisi, il furbastro si rivolse a un avvocato, che pare curasse gli interessi di una ditta concorrente e fu così che venne fuori lo scandalo.
Per qualche mese i giornali locali evitarono di parlare del fatto, ma alla fine dovettero svelarlo, anche perché il vai e vieni di Guardia di Finanza e dei Nas avevano insospettito non poco i clienti e quelli di Sad City che abitavano vicino all’azienda incriminata.
Furono messi i sigilli ai contenitori dell’olio e le vendite calarono in modo vertiginoso.
I proprietari e i chimici furono incriminati di frode commerciale. Iniziarono i lunghi, interminabili processi da cui sarebbe stato difficile uscri fuori indenni perché lo scandalo si stava allargando. Da altre parti piovevano denunce e sembrava che la catena non dovesse più avere fine. Una partita enorme di olio risultava adulterata.
Sad City era sconvolta. Come sempre c’era chi si schierava a favore e chi contro.
Nei bar non si parlava d’altro. C’era chi diceva:«Io me lo sentivo che prima o poi li avrebbero beccati» e chi ribatteva:«Sono certo che è tutta una manovra che fa comodo a qualcuno»
Altri erano fiduciosi che tutto sarebbe tornato alla normalità, ma intanto molti dipendenti furono messi in cassa integrazione e non sapevano come sarebbe finita.
Io lo sapevo e continuavo a vivere la mia vita tranquillamente: avevo messo in ginocchio i Charly Brothers.

Fine nona puntata – continua –

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Morire in bicicletta

scritto da Angelo Amoretti il 10 novembre 2005 ore 11:37

Ieri un uomo di 40 anni che si recava in città con la bicicletta ha tamponato una betoniera ed è morto all’ospedale.
L’incidente è avvenuto in via Caramagna, una delle vie più intasate e pericolose di Imperia. La viabilità di questo tratto di strada è peggiorata di anno in anno e ancora oggi non si è trovato una soluzione adeguata. Chi passa per Caramagna per andare in città lo sa benissimo, purtroppo non lo sanno gli assessori, specialmente quello responsabile della viabilità.
O forse lo sa e non può farci niente.
Sarebbe il caso di occuparsi in fretta del problema invece di continuare a far rotonde che se non sono inutili poco ci manca.
Quanti anni dovranno ancora passare e quante persone dovranno ancora morirci prima che via Caramagna sia sistemata nel modo migliore possibile, una volta per tutte?

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