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L’intervista de Il Secolo XIX a Sergio Cofferati

con 13 commenti

Questo post è datato, ma lo pubblico lo stesso e riporto l’intervista rilasciata da Sergio Cofferati a Milena Arnaldi , pubblicata sul Secolo XIX del 16 dicembre scorso.
Sergio Cofferati non mi è particolarmente simpatico: era stato eletto eurodeputato anche con i voti del nostro Ponente, ma da queste parti si è visto pochissimo.
Quando è tornato, l’altra volta, deve essersi fatto spiegare bene dove è la nostra città e, a seguito della sua prima apparizione, tra l’altro, c’era stato un siparietto che la dice lunga sulla trasversalità, solitamente chiamata “democrazia”, che c’è nel partito democratico. Era successo che Giovanni Barbagallo, assessore di Burlando, era andato ad applaudire il “cinese” (come da anni è soprannominato Cofferati) e Giancarlo Manti (consigliere regionale Burlandrenziano) se ne era lamentato. Anche perché la lotta in casa Pd, che tra i tesserati online ha anche un certo Mussolini Benito da Predappio, si fa dura. Poi Mannoni ha messo a posto tutto.
I giovani di Bologna, quelli che non erano figli di papà al tempo di quando era sindaco della loro città, credo non abbiano di lui un buon ricordo.
In ogni caso, a parte le mie brevi considerazioni del tutto personali, ripropongo l’intervista, tanto per sapere cosa se ne pensa in giro.
Nel frattempo c’è stato l’endorsement di Claudio Scajola a favore di Cofferati, mentre i suoi ex amici pare siano orientati a votare la signora Paita.
Riccardo Giordano invita a riflettere su ciò, Cofferati, in un tweet, ha scritto che non ha mai chiesto i voti di Scajola, anche se probabilmente li avrà a sua insaputa e Alessandro Lanteri, segretario cittadino del PD sanremese, prova a smontare le tesi di Giordano.
Tutto questo, con la questione del tesseramento, dovrebbe portare a una seria riflessione sulla reale credibilità delle primarie, soprattutto da parte dei dirigenti del PD perché, tra l’altro, non trovo simpatico vedere nei seggi a votare filippini o pakistani che di solito vendono ombrelli e rose.

«Costruirò una coalizione di centro sinistra e non voglio alcuna alleanza con gli ex fascisti».

Lontano dalla politica delle larghe intese Sergio Cofferati, candidato alle primarie del Pd e competitor di Raffaella Paita e Massimiliano Tovo per decidere chi correrà per le regionali della Liguria, ieri a Imperia per un incontro organizzato da Sel all’Auditorium della Camera di Commercio, mette le cose in chiaro e come primo pensiero esprime “qualcosa di sinistra”.

Cofferati in quale anima del Pd si identifica?

«Credo si debba tornare a fare la politica come deve essere fatta. Il governo nazionale non può essere preso come riferimento».

Quindi chi correrà con lei per la Liguria?

«Trovo assurdo che la destra interferisca nelle scelte del centro sinistra: se io voto centro sinistra voglio che governi quell’area».

Quindi?

«In questa competizione sono accompagnato da persone del mio partito che la pensano come me e da chi riconosce in me il cambiamento, penso ad esempio al sindaco di Savona Federico Berruti.Pensiamo a costruire un progetto per la Liguria fuori dal dibattito della politica nazionale, quindi dialogo aperto per creare una coalizione di centrosinistra che comprenda il centro riformista di tradizione cattolica e le varie anime della sinistra».

Da dove intende partire?

«Occorre cambiare orientamento all’amministrazione regionale e quindi discostarsi da chi ha avuto la responsabilità del governo precedente».

Si riferisce a Lella Paita?

«Essendo assessore in carica è la candidata del presidente uscente. La nuova storia la può scrivere soltanto chi non è stato coinvolto nella precedente».

Perché i liguri dovrebbero votare Sergio Cofferati?

«Chi voterà Cofferati è un elettore che pensa che un cambiamento sia necessario:l’alternativa è o andare avanti sulla strada che ha portato a questo stato drammatico di rapporti oppure scrivere un’altra storia».

Quali sono le priorità?

«La priorità assoluta è l’ambiente. In questo ambito la Regione ha responsabilità molto gravi e non parlo solo di scolmatore e di coperture di torrenti.Parlo di quanto è stato fatto per preservare il territorio, delle azioni fortemente negative come il regolamento in deroga per le costruzioni in prossimità dei rii».

Lei che cosa intende fare?

«Serve una legge per regolare l’uso del suolo a imitazione di quella della Toscana».

L’emergenza imperiese?

«Credo sia l’isolamento, la priorità è il raddoppio ferroviario inteso come il completamento di una linea ferroviaria che unisca la Liguria e la metta in comunicazione con la Francia. La limitazione infrastrutturale del ponente è la prima motivazione del mancato sviluppo».

E poi?

«Il turismo. Ci sono potenzialità immense ma non c’è un progetto e va rapidamente costruito, un’offerta congiunta tra territorio e qualità dell’offerta. Questa visione è in grado di sviluppare intorno a sè attività manifatturiere, mi riferisco ad Agnesi ad esempio, al settore dell’artigianato, all’agricoltura».

Tutto ruota intorno a un obiettivo insomma…

«Anche l’occupazione potrebbe crescere collegata a quanto detto sull’ambiente, sulla tutela del territorio. Un’edilizia “buona” e non una nuova cementificazione».

