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Chiedere scusa

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A seguito dell’intervento dei consiglieri del PD Giuseppe Zagarella e Paolo Verda a proposito delle indagini sul capannone al Porto, Alessandro Gazzano e Paolo Montesano, rispettivamente coordinatore e vice coordinatore cittadino del PDL, avevano diramato una nota in cui, tra l’altro, pretendevano le scuse alla città da parte dei due consiglieri di opposizione, che, stando a quanto sostenuto dai due coordinatori, con il loro esposto-denuncia, avrebbero rallentato i lavori, danneggiando la città.
Paolo Verda ha risposto come segue:

E’ di questi giorni lo sviluppo delle indagini sul capannone del porto, cui è stato dedicato proprio ieri sera il confronto televisivo tra il consigliere Giuseppe Zagarella e l’Assessore Luca Lanteri.
Sono altrettanto recenti le dichiarazioni del coordinatore Ambesi che hanno scatenato la bufera all’interno della coalizione di maggioranza.
Due vicende lontane soltanto nei contenuti, ma nell’ambito delle quali si sono espresse le voci della nuova generazione dei politici del PDL, voci che usano parole diverse ma un tono ricorrente, un registro comune: quello della presunzione e dell’intolleranza.
L’atteggiamento accusatorio e irridente riservato da Ambesi all’avvocato Fossati, capogruppo PDL in Comune, colpevole di aver espresso un’opinione; l’aggressività autoritaria e prevaricante delle dichiarazioni dei coordinatori Gazzano e Montesano all’indirizzo del sottoscritto e del collega Zagarella sulla questione “capannone”, sembrano dare il segno di una generazione di politici giovani solo anagraficamente, ma privi di un linguaggio davvero nuovo ed evoluto, animati piuttosto da una concezione della politica come esercizio di potere, nella quale i monologhi sono preferiti al dibattito e le voci “non allineate” sono messe all’indice.
Mi domando se parole come rispetto, confronto, dialogo, tolleranza, buongusto abbiano per queste persone lo stesso significato che hanno per me e soprattutto la stessa importanza. Ma le parole di recente sono trattate assai male, spesso svuotate del loro stesso significato, quando non distorte. Così l’Assessore Lanteri ricorre a un linguaggio più infantile che giovane e definisce Zagarella uno “spióne” per avere sollevato dei dubbi sul capannone del porto, dai quali ha avuto origine l’accertamento di una effettiva irregolarità urbanistica.
Consiglio a Lanteri di ricominciare dal dizionario:
Spiòne: spregiativo di spia. – Spìa: chi esercita lo spionaggio per il nemico.
A collegare strettamente le parole ai fatti, se chi segnala un’irregolarità alle autorità competenti è uno spione il nemico di Lanteri sembra essere la legge. Ma non voglio credere che sia così.
Infine un chiarimento ulteriore sulla vicenda del capannone portuale: insieme a Zagarella mi sono attivato mesi fa perché fosse verificato il rispetto di una normativa che tutti siamo chiamati a rispettare, in seguito ai controlli è stata individuata una difformità urbanisticamente rilevante dalla quale è derivata una sanzione ambientale. Gazzano e Montesano hanno dichiarano di ritenere che dovremmo delle scuse alla città per l’aggravio dei tempi di conclusione dell’opera che tale accertamento avrebbe prodotto. Rispondo che il rispetto delle regole è imposto a tutti i cittadini ogni giorno, anche a me, e non ho mai preteso che qualcuno si scusasse per questo. Le uniche scuse che considero davvero doverose sono quelle alla povera lingua italiana, distorta e piegata alla propaganda più becera.
Paolo Verda – Consigliere comunale PD

Scritto da Angelo Amoretti

12 aprile, 2010 alle 12:01

S’era scherzato

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Ricordate?
Beh, si è concluso tutto per il meglio.
Le ultime memorie difensive – lo leggo su La Stampa di ieri – degli avvocati Erminio Annoni e Giuseppe Maria Gallo hanno finito per convincere il Pubblico Ministero Paola Marrali: il capannone, il manufatto, l’ecomostro – chiamiamolo come vogliamo – non è fuorilegge e presto il caso sarà archiviato.
Sono stadi di conseguenza scagionati dall’accusa di abuso edilizio coloro che erano stati raggiunti da avvisi di garanzia: Paolo Calzia, Emilio Morasso, Delia Marlonghi e Maria Assunta Longo.
A seguito di tutto ciò, Paolo Verda e Giuseppe Zagarella, i consiglieri comunali del PD che avevano presentato un esposto denuncia sul manufatto, hanno dichiarato quanto segue:

La notizia di richiesta di archiviazione da parte del magistrato inquirente circa la costruzione in difformità rispetto ai titoli autorizzativi del capannone sul Porto di Imperia ci lascia sicuramente perplessi.
La costruzione è, per stessa ammissione del progettista (a mezzo stampa), difforme rispetto a quanto autorizzato e conforme rispetto ad una variante che a tutt’oggi, per la parte relativa al capannone, non è stata formalmente approvata dalla competente Conferenza dei Servizi (non a caso è stata determinata una “sanzione ambientale” a fronte di una “istanza di compatibilità paesaggistica” presentata dallo stesso progettista).
Poco importa che allo stato attuale solo 2/3 del volume risultino realizzati. Dalle documentazioni depositate agli atti risulta chiaramente non solo che l’altezza del capannone non diminuisce rispetto al progetto approvato, ma il volume finale del capannone (una volta costruito per intero) verrà aumentato sensibilmente come attestato dalla stessa Commissione Edilizia Integrata del Comune di Imperia.
E questo al di là delle dichiarazioni dei legali, non corrette, secondo le quali l’altezza dell’edificio sarebbe diminuita, laddove l’altezza di gronda (parametro urbanisticamente rilevante) è aumentato di circa 3 metri.
Certo è che qualora, lette le motivazioni del provvedimento, si confermino i criteri illustrati a mezzo stampa per dirimere la questione, questo costituirà senza ombra di dubbio un importante precedente a sostegno di coloro che ritengano i parametri urbanistici e le norme tecniche di attuazione dei piani passibili di interpretazioni soggettive e modifiche.
Se tutto sarà confermato allora i nostri colleghi sappiano:

- sembrerebbe possibile sanare abusi e difformità gravi su suolo demaniale;

- su demanio, nonostante quanto espressamente previsto dal Codice della Navigazione all’Art. 47, e dalla Legge dicembre 2006 n. 296 e dalla Legge Regionale 13/1999 come modificata ed integrata dalla Legge Regionale 22/2008, le gravi violazioni urbanistico edilizie e paesaggistico ambientali a quanto pare non comporteranno più sanzioni, tanto meno la prevista revoca delle concessioni demaniali; (Stralcio da L.R.13/99 in combinato disposto con L.R.22/2008: Art. 11 quinquies. (Violazioni urbanistico-edilizie e paesistico-ambientali) (22)[...]

- sembrerebbe possibile la procedura di S.U.A. “in sanatoria”.

Restiamo in attesa di conoscere gli esiti definitivi della questione consci che qualunque essi siano questi costituiranno precedente non trascurabile per dirimere future questioni con la Soprintendenza della Regione Liguria e con tutte le altre su base nazionale, così come con l’Agenzia del Demanio e con gli altri Enti interessati.
Contestualmente restiamo in attesa di conoscere anche gli sviluppi circa l’evidente sforamento dei volumi massimi ammessi dal Piano Regolatore Portuale (il progetto in variante complessivamente vede volumetrie per 127.000 metri cubi a fronte di un massimo ammesso di 120.000), certi che verrà sicuramente trovata idonea e repentina soluzione, magari con qualche “decreto interpretativo” ad hoc.
Tutto quanto sopra detto, sia chiaro, il problema è e resta sempre lo stesso: se le regole esistano e per chi esistano. E che la cantieristica abbia bisogno di spazi idonei per lavorare è cosa che ci ha visto in prima linea, propositivi, durante l’intero iter di approvazione del progetto del Porto Turistico. Che poi i progetti vengano variati per meglio rispondere al contenimento della spese di realizzazione, a scapito dell’impatto su una città è tutta un’altra storia…

-Giuseppe Zagarella – Paolo Verda – Imperia, 6 aprile 2010

I lavori possono continuare spediti e Sanremo può attendere.

Scritto da Angelo Amoretti

7 aprile, 2010 alle 12:13

Definitiva la vendita delle quote della Porto di Imperia SpA

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Durante il Consiglio Comunale di lunedì sera è stata dunque decisa la vendita all’asta delle quote della Porto di Imperia SpA possedute dal Comune.
Di seguito, per comodità dei miei visitatori, riporto i vari interventi del giorno dopo ripresi da Riviera24 e Sanremonews:

Fossati (Pdl)

Il Consiglio di Imperia iniziato ieri sera, terminato intorno alle 3,30 di questa mattina, è stato caratterizzato da articolati interventi di molti consiglieri di maggioranza ed opposizione e, per quanto mi riguarda, ho cercato di evidenziare tra le altre cose, come, per quanto concerne la fruibilità per i cittadini nulla cambi con l’uscita del Comune dalla compagine sociale della Porto di Imperia s.p.a.
Credo infatti che, al di là degli aspetti tecnico-contabili della pratica, sui quali molto si è già detto, sia questo il profilo che interessa di più i cittadini.
Leggo peraltro che la consigliera Nattero torna oggi su tale aspetto, ribadendo il suo punto di vista secondo cui la cessione delle quote “limiterà la fruibilità degli spazi per i cittadini”.
La posizione della Cons.Nattero, certamente rispettabile, è però del tutto avulsa dalla realtà e configgente con dati di fatto introvertibili, oltre che con documentazione a mani della collega.
Occorre essere chiari e non confondere i cittadini: non è la Porto di Imperia che decide quali zone del porto sono e saranno accessibili o meno, quali zone saranno destinazione pubblica esclusiva e/o mista, quali manifestazioni si potranno tenere nel Porto, quali funzioni potranno svolgersi nel Porto, ecc.
Tutto ciò è già deciso da anni ed è immodificabile senza il consenso del Comune: c’è una convenzione urbanistica ed una concessione demaniale che stabiliscono tali aspetti.
Conseguentemente, che la proprietà della società sia pubblica, mista o solo privata non sposta di una virgola “la fruibilità degli spazi per i cittadini”
Come ben sa la Consigliera Nattero, alla convenzione urbanistica è allegata una planimetria del Porto sulla quale sono evidenziate e fissate in modo immodificabile le varie destinazioni ed i livelli di fruibilità per i cittadini delle varie aree portuali (moli, banchine, passeggiate, piazze pubbliche, ecc).
In tale situazione, è di tutta evidenza che il possesso o meno di quote societarie in capo al Comune non incide su tale aspetto.
Occorre dirlo con forza e non confondere i cittadini, con dichiarazioni tanto infondate quanto maliziosamente suggestive.

Giuseppe Fossati, Capogruppo PdL

22/09/2009

Nattero (SpI)

“Nel mio intervento ho contestato che la vendita delle azioni del Porto sia stata decisa per ottemperare la normativa sulle società. In realtà il motivo sta nelle difficoltà di bilancio.
Con le entrate della vendita delle azioni la giunta Strescino copre le esigenze di spesa corrente, riesce a rispettare il patto di stabilità 2009 e i vincoli di bilancio precedenti. La giunta ha scelto la strada più facile e più comoda nell’immediato per sistemare il bilancio ma la più costosa per il futuro della città”.

