Archivio per tag ‘Claudio-Scajola’

Scajola nel mirino di Briatore e Santanchè

12 commenti al post

Il Fatto Quotidiano di oggi pubblica ancora uno stralcio di conversazioni avvenute al telefono tra Flavio Briatore e Daniela Garnero Santanchè (vien da Cuneo). I due discorrono amichevolmente sui massimi sistemi della politica italiana e dal momento che parlano di un nostro illustre concittadino, riporto di seguito il colloquio:

Briatore: “E poi vedi…io li leggo i giornali…poi adesso Scajola che ritorna..quello che ha venduto il..(incomprensibile)
Santanchè: “Ma figurati! Ma figurati se Scajola ritorna…”
B.: “No, ma…ma non c’è niente da stupirci lì, eh…”
S.: “Ma scherzi? Ma che dici? Non possiamo farlo! Ma i nostri ci mandano..l’80 per cento della nostra gente non lo vuole…”

Daniela Santanchè ne ha anche per il Ministro della guerra La Russa, ma è un’altra storia. C’è la possibilità che la piemontesina bella rigiri la frittata, come ha fatto per il referendum (secondo una sua bizzarra teoria ha vinto il Governo) e per il suo Capo, ma carta (in questo caso, nastro) canta.

Scritto da Angelo Amoretti

14 giugno, 2011 alle 12:33

Quando il gioco si fa duro…

8 commenti al post

Leggo su Sanremonews del “Duro intervento dell’Onorevole imperiese dopo l’articolo di oggi su “La Repubblica”, ma in verità analoghi articoli si possono leggere anche sui seguenti quotidiani:
il Fatto Quotidiano [leggibile anche online]
Corriere della Sera [leggibile anche online]
La Stampa [leggibile anche online]
Il Messaggero

e in effetti l’ex Ministro non fa riferimento ad alcun quotidiano specifico.

Scritto da Angelo Amoretti

25 maggio, 2011 alle 15:50

Pubblicato in Politica

Tag:

Parliamone

20 commenti al post

L’altro ieri sul sito della Fondazione Cristoforo Colombo, l’on. Claudio Scajola ha pubblicato un articolo dal titolo “Via del Fagutale? Adesso ne possiamo parlare” e allega un documento [pdf] in cui spiega la vicenda dell’acquisto dell’appartamento a Roma.
E su il Fatto Quotidiano di oggi ne parla Marco Lillo.
Riporto il suo articolo perché al momento non è ancora sul sito.

Le fatture che coinvolgono Scajola
Ecco gli appalti ad Anemone
Nelle carte dell’indagine due prove ancora non valutate