E l’emergenza sociale?

«Penso a uno strumento universale, un supporto di garanzia per tutti per chiunque perda il lavoro: un reddito minimo garantito dalla Regione».

Recupero e conservazione di quanto esiste. E le coste?

«Basta con i porti. Non bisogna mettere un mattone in più».

Un’altra emergenza del ponente: i rifiuti

«Non c’è pensiero a lungo termine, non c’è mai stata una politica regionale sui rifiuti. Occorre immediatamente strutturare un piano di smaltimento e come prima cosa stabilire un miglioramento della raccolta differenziata nell’ottica del recupero delle materie. La Concordia ha dimostrato che ci vuole capacità professionale e una tecnologia non inferiore a quella utilizzata per produrre per poter smontare e recuperare».

Il Secolo XIX – Milena Arnaldi, 16 dicembre 2014

Scritto da Angelo Amoretti

30 dicembre, 2014 alle 18:09

Imperia: ecco il nuovo Consiglio comunale

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Ecco il nuovo Consiglio comunale di Imperia, che, ovviamente, è provvisorio, nel senso che chi andrà a fare l’assessore lascerà il posto al primo dei non eletti della propria lista. Lo stesso credo che valga per chi andrà a far parte delle Società Partecipate.
In ogni caso dalle urne è uscito questo scenario:

Maggioranza:

Sindaco: Carlo Capacci
Vice Sindaco: Giuseppe Zagarella (”PD per Imperia”)

PD per Imperia“:

Oliviero Olivieri, avvocato;
Fabrizio Risso, avvocato;
De Bonis Giuseppe (detto Pino), assicuratore;
Giorgio Montanari, informatico;
Lorenzo Lagorio (detto Cicciò),
Enrica Chiarini*, assistente sociale;
Gianfranca Mezzera**, dottore commercialista;
Valeria Canetti***, Neuropsicometrista.

Imperia Cambia“:

Alessandro Savioli, funzionario Agenzia del Territorio;
Enrica Fresia, insegnante;
Roberto Saluzzo, architetto;
Fulvio Balestra, imprenditore;
Susanna Palma, insegnante;
Maria Teresa Parodi detta “Mari”, architetto;
Paolo Re, avvocato.

Laboratorio per Imperia“:

Paolo Strescino, imprenditore;
Sara Serafini, insegnante e storica dell’arte;
Diego Parodi, agente assicurativo;
Paolo Montesano, agronomo e libero professionista.

Imperia di Tutti Imperia per Tutti“:

Nicola Podestà, geologo, ex direttore Osservatorio Meteorologico di Imperia.

*Nipote dell’assessore regionale Giovanni Barbagallo.
**Moglie del consigliere provinciale Fulvio Vassallo.
***Sorella dell’ex consigliere Silvio Canetti e figlia del Senatore Nedo Canetti.

Opposizione:

Erminio Annoni, avvocato;

PDL Berlusconi per Annoni“:

Ida Acquarone, medico di famiglia;
Gianfranco Gaggero, geometra;
Antonello Ranise, medico cardiologo;
Emilio Broccoletti, imprenditore;
Piera Poillucci, avvocato;

Imperia Riparte“:

Giuseppe Fossati, avvocato;

Imperia bene comune“:

Gian Franco Grosso, funzionario dell’amministrazione provinciale;
Mauro Servalli, studente universitario;

Movimento 5 stelle“:

Antonio Russo, coordinatore azienda di comunicazione;
Cara Glorio****.

La Svolta

Alessandro Casano, chirurgo e dirigente medico.

****Mi scuso con Cara Glorio: non sono riuscito a trovare la sua professione.

Scritto da Angelo Amoretti

12 giugno, 2013 alle 12:39

Elezioni amministrative 2013: “IMPERIA DI TUTTI IMPERIA PER TUTTI”

con 7 commenti

IMPERIA DI TUTTI IMPERIA PER TUTTI
[La lista appoggia Carlo Capacci]

Pierpaolo Ramoino, impiegato bancario;
Serena Acito, libera professionista;
Alessandra Bianchi, impiegata Provincia di Imperia;
Roberto Braganti, operatore sociale;
Rosaria Campione, imprenditrice;
Elio Donzella, agente pubblicitario;
Abdelkader El Harini, operaio;
Luca Falcetta, impiegato;
Salvatore Falletta, artigiano edile;
Sabrina Fasano, impiegata;
Miriam Garibbo, studentessa;
Riccardo Ghigliazza, agente di commercio;
Giampiero Gianno, collaboratore del Coni e allenatore di calcio;
Gianfranco Lascari, in attesa di occupazione;
Angela Lauzza, educatrice professionale;
Claudio Luppi, impiegato;
Arcangelo Maio, artigiano;
Layla Maranta, commerciante;
Rosalia Noto, collaboratrice scolastica;
Angelo Pastorelli, libero professionista;
Antonio Pellitteri, insegnante, libero professionista;
Nicola Podestà, 66 anni, ex direttore Osservatorio Meteorologico;
Vincenzo Rivoli, insegnante;
Eliana Torterolo, pensionata;
Davide Valcado, commerciante;
Vincenzo Fausto Zumbo, insegnante;
Manuela Zunino, impiegata.