Lo scrive Carla Nattero, Consigliere Comunale di ‘Sinistra per Imperia’, all’indomani dell’assise di ieri. “In Consiglio ieri sera – prosegue – gli esponenti della maggioranza hanno continuato a ripetere che non cambierà niente, addirittura che ci sarà un maggiore controllo del comune, facilitato dall’essere fuori dalla società. Non è vero. Un’area così vasta e così fondamentale in mano esclusivamente ai privati peserà in maniera determinante sul futuro della città. In primo luogo limiterà la fruibilità degli spazi per i cittadini. E poi condizionerà le sorti del porto di Oneglia, favorendone una destinazione funzionale al gigante porto turistico, governato da logiche esclusivamente private. Soprattutto condizionerà le prospettive economiche perché con la dismissione della quota pubblica i privati più facilmente gestiranno il porto come megaparcheggio di posti barca, senza dare nessuna importanza a quel che serve veramente alla città, cioè lo sviluppo dell’indotto e del lavoro. Nel mio intervento ho fatto anche una piccola storia della società per sottolineare che siamo all’atto finale di una storia che ha visto una costante e progressiva subalternità del pubblico ai privati. Il picco negativo in questo senso si è registrato quando si è affidato alla società Acquamare di Caltagirone la realizzazione delle opere portuali, concedendogli il 70% delle aree portuali complessive con prevalenza assoluta di quelle più redditizie e quindi garantendo a Caltagirone stesso la redditività di gran lunga maggiore. Questa scelta contrattuale è stata effettuata dal CdA della società senza coinvolgere in alcun modo il Consiglio Comunale e i cittadini di Imperia. Perché si è rinunciato alla costruzione diretta del porto da parte della Porto di Imperia,appositamente costituita, per dare una sorta di ’subappalto’ così rilevante a Caltagirone? La risposta è chiara: gli imprenditori locali hanno voluto azzerare il rischio di impresa e il Comune di Imperia ha accettato di porsi in una condizione di totale subalternità e di svendita ai privati. Data questa situazione la valutazione peritale ha un’importanza relativa. Perché certo il perito non poteva conteggiare quello che il comune ha conferito nel tempo senza mai farlo valere: dalle decine di miliardi di vecchie lire dei riempimenti al ‘regalo’ dell’Imperia Mare. Perché il perito in sostanza non ha potuto fare altro che valutare quello che alla fine del percorso è rimasto in mano al Comune, cioè il 10% del costruito, e la parte meno redditizia di esso.Cioè pochissimo rispetto a quello che il Comune ha effettivamente investito. Insomma altro che affarone. L’affarone è stato per Caltagirone e i privati locali. Il Comune invece ci ha messo decenni di rilevanti investimenti e altrettante garanzie politiche per le autorizzazioni e le progettazioni (senza le quali i privati non avrebbero potuto fare niente) e se ne va con un po’ di milioni -per sistemare il bilancio per qualche tempo- lasciando nelle mani dei privati una grande fetta della città. Insomma si tratta purtroppo di un’operazione tutta sbagliata, grave dal punto di vista della salvaguardia dell’interesse pubblico, un’operazione che caratterizza in maniera pesantemente negativa, adesso e nel futuro, l’operato del sindaco Strescino e della sua giunta”.

Carla Nattero, Capogruppo Sinistra per Imperia

Dal Mut (IdV)

Dario Dal Mut, consigliere comunale e capogruppo di Italia dei Valori ad Imperia, interviene sulla dismissione delle quote del porto.

“Leggo sugli organi di informazione odierna i commenti dell’acceso dibattito politico sostenuto da maggioranza ed opposizione nella serata di ieri sulla dismissione delle quote di partecipazione nella SpA porto di Imperia. Come ho sostenuto in Consiglio Comunale ieri sera, l’Italia dei Valori, essendo una nuova forza politica che si affaccia per la prima volta in consiglio Comunale, non ha gli elementi storici che hanno altri autorevoli consiglieri, che hanno vissuto in prima persona le vicende in questione.

L’IdV ritiene che la dismissione delle quote della SpA porto di Imperia sia una scelta non condivisibile non tanto per gli steccati che potrebbero essere messi ai cittadini Imperiesi per precludere loro l’accesso al porto, ipotesi peraltro incerta e che si potrà percepire eventualmente nel futuro, quanto la consapevolezza che lasciare completamente in mano ai privati la gestione di un porto turistico ha il rischio dell’impossibilità di intervenire nelle future strategie di gestione del porto stesso. Il privato declassa sovente le marine a semplici parcheggi per barche, attirando un turismo stanziale che fornisce guadagni minori ma certi e che permette di ridurre i costi all’osso. Questa politica favorisce solo coloro che usano la barca alla stregua di una seconda casa in Riviera, la vivono pochi giorni all’anno ed al ristorante ci vanno poco. Basta vedere quanto poco indotto arriva ogni anno dalla Marina degli Aregai: un’enorme contenitore di barche vuote per la maggior parte dell’anno e meno di dieci addetti per la gestione del porto stesso.

I Francesi, che queste cose le sanno bene, lasciano la gestione dei porti turistici al comune o alla Camera di Commercio, che rappresentano tutti i settori produttivi della città e che quindi non mirano solo ed esclusivamente alla massimizzazione degli introiti, come farebbe… o come farà una società privata.