Le due fatture che inguaiano Claudio Scajola portano la data del 30 aprile e del 31 giugno 2002. Riguardano una fornitura di condizionatori per un lavoro svolto dalla Tecnocos e provano che Anemone ha lavorato al Viminale nel periodo in cui il titolare del dicastero non era Giuseppe Pisanu come si è creduto finora, ma proprio Scajola, beneficiato due anni dopo dagli assegni usati per comprare la casa vicino al Colosseo. Quelle fatture sono depositate negli atti dell’indagine di Perugia sulla cosiddetta “Cricca dei grandi eventi”, ma nessuno finora si era reso conto della loro importanza. Dopo la chiusura dell’indagine perugina dove Scajola non è mai stato iscritto nel registro degli indagati, Berlusconi ha dichiarato: “Quello che è successo al mio amico Claudio Scajola, uscito totalmente estraneo da una vicenda che ha profondamente ferito lui e la sua famiglia, è una clamorosa dimostrazione della necessità di una riforma della giustizia”.
Ieri Scajola ha pubblicato sul web un trattatello di 12 pagine dedicato alla vicenda dell’appartamento pagato “a sua insaputa” grazie ai 900 mila euro degli assegni di Anemone. A giorni si attende il suo ingresso al governo.
Finora si è detto che Anemone non ha preso nemmeno un appalto dal Viminale, quando era retto da Scajola. Per controllare questa affermazione il Fatto Quotidiano ha riletto le carte, a partire dalle due fatture emesse dalla Simait Service Srl, un fornitore storico di Anemone che si è occupato anche dei condizionatori della casa del ministro nel 2004. Simait fattura a Tecnocos di Anemone con questa motivazione: “Ns. riferimento commessa n. 26/2002 del 4 febbraio 2002 per la fornitura e posa in opera di impianto di condizionamento per una fornitura di impianti di condizionamento aria per condizionatore multisplit e inverter presso il ministero degli Interni di Roma”. La seconda fa riferimento alla commessa del 14 febbraio del 2002 per altri condizionatori sempre “presso il ministero degli Interni”.
Le date delle fatture dimostrano che c’è un buco nella ricostruzioni di investigatori e giornalisti. Non è vero che la scalata di Anemone è iniziata con con il contratto per i lavori di ristrutturazione della sala crisi del Viminale nel settembre del 2002, due mesi dopo l’arrivo di Pisanu. Sulla base di questa affermazione – nonostante siano provati i vantaggi ottenuti da Scajola – l’ex ministro non è stato indagato perché, per dirla con il brocardo latino, c’è il do di Anemone ma non c’è l’ut des di Scajola. Insomma, c’è un regalone da un milione di euro, ma manca la controprestazione. Non tanto perché i 21 contratti firmati dal 2002 al 2009 dalle società di Anemone per un centinaio di milioni di euro abbiano come controparte il Provveditorato delle Opere pubbliche del ministero delle Infrastrutture. Tutti sanno che si tratta di un contraente formale che esegue le direttive del committente reale, che spesso era il ministero dell’Interno. Scajola era escluso perché la stagione d’oro di Anemone al Viminale, così si era detto finora, era iniziato solo dopo il 4 luglio del 2002, quando Scajola si dimette dopo aver dato del “rompicoglioni” al professor Marco Biagi. E invece non è così. E basta leggere le carte di Perugia per capirlo. Già nell’elenco dei lavori sequestrato ad Anemone e allegato all’informativa del Ros dei Carabinieri del 29 aprile 2010, spunta un contratto per “manutenzione dei locali del compendio del Viminale” datato 13 maggio 2002.
Ma anche il primo contratto importante, quello da 2 milioni e 494 mila euro per la “Ristrutturazione degli ambienti destinati alla Sala Situazioni, all’area di crisi agli uffici contermini e all’archivio dell’Onorevole Ministro- Compendio del Viminale” che risulta firmato il 19 settembre 2002, stando alle fatture della Simait pubblicate oggi dal Fatto, risale a febbraio del 2002. “Quando Pisanu arriva”, spiegano al Fatto i collaboratori dell’ex ministro Pisanu “i lavori della sala di crisi e dell’ufficio erano già stati già appaltati ed erano quasi terminati”. Non basta: Scajola diventa ministro altre tre volte e in tutti e tre i casi Anemone si occupa di ristrutturare i suoi uffici: al ministero dell’Attuazione del programma nel 2004, al ministero delle Attività produttive (23 mila e 880 euro) nel 2005 e poi ancora al ministero dello Sviluppo economico: 31 mila euro pubblici spesi per “lavori nella stanza di riposo e attiguo bagno del ministro”. Sono importi piccoli. Ma nelle carte dell’indagine c’è traccia di un intervento più importante. Il 3 aprile del 2009 Bertolaso dice al telefono al dottor Guidelli che “i ministri Tremonti e Scajola hanno trasferito sul conto (della Protezione Civile) 226 milioni di euro e quindi pagheranno tutti gli stati di avanzamento dei lavori a La Maddalena”. Proprio quelli che interessavano a Anemone e Balducci.

Marco Lillo – il Fatto Quotidiano, 12 maggio 2011

Scritto da Angelo Amoretti

12 maggio, 2011 alle 17:30

Pubblicato in Politica

Tag:

Claudio Scajola torna al governo?