fonte: Puntoimperia

Scritto da Angelo Amoretti

28 aprile, 2013 alle 15:26

Le non-primarie del PD imperiese

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Clima da dayafter, ma qualcuno azzarda addirittura un’imminente resa dei conti, all’interno del Pd imperiese. Soprattutto se si legge la clamorosa vittoria, anche a livello di scarto percentuale, di Paolo Verda alle primarie dell’altro ieri che dovevano sancire il nome del candidato sindaco democratico alle elezioni amministrative del dopo Sappa nel giugno 2009.
Una nomination che può provocare uno scossone ai vertici del partito.
L’apparato del Pd, forte dei suoi dirigenti e membri più rappresentativi (dal segretario provinciale, Giancarlo Manti, passando per il coordinatore cittadino, Fabrizio Risso e i consiglieri comunali Gianfranco Grosso, Pietro Mannoni, Lorenzo Lagorio e Annamaria Giuganino), si era infatti schierato apertamente a favore di De Bonis. La minoranza del Pd imperiese, o meglio quella che era laminoranza sino al terremoto di domenica (i consiglieri comunali Giuseppe Zagarella, Brunella Ricci, ex Margherita, Sergio Barbagallo, ex Ds, che nella loro azione pro Verda hanno avuto l’appoggio concreto degli ex sindaci Davide Berio e Giovanni Barbagallo, Marco Benedetti, Dino Sciolli, Stefano Senardi, Mario Spalla), grazie alla vittoria dell’architetto e soprattutto al voto degli iscritti, ha di fatto messo in dubbio la leadership imperiese del partito stesso. E così, mentre Verda, attorniato da moglie e figli, parenti e amici più stretti, si è goduto il giusto e meritato riposo dopo un mese di duro lavoro elettorale («ma sono pronto a ripartire subito per far crescere e conoscere all’esterno lamia, la nostra proposta», ha sottolineato), il partito democratico imperiese ha cominciato a fare i conti con un presente politico che nessuno, o quasi, aveva previsto alla vigilia.
«Escludiamo che possa cambiare qualcosa all’interno del direttivo del Pd – spiega il segretario provinciale Giancarlo Manti, nominato da pochi mesi – non credo proprio… io spero che nessuno pensi di fare guerriglia all’interno del partito sulla base di questo risultato.
Non vorrei che qualcuno si montasse la testa pensando che le primarie di domenica possano scardinare ciò che a fatica è stato costruito sinora nel Pd. Spero anche che da parte di tutti, nessuno escluso, ci sia l’accettazione di un risultato abbastanza inatteso, almeno nelle percentuali».
Ma forse occorrerebbe interpretare meglio la “scelta popolare”, senza arroccamenti.
Detto ciò, Manti sottolinea anche che «il Pd provinciale prende atto del risultato, esprime felicitazioni a Verda per il brillante risultato conseguito e invita il coordinatore cittadino (Fabrizio Risso, ndr) a convocare quanto prima gli organismi dirigenti al fine di discutere e concordare con Verda stesso le prossime iniziative politiche sul territorio». «Nel ringraziare De Bonis e incoraggiarlo a proseguire il suo impegno amministrativo e di dirigente provinciale – aggiunge Manti – da oggi inizia per noi il periodo dei programmi, degli incontri con le forze sociali, politiche, economiche della città inprevisione delle scadenze elettorali della prossima primavera.
Metteremo a disposizione di Verda tutta l’organizzazione del partito al fine di poter operare nel migliore dei modi per l’affermazione delle idee e dei programmi che vorrà portare all’esame dei cittadini imperiesi».
La nutrita e agguerrita squadra che ha sostenuto Paolo Verda, però, non appare disposta a concedere sconti.
«Non possiamo che essere soddisfatti per il risultato uscito dalle urne – commenta Giuseppe Zagarella – è stato un confronto leale, che ha dimostrato anche la grande voglia di partecipare e di contare degli imperiesi. Che succederà ora nel Pd? Difficile dirlo. Credo che ognuno di noi debba fare una riflessione attenta e approfondita, un serio esame di coscienza su ciò che è successo domenica: il partito deve tornare a fare politica per strada, sui marciapiedi, con la gente. Occorre uscire dagli uffici e dalle stanze di potere per discutere dei problemi e delle esigenze dei cittadini. Ce lo hanno chiesto gli elettori: cambiamento e novità».
Aspettare per vedere…

Giorgio Bracco – Il Secolo XIX, 2 dicembre 2008

Leandro Faraldi, segretario provinciale del Pd: “Non faremo le primarie a Imperia” [Qui]

Scritto da Angelo Amoretti

16 luglio, 2012 alle 17:01

Intervento di Zagarella sulla crisi in Comune

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Giuseppe Zagarella, capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale, chiarisce la posizione del suo partito riguardo la crisi dell’amministrazione comunale:

Leggo con grande stupore ed interesse l’articolo quotidiano dell’amico Piccardo su Sanremonews e ne deduco immediatamente una cosa sola: sono un “male informato”.
In quanto tale, però, fino a che non verrò smentito da qualcuno dei “meglio informati di me”, essendo in prima persona, col mio gruppo, colui che porta avanti in Consiglio Comunale la linea del Partito Democratico, rompo il silenzio che mi ero imposto in settimana Santa e tento di chiarire una volta per tutte alcuni aspetti.
Il PD non ha mai avuto alcun tipo di divergenza interna sul giudizio politico da dare a questa amministrazione come alle precedenti.
Il Sindaco Strescino è oggettivamente nient’altro che la rappresentazione di un sistema di potere in città ed in Provincia che ha portato la nostra comunità ad una situazione di grande crisi sociale, occupazionale, economica, e questo innanzitutto a causa della cecità, dell’arroganza e della incapacità della sua classe dirigente.
Il Sindaco Strescino deve lasciare, con correttezza istituzionale e rispetto per la volontà popolare, la parola agli elettori, come dovrebbe fare anche il Presidente Sappa, visto che entrambi sono in prima persona responsabili della gravissima situazione portuale e che per tredici lunghissimi anni sono stati completamente sordi alle segnalazioni da noi e da tutte le minoranze mosse, e dovrebbero farlo subito, lasciando al commissariamento la gestione dei loro Enti.
Come PD, però, non ci siamo accontentati di chiedere dimissioni immediate, ma abbiamo insistito affinché il Sindaco, se aveva un minimo di amor proprio, compisse alcuni atti che dovevano rappresentare da un lato la tutela minima della città e dall’altro una vera e propria cesura autocritica nei confronti della politica scellerata portata avanti in questi anni.
Se Strescino, come parrebbe, intendesse proporsi come salvatore di Imperia portando avanti la linea opposta a quella da lui stesso proposta, sappia che non troverà nel PD un interlocutore, come non ha trovato alcuna sponda in noi per fantasiose manovre di palazzo volte a modificare gli assetti di Giunta, sia in senso tecnico che politico.
E non ci venga a dire, se non vuole offenderci ed offendere la nostra intelligenza, che vi sono cose importanti ed urgenti da fare per il bene pubblico e collettivo, visto che per la stesura di un nuovo PUD ci siamo battuti otto anni, per la refezione scolastica pubblica ci siamo spesi dal primo giorno, sempre e coerentemente, per la determinazione di una corretta politica delle imposte abbiamo sempre avuto una chiara posizione di tutela e aiuto nei confronti delle famiglie e dei lavoratori a differenza della sua parte che si è fatta storicamente portatrice degli interessi delle categorie sociali più solide e meno vulnerabili.
Il PD, ed il suo gruppo, stanno lavorando con gli altri partiti di minoranza alla stesura di una mozione di sfiducia da discutere nel merito e sulla quale esprimersi in Consiglio Comunale, e questo perché preferiamo da sempre la linea della trasparenza e della correttezza istituzionale.
Ciò non toglie che questo non è l’unico modo per arrivare a restituire rapidamente al ruolo di normale cittadino il Sindaco e in tale senso nessuna strada viene al momento da noi esclusa.
Passata la delibera del 12 Strescino vada a casa, o con proprie dimissioni, o attraverso la mozione di sfiducia delle minoranze, o con la raccolta delle firme.
Ma deve andare a casa.
Con buona pace dei “bene informati”.

Imperia, 10.04.2012

Giuseppe Zagarella – Capogruppo PD in Consiglio Comunale Imperia

Scritto da Angelo Amoretti

10 aprile, 2012 alle 16:54

Pubblicato in Politica

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Pasticcio all’acqua di mare

con 18 commenti

Non è una ricetta culinaria estiva, ma quello che mi è venuto in testa dopo aver letto questo articolo.
Da quanto ho capito c’è un nutrito gruppo di imprese creditrici verso la Porto di Imperia SpA che si è riunito dal Sindaco perché la Save Group, una ditta a cui Acquamare ha dato gli appalti per le opere a mare, gli deve un bel po’ di milioni: in parole più semplici, sono andati a batter cassa.
Il Sindaco dice che l’incontro si è reso necessario per tutelare prima di tutto le imprese, anche se “esula dalle dirette competenze del Comune di Imperia“.
Ma della Porto di Imperia SpA che, guarda caso, ha la sede legale in Viale Matteotti 157, dove ha sede il Comune, fa anche parte al 33% proprio il Comune di Imperia che di conseguenza “esula” fino a un certo punto.
Gli altri due soci, sempre al 33%, sono la Imperia Sviluppo Srl e Acquamare Srl. E dunque mi chiedo come mai all’incontro non ci fossero i rappresentanti di queste due Società perché se è la Porto di Imperia SpA a dover sbolognare tutti quei milioni, al portafoglio dovrebbero mettere mano anche:

1) Imperia Sviluppo srl, con capitale sociale di 1 milione e 180 mila euro, è così composta:

Beatrice Cozzi Parodi
Final srl
Emilio Mancinelli e Rosella
Pietro Isnardi
Bianchi Partecipazioni srl
Desiderio Srl
Guatelli Immobiliare
Riccardo Guatelli
Ilio Littardi

e

2) Acquamare Srl

Forse mi è sfuggito, ma direi che al tavolo con il Sindaco Strescino, non ci fosse nessuno dei sopracitati soci.
L’altra domanda che mi è sorta spontanea è come mai in una impresa con tre soci alla pari, gli appalti vengono dati da uno solo?

Scritto da Angelo Amoretti

6 agosto, 2010 alle 12:14

Sistema Scajola

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L’articolo che segue è tratto da L’espresso in edicola questa settimana.

Sistema Scajola
Il feudo in Liguria. Il controllo di banca Carige.
Gli imprenditori amici. I legami con il Vaticano.
Forte di solidi appoggi ora l’ex ministro cerca la rivincita.