La città di Imperia ha sacrificato due dei sette km di costa per la costruzione di una grande marineria. Secondo l’Italia dei Valori è essenziale che, per assicurare alla nuova marina il ruolo di volano per il turismo di questa città, la gestione sia mantenuta anche in mano pubbliche e quindi conservando le quote della Porto di Imperia SpA.

Questo è uno degli aspetti rilevati in Consiglio Comunale ieri sera. Certamente un’opinione e come tale opinabile ma concreta e reale che, tra le altre, hanno convinto l’Italia dei Valori a votare contro la vendita delle quote”.

Dario Dal Mut, Capogruppo Italia dei Valori

Indulgenza (Prc)

Nel programma elettorale del Popolo della Libertà non si anticipava certo ciò che si sta determinando oggi, con la messa in vendita delle azioni del Comune (33% del capitale).
E, manco a dirlo, la stessa coalizione di destra che ha stravinto per la terza volta in città non aveva fatto altro che assicurare agli imperiesi che i conti comunali e il bilancio dell’ente erano più che a posto.
Assicurazione che ora rientra tranquillamente e lascia il posto all’ammissione che c’è bisogno di rimpolpare le casse con un bel pò di milioni di euro per far fronte agli impegni ed evitare di sfondare nuovamente il patto di stabilità!
Ma occorre rilevare che quanto sta accadendo oggi era chiaramente prefigurato nel programma letto in quest’Aula dal Sindaco al momento del suo insediamento, laddove egli annunciava prossimi cambiamenti nella partecipazione dell’Ente alle gestioni più importanti.
Una grande infrastruttura che occupa un’area di 500.000 mila metri quadrati sta per essere messa completamente a disposizione dei privati. Un’area che davanti ha sé ha solamente il mare: il mare di Imperia, confine meridionale di questa terra e sua grande ricchezza, per l’oggi e per il domani.
La verità è che le attuali scelte amministrative stanno sistematicamente consentendo ai privati – a certi privati, in particolare – di spadroneggiare nella nostra città, ipotecando in gran parte lo sviluppo futuro e le ricchezze collettive. Grandi gruppi sostanzialmente consociati che, come noto, stanno realizzando porti turistici in tutta la provincia, grazie ad una posizione dominante sempre più chiara e netta.
Oggi si dice che a cessione delle quote va fatta perché l’ultima normativa in materia di concorrenza e mercato vuole che gli enti pubblici non tengano partecipazioni azionarie in gestioni che riguardino beni di interesse generale ma non inerenti a funzioni istituzionali degli enti medesimi. Tuttavia, per altre società partecipate dal Comune (Autostrade, Filse, ecc. ), che pure non svolgono attività di tipo istituzionale, l’Amministrazione si avvale della possibilità di tenerle ancora, come permettono le leggi). Ma, in ogni caso, occorreva attendere l’ultima normativa per accorgersi di ciò che si stava facendo e a cosa si andava incontro? Malgrado fossero chiari da tempo gli indirizzi normativi europei ed italiani, la creazione della partecipata “Porto di Imperia” spa avvenne comunque e mai è stata messa in discussione.
Anzi, si è proceduto, sin dal 2005, scegliendo di non mantenere una adeguata tutela degli interessi pubblici: rinunciando ai patti parasociali preesistenti e all’esercizio del diritto di prelazione del Comune sul 4% del capitale. Capitale passato ai privati con la mortivazione – ripetuta oggi nella delibera proposta – di dover “accrescere le competenze tecniche, commerciali di marketing all’interno della Porto di Imperia spa, nonché di permettere un rafforzamento finanziario-patrimoniale della Società”. Per l’appunto, come si dimostra appieno oggi: a favore dei privati!!!
Un porto grande e importante come quello in costruzione, dalle potenzialità strategiche, non va ceduto interamente ai privati e lasciato senza un ruolo pubblico effettivo. Si tratta di una infrastruttura così imponente (abbiamo sempre sostenuto che essa fosse sovradimensionata) che, se lasciata in mano a logiche esclusivamente privatistiche, essa condizionerebbe pesantemente la città e le sue economie, imporrebbe il prevalere solo di certi interessi e risucchierebbe dentro di sé le residue possibilità di uno sviluppo multivocazionale, come in tutta evidenza sta già avvenendo.
Che cosa dicono, rispetto all’evidenza di ciò, coloro che erano in Alleanza Nazionale prima della fusione nel Popolo della Libertà? Ma, soprattutto, cosa dicono, coloro che rappresentano la Lega Nord? Stiamo veramente difendendo gli interessi degli imperiesi d oggi e di domani? E come? Il porto rimarrà a loro? E come? Potendo passeggiare sui moli e ammirare yachts parcheggiati? Si vuol forse dire che la “fruibilità” equivale al pieno godimento? Che la disponibilità equivale alla sicurezza? La verità è che stiamo cedendo proprietà e gestione, e la partecipazione del Comune era la vera, unica garanzia di condizionamento!!!! Venendo meno i diritti reali esigibili dalla parte pubblica e la sua funzione di controllo, i proprietari e i gestori del porto assumeranno nel tempo – com’é logico attendersi – in base ai propri interessi, tutte le misure che riterranno per condizionare accessi e modalità di fruizione.
Eppure si è sempre sentito dire con enfasi insistita, da quando è partito il megaprogetto: “Imperia avrà il suo porto”, porto che – non dimentichiamolo – esso è stato reso possibile grazie al suolo guadagnato per decenni al mare e al sacrificio di un enorme impatto ambientale e sociale, inglobato il preesistente porto di Porto Maurizio. Parliamo dunque di ricchezze che appartengono in primo luogo ai cittadini imperiesi.
Inoltre, occorre aver chiaro che in gioco è l’intera portualità imperiese, non solo quella turistica. C’è anche un porto commerciale e peschereccio, ad Oneglia, attualmente sempre più assorbito in gestioni privatistiche, grazie alla politica schieratissima delle ultime amministrazioni comunali, cui solo la restituzione ad una conduzione pubblica adeguata può assicurare il sostegno e il rilancio di cui ha bisogno. E, non dimantichiamolo, la Porto di Imperia ha una partecipazione anche nella “Porto di Oneglia” spa, una delle scatole cinesi concepite e poste in essere proprio per prendersi l’intera portualità cittadina…..
In più, ad aggravare la cosa, c’è anche il fatto che si intende affidare alla “Porto di Imperia” la manutenzione del Parco Urbano, prefigurando una gestione da parte dello stesso soggetto che si sta interamente privatizzando. E’ facile immaginare quali conseguenze per la fruizione del parco!!!
Il fatto che ora l’Ammistrazione Strescino annunci di voler vendere le proprie quote evidenzia quanto segue:
- l’assetto societario e l’entità della partecipazione del Comune all’impresa del nuovo megaporto turistico, assolutamente favorevoli ai maggiori soci privati e alle loro alleanze, erano scontatamente predisposti all’attuale operazione;
- la privatizzazione dei beni comuni e delle risorse strategiche, ad Imperia, va avanti come da premessa (si tenga presente che si vuole vendere anche Villa Carpeneto);
- le disponibilità economiche del Comune sono in una situazione critica non più occultabile, come, abbiamo sempre sostenuto, con seri problemi per la spesa corrente e il il rischio dichiarato di uscire nuovamente dal patto di stabilità.
A fronte di una situazione tanto complessa e delicata, L’Amministrazione Comunale si fermi e valuti altre strade, a salvaguardia del ruolo pubblico e degli interessi degli imperiesi, anche interpellando gli altri Enti istituzionali che è opportuno cointeressare nella vicenda (Regione Liguria e Provincia).
Nel contempo, abbia l’umiltà di limitare gli investimenti pretesi malgrado le pesanti difficoltà di e ridimensionare progetti faraonici, come quello pomposamente chiamato “dal Parasio al mare”, eccessivamente costosi e destinati a stravolgere la zona di maggior pregio di Porto Maurizio, se non si vuole caricare un bilancio già precario, in una situazione di generale crisi, del peso ulteriore di impegni gravosi.