8 commenti al post

E’ dunque imminente il ritorno dell’on. Claudio Scajola nel governo del miglior premier degli ultimi 150 anni?
Stando a quello che si legge in giro si direbbe di sì e dopo le amministrative potrebbero aprirsi per lui le porte del ministero dello sviluppo economico o di quello delle politiche comunitarie.
In un mio post precedente dicevo che poteva trattarsi di un “risarcimento”, ma lui e il suo Capo, stanno facendo passare la cosa come una sorta di “rivincita” sulla magistratura e la stampa “avversa”, per cui occorrerà, da parte del governo, porre rimedi in merito.
Ho già scritto che non fu solo la stampa avversa a chiedere le dimissioni di Scajola: Berlusconi, che adesso telefona “all’amico Claudio” per dirgli che è stata una vergogna tutto ciò che si è detto e scritto in proposito, dimentica che in pratica gli ordinò di dimettersi perché – dopo aver evidentemente fatto uno dei suoi sondaggi anche tra gli altri componenti del governo – pare che avesse confidato a un ministro che “la situazione è difficile. La casa è un bene che colpisce molto l’immaginazione della gente” [il virgolettato si legge qui].
Ovviamente adesso il premier più piccolo degli ultimi 150 anni, [se non si considerano i tacchi e qualche centimetro di asfalto che ha in testa] direbbe che è stato frainteso o che non si riferiva a Scajola. Ormai siamo abituati alle sue piroette e anche ai tripli salti mortali, quindi non ci stupiamo più del dovuto.
Ci stupiamo, o perlomeno lo fa il sottoscritto, del fatto che non si prenda in dovuta considerazione la faccenda dell’inchiesta sul porto di Imperia in cui il nostro concittadino è indagato per associazione a delinquere.
Lui, che probabilmente ha la sfera di cristallo, dice che finirà tutto in una bolla di sapone, io che non ce l’ho, non so dire come finirà.
Ma so che eventualmente al governo ci sarebbe un ministro indagato e se anche di questo non dovrei stupirmi, penso alla figura poco edificante che farebbe nei confronti dei suoi colleghi esteri: l’inglese Jacqui Smith si dimise perché suo marito chiese il rimborso per il noleggio di due videocassette porno; il tedesco Karl Theodor zu Guttenberg rassegnò le dimissioni perché aveva copiato la tesi di laurea.
Certo, qualcuno dirà che con l’immagine che abbiamo all’estero [vedere alle voci Ignazio La Russa e Franco Frattini] una figura da cioccolataio in più o in meno, cosa cambia?

Scritto da Angelo Amoretti

11 maggio, 2011 alle 12:11

L’ex Ministro Scajola, Bin Laden e la “guerra civile” in Libia

14 commenti al post

Ogni volta che esce un nuovo articolo del nostro illustre concittadino sul sito della fondazione Cristoforo Colombo, non riesco a trattenermi dallo stupore.

L’uccisione di Osama Bin Laden a dieci anni dal terribile attentato delle Torri Gemelle di New York potrebbe chiudere una prima lunga fase della cosiddetta “guerra al terrorismo”, che ha causato i conflitti in Iraq e Afghanistan. Sull’onda del successo dell’operazione che ha eliminato il “principe del terrore”, il Presidente Obama potrebbe ora accelerare lo smantellamento di Al Qaeda, facendo emergere le protezioni sotterranee di cui Bin Laden e la sua rete terroristica godeva e probabilmente ancora gode in diversi Paesi islamici, formalmente alleati degli Stati Uniti.La morte del capo dei terroristi dovrebbe poi “mettere in sicurezza” il futuro dell’Egitto, della Tunisia, della stessa Libia ancora sconvolta dalla guerra civile: è più difficile, senza Bin Laden e con il Presidente americano più forte, ipotizzare derive fondamentaliste in Nord Africa.
Claudio Scajola

Probabilmente l’Italia, la Francia, gli Stati Uniti, la Danimarca, la Norvegia, il Belgio, l’Inghilterra e il Canada, stanno bombardando la Libia a sua insaputa.
Per quanto riguarda la guerra al terrorismo, purtroppo ci sono autorevoli opinioni di persone che, sia detto con tutto il rispetto, probabilmente in fatto di terrorismo ne sanno più di lui. Vi invito, a tal proposito, ad ascoltare l’intervista a Loretta Napoleoni, conosciuta in mezzo mondo per i suoi studi sul terrorismo e l’economia.
Come se non bastasse, sebbene lì per lì, tra le tante cose che sono scappate di bocca al Presidente Obama, ci sia anche un “Ora il mondo è più sicuro“, su La Stampa online c’è un sondaggio in cui il 69% per cento si sente meno sicuro, rispetto al 30% che invece lo è.