Claudio Scajola detto “Sciaboletta” lo dichiarava appena due mesi fa, con voce stentorea e sguardo convinto: “Non credo ci sia una nuova stagione di Mani Pulite. Oggi c’è il tema delle responsabilità personali che devono essere severamente punite. Il denaro pubblico e le funzioni pubbliche necessitano di un impegno di assoluta serietà e rigore: chi sbaglia deve pagare”. Era il 17 febbraio, Balducci e Anemone erano appena stati arrestati, e qualcuno si stupì che il ministro dello Sviluppo economico partisse lancia in resta con dichiarazioni modello Di Pietro. “Già: di quell’appartamento e del legame tra Claudio e pezzi della “cricca” si chiacchierava da tempo nei palazzi del potere” ricorda una fonte vicina al ministro, “qualcuno della banda prima di finire in manette lo disse chiaro e tondo: guardate che se cado io, cadranno in tanti. E il primo sarà Scajola”.
Il ministro in effetti è caduto, ma non è la prima volta che accade. Come l’araba fenice, è sempre riuscito a rinascere dalle proprie ceneri. Nel 1983 la sua carriera politica (era sindaco di Imperia) sembrava stroncata da un arresto per concussione aggravata. Le accuse vengono smontate, e sette anni dopo riesce a riprendersi la fascia tricolore. Nel 2002 la battuta su Marco Biagi (definito un “rompicoglioni”) gli costa la poltrona del Viminale e lo costringe a restare fermo un turno ai giardinetti: ma al primo rimpasto Berlusconi lo richiama al governo, prima come ministro dell’Attuazione del programma, poi nel cruciale dicastero dello Sviluppo economico. Ora il colpo è durissimo, e sono in pochi a scommettere che “l’imperatore” possa rialzarsi ancora dal fango. Ma il suo granitico sistema di potere, di sicuro, resta in piedi, una rete politica e clientelare basata sul controllo ferreo di mezza Liguria, sulla gestione diretta dell’ottavo istituto italiano, la Banca Carige, sui rapporti con pezzi da novanta del Vaticano.

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Scritto da Angelo Amoretti

10 maggio, 2010 alle 9:49

Pubblicato in Personaggi

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Il Partito del fare [come gli pare] e quello dei ladroni [II]

con 17 commenti

Quei sorrisi sui manifesti

Fortuna che Claudio Burlando, di suo, non ride, perché così evita di farlo troppo apertamente sui manifesti elettorali, dove tutti i candidati, di destra e di sinistra, sorridono felici e contenti. Che cosa hanno da ridere? Capisco quelli di destra, che levano il pensiero grato a San Silvio e sognano un futuro radioso per sé (degli altri chi se ne frega), fatto di posti, prebende, poteri, affari che, con solo i loro poveri, umani mezzi, sarebbe difficile ottenere. Ma quelli del centrosinistra cosa ci trovano da ridere? Vogliono tranquillizzare l’ elettore? Sbagliano. L’ elettore va allertato e oggi, ormai, allarmato. In Liguria, come nelle altre regioni, non si vota solo sul governo locale, ma anche e soprattutto su quello del Paese. La gente deve capire, da tutti i segni, che la situazione nazionale è ad alto rischio, cupa, cattiva, in mano a incapaci e violenti, decisi a difendere il loro potere anche a costo di violare le leggi e il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte ad esse. H H a fatto bene Burlando a ricordare questa inaudita emergenza, l’ altro giorno. L’ elettore di centrosinistra ha bisogno di calore e verità, deve sapere come stanno le cose ed essere cosciente del pericolo. Il rischio è che sia invece più allertato e motivato quello di destra. Mentre questo, infatti, è caricato a mille dai propri leader, dagli organi di stampa amici e dalla situazione nazionale, l’ altro si trova di fronte il pacioso Bersani, che fa battute pepponesche e invita i suoi ad abbassare i toni. Per questo, i radiosi sorrisi dei candidati di centrosinistra sui manifesti mi lasciano perplesso. Conosco le esigenze e la retorica della comunicazione politica. Ma oggi sono una contraddizione in termini. Oggi non è onesto trasmettere false sicurezzeo tranquillizzare. Sarebbe un inganno agli elettori. Anche l’ elettore di sinistra che si astiene deve sapere che darà il proprio contributo a che le cose non solo continuino a andare male come vanno (economicamente, socialmente e politicamente), ma peggiorino ancora. I dirigenti, i candidati dell’ alleanza intorno a Burlando conoscono bene la realtà del nostro Paese. Non possono nasconderla ai loro elettori e fare come se queste fossero solo elezioni amministrative. Certo, i problemi regionali non vanno taciuti o sottovalutati. Ma basterà ricordare ai liguri come li aveva affrontati a suo tempo Biasotti o far vedere come li risolve la destra, dove, nella nostra regione, è al governo, come nel Ponente. Qui versa tonnellate di cemento, accumula mostri edilizi, favorisce negli affari e promuove nella pubblica amministrazione solo i protetti dei ras locali e i loro servitori, senza alcun riguardo per paesaggio, qualità della vita, meriti delle persone. Se si vuol far intuire come potrà essere la Liguria di destra si mostrino agli elettori gli scandali al Casinò di Sanremo o il record di dirigenti e beneficati vari (a puro riscontro di devozione personale) dell’ Amministrazione provinciale di Imperia, le coste cementificate e le strade della Riviera impazzite dal traffico, la fine dei collegamenti ferroviari con la Francia e forse capiranno che cosa aspetta la nostra regione se cadrà in mano a Biasotti e compagni di Ponente. -
Vittorio Coletti – la Repubblica, 14 marzo 2010