Pasquale Indulgenza, Capogruppo P.R.C.

Scritto da Angelo Amoretti

23 settembre, 2009 alle 12:50

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Vendita azioni Porto di Imperia Spa: l’opinione del PD

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Il Partito Democratico ha preso la sua posizione: il capogruppo Paolo Verda ha rilasciato una dichiarazione agli organi di stampa e li riporto così come appaiono su Il Secolo XIX e La Stampa di oggi:

La vicenda del porto turistico si avvia alla conclusione: la peggiore che si potesse ipotizzare. La vendita dell’intero pacchetto azionario è una scelta irresponsabile e rinunciataria [...]
L’amministrazione comunale cerca di chiudere in poche settimane una storia lungamolti anni, senza che la città,le forze politiche tutte,le associazioni, i cittadini possano di fatto intervenire, giudicare, esprimersi. Questo, di fatto,è il primo vero atto della nuova giunta comunale. Celato dietro questioni meramente economiche e finanziarie, rappresenta il definitivo abbandono di valori e di spazi pubblici che da sempre appartengono alla comunità imperiese [...]
Occorre trovare altre vie e soluzioni, in un’ottica cittadina comprendente l’intero assetto portuale. Occorre sin da subito valutare se esiste la possibilità, in cambio di una parte delle nostre quote, di rientrare totalmente in possesso della parte storica del bacino di PortoMaurizio, lasciando ai privati i nuovi volumi in via di costruzione. Solo allora potremo discutere se e come rinunciare alla parte restante [...]
Quando criticammo fortemente l’accordo societario che da subito ci vide inminoranza rispetto ai soci privati, nonostante il Comune avesse messo in gioco il bacino storico di Porto Maurizio, le opere e il lavoro di intere nostre generazioni, mezzo milione di aree demaniali lo facemmo perchè, favorevoli ad un nuovo porto turistico, ne volevamo la regia ed il controllo da parte del pubblico [...]
I bacini portuali devono essere fonte di ricchezza e di lavoro anche per la città. La scelta turistica che è stata fatta in questi anni non può non vedere il Comune di Imperia nel ruolo di capofila: attore e protagonista anche nelle decisioni future sia a Porto che ad Oneglia.
Il Secolo XIX – 10 settembre 2009

La vendita dell’intero pacchetto azionario è una scelta irresponsabile e rinunciataria [...]
Celato dietro questioni meramente economiche e finanziarie, questo atto rappresenta il definitivo abbandono di valori e di spazi pubblici, che da sempre appartengono alla comunità imperiese [...]
L’amministrazione comunale cerca di chiudere in poche settimane una storia lunga molti anni, senza che la città, le forze politiche tutte, le associazioni, i cittadini possano di fatto intervenire, giudicare, esprimersi. Occorre trovare altre vie e soluzioni, in un’ottica cittadina comprendente l’intera assetto portuale [...]
Non è possibile affidare le scelte sulla portualità soltanto ai privati. Il bacini portuali devono essere fonte di ricchezza e di lavoro anche per la città [...]
La Stampa – 10 settembre 2009

Intanto continua la querelle sulla valutazione delle azioni: i conti fatti dal Comune non coincidono con quelli di Carla Nattero. Secondo la rappresentante de La Sinistra per Imperia, la valutazione è stata fatta, per così dire, “al ribasso”, mentre per l’avvocato Giuseppe Fossati del Pdl, la vendita delle azioni alla cifra indicata dai super consulenti che ne hanno svolto la valutazione, sarebbe un grande affare.
Il Sindaco Strescino si è limitato, per ora, a fare pochi commenti, tra cui: “Non ci saranno cancelli” forse riferendosi al fatto che la giunta Berio, qualche secolo fa, aveva chiuso il porto di Oneglia. Ma una domanda sorge spontanea: chi glielo assicura che non ci saranno cancelli? Ha avuto garanzie dagli eventuali acquirenti senza neppure sapere chi sono?
Ci illumini.