Scritto da Angelo Amoretti

4 maggio, 2011 alle 12:08

Pubblicato in Politica

Tag:

L’ex Ministro atomico insiste sul nucleare

14 commenti al post

L’ex Ministro nucleare torna a battere la barra dell’uranio che si sta raffreddando e ancora una volta, secondo me, sbaglia anche i tempi.
Infatti, mentre il suo Capo ha candidamente rivelato di voler accantonare il progetto delle centrali in Italia solo per il semplice fatto che parlarne adesso, sotto elezioni e sotto shock post Fukushima, non sarebbe conveniente (e naturalmente non sarebbe conveniente al Presidente del Consiglio che i referendum si facessero, visto che, dati alla mano, il quorum sarebbe raggiunto e il Sì anche al legittimo impedimento con ogni probabilità vincerebbe), lui ne scrive sul sito della Fondazione Cristoforo Colombo. E siccome c’è il rischio che il suo pensiero abbia poca risonanza, senza linkarlo, Sanremonews riporta la serie di imprecisioni scritte dal nostro concittadino.
Mi limito a segnalarne due:

1) Non è vero che “le famiglie e le imprese italiane pagano l’elettricità il 30% in più della media europea (il 60% in più della Francia)” [leggi qui].

2) E’ stato appurato che il disastro del Vajont non fu causato solo da eventi naturali (il Monte Toc che si staccò e finì nell’invaso), ma anche per gravi responsabilità umane [leggi qui].

Anche su questo blog, negli anni scorsi, si è dibattuto a lungo sul nucleare e direi che non vale più la pena  ritornarci.
Il 12 e 13 giugno andiamo a votare e facciamo una bella croce sui quattro SI per dire no al nucleare, alla privatizzazione dell’acqua e al legittimo impedimento, così la facciamo finita una volta per tutte.
E stiamo attenti ai trappoloni: il primo potrebbe arrivare direttamente per via legale, nel senso che se la Corte di Cassazione cancella i referendum, infischiandosene della volontà popolare di chi si è dato da fare per averli, finisce tutto lì.
Ma quello che non vuole che si vada a votare soprattutto per il legittimo impedimento, gioca anche sul fatto che la nostra attenzione cali, che la gente non ne sappia più nulla e che non venga raggiunto il quorum.
E’ compito di ognuno di noi, nel proprio piccolo, darsi da fare affinché si avveri il contrario.