A proposito di manifesti, di facce che ridono e di ladri di spazi sui tabelloni elettorali, vi invito a leggere quanto scrive Mauro Delucis sul bog del Circolo Falcone e Borsellino di Cervo (IdV) e la grave accusa di De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, sul tema dei manifesti abusivi.
Oggi sono di nuovo andato a metterne qualcuno a Pietrabruna, Civezza, Poggi e San Lorenzo e sono arrivato a una conclusione: i leghisti, visto che ovunque sbagliano posto, non sono in grado di leggere i numeri arabi, o per cecità o per motivi, chissà, di integrazione.
Il guaio è che, probabilmente, sbaglierebbero lo stesso anche se i numeri fossero scritti in romano, ovviamente. Mi sa che alle prossime campagne elettorali dovremo dar loro un tutor che li accompagni e dica loro: “Ecco, questo è il n. 3 per la regione e questo il n.8 per la provincia: dovete metterli qua”.
Poi magari la sera dopo il tutor accompagna gli attacchini di Sappa perché loro oltre a sbagliare posto, raddoppiano: la sua faccia è quadruplicata quasi ovunque.
Gli attacchini di Brizio però sono riusciti anche a strapparmi una risata perché a Civezza, intorno al manifesto del loro idolo, per non far mancare niente hanno appiccicato anche qualche santino, a far da cornice.
Sulla strada interpoderale tra Pietrabruna e Boscomare, mi sono sentito chiamare da una donna che stava raccogliendo olive: era la mamma di Riccardo Giordano. Tra me, dopo aver fatto quattro chiacchiere ed esserci salutati, pensavo che la differenza tra noi e quelli che in campagna elettorale vanno ai mercati con tutta la famiglia al seguito, è anche data da questa istantanea. E mi basterebbe già questo a non aver dubbi su chi scegliere.

Scritto da Angelo Amoretti

17 marzo, 2010 alle 23:21

La Federazione della Sinistra provinciale sulla rinuncia di Podesta’

1 commento

Ricevo e pubblico:

Apprendiamo la notizia dell’odierna rinuncia del Professor Podestà alla possibilità di candidarsi come Presidente della Provincia.
Una possibilità che aveva suscitato grande considerazione e forti speranze in tutta la provincia.
Con Nicola Podestà, da noi stimato per la propria integrità e per le competenze messe a servizio della comunità, e pubblicamente sostenuto nella sua disponibilità a rappresentare una innovativa proposta per la Provincia, abbiamo in questo ultimo periodo abbiamo potuto approfondire temi e questioni riguardanti l’etica pubblica e la vita amministrativa del territorio, producendo motivi di riflessione e spunti di interesse programmatico che riteniamo di grande significato. Una progettualità secondo noi necessaria a ridare ragioni forti e nuova spinta, dalle giovani generazioni e da diversi settori sociali, ad una alternativa al sistema di potere dominante e all’intero campo democratico/progressista. Una progettualità che trova una forte ispirazione nel lascito prezioso del compianto Oscar Marchisio, con cui avevamo condiviso un precedente ed entusiasmante percorso politico/culturale.
La nostra volontà, che siamo sicuri sia anche nel pensiero e nel sentire di Nicola, è di continuare a sviluppare questo lavoro nel corso della
competizione elettorale, frutto di una relazione di amicizia e collaborazione nata all’insegna della franchezza e del reciproco interesse ad ascoltarsi, che potrà contribuire ad arricchire in misura considerevole il confronto con i dominanti avversari di Destra, che con grande arroganza e volgarità si propongono di “asfaltare” la Sinistra, presumendo, forti anche degli enormi mezzi di cui dispongono, di perpetuare il proprio potere nel territorio.
Un confronto da portarsi con la dovuta risolutezza sul piano dell’approfondimento esigente e della concreta soluzione dei problemi del territorio provinciale e delle persone che lo vivono.
Manteniamo l’impegno che avevamo preso solennemente ieri con i Partiti del Centrosinistra, di far conoscere il nostro avviso sulle scelte per le elezioni Provinciali entro la giornata di oggi, ben consapevoli del pochissimo tempo che rimane per partire: dopo aver valutato le proposte avanzate al tavolo di confronto e gli orientamenti espressi dalle diverse forze politiche, a fronte degli ultimi sviluppi, diamo la nostra disponibilità ad aderire ad una “coalizione unitaria e progressista per una alternativa alle Destre”, ci confermiamo nelle “priorità programmatiche” cha abbiamo avuto modo di indicare nell’interlocuzione con gli altri Partiti – salvaguardia ambientale e qualità dello sviluppo, difesa, nell’interesse delle comunità locali e di tutti i cittadini, dei beni comuni come l’acqua, promozione dei diritti di cittadinanza (alla salute, allo studio, alla protezione sociale delle face sociali più deboli, ad una mobilità efficiente ed eco/sostenibile), tutela della legalità democratica – e chiediamo a Riccardo Giordano, anch’egli proposto quale candidato unitario, confidando sulla disponibilità, sulle capacità e sulle competenze che pensiamo gli appartengano, di voler approfondire insieme dette priorità e verificare le convergenze programmatiche, che a nostro avviso chiamano la Provincia ad una forte azione di impulso anche al di là delle sue strette
competenze amministrative.