Scritto da Angelo Amoretti

10 settembre, 2009 alle 9:42

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Il Comune vendera’ le quote della Porto di Imperia SpA

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La Giunta Comunale in trasferta a Montegrazie ha deciso che venderà le sue quote azionarie della Porto di Imperia SpA.
Non ho capito perché una decisione così sia stata presa a Montegrazie. Forse è un caso o forse è perché lì c’è il Santuario di Nostra Signora delle Grazie e magari qualcuno spera nella grazia della Madonna.
In ogni caso, chi vorrà acquistare le azioni della suddetta SpA, dovrà presentare una fidejussione di 25 milioni e 830 mila euro, in pratica il valore attribuito al pacchetto azionario in possesso al Comune che, ricordiamo, detiene il 33%.
L’eventuale acquirente dovrà acquistare subito il 13 per cento delle quote e accettare la put option sul residuo 20.33 per cento [non so cosa sia la put option e se ha qualcosa a che fare con le professioniste del sesso, lo leggo sul Secolo XIX nda]. Il fortunato vincitore dell’asta “dovrà accettare un contratto che assicura al Comune la facoltà di decidere come e quando vendere la rimanenza delle azioni“.
Sarà comunque il Consiglio comunale ad avere l’ultima parola: e lì potrebbero esserci delle sorprese perché magari qualcuno della maggioranza non sarà d’accordo.
Nel frattempo Pasquale Indulgenza di Rifondazione e Carla Nattero de La Sinistra per Imperia ["E' la messa in pratica di quanto stiamo sostenendo da dieci anni, la svendita ai privati della parte più bella della città"], non ci stanno.
Il titolo di Sanremonews e Riviera24 riguardo all’intervento di Indulgenza, ["Rifondazione prenderà una posizione sul porto"] lì per lì non dico che mi abbia indotto a una prima, satirica reazione tipo questa, ma insomma.
Se però fosse così, allora che dire del PD che per “prendere posizione” ci mette sempre un po’ di tempo in più (quando e se la prende)? Ed eventualmente come la chiameremmo: alla finta-pecorina? Non sapete cos’è? In pratica si finge di prenderlo da dietro, ma trattasi solo di una finta, appunto.
La notizia buona, tornando alla gita della Giunta a Montegrazie (avranno mangiato al sacco proprio come si fa quando si va in visita al Santuario?) è che gli assessori hanno potuto ammirare una fonte battesimale del 1200 circa scoperta di recente grazie alle pulizie effettuate nei dintorni. Vi lascio indovinare da quanto tempo non venivano fatte, se solo in questi giorni è stata scoperta! E non oso immaginare cosa verrebbe fuori nelle frazioni, se fosse fatta una pulizia come Dio comanda.

Scritto da Angelo Amoretti

8 settembre, 2009 alle 12:36

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Il dilemma del Comune: vendere o no

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Oggi il Sindaco è tornato a parlare, a mezzo quotidiani di carta e elettronici, dell’eventualità, da parte del Comune, di vendere il 33% delle quote della Porto di Imperia Spa in suo possesso e non si capisce bene se è per far cassa o altro. Fatto sta che è stato affidato l’incarico al “super partes” prof. Federico Fontana affinché stabilisca, con uno studio appropriato, il valore delle quote da vendere.
Il fatto è che quando dal Palazzo parte un comunicato, una volta giunto nelle redazioni, generalmente subisce qualche taglio o qualche variazione. Immagino che il tutto, ovviamente, sia dovuto a questioni di spazio e impaginazione.
Su Il Secolo XIX oggi in edicola, sta scritto: “Sullo scalo raggiunto il nostro obiettivo. Ora serve un bilancio sano“, mentre su La Stampa, sempre di oggi: “Il bilancio del Comune di Imperia è del tutto sano“.
Viene subito da chiedersi: è sano o sta poco bene? Mi riferisco al bilancio, naturalmente.
E poi, su Il Secolo XIX, si legge:

Stiamo ragionando, in giunta, sulla possibilità di vendere le nostre quote. Lo studio affidato al dottor Fontana ci dirà se e come procedere in questa direzione. Noi siamo pronti…d’altro canto, una volta che la realizzazione del nuovo porto turistico sarà compiuta o quasi, l’obiettivo del Comune di Imperia sarà pienamente raggiunto: che vantaggio potrebbe portarci mantenere le quote, a quel punto? Comunque, la decisione ultima sul da farsi la prenderà la giunta. Poi andremo in consiglio comunale.

e su La Stampa:

Sia ben chiaro: questo non vuol dire che non consideriamo strategico il nuovo porto. Anzi, tutt’altro: pensiamo sia alla base dello sviluppo della città. Bisognerà vedere però se vale la pena mantenere l’attuale pacchetto di quote, pari al 33,33%.