Scritto da Angelo Amoretti

29 aprile, 2011 alle 17:40

L’importante è inaugurare

19 commenti al post

Se la lettura di prima mattina de La Stampa mi aveva tirato un po’ su di morale, il Fatto Quotidiano me lo ha buttato sotto terra. Tutto per colpa del cane di Vincenzo che prima mi porta i quotidiani locali e poi il giornale di Gomez e Travaglio. Ma queste sono cose che a voi possono anche non interessare.
Il fatto è che ieri mi sono incantato per mezz’ora a guardare le foto dei politici nostrani che erano all’inaugurazione della variante della Statale 28. C’erano tanti: l’on. Claudio Scajola, l’on. Manfredo Manfredi, l’on. Eugenio Minasso (che ogni volta cambia look come fosse Diabolik), l’on. Giacomo Chiappori (che quando suonava l’inno aveva la mano su qualcos’altro, anziché sul cuore come tutti quanti gli altri, sennò che leghista è?), l’on. Claudio Burlando (che pare sia arrivato da Nava in contromano, ma sicuramente è stato qualche maligno a dirlo), il Sindaco Paolo Strescino, il Presidente Luigi Sappa e tanti altri. Mi scuso con eventuali indagati che non ho elencato. Il prete c’era e i carabinieri pure, ma avevano lasciato le manette in caserma, nel caso gli fosse venuta la tentazione di metterle ai polsi di qualcuno.
Insomma: una bella festa, un’opera importante di 2.300 metri che è costata 50 milioni di euro per via del fatto che c’erano da costruire il viadotto sull’Arroscia e un tunnel sotto la collina. Una bretella che ci permetterà di andare a Torino in meno tempo e ai torinesi (ammesso che abbiano sempre voglia di venire qua) idem.
Stamattina leggo i quotidiani locali e ci trovo la stessa euforia che ho provato ieri nel guardare le foto. Poi, come dicevo, mi arriva il Fatto Quotidiano e me la fa calare di brutto.
Perché i fatti, che difficilmente leggerete altrove, sono i seguenti.
Giovedì 31 marzo si sono presentati sul cantiere tre tecnici per il collaudo di routine: Daniele Musso dell’Anas di Genova, Giuseppe La Rosa del compartimento di Torino e Angelo Adamo, ex ispettore Anas in pensione, i quali, per farvela breve, dopo aver fotografato e visionato il percorso, hanno negato la certificazione di agibilità al tratto perché la bretella è pericolosa e presenta numerose irregolarità e probabilmente verrà chiusa subito. Ma l’inaugurazione era da fare e si è fatta.
Se si vuole vedere il bicchiere mezzo pieno si può pensare che, beh, vorrà dire che ne faranno un’altra, con un sacco di nuove fotografie. In fondo ci siamo abituati: un nastro tricolore, un paio di forbici e qualche indagato si trovano sempre.

Scritto da Angelo Amoretti

5 aprile, 2011 alle 12:22

Scajola e l’orlo del precipizio

3 commenti al post

Su segnalazione di Pasquale Indulgenza, che ringrazio, ho recuperato questo articolo di Vittorio Coletti apparso su La Repubblica di ieri, 3 aprile 2011 e lo pubblico a beneficio di chi se lo fosse perso.