Pasquale Indulgenza a nome del COORDINAMENTO PROVINCIALE *FEDERAZIONE DELLA SINISTRA*

Scritto da Angelo Amoretti

11 febbraio, 2010 alle 15:56

Crocifissi

con 17 commenti

Sulla faccenda dei crocifissi nelle scuole ci sono da registrare due interventi: uno dell’Assessore alla Sicurezza e alla Polizia Municipale, sotto forma di intervista, l’altro di Pasquale Indulgenza, capogruppo di Rifondazione Comunista in consiglio comunale:

Intervista all'Assessore Gagliano

Altro che togliere i crocefissi dalla pareti delle aule scolastiche, come ha sancito la Corte Europea. A Imperia l’assessore comunale alla Sicurezza e Polizia municipale, il leghista Antonio Gagliano, annuncia di voler donare un crocefisso a ogni commerciante. E non è tutto: Gagliano vuole anche spostare fuori città le moschee. Nell’Imperiese, contro quella che loro stessi avevano definito la «dittatura dell’Unione Europea», si erano schierati nei giorni scorsi i sindaci leghisti di Villa Faraldi Giacomo Chiappori, di San Bartolomeo al Mare Adriano Ragni e di Prelà, Eliano Brizio. Ora nella discussione si fa avanti anche l’assessore imperiese Antonio Gagliano.
Dice Gagliano: «Non solo il crocefisso non si tocca. Anzi, il simbolo della nostra tradizione cristiana deve essere maggiormente diffuso, come parte irrinunciabile della nostra storia e per questo ho deciso di donarne uno a ogni commerciante della città. Al di là della fede, la croce cristiana è un segno che contiene valori che non si possono dimenticare e che nessuna sentenza può e deve cancellare. La mia può anche essere considerata un’iniziativa provocatoria ma vuole essere un chiaro segnale affinché chi arriva nel nostro Paese tenga ben presenti fin da subito i nostri valori e le nostre regole. Ospitalità e tolleranza devono essere concetti reciproci. Gli stranieri che vengono in Italia devono rispettare i nostri valori e le nostre tradizioni. Altrimenti, di questo passo, non saremo più liberi, a casa nostra, di festeggiare la Pasqua e il Natale. Chi non condivide le nostre tradizioni e non intende rispettarle è libero di tornarsene a casa sua. Del resto, non mi sembra che nei Paesi musulmani si facciano passi indietro su tradizioni e usanze per non dispiacere agli ospiti stranieri. Provate a dire ai Talebani di rinunciare al burka a casa loro».
Prosegue Gagliano: «Per quale motivo per decenni nessuno ha mai avuto nulla di ridire sul crocefisso nelle scuole e ora si pone il problema? Gli atei nel nostro Paese ci sono sempre stati e il simbolo della nostra fede e della nostra storia nelle scuole non ha mai causato loro problemi».
Gagliano non si limita a una «crociata pro crocefissi». L’assessore imperiese alla Sicurezza intende allontanare dal centro cittadino le moschee. Spiega ancora Gagliano: «Oggi incontrerò Hamza Piccardo, rappresentante della comunità mussulmana. Intendo rimarcare la mia posizione rispetto ai crocefissi nelle scuole e nei luoghi pubblici, ma anche affrontare la questione delle moschee, che creano problemi anche di viabilità. La situazione non è più tollerabile. Queste strutture, a mio avviso, devono essere realizzate al di fuori dei centri abitati».
Sul piano politico, la Lega Nord di Imperia allestirà presto banchetti nelle vie della città per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione relativa ai crocefissi, sottolineando in modo particolare che tutto questo accade a un mese dal Natale, festa per certi versi laica, ma con indubbi contenuti di fede e cristianità.
Andrea Pomati – La Stampa, 10 novembre 2009