Letto questo, comincia a venirti il mal di testa perché con certi giri di parole non si riesce quasi mai a capire dove si voglia andare a parare.
Temo infatti, e spero di sbagliare, che se il porto è alla base dello sviluppo della città, forse se passerà totalmente in mano ai privati diventerà strategico per loro stessi.
Tant’è vero che il Sindaco lo dice chiaro e tondo su Il Secolo XIX:

Il Comune è entrato nella società per concretizzare il sogno degli imperiesi: riuscire finalmente a dotare la città di un porto turistico degno di questo nome. Da solo non avrebbe mai potuto realizzarlo. Ribadisco: se avremo la possibilità di monetizzare…lo faremo. Vogliamo avere un bilancio in ordine. Qualunque provvedimento prenderemo, ci tengo a dirlo, non sarà una scelta politica ma una decisione attuata nell’interesse della città e dei suoi cittadini. Qualcuno storcerà il naso? Pazienza.

Si è portati a pensare che il bilancio, attualmente, non sia in ordine e che colui che storcerà il naso sarà magari uno che non gradisce la vendita ai privati di cui, forse, si fida poco per quel che riguarda lo sviluppo della città.
La matassa si aggroviglia. Rodolfo Leone ha detto ripetutamente che il bilancio è in ordine, ma terminato il suo mandato ha ringraziato e salutato; Alessandro Natta, dirigente ai Servizi Finanziari, sembrava volesse lasciare il posto.
Infine, riguardo l’intervista, il Sindaco ci comunica che “quello che più conta, per gli imperiesi, è che tra due anni, due anni e mezzo, il nuovo porto sarà pronto” che significa che ce ne andremo nel 2012, alla faccia degli iniziali famosi quaranta mesi previsti, alla posa della prima pietra, dall’ing. Francesco Bellavista Caltagirone, che a onor del vero, aveva poi allungato un po’ il tiro.
Ma sarà il porto più grande del Mediterraneo e a costo zero.

Scritto da Angelo Amoretti

5 agosto, 2009 alle 12:35

La barchetta dove la metto?

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Il prossimo 31 dicembre scadranno moltissimi contratti di affitto per il posto barca alla Marina di Porto Maurizio.
Finora chi è in possesso di un gozzo per andare a pescare o a fare un semplice giro in mare doveva rapportarsi con l’Imperia Mare, ma dal prossimo anno il referente sarà, di fatto, Francesco Bellavista Caltagirone e le domande che già serpeggiano fra chi da anni “parcheggia” la barca alla Marina sono molte.
Il nuovo proprietario rinnoverà il contratto? L’affitto annuale varierà?
Se il contratto non verrà rinnovato molti proprietari di piccole barche avranno due scelte: trovare posto altrove oppure rottamare il mezzo. Potrebbe anche accadere che per venire incontro ai meno fortunati, il Sindaco faccia un’ordinanza in cui si dice, per esempio, che per ogni gozzo rottamato ti viene dato un triciclo o un nuovo set da pesca compreso di canna telescopica in fibra di vetro, mulinello, cento metri di lenza e seggiolino pieghevole, ma non so se sarà fattibile.
Se la nuova controparte rinnoverà il contratto, i piccoli proprietari di natanti potranno tirare un sospiro di sollievo. Ma c’è qualcuno che si chiede se Caltagirone manterrà i prezzi di affitto attuali o li aumenterà.
Io ci scommetterei che addirittura li diminuirà: lui vuole bene agli imperiesi tutti, si è scusato più di una volta per i disagi procurati. Sa che alla Marina, e non solo, stanno bestemmiando – o pregando, a seconda del credo religioso – da due anni, perciò, ripeto, sono certo che non solo rinnoverà i contratti, ma addirittura diminuerà gli affitti.

Scritto da Angelo Amoretti

30 luglio, 2009 alle 16:16

A Imperia va tutto bene

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Uno (nel senso di Uno, non di un lettore qualsiasi: si è dato proprio questo nick) ha lasciato un commento che secondo me merita più risalto, per cui lo prendo, lo copio e lo incollo in un post dedicato, ringraziando il lettore per averlo trascritto:

Da Repubblica di oggi, 6 luglio 2009
pagina 1 edizione Genova

A Imperia va tutto bene

di Vittorio Coletti

Su questo giornale, qualche giorno fa, Marco Preve ha rivelato che la Porto di Imperia spa, di cui il Comune del capoluogo è socio, era morosa verso il Demanio dello Stato per gli oneri di urbanizzazione relativi ai lavori del nuovo megaporto turistico. L´indomani si poteva leggere in città un testo che annunciava che la Porto spa aveva immediatamente (… dopo l´articolo di Repubblica…) versato il dovuto, e ironizzava su una nuvola nera “che non ha portato i temuti temporali”, “dissolvendosi subito come nebbia al sole”. Di chi era il testo? Dell´azienda stessa, del suo Presidente Conti? No. Le parole di Conti sono altre e stanno correttamente tra virgolette. Allora? Non è finita. Lo stesso giorno dell´articolo di Preve, Legambiente, in un suo rapporto, stigmatizzava “il cemento divoratore di litorali” anche a Imperia. Ecco lo stesso testo riportare le “parole molto dure” di Goletta verde, e poi aggiungere: “È così? Di fatto il porto turistico di Imperia, con tutte le opere a terra, cambierà il volto della città, e non è certamente necessario rivolgersi alla Sibilla Cumana per capire che alla fine lo farà sicuramente in meglio”.
Del resto, si poteva ancora leggere, se ne è mostrato entusiasta “lo stesso Presidente della Regione Claudio Burlando, il quale non è certo a capo di una giunta di centrodestra”; e via osannando. Direte: chi è l´autore di questo scritto? Un politico della locale maggioranza sicuro dei grandi benefici che apporterà l´opera voluta dalla sua parte politica? È forse un comunicato stampa del Sindaco di Imperia o del Pdl? No. È un normale articolo di cronaca apparso sulle pagine imperiesi di un importante quotidiano nazionale. E le parole citate non sono di qualche politico intervistato ma del giornalista che firma.
Il caso, a Ponente, non è isolato. Imperia è divisa in due sull´apprezzamento dei Suv del mare ormeggiati nel piccolo e antico porto di Oneglia, ma la stampa locale non manca di segnalare ai cittadini quanto sono belli quelli più moderni e grossi in arrivo, non pubblica mai un parere critico, se non nelle lettere di qualche lettore, nessuno ha mai fatto un´inchiesta, che so?, su dove scaricano i loro liquami gli eleganti yacht fermi per settimane nel bacino o sui problemi più volte denunciati dalla Capitaneria. Ad Alassio, il sindaco scatenato a torso nudo nelle discoteche è diventato sui media locali un simpatico campione delle notti, senza neppure ridere della sua trippa istituzionale. Quando il senatore Boscetto incappò nell´infortunio di far slittare le norme antisismiche il giorno prima del terremoto in Abruzzo, il trattamento riservatogli dai quotidiani nazionali fu assai diverso da quello, molto comprensivo, delle pagine locali. Naturalmente, non sempre è così, non tutta la stampa, non tutti i giornalisti sono così, e in genere assai libera e varia è l´informazione via Internet, i giornali telematici che seguono con apprezzabile puntualità i casi della politica e delle amministrazioni pubbliche, i blog, alle cui ironie non è sfuggito neppure il singolare articolo da cui siamo partiti.
Ma se si vogliono capire le ragioni del consenso capillare della destra nel Ponente ligure bisogna pensare anche alla cassa di risonanza e al sostegno alle sue imprese costituiti dai media locali o perlomeno dalla maggioranza di essi.
Sta a vedere che Berlusconi, sempre impensierito dai giornali, nonostante tutti quelli costosi che possiede, finirà per invidiare Claudio Scajola, così ben servito, a costo zero, dall´informazione di casa sua.