Scajola e l’ orlo del precipizio

Sarà stata fatta anche per ragioni di concorrenza interna al Pdl ed è certo segno di tatticismo e di debolezza l’ averla fatta parzialmente rientrare, ma la protesta che Claudio Scajola avrebbe promosso tra i parlamentari del suo partito a lui vicini contro lo “stile (si fa per dire) La Russa”, non è priva di significato . Quanto tempo occorrerà a un uomo della sua scuola politica, che, alla fin fine, quando è pesantemente scivolato, si è dimesso anche se non inquisito (fatto rimarchevole in un gruppo il cui Capo si esalta e rafforza per le proprie gravissime imputazioni), quanto tempo gli occorrerà , dicevo , per smarcarsi del tutto dalla deriva volgare e violenta del suo partito? Non lo so. Non so neppure se mai lo farà. Ma per chi ha conservato un minimo di decoro è arrivato il momento di decidere se difendere il potere o la dignità. T emo che Scajola si illuda se, anche in buona fede, crede che un ritorno alla civiltà dei rapporti istituzionali e politici possa avvenire ancora sotto l’ egida di Silvio Berlusconi. Il male non fa mai il bene, neanche quello piccolo. E Berlusconi è davvero, oggi più che mai, il principio del male e della malattia dell’ Italia, con buona pace di chi non vuole vederlo per non esserne troppo turbato. Pensare che a Berlusconi il ringhioso La Russa dia fastidio è come credere che chi si è comperato un rottweiler lo schifi perché sbava. Lo ha preso apposta, e gli piace che il suo potere sia guardato da mastini feroci e brutali, che spaventino e aggrediscano chiunque osi discuterlo o ostacolarlo. Fra poco i suoi guardiani passeranno dal lancio dei giornali alle botte, e non ci sarà più nessuna scusante per nessuno, neppure per l’ insopportabile D’ Alema, che ironizza sull’ esasperazione di Rosy Bindi. In verità, Scajola, nel suo piccolo, ha fatto qualcosa di simile a Berlusconi, che ha appaltato la guerriglia politica nazionale a solerti picchiatori. Le scelte più recenti dell’ ex ministro, gli uomini della seconda generazione da lui messi a capo di enti e partito nell’ imperiese, si segnalano per grettezza di modi, di cui vanno perfino fieri (come il sindaco di Sanremo Zoccarato), per aggressività e maleducazione. Il vicesindaco di Imperia, Rodolfo Leone, parlando in consiglio comunale, nel suo ruolo istituzionale, mi deride, nelle approssimative forme che gli consente il suo linguaggio, per uno degli articoli sul megaporto apparsi su questo giornale, definendomi incompetente a parlarne perché gli risulta (udite, udite!) che io sia un professore universitario di storia della lingua italiana. Certo, si potrebbe replicare sollevando dubbi sulla sua competenza. Ma è più importante osservare come parla un politico nella sua veste istituzionale, riferendosi a un cittadino della città che amministra. Ora, quando si è circondato da gente di questo calibro nella sua provincia, Claudio Scajola ha fatto la stessa operazione che Berlusconi ha compiuto a livello nazionale mettendo a guardia della sua proprietà i La Russa, i Verdini, le Santanchè. Quando un cane rabbioso morde qualcuno, il responsabile è il padrone. Forse Scajola comincia a capire che i dobermann più feroci possono anche azzannare il proprietario, e finirà prima o poi per prendere le distanze dai suoi più brutali guardaspalle locali, visto che invita Berlusconi a fare lo stesso dai suoi romani, candidando implicitamente se stesso a fargli il servizio in modi più civili e con maggior tatto istituzionale. Su questo, però, come dicevo, si illude. Perché se anche Berlusconi, per pura convenienza, desse il benservito al fedelissimo ministro della Difesa e gli preferisse Scajola, Scajola dovrebbe fare lui la parte feroce di La Russa o dovrebbe subito rinunciare al ruolo. Nei dintorni del Vecchio di Arcore non c’è spazio per la buona educazione, neppure per quella di facciata. Uno che alla politica deve un aumento stratosferico della propria ricchezza (in un Paese tutto impoverito) non si farà certo scrupolo dei modi con cui tanto potere sarà protetto. Esigerà solo che sia difeso fino all’ ultimo, come ben si vede nel Parlamento mobilitato per difenderlo dai crimini comuni che è accusato di aver commesso. Scajola non può più far finta di credere che il Pdl sia un partito politico e non una proprietà privata dell’ Innominabile. Questo può pensarlo qualche sussiegoso editorialista del Corriere della sera, per il quale chi ruba e chi è derubato sono sullo stesso piano. Ma non lui, che sa come stanno le cose. Il tempo per salvarsi almeno l’ anima sta per scadere. Persino il suddetto editorialista ha scritto “che l’orlo del precipizio è vicino”.
Vittorio Coletti – La Repubblica, 3 aprile 2011

Scritto da Angelo Amoretti

4 aprile, 2011 alle 12:23

La Fondazione Cristoforo Colombo ha un specie di clone

un commento al post

Qualche giorno fa, in un commento, chiedevo a un gentile lettore se per caso sapesse come si autofinanzia la Fondazione Cristoforo Colombo dell’on. Claudio Scajola e leggendo la Riviera in edicola oggi, mi ero illuso di aver trovato la risposta [quando si dice la combinazione!].
Ma niente: quella “de noartri” è cosa nostra che non ha nulla a che vedere con quella dell’ex Ministro.
Adesso, se proprio si volesse essere pignoli, si potrebbe cercare di stabilire se è nata prima la gallina o l’uovo e chi ha clonato chi, ma credo non ne valga la pena.
Giudicate voi:

CURIOSO “QUI PRO QUO” NEL PDL

L’Associazione Cristoforo Colombo e la lettera di Enzo Amabile ai simpatizzanti.
Alcuni mesi fa, intorno alla fine dell’anno 2010, alcuni amministratori e simpatizzanti del Pdl hanno ricevuto una lettera, firmata da Enzo Amabile, con la richiesta di versare un contributo, ovviamente facoltativo, all’associazione Cristoforo Colombo.
Le malelingue hanno subito pensato che dietro alla missiva ci fosse l’ex Ministro Claudio Scajola, cofondatore della Fondazione Cristoforo Colombo e, negli ultimi tempi, in rotta con il Pdl.
In realtà si tratta di due enti distinti, come spiega Enzo Amabile.
La lettera inviata è stato il mio ultimo atto come segretario amministrativo del Pdl. Ci tengo però a precisare che la nostra associazione, benché porti lo stesso nome, non ha nulla a che vedere con la fondazione dell’ex Ministro Scajola. Abbiamo creato quest’associazione (il presidente è Franco Amoretti, ndr) alcuni mesi fa per dare maggiore vitalità al partito. E’ stata un’idea, diciamo così, dei vecchi democristiani. Ritenevamo, infatti, che all’interno del Pdl non si facesse poi tanta vita di partito. Ricordo ai tempi di Forza Italia, quando c’erano diverse associazioni collaterali al partito. Ora questi movimenti politici stanno morendo e la nostra è stata un’iniziativa volta a ritrovare lo spirito politico di un tempo, a potersi confrontare sugli argomenti della più stressa attualità“.
In realtà la lettera di Enzo Amabile avrebbe creato un po’ di confusione tra gli stessi simpatizzanti al Pdl. In molti, infatti, avrebbero collegato l’associazione imperiese con la Fondazione dell’ex Ministro. Un semplice “qui pro quo”?

la Riviera – 18 marzo 2011

O un semplice Qui Quo Qua, vai a sapere.
Credo che non ci sia neppure bisogno di chiedere all’on. Scajola se è al corrente della cosa, ovviamente.

Scritto da Angelo Amoretti

18 marzo, 2011 alle 19:05

Non c’è più feeling tra Berlusconi e Scajola

13 commenti al post

Solo pochi giorni fa, sul sito della Fondazione Cristoforo Colombo, a firma Claudio Scajola, nella rubrica “La Bussola”, l’ex ministro dello sviluppo economico, a seguito dei disordini in Libia e negli altri paesi africani, scriveva:

[...] E’ proprio per mettere in grado l’Italia di affrontare crisi energetiche come quelle che si stanno manifestando in Libia e negli altri Paesi africani e mediorientali, che il Governo Berlusconi ha riaperto la strada all’energia nucleare.

E’ una delle riforme strutturali più importanti avviate in questi ultimi tre anni. Una riforma che vuol porre riparo allo sciagurato referendum antinucleare del 1987, che ha condannato l’Italia a pagare l’energia elettrica il 30% in più della media europea (e il 60% in più della Francia), contribuendo alla forte caduta di competitività del nostro Paese. Se negli ultimi 15 anni l’Italia è cresciuta meno e ha creato meno posti di lavoro per i giovani degli altri Paesi europei, lo si deve anche all’alto costo dell’energia dovuto all’assenza del nucleare. Spero che i cittadini italiani, che saranno chiamati a votare in un nuovo referendum sul nucleare, se ne rendano conto. E si convincano che, come ha detto in una recente intervista l’oncologo Umberto Veronesi, neopresidente dell’Agenzia di Sicurezza, “senza il nucleare l’Italia è un Paese morto“.

Il Ministro Paolo Romani che ha preso il suo posto e che in materia di nucleare deve avere più o meno le stesse competenze del suo predecessore, oggi ha detto che “serve fermarsi un attimo e capire cosa sia meglio fare“.
Ha poi aggiunto che “il dibattito non è più tra nuclearisti e antinuclearisti, ma è sulla sicurezza“.
La nuova linea pare sia stata data da Berlusconi in persona: “Cerchiamo di non alimentare polemiche, anche perché l’argomento potrebbe essere usato in modo strumentale in campagna elettorale alle amministrative“. [Qui]
Altro colpo basso al nostro illustre concittadino la cui “bussolata“, come le altre, tranne l’ultima, non è più visibile sul sito della Fondazione.

Update: Stefania Prestigiacomo, Ministro dell’Ambiente: “E’ finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate’‘. [Qui]

Che tristezza…

Scritto da Angelo Amoretti

17 marzo, 2011 alle 18:51