La nota di Pasquale Indulgenza

Intervengo sulle ultime dichiarazioni a mezzo stampa dell’assessore Gagliano.
Dico subito, a scanso di equivoci, di ritenere, rispetto al tema principale affrontato, che il classico principio liberale: “Libera Chiesa in Libero Stato” dovrebbe essere tenuto presente da tutti coloro che oggi si dicono democratici.
La questione aperta dalla sentenza della Corte Europea, che ha stabilito che il Crocifisso nelle aule scolastiche lede un principio di libertà delle persone e di uguaglianza tra i cittadini, sta suscitando anche localmente prese di posizione ’scandalizzate’ di amministratori ed esponenti politici. Al riguardo, va chiarito anzitutto che il pronunciamento si inquadra nella considerazione di ciò che in ambito europeo si ritiene acquisito che debba essere garantito a favore di ogni cittadino che viva in società laiche e pluralistiche e fruisca a pieno diritto di istituzioni e spazi pubblici.
Nel merito di queste reazioni, è profondamente scorretto ridurre l’immagine del Crocifisso a simbolo di una tradizione e di una identità nazionali. Il farlo non solo tende ad esaltare una pericolosa e sbagliata concezione identitaria, etnocentrica e tradizionalista delle culture umane e una lettura unidirezionale della storia dei popoli, ma svilisce, fingendo o pensando di valorizzarlo, il significato stesso di un simbolo preminente della fede religiosa cristiana e dell’Evangelio che reca, quale vero scandalo, il messaggio della Rivelazione e della Risurrezione. La verità che esso rappresenta è infatti una verità di fede, non un semplice valore culturale e sociale, ancorché di particolare rilevanza etica. E in una repubblica democratica e laica va certo garantito il pluralismo religioso, ma, nella stessa misura, il diritto di coloro che non hanno credenze religiose di non vedersi rappresentazioni riguardanti oggetti di culto nei luoghi ove essi operano pubblicamente.
L’assessore Gagliano usa toni e contenuti da guerra di religione: una barbarie. Ma è certo che la questione sollevata dev’essere vista, senza banalizzazioni o drammatizzazioni da nessuna parte, come una autentica questione di Stato: cioè questione (tra molte altre) della piena affermazione di uno Stato aconfesssionale, democratico e pluralista. e, perciò, seriamente ed esigibilmente laico.
I credenti e i cristiani, di ogni confessione, dovrebbero dunque essere i primi a indignarsi e ribellarsi a questa fuorviante riduzione, che contribuisce alla manipolazione e all’assopimento in senso conformistico delle coscienze da parte di chi, peraltro, sa bene che tutti i simboli, nessuno escluso, hanno un potere di condizionamento sia diretto che indiretto.
Se infatti ci si illude che opporsi a quanto ha ribadito la Corte Europea sia un impegno alto contro il diffuso ed evidente allontanamento dalla fede e un doveroso resistere alla ’secolarizzazione’ incalzante nella nostra società, ci si inganna e ci si fa ingannare: la ‘levata di scudi’ contro la sentenza corrisponde al modo più vile (e anche più miope) con cui tanti, ad uso e consumo del potere, per ragioni di consenso o quieto vivere, tendono a strumentalizzare sentimenti e a fare ideologia.
L’assessore Gagliano, impastando in modo sconcertante per un amministratore pubblico questioni del tutto diverse, neanche tutte di sua competenza (collocazione di crocifissi, problematiche dell’immigrazione, centri di culto islamici, che naturalmente egli vorrebbe trasferire fuori dai centri urbani, come in età napoleonica si fece, per ragioni ben altrimenti sensate, con i cimiteri), afferma una cosa completamente non vera, quando dice che per decenni nessuno ha mai avuto da ridire sul crocifisso nelle scuole e che solo ora si pone il problema. La questione è invece parte di una problematica più vasta discussa da sempre, in Italia. Come si permette l’Assessore, che dice di parlare da cristiano e cattolico, di affermare che agli atei “il simbolo della nostra fede e storia” non ha mai creato problemi? Che ne sa lui, di grazia? Comunque, una cosa la tenga presente: in Italia il popolo dei non credenti, atei, agnostici e razionalisti (che non sono proprio quattro gatti…) non è mai stato certo indifferente alle manifestazioni
clericali e reazionarie di cui egli si fa fiero paladino e ha sempre attivamente lottato contro di esse.
L’assessore Gagliano si erge a impavido “difensore della fede”, ma egli è esponente di punta di un Partito che, come tutti sanno, ha dato vita sin dalla sua fondazione ad una vera e propria forma di neopaganesimo, fino al punto di evocare, neli suoi riti collettivi, un “dio PO” e immaginarie e supposte tradizioni celtiche e ‘padane’, credenze che non mi pare proprio siano conciliabili con la dottrina di fede cattolica.
L’assessore alla sicurezza e alla polizia municipale del Comune di Imperia annuncia di voler regalare un crocifisso ad ogni commerciante di Imperia. Bene, a tutte le bizzarrie che ascoltiamo ogni giorno, si aggiunge anche questa. Tuttavia, se il Sig.Gagliano – il quale non può ignorare che tale oggetto di culto non equivale nè ad un gagliardetto nè a qualche ampollina contenente acqua di fonte devozionale – vuole farlo
per un suo vezzo e di tasca sua acquistare i doni cui sembra tenere tanto, faccia pure.
Ai cittadini imperiesi, non credenti e credenti, che dovrebbero più apertamente esprimersi nella discussione pubblica, sia lasciato il diritto di valutare in modo critico quanto si sta montando.
Pasquale Indulgenza – Capogruppo al Comune di Imperia e segretario provinciale del P.R.C.

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Detto che, per quanto mi riguarda, i crocifissi nelle scuole possono metterli a testa in giù e rivolti verso il muro perché la questione non mi ha mai appassionato più del dovuto, neanche quando andavo a scuola, mi domando cosa c’entri l’Islam con questa storia, dal momento che la vicenda è stata sollevata all’Unione Europea da tale signora Soile Lautsi, socia dell’Unione atei e agnostici razionalisti che ha chiesto un risarcimento, come si legge qua.
E trovo allucinante che si perda tempo in discussioni di questo genere, dal momento che probabilmente si tratta solo di una questione di quattrini e che la sentenza, peraltro, non è definitiva.
Cosa c’entrano i negozi e i negozianti con un problema che al limite riguarda le scuole pubbliche? Perché si deve approffittare di un fatto del genere per tirare fuori moschee e Maometto? Non sono mica gli islamici che a Imperia hanno chiesto la rimozione dei crocefissi! E allora gli ebrei, i buddhisti e tutti quanti gli altri cosa dovrebbero dire?
Come mai qualche sindaco che dovrebbe ripassare la storia, piazza crocifissi giganti in comune?
Tra le tante considerazioni lette in merito, consiglio quella di Marco Travaglio scritta qualche giorno fa.

Scritto da Angelo Amoretti

11 novembre, 2009 alle 9:11