Scritto da Angelo Amoretti

6 luglio, 2009 alle 17:44

Non c’è più bandiera!

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Un lettore mi ha inviato questa mail che pubblico con piacere:

Buongiorno a voi, sono un affezionato turista piemontese che da parecchi anni frequenta Imperia Porto Maurizio e che ha seguito passo-passo la pesante trasformazione che Imperia sta subendo in questi ultimi anni.
Al di la della mia personale opinione sull’opportunità o meno della creazione del Nuovo Porto Turistico sulla quale non mi esprimo lasciando gli elogi o le critiche agli imperiesi che hanno pieno titolo nel farle, vorrei solamente soffermarmi su un aspetto marginale ma che balza agli occhi di chi arriva nella vostra città e con occhio attento valuta i dettagli.
Sto parlando della passeggiata di via Scarincio, salotto buono di Porto Maurizio, dove le storiche, colorate e coinvolgenti bandiere degli stati europei (Italia e Unione Europea comprese) sono da tempo state sostituite da anonime (per chi non conosce la recente storia economica-politica imperiese) bandiere bianche “Acquamare”.
Le “vecchie” amate bandiere erano comunque un segnale di benvenuto a qualunque turista che trovando la sua bandiera poteva sentire il calore di una appartenenza che Imperia tributava al suo gradito arrivo. Purtroppo la stessa fine (ancora peggiore) è stata tributata alle bandiere che sventolavano sui pennoni di corso Matteotti (zona pensilina) che semplicemente sono state tolte e mai più rimesse.
Vi assicuro che anche quelle bandiere, arrivando da fuori, davano un tocco di eleganza ed un sapore di benvenuto a Porto Maurizio ed in più per quelli come me che credono ancora nel valore intrinseco di una bandiera erano comunque un segno di orgoglio nazionale.
Ora non voglio fare polemica, che lascio eventualmente agli imperiesi, ma vorrei sapere se ad Imperia è più importante il tricolore oppure una SPA per me sconosciuta che si chiama ACQUAMARE ?
A voi la risposta.

Lettera firmata.

Scritto da Angelo Amoretti

3 luglio, 2009 alle 11:31

Legambiente: bandiera nera alla Porto di Imperia SpA

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Ogni estate Legambiente con Goletta Verde, assegna le bandiere nere ai cosiddetti “nuovi pirati”: sindaci, amministrazioni locali e regionali, imprenditori, società private e autorità portuali che si sono distinti per azioni od omissioni ai danni all’ambiente marino e costiero.
E quest’anno purtroppo anche Imperia – nella fattispecie la Porto di Imperia SpA – si è vista assegnare la bandiera nera.
Ecco le motivazioni, dal sito di Legambiente:

Alla “Porto di Imperia Spa” per aver realizzato uno degli approdi più grandi della Liguria.
Oltre 1000 posti barca, una mega speculazione che ha prodotto un pesante danno al territorio costiero e all’ambiente marino. Su denuncia della Capitaneria di porto è stata aperta anche un’indagine della magistratura per presunti abusi edilizi. In particolare l’inchiesta riguarda il capannone per la cantieristica, costruito in area demaniale in modo difforme rispetto al progetto depositato e approvato. Sono indagati il presidente della società, nonché segretario generale del Comune, il progettista e i rappresentanti delle altre due società che insieme al Comune di Imperia compongono il Gruppo. La Porto di Imperia Spa aveva fatto richiesta di variante, ma aveva continuato con la realizzazione del manufatto senza attenderne l’approvazione, quindi in mancanza di autorizzazione. La Conferenza dei servizi, mentre scriviamo, non ha ancora approvato la variante, in compenso c’è stata la sanatoria da parte della Soprintendenza.
Legambiente – Marenostrum 2009

Tutto il resto, per chi fosse interessato, è visibile qui [.pdf]

Scritto da Angelo Amoretti

27 giugno, 2009 alle 11